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Autore: Moriko_    10/03/2017    3 recensioni
"Un'unica e sola divinità.
Nessuno era più in grado di ostacolarlo. Era rimasto solo lui, l'unica divinità in grado di imporre la propria volontà sul creato."

La grande battaglia per il destino del futuro si è conclusa.
Il piano "0 Mortali" è al culmine della sua realizzazione. Non c'è più nessuno in grado di ostacolare la divinità suprema.
Una nuova era sta per avere inizio.
[Saga di "Mirai" Trunks - Dragon Ball Super] [What if?]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zamasu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A/N: Ari-salve. La piccola pinguina nelle vesti di scrittrice è tornata con un’altra storia su Dragon Ball Super.
Avvertimenti: Spoiler! Saga di “Mirai” Trunks, per presenza di nuovi personaggi ed eventi. Per questo, se non siete ancora giunti a vedere gli episodi della saga oppure a leggere gli ultimi capitoli del manga, anche in questo caso ci sono degli spoilers per chi non ha ancora proseguito nella storia. Quindi, a voi consiglio vivamente di tornare qui una volta che siete giunti all’episodio 64.
A tutti coloro che invece vogliono proseguire nella lettura, di cosa si tratta questa volta? Come avete avuto modo di notare negli avvertimenti, la storia è una “What if?” dove il terribile piano “0 Mortali” è stato portato a termine con successo: i nostri eroi sono stati sconfitti e sulla Terra non è rimasto più nessuno.
Dopo la fine di questa saga, a volte mi sono chiesta come si sarebbero svolti gli avvenimenti qualora Zamasu o, per meglio dire, la Fusione di Zamasu fosse riuscito nel suo intento prima dell’intervento di Zen’ō (dove per “prima” intendo nell’Episodio 65, nello specifico).
Tutto qui: nulla di più, nulla di meno.
Quindi, come al solito vi auguro buona lettura.




Life and sacrifice.



La battaglia si era appena conclusa.
Ciò che in quel momento circondava quelle terre ormai desolate era solo un fitto silenzio. Ovunque vi era solo devastazione: gli alberi con i tronchi spezzati, le città completamente rase al suolo.
Ogni forma di vita era completamente sparita da quei territori… Tranne una.
Nel cielo, quasi nascondendosi tra le cupe nuvole che avvolgevano la zona, vi era una figura imponente. A prima vista, chiunque avrebbe giurato di riconoscervi un angelo: una grande aureola che gli avvolgeva la schiena, dei vestiti regali - seppure neri come la pece, e rossi come il sangue - e un viso dai lineamenti delicati.
Eppure non si trattava di un angelo… no.
Era un Dio, l’unico rimasto in tutto l’Universo.

Un’unica e sola divinità.
Nessuno era più in grado di ostacolarlo. Era rimasto solo lui, l’unica divinità in grado di imporre la propria volontà sul creato.
Finalmente, i suoi ideali di giustizia potevano riversarsi su quel pianeta - la Terra - popolato da quegli esseri viventi che più di tutti avevano osato usare i doni degli Dei per i loro piani perversi e malvagi. Di loro non vi era rimasta più traccia: il pianeta era rimasto completamente deserto dopo il suo ultimo, devastante attacco.
Sorrise divertito.
Era soddisfatto di ciò che aveva appena compiuto. Nessun essere vivente era più presente su quel pianeta.
Adesso, il suo piano poteva procedere senza più impedimenti. Era giunto il momento di far rinascere quelle terre, di plasmarle secondo la sua volontà, di riempirle di nuova vita. Una vita più rigogliosa, giusta e libera da ogni malvagità.
Era un Dio della Creazione, quindi il suo compito sarebbe stato quello di creare dal nulla ciò che aveva sempre sognato.

Tuttavia… il prezzo da pagare era stato molto alto.
Le regole erano molto chiare a proposito: un Dio della Creazione doveva restare al suo posto. Non doveva interferire con la creazione, sostituendosi a colui che era stato designato per ristabilire l’entropia nell’Universo: l’Hakaishin, il Dio della Distruzione.
Se un Dio della Creazione agiva andando contro i suoi doveri, i suoi poteri erano destinati a cambiare radicalmente.
E infatti così fu.
Quella divinità suprema, causa dell’annullamento di ogni forma di vita sulla Terra, provò a concentrarsi sul rito della creazione, congiungendo le mani e chiudendo gli occhi… Ma, sfortunatamente, si rese subito conto di non riuscirci.
«Perché?»
Fece altri tentativi, ma fu tutto inutile. Dalle sue mani non uscì nemmeno un filo di energia luminosa, necessaria per creare e far germogliare nuova vita.
«Cosa sta succedendo? Perché non riesco a creare nulla?!» esclamò.
In preda all’ira scagliò una sfera nera verso la Terra, distruggendo parte della zona che era appena stata colpita. Lacrime di disperazione ricoprirono ben presto il suo candido volto, e il Dio precipitò al suolo, quasi attirato non dalla gravità ma dal peso della sua angoscia.
Strinse i pugni e li sbatté ripetutamente, creando degli squarci ad ogni colpo, come se quel territorio fosse stato colpito da un forte sciame sismico.
Infine lanciò un forte grido al cielo, quasi implorando qualche divinità che, in realtà, non esisteva più.
L’unico Dio rimasto in vita, colui che doveva riuscire a creare dal nulla anche un solo filo d’erba… paradossalmente stava implorando aiuto al nulla.

Ma, all’improvviso, una voce gentile gli rimbombò nella mente.
«È perché nel tuo cuore alberga l’oscurità…»
Alla divinità sembrava di averla già sentita: una voce soave, severa ma allo stesso tempo docile. «Non hai ancora capito? Stai pagando le conseguenze del tuo atroce atto…»
Il Dio rivolse lo sguardo nella direzione di quella voce. Davanti a sé vide un suo simile, più basso di lui e dalla carnagione gialla, dalle profonde rughe che ricoprivano il suo volto e le sue mani.
«Il tuo compito era quello di creare, non di distruggere.» sentenziò il vegliardo con severità.
«Taci!»
La divinità scagliò un’onda di energia nella direzione della figura che gli stava parlando, ma fu tutto inutile. Quello che aveva di fronte era solo frutto di un’illusione, non un’immagine tangibile.
«Ciò che distruggi non può essere più ricreato.» continuò la saggia figura. «Non ricordi? Hai distrutto ogni singola forma di vita su questo pianeta, anche la più piccola. Il destino di questa terra desolata è ormai segnato.»
Il Dio tornò a singhiozzare. «Io… volevo solo riportare questo mondo al suo splendore originale! Non chiedevo nulla di più!» disse, tornando ad inondare il suo volto di lacrime per la disperazione.
«Non puoi farci nulla. Non sei più in grado di creare.»
«Non posso più creare?» chiese la divinità in preda al terrore. «Allora dimmi: cosa posso fare?!»
Il vegliardo abbassò lo sguardo: un velo di tristezza aveva avvolto il suo volto segnato dalla sua veneranda età. Per un momento restò in silenzio, poi disse: «Nulla. Sei destinato a vagare da solo… per l’eternità.»
«Da… solo? Per… l’eternità?»
«Sì. Mi dispiace… Sei stato tu a volerlo.»
Il Dio tornò a colpire - invano - la figura con un altro dei suoi colpi. «Non azzardarti a dire cose senza senso! Adesso sono io che domino queste terre, e quindi sono io che decido cosa creare e cosa deve restare distrutto! Non una stupida legge dell’Universo!»
«È la verità. Provaci di nuovo, e vedrai tu stesso che sto dicendo il vero.»
In tutta risposta, la divinità tentò nuovamente il rito della creazione. Con suo grande terrore, ben presto capì che il vegliardo aveva ragione: lui non era più in grado di far nascere dal nulla qualunque cosa stesse pensando. Niente di niente.
Si lasciò cadere nuovamente al suolo, piangendo disperatamente.

«Tuttavia… A tutto c’è una soluzione.»
A quell’ultima frase, il Dio alzò gli occhi e incrociò lo sguardo del suo interlocutore. La voce di quel vegliardo non gli sembrò più fastidiosa, anzi. Intravedendo una possibilità di risolvere il problema nel quale era caduto, restò silenziosamente in attesa di ascoltare ciò che quella figura aveva da offrirgli.
«Non c’è bisogno che te lo dica. Sai già come uscire fuori da questo buco nero nel quale sei finito.»
La divinità si asciugò le lacrime e si alzò in piedi.

Sì, ne aveva già sentito parlare secoli addietro.
Sapeva benissimo a cosa si stava riferendo quel saggio - il suo vecchio maestro. Fu lui a dirgli cosa doveva fare un Kaiōshin nel caso in cui si sarebbe trovato in una situazione nella quale non ci sarebbe stato più nulla da fare. Quel discepolo - divenuto una potente divinità - aveva paura di chiedere al suo mentore se si riferisse proprio a quell’ultima mossa.
«Quindi… Non c’è davvero altra via d’uscita?»
«Purtroppo no.»
Il Dio alzò gli occhi al cielo, sospirando. «Perciò, dopo di questo… non… non potrò vedere ciò che ne sarà di questo Universo…»
«Esattamente.» rispose il vegliardo, mostrando uno sguardo di rammarico.
La divinità scoppiò a ridere. «Mai avrei immaginato di ricorrere a questo mezzo per portare a compimento il mio piano. E mai… avrei immaginato di rivederla, un giorno. A breve tornerò a servirle quello stupido tè che le piaceva così tanto.»
L’altro rispose con un semplice sorriso, per poi dissolversi lentamente nell’aria.
Il Dio si levò dal suolo e congiunse nuovamente le mani, dicendo sottovoce: «Forse il mio destino non sarà così male, in fondo. Se la mia punizione è quella di servire il tè per l’eternità… a me sta bene.»
A quel pensiero si lasciò sfuggire una risata.
Quel riso non era più intriso di malvagità, come lo era stato fino a poche ore prima. Era diventato leggero, puro ed innocente come quello di un bambino.
Per l’ultima volta, congiunse le sue mani e chiuse gli occhi, rilasciando d’un tratto una forte aura di luce bianca, che a poco a poco iniziò a ricoprire l’intero pianeta.
«Almeno in questo modo… d’ora in poi non sarò più da solo.» disse tra sé e sé, prima di pronunciare quelle parole che avrebbero decretato l’inizio di una nuova era, rigogliosa e piena di vita come non mai, sulla Terra e in tutto l’Universo.
E, allo stesso tempo, avrebbe decretato anche la fine di quella divinità capricciosa e ribelle.
Grazie al suo sacrificio, tutto avrebbe avuto nuovamente inizio.



«Sommo Kaiōshin, c’è qualcosa che volevo domandarle da diverso tempo.»
«Dimmi. Qual è il dubbio che ti sta tormentando?»
«È da molto che me lo chiedo… Noi siamo le Divinità della Creazione, e siamo nati dai frutti degli alberi Kaiju sul nostro pianeta, Kaishin. Ma se noi siamo i fautori della vita negli Universi… allora chi ha creato Kaishin e gli alberi che ci hanno donato la vita?»
«Devi sapere che vi è una divinità al di sopra di noi che ha dato il via al ciclo della Creazione. Un tempo vi era solo lei, che ad un certo punto ha reso possibile l’inizio di tutto grazie al suo sacrificio.»
«Con il… sacrificio, ha detto? In che senso? Non capisco…»
«Sei davvero curioso di conoscere come ha fatto? D’accordo, allora te lo dirò.»




A/N [Ovvero: angolo di una piccola pinguina nelle vesti di scrittrice.]
E rieccoci qua.
La Creazione in DB è uno di quei temi affascinanti e misteriosi allo stesso tempo. Abbiamo incontrato Divinità della Creazione (i Kaiōshin); tuttavia, che io ricordi - e per favore correggetemi se sbaglio - non li abbiamo mai visti nell'atto di creare qualcosa. Li abbiamo visti combattere, aumentare i poteri di altre persone… ma mai effettivamente di far nascere qualcosa dal nulla. Mi piacerebbe che un giorno mostrino nel corso della serie anche questa caratteristica (anche se sono certa che non succederà mai. :P)
Riguardo il personaggio principale di questa fanfiction… Zamasu. Chi mi conosce bene sa che è tra i miei antagonisti preferiti in tutto DB. Ogni volta che ho scritto qualcosa su di lui (e vi assicuro che, anche se non sono pubblicate, esistono altre storie XD), mi è sempre piaciuto sottolineare quei piccoli e nascosti tratti di pazienza e di comprensione che aveva alle origini, e che poi ha perso con l’avanzare della saga. Anche qui, nel dargli un finale diverso ho voluto evidenziare questi aspetti, nonostante la sua evoluzione in un sanguinoso omicida senza freni, disposto a tutto pur di raggiungere i suoi ideali.
Forse il risultato è stato il descrivere un personaggio decisamente OOC, considerato ciò che alla fine è diventato. Forse, in un certo senso, questo è il modo in cui io lo vedo, e vi assicuro che anche nella serie mi sarebbe piaciuto vederlo “tornare sui suoi passi” - se così possiamo dire per il suo caso. Una bella sfida, insomma.
Ringrazio tutti coloro che sono giunti fin qui. Spero che la mia storia vi sia piaciuta, alla prossima!
--- Moriko
   
 
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