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Autore: musa07    05/03/2017    5 recensioni
" [...] Il telefono vibrò per l’ennesima volta, e lui lo ignorò.
Se solo non l’avesse fatto …
Se solo non l’avesse fatto sarebbe stato pronto allo spettacolo che gli apparve agli occhi quando oltrepassò le porte a vetri che separavano la zona degli arrivi all’area dove si raccoglievano coloro i quali erano andati a prendere i loro cari.
Rimase pietrificato, togliendosi i Ray-Ban scuri per esser certo di aver visto giusto, fermo là come uno stoccafisso, Tigro sottobraccio.
- J … JJ … d-dimmi che non è vero … - sussurrò attonito. [...]"
Piccola os su un ritorno a casa un pò diverso dal solito.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jean Jacques Leroy, Yuri Plisetsky
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In qualche modo 
volevo dare ancora una volta il mio tributo
 alla Pliroy week
Enjoy

 
 
ただいま*
 
 
 

In aereo non era riuscito a dormir praticamente niente.
E, oltretutto, adesso aveva anche il trauma che a Montreal fosse ancora mattina, quando ogni fibra del suo corpo – e dei suoi ritmi circadiani - reclamava insistentemente la quietezza e il tepore della notte.
Non sarebbe sopravvissuto, pensò, nel momento in cui – ritirata la propria valigia al nastro – si diresse verso le porte scorrevoli, ignorando il cellulare che continuava a vibrare nella tasca dei suoi pantaloni. Era all’incirca il millesimo messaggio che JJ gli mandava, dove gli faceva la telecronaca dei suoi spostamenti minuto per minuto.
 
The King of my heart (e, no: non era stato lui a salvarlo con quello stupido nomignolo ma il diretto interessato e lui non erano stato più capace di modificarlo): Sono al semaforo
 
The King of my heart: Sono all’aeroporto
 
The King of my heart: Mi sei mancato tantissimo <3
 
The King of my heart: Non vedo l’ora di rivederti *sfilza di cuoricini*
 
The King of my heart: Ho preparato i pirozhki per pranzo  (brivido di terrore da parte di Yuri)
 
The King of my heart: Ti amo
 
The King of  my heart: Micetto?
 
The King of  my heart: Sto parcheggiando
 
The King of my heart: Ho parcheggiato
 
The King of my heart: Yuri T_T?
 
 
Aveva sorriso lievemente, mentre si tirava su il cappuccio della felpa - in quell’abitudine che non aveva mai perso negli anni – perché anche attraverso quei messaggi, quelle parole scritte, JJ gli trasmetteva quel senso di casa, di appartenenza, di calore …
Quel qualcosa di cui aveva un disperato bisogno nel momento stesso in cui, al gate di imbarco a San Pietroburgo, aveva salutato gli altri. E più il suo tono era scontroso e più il suo sguardo truce nel momento in cui Mila se lo stava spupazzando, più stava a significare quanto, in cuor suo, era triste e quanta fatica dovesse fare per ricacciar indietro le lacrime.
Era sempre così, quel senso di malinconia assurda che lo assaliva nel momento del commiato, tra chi restava e chi andava. Oltretutto, questa volta c’era anche l’aggravante che quel volo l’avrebbe fatto da solo, e non con JJ.
Così c’era stato il trauma sia alla partenza dal Canada – e lasciare JJ per due settimane, che questa volta a causa del lancio di una sua nuova linea non aveva potuto seguirlo – sia adesso, al ritorno. Sì, perché – solitamente – si rannicchiava su quegli scomodi sedili degli aerei, troppo scomodi per le sue gambe ormai lunghe, per accoccolarsi sul petto di Jean, affondando il viso sull’incavo del suo collo a respirarne il suo odore così ben conosciuto, per rasserenarsi e lasciarsi coccolare dall’altro senza tanto protestare, chiuso in un silenzio dai mille significati.
 
Questa volta, però, questa sorta di rito calmante non c’era stato e, proprio per questo, si era ritrovato costretto a tenersi stretto-stretto il peluche di un tigrotto che gli avevano regalato i suoi cari al momento dei saluti, continuando a lanciare occhiate dai chiari intenti omicidi al bambino seduto davanti a lui che seguitava a girarsi, incuriosito sia da quel ventenne abbarbicato al suo pupazzo gigante, sia da quello stesso Tigro gigante e dall’aria così invitante.
 
Ovvio, era felicissimo di ritornare a casa dal suo innamorato, ma – al tempo stesso – era sempre così straziante lasciar quelli che erano altrettanto dei suoi affetti carissimi …
Era stato più o meno a metà dell’Oceano Atlantico, che Yurio si era asciugato l’ultima lacrima tirando su col naso, riguardando le foto che aveva scattato in quelle due settimane di permanenza in Russia ma anche quelle che lo ritraevano in compagnia di JJ e sorrise. Un primo piccolo, esile sorriso apparve sulle sue labbra. Quelle foto li ritraevano in tutta una serie di loro piccole quotidianità e, come ogni volta, quasi si stupì nel vedere come il suo volto fosse così sereno …
In particolar modo, si era soffermato su di una loro foto che li ritraeva distesi in divano, mentre lui scattava e Jean, un po’ a tradimento, un po’ per gioco, gli aveva schioccato un bacio a sorpresa sulla guancia fissando l’obiettivo.
Aveva accarezzato il display del telefono, sospirando.
Stava tornando a casa …
 
 
Il telefono vibrò per l’ennesima volta, e lui lo ignorò.
Se solo non l’avesse fatto …
 
Se solo non l’avesse fatto sarebbe stato pronto allo spettacolo che gli apparve agli occhi quando oltrepassò le porte a vetri che separavano la zona degli arrivi all’area dove si raccoglievano coloro i quali erano andati a prendere i loro cari.
Rimase pietrificato, togliendosi i Ray-Ban scuri per esser certo di aver visto giusto, fermo là come uno stoccafisso, Tigro sottobraccio.
- J … JJ … d-dimmi che non è vero … - sussurrò attonito.
 
Sì, perché il suo fiancè, aveva avuto la geniale idea di andarlo a prender in aeroporto con uno di quei vestiti da carnevale, tutti d’un pezzo e di peluche, che lo ritraevano nelle fattezze di un leone. Un leone alto un metro e ottanta, che si stava sbracciando tutto felice, con tanto di cartello in mano con su scritto il suo nome e vari disegni stilizzati del suo volto, in formato di gattino ovviamente.
Prima di iniziare ad insultarlo, abbassò per un istante il volto, per ricacciar indietro la risatina che gli saliva alla gola. Erano queste le cose che lo avevano fatto innamorare di JJ. Quelle piccole accortezze nei suoi confronti, che lo facevano sentir sempre così speciale …
Perché sapeva, Jean, quanto triste era per il suo piccolo tigrottino lasciar la sua terra natia ogni volta, e volevo farlo sentir subito a casa.
 
- Sei imbarazzante, smettila! – gli ringhiò contro Yuri, nel momento in cui lo prese per una manica, rossissimo in volto, trascinandolo via a forza dalla folla – Ci stanno guardando tutti. –
- Ci stanno facendo anche delle foto, se è per questo. – pensò bene di rincarar la dose JJ, che iniziò a fare ciao ciao con la manina in direzione di quelle fotografie.
- HAH?! – fu la sua replica sconvolta, mentre continuava la sua cacciata.
- Yuri, amore, te l’avevo scritto sul messaggio che ero quello vestito da leone, se non mi avessi visto. – ridacchiò, abbracciandolo da dietro e poggiandogli il mento sulla spalla, nel momento in cui si trovavano davanti alle porte ancora chiuse dell’ascensore, nel silenzio di quel piccolo antro.
Il biondo poggiò le mani sulle sue, socchiudendo gli occhi.
- Mi sei mancato, Jean … Tanto … - sussurrò appena, piegando di poco il volto, per poter strofinare la punta del naso sulla guancia di JJ.
- Bentornato. – replicò Jean, posandogli un bacio lieve sulle labbra.
 
- Tigrottino? –
- Sì? – quasi stava facendo le fusa, appagato e felice, con la schiena appoggiata al petto di JJ, che seguitava a tenerselo stretto stretto anche una volta saliti in ascensore.
- C’è anche il tuo vestito. Da micetto. – e già se la stava ridendo della grossa sotto i baffi.
- Muori! -
 
Era indubbiamente tornato a casa.
 
 
FINE
 
E niente, scritta sul treno di ritorno dal Cartoomics. Esperienza maGGica come sempre
 
 

*so benissimo che non è nè russo, nè francese ma bensì giapponese ^^, ma il suo suono mi è sempre piaciuto fin dalla prima volta che l’ho sentito
ただい: Sono a casa
 
 
   
 
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