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Autore: Eneri_Mess    07/03/2017    6 recensioni
Keith e Lance hanno una discussione su un argomento spinoso.
(o anche: la storiella su come Shiro decise di diventare gay.)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance, Takashi Shirogane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cow-T, sesta settimana, M2. 
Prompt: Kids!AU
N° parole: 1200
Note: la commedia non è il mio genere, ci si prova a suon di cliché! 


 
A Shikayuki, 
a cui ho pensato per metà del tempo XD 

A Yuki Delleran, 
che abbiamo bisogno di ridere un po'!

A SpigaRose,
noi che ci divertiamo
con i mai 'na gioia di Shiro
.



 

Shiro si massaggia la tempia per la terza volta in meno di cinque minuti, non facendo più caso al tatto freddo e rigido delle dita meccaniche. Al suo fianco - o meglio, con un’altezza che non arriva neanche al suo fianco - Lance gli tira ancora, di nuovo, la mano con entrambe le sue, che insieme non fanno un palmo del paladino nero.

Con i capelli castani arruffati e un taglietto al labbro che per fortuna ha smesso di sanguinare, lo guarda con occhi grandi, liquidi e tremolanti.

Il settimo senso, quello che ti fa prevedere a due stanze di distanze che un bambino cadrà dalla scaffalatura su cui gli hai vietato di arrampicarsi, si riattiva in Shiro con la potenza di un allarme anti-incendio.

Sono passati tre giorni da quando non si sa cosa sia successo e lui ha sviluppato questa sorta di preveggenza per l’auto e pro-conservazione della squadra nonostante l’età media attuale lì dentro si aggiri sui sette anni. Il perché glielo spiegheranno Coran e Allura quando faranno ritorno dalle loro ricerche. Nel frattempo, a lui è toccato il baby-sitting e se mai in passato ha pensato di avere figli suoi, ora sta rinnegando l’idea con la speranza che l’incubo termini presto. E che riesca a dormire più di tre ore senza dover correre da una parte all’altra per assicurarsi che nessuno si faccia male, che Hunk non si riattacchi al manicotto del cibo e Pidge non si avvicini di nuovo a un computer per aizzargli contro l’A.I. della nave. Ma in quel momento la sua preoccupazione è un’altra.

Prima che Lance scoppi a piangere ancora lo prende in braccio. Ha capito che il gesto lo tranquillizza e che è l’unico modo per farlo smettere prima che con la sua vocina bianca tiri giù i soffitti del Castello; pesa si e no quanto un uccellino - e convincerlo a mangiare è una delle tante parti tragiche di quella storia.

Con la mano libera prova di nuovo a premere il pulsante per aprire la porta della sala allenamenti, ma quello lampeggia rosso senza compassione. Lance, intanto, gli stringe le braccine al collo e ci nasconde il viso, pigolando cose sconnesse da cui si capisce qualcosa come Keith è scemo e altro che rassomiglia a una parolaccia nell’intento ma non nella dizione. Shiro si chiede da chi l’abbia imparata e spera di non essersi fatto scappare lui qualcosa di compromettente. Settantadue ore di bambini piagnucolanti, litigiosi e sovraeccitati lo hanno portato al limite e a delle occhiaie così scavate che gli serviranno altrettante ore per riprendersi.

« Keith apri la porta, avanti » dice, controllando la voce nella speranza di essere rassicurante. In realtà, gli esce una sorta di supplica ma non se ne vergogna.

« Va via! Non ci voglio parlare con te! » è la risposta, pronunciata in un’ottava offesa mascherata da un’inflessione adulta che Shiro ricorda troppo bene dalla loro infanzia, anche se non gli è mai stata rivolta in prima persona. Pensa che c’è una prima volta per tutto sia un detto davvero profetico e che dovrebbe sottovalutare di meno.

« Se apri la porta mi puoi spiegare cos’è successo » ritenta, cercando nel mentre di ricordarsi il codice da inserire per bypassare il blocco interno. L’idea di chiedere a Pidge gli balena per la mente come una colombella di speranza, salvo poi rammentargli che nei suoi attuali cinque anni scarsi la piccola Holt è stata capace di attivare i droidi da allenamento per giocare al tè con le bambole - bambole con cui lui ha passato un pessimo quarto d’ora sotto minaccia quando ha gentilmente declinato l’invito a unirsi.

Nel frattempo Keith non sembra intenzionato a esaudire la sua richiesta.

« Tu difendi Lance e lui racconta una marea di bugie! Sei un traditore! »

Shiro è così stanco che vorrebbe sbattere la testa sulla porta e arrendersi, soprattutto quando sente i piedini del sopracitato paladino blu puntellarsi contro il suo stomaco mentre si protende contro la porta, l’espressione non più a un passo dal pianto a dirotto, ma litigiosa. Non fa in tempo a fermarlo.

« Sei tu che inventi le cose e Shiro è dalla mia parte perché sa che ho ragione io, gneeee, stupido! »

Takashi non ha bisogno di immaginarsi la faccia di Keith oltre l’uscio e la catastrofe imminente, perché la sala allenamenti si spalanca di botto e il bambino moro viene fuori con i pugnetti chiusi e l’espressione omicida. Ha i capelli scomposti e sulla guancia i graffi della sua litigata con Lance, a cui rivolge uno sguardo furibondo dal basso verso l’alto. Shiro si sente completamente ignorato mentre è costretto a mettere a terra Lance prima che gli voli giù dalle braccia a causa del suo agitarsi.

« Non- » inizia invano Shiro, ma i due bambini sono quasi fronte contro fronte, in una lotta che è più di bronci che di mani.

« Mi mamá mi ha spiegato ogni cosa su come funziona! » se ne esce Lance baldanzoso, mani sui fianchi e gambe divaricate ben piantate in terra.

Keith incrocia le braccia al petto nello stesso atteggiamento del suo sé adulto con nessuna intenzione di dargliela vinta.

« E allora!? Anche mio padre mi ha detto tutto! »

« Adesso finitela »

Shiro riesce finalmente a mettersi in mezzo; si accovaccia e li separa premendo le mani sui loro microscopici toraci e li allontana a una distanza di sicurezza per cui è abbastanza convinto, ma non al cento per cento, perché la certezza è inversamente proporzionale all’imprevedibilità dei bambini, che non si caveranno gli occhi. « Qual è il motivo della discussione? » vorrebbe aggiungere un esasperato stavolta, ma lo tiene per sé.

Se ne pente un attimo dopo quando sia Keith sia Lance si voltano verso di lui come due tornadi in miniatura; non si preoccupano di sbilanciarlo e farlo cadere seduto, e parlano uno sopra l’altro.

« Ficcaglielo in testa tu Shiro! Ci trovate sotto i cavoli non è vero?! Si pianta il semino e nasce un bambino! Fa anche rima! »

« Ti dico che non è così! I genitori esprimono un desiderio di notte e dopo un po’ di mesi la cicogna lascia un bambino davanti la porta di casa! »

Shiro ha la chiara sensazione che il sangue smetta di scorrergli nelle vene. Si sente pallido, non ha bisogno di uno specchio per confermarlo, e cerca di convincersi che non è quel tipo di discorso.

Non lo è perché lui non è il papà di nessuno, meno che mai di quelli che dovrebbero essere i suoi compagni nella lotta contro l’impero Galra. Non è ancora arrivato il suo momento per rispondere di quel quesito a due bambini. Non è pronto, non tocca a lui, non ora e probabilmente mai, dopo quei tre giorni.

Avverte la necessità di prendere Black e buttarsi a capofitto contro l’armata di Zarkon, invece di sentire quelle boccucce pronunciare la fatidica domanda. Si chiede anche dove diavolo siano finiti Allura e Coran, perché sia da solo a gestire quella situazione, cosa dovrebbe fa-

 

« Da dove vengono i bambini Shiro!? »


Si lascia sfuggire un gemito mentre si copre il viso con le mani, chiedendo pietà.
   
 
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