05/03/2017
2 recensioniQuando settimane prima ha saputo che Kit Harington, il protagonista maschile di Game of Thrones, quello che non sa niente, sarebbe stato il nuovo viso della campagna pubblicitaria di Dolce & Gabbana Romano dal canto suo non può dire di essere stato toccato dalla notizia.
Certo, seppur il moto d'orgoglio nell'essere riconfermati come location dalla coppia di stilisti -soprattuto dopo la sfilata montata ad arte in mezzo San Gregorio, dedicata alla città ma in particolare a Sofia Loren, fresca e tosta* per i suoi ottantadue anni pure sotto un caldo assassino e le luci soffocanti della passerella- non si aspettava di certo uno spostamento di massa, i quartieri brulicanti dei soliti turisti fuori stagione ma anche di ragazzini urlanti -e trentenni con i libri della saga in mano, dettaglio che lo ha lasciato ancora più incredulo- reduci di viaggi infiniti in Circumvesuviana o peggio, universitari scappati dai loro corsi nella speranza di un selfie con l'attore, un autografo abbozzato sugli appunti di biologia o semplicemente vedere una testa riccioluta da dietro le transenne che separano San Lorenzo Maggiore dalla strada intasata.
E si chiede se la testa piena di ricci del fesso che gli è seduto accanto possa bastare a sedare tutti, perché se servisse a far sparire tutta quella gente e farlo tornare a casa forse sacrificherebbe alla folla Antonio che ride di tutta la situazione mentre lui, semplicemente, inveisce dal finestrino della sua Giulietta in dialetto contro gli addetti della OrlandoFilm, le cretine che gli attraversano davanti mentre suona come un pazzo il clacson e le comparse, che camminano placide con i loro bigodini, la loro carta argentata tra i capelli e i loro cappellini da pizzaiolo e che bastano a fargli abbandonare la nave -in senso metaforico, ovvio, è la macchina quella che molla in mezzo alla strada con le quattro frecce accese e lo spagnolo che sta per sentirsi male tanto ride forte- per spedirlo dritto sulla scena.
Perché non gli sta bene essersi fatto il mazzo per diventare una città cosmopolita e che regge il confronto con la maggior parte delle capitali europee, aver preso l'eredità che gli imperi si sono lasciati alle spalle per diventare grande e finire poi per sembrare una barzelletta in una pubblicità.
Non discute nemmeno eccessivamente con il servizio d'ordine, preferisce risparmiarsi per la direzione dello spot e un po' la fortuna gli sorride pure perché il vrenzolone con i capelli rossi e gli occhiali che se la stava a prendere con una ragazzina in piedi su un muretto lo riconosce, lo saluta sorridendo e lo fa entrare.
Attraversa gli alti paraventi bianchi in plastica, lascia qualche saluto tanto per essere educato, e si sente quasi sull'orlo dell'esplosione quando avvista pure un camioncino per le pizze fritte, perché l'ennesimo stereotipo è come benzina su un falò, ma una volta arrivato ad incontrare Matteo, il regista, con un discorso tanto convincente da farlo vergognare di essere una persona già pronto sulla punta della lingua una scena lo congela.
Poco più distante Kit Harington, completo scuro e capelli fin troppo perfetti per uno che ha passato l'intera giornata a ballare in mezzo al centro storico, che cerca di rifiutare con gentilezza -e non troppa convinzione deve ammettere- un dolce che Lu Babà in persona cerca di ficcargli in gola mentre l'inglese sorride in difficoltà. Vede chiaramente il più alto guardarsi intorno, confuso da tutto quel cibo, dal buffet a disposizione di tutti sul set e i vassoi che le vecchie bizzoche* gli lasciano tra le braccia prima di mordere il babà e sorridere.
Kit Harington, il disagio di vivere, quello che davvero non sa niente e passa i tre quarti del suo tempo con il broncio che sorride.
È troppo pure per la rabbia di Romano e proprio l'italiano decide che non vale la pena discutere,quindi assesta una pacca sulla spalla al direttore e va via, perché sulla base dell'idea che tutti si sono fatti dei napoletani, alla fine, c'è un fondo di verità.
L'impossibilità di non amare il loro cuore d'oro.
Quando torna in macchina Antonio sembra essersi calmato, ha le guance ancora rosse e una mano sugli addominali che ha sforzato ridendo ma lo guarda con aspettativa, poggiato sul fianco dal sediolino del passeggero.
« Com'è andata? »
Elude gli occhi verdi del moro rimettendosi gli occhiali da sole e inserendo le chiavi dell'auto nel quadro, mettendo in moto.
« Ccà nisciuno è fesso Antò, manc iss. »*
***
Note:
1. fresca e tosta è un modo di dire napoletano e solitamente si usa per intendere una persona che nonostante una sua condizione si mostra in salute.
2. bizzoche è un termine napoletano con cui si intendono le zitelle.
3.Ccà nisciuno è fesso ve lo dico comunque, ma penso sia il proverbio napoletano per eccellenza, significa "Qui nessuno è fesso" con l'aggiunta del mio "nemmeno lui".
Una si sveglia la domenica mattina, si fa la doccia e improvvisamente ricorda di essere scappata dal corso di Storia del Design e di essere stata a meno di tre metri da Kit Harington.
E ne esce questo. Jamm checazz.
E ne esce questo. Jamm checazz.