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Autore: Reshop Heda    11/03/2017    3 recensioni
Storia partecipante all'iniziativa "FemUniverse" del gruppo "In Femslash, We Trust (Official group)"
Clarke e Lexa sono studentesse di una prestigiosa scuola in una colonia dell'Impero di Britannia. Lexa però non dovrebbe esserci.
Clarke e Lexa dopo molto tempo riescono ad avvicinarsi ed innamorarsi. Lexa però non dovrebbe esserci.
Chi ha detto però che ci sia?
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Refrain

Questa fanfic doveva essere pronta per il 3 Marzo, ma essendo un crossover con uno dei miei anime preferiti i feels per me sono stati doppi. 
Essendo un crossover particolare, spero che piaccia e che sia tutto chiaro t-t
Verso la fine della fic, c'è una citazione al quarto volume di un manga italiano, a chi la coglie un biscotto e la mia amicizia forever (perchè devo sclerare con qualcuno ancora).
Grazie se scegliete di andare fino in fondo.

 

 

 

REFRAIN

 

Solo una dose. Solo una. Non voleva dimenticare. Non doveva farlo. 

 

Pioveva forte e una mano morbida la stava trascinando verso una casa. Nonostante la situazione fosse poco piacevole Clarke era felice come non lo era stata da quando Finn l’aveva distrutta nel peggiore dei modi. La persona che la stava incitando a correre verso casa sua, con mossi capelli castani cosparsi di piccole trecce.

 

-Clarke sbrigati, siamo già fradice non vorrai beccarti l’influenza!- le urlò voltandosi verso di lei con un sorriso in viso, gli occhi verdi che brillavano eccitati.

La bionda rise ed aumentò il passo, stringendo più forte la mano dell’altra non volendo lasciarla andare.

 

Aveva conosciuto Lexa mesi prima, quando questa si era trasferita alla Ashford Accademy. Era la prima Eleven ad entrare in una scuola britannica e qualcuno la guardava con sospetto, altri con lo sdegno di chi si ritiene migliore solo per la razza. Otto anni prima l’Impero di Britannia aveva conquistato Ton DC, la capitale dei Trikru; da quel momento venne dato un nuovo nome a quella terra e ai suoi abitanti, ora la colonia era chiamata Area 11 ed Eleven era il nome della popolazione sconfitta.

Clarke non era mai stata come gli altri. Lei ed il suo piccolo gruppo di amici avevano sempre sorrisi accoglienti ed anche un posto pronto al loro tavolo, anche se Lexa non sembrava intenzionata ad avere conversazioni con gli altri e preferiva stare fuori in giardino, questo era il lato che affascinava di più la bionda. Questo le fece scattare la voglia di conoscere meglio quella ragazza, discoprire chi era davvero, senza quel numero che la perseguitava da una vita intera. Per questo motivo Clarke decise di uscire fuori e sedersi accanto a lei per mangiare.

 

Ci era voluto un intero mese per iniziare ad avere una conversazione non a senso unico, non composta solo dalle domande della britanna e dalle risposte monosillabiche della Trikru. Per un mese intero le era rimasta seduta a fianco, essendo la persona che era prima di Finn. La vecchia Clarke, quella vera, quella che Finn non aveva usato come passatempo mentre aveva un’altra ragazza.

 

Un altro mese ci era voluto perché Lexa l’abbracciasse. Quel gesto fu talmente inaspettato che inizialmente la bionda non reagì. Non riusciva a capire cos’era quella sensazione di calore che le si era diffusa nel petto, quando aveva sentito le braccia della castana stringersi intorno a lei. Le si bloccò il respiro per qualche secondo e rimase immobile, come paralizzata, fino a quando Lexa non si staccò e Clarke vide paura ed insicurezza negli occhi dell’altra. Questa volta fu lei ad abbracciarla, probabilmente più forte di come aveva fatto l’altra. La strinse fino a che non la sentì rilassarsi tra le sue braccia. Quando si staccarono avevano entrambe un piccolo sorriso in viso e un adorabile rossore alle guance.

 

Dopo  tre mesi, Lexa riuscì ad unirsi ai gruppi studio ed aiutare gli amici di Clarke, in particolare Bellamy Jasper ed Octavia a studiare. Dopo quel giorno fu parte integrante del gruppo e la bionda poteva vedere, solo lei riuscì a vedere, quel luccichio di felicità nei suoi magnetici occhi verdi.

 

Dopo cinque mesi Clarke riuscì a convincere Lexa a frequentarsi anche dopo scuola, per cose non necessariamente scolastiche. Una semplice uscita tra amiche. Ma perché Clarke si sentiva più tesa del suo primo appuntamento con Finn?

In quell’occasione la britanna scoprì tutto sulla trikru. Lexa le raccontò tutto e Clarke lo avvertì come il liberarsi di un peso che si era tenuta dentro per troppo tempo, era una cosa che doveva fare e lei glielo lasciò fare. È a questo che servono le amiche no? Sfogarsi e confrontarsi a vicenda, raccontarsi sia le cavolate che le cose importanti.
Così Clarke conobbe la vera Lexa, quella che da bambina era stata adottata da una famiglia britanna, amica dei suoi genitori, in modo che potesse continuare gli studi dopo la guerra, quella che aveva perso i genitori a causa di uno sterminio di massa quando aveva solo dieci anni, quella che nonostante tutte le avversità era riuscita ad andare avanti a testa alta, fiera di se stessa.
Quando la castana la guardò, gli occhi velati dal dubbio ma con  una scintilla di speranza, Clarke capì che no, Lexa non era una sua amica. Lexa era molto di più per lei.

 

Sette mesi dopo finalmente, iniziarono la loro relazione. Per tutti i loro amici era ovvio che si sarebbero messe insieme prima o poi, avevano fatto pure scommesse su quanto ci avrebbero messo a rendersi conto dei sentimenti che provavano l’una per l’altra. Inutile dire che vinse Raven.

 

 

Quel giorno lì, se la pioggia non avesse fatto la sua comparsa, ci sarebbe dovuto essere il loro primo appuntamento ufficiale. Invece erano entrate di corsa, fradice ma felici, nella casa della famiglia britanna di Lexa. Gli sguardi di entrambe caddero sulle forme che gli indumenti bagnati non nascondevano più.

-Se vuoi farti una doccia il bagno è in fondo a destra, cerco anche dei vestiti nuovi, non vorrei che prendessi un accidente.- le disse preoccupata, spostandole una ciocca di capelli bagnati dietro l’orecchio, quando la vide rabbrividire.

-Hai bisogno di una doccia anche tu però! Non puoi rimanere con questi vestiti.- le rispose, scuotendo leggermente la testa.

-Mi basterà asciugarmi e cambiarmi, sono una Trikru, non ci ammaliamo mai.- le assicurò facendole l’occhiolino ed entrando in una camera.

Clarke sbuffò ed andò nel bagno. Circa mezz’ora dopo, quando uscì dalla doccia vide dei vestiti sul ripiano vicino al lavandino, sapevano così tanto di Lexa che si ritrovò ad arrossire mentre li stringeva a se. Li indossò e si meravigliò del fatto che erano di una taglia abbastanza vicina simile alla propria, nonostante il seno venisse leggermente schiacciato.

Quando uscì dal bagno trovò Lexa accucciata sul divano, intenta a guardare un documentario sulle farfalle. Sulle farfalle. Ridacchiò piano avvicinandosi, prima di trovarsi due smeraldi che la fissavano allegri. La bionda le sorrise dolcemente prima di sedersi accanto a lei, appoggiando la testa sulla sua spalla quando un braccio le circondò le spalle.
Ne avevano fatta di strada in questi sette mesi, da quando le loro conversazioni erano fatte soltanto di sguardi a che adesso erano a proprio agio strette l’una a l’altra su un divano. A guardare un documentario sulle farfalle.
 Lexa si schiarì la gola ed iniziò ad accarezzarle la spalla, cose che piaceva da morire a Clarke. Sentiva che doveva dirle o fare qualcosa, ma non aveva idea del cosa.

-Sai- iniziò la castana – ho sempre pensato che tu fossi come le farfalle. Conosci un sacco di persone, ma con poche ti leghi veramente, così come le farfalle volano di fiore in fiore dimenticandosi di quello prima.-

-Hai ragione.- sussurrò la bionda staccandosi leggermente per guardarla negli occhi.- Questo perché alle farfalle non interessa stare insieme ai fiori, le farfalle vogliono stare con altre farfalle.-

Lo sguardo di una cadde sulle labbra dell’altra diverse volte, prima che Lexa prendesse coraggio e le unì. Entrambe provarono un uragano di emozioni difficili da distinguere. Entrambe però sapevano che quello che provavano era amore. Entrambe sperarono che quello fosse il primo di tanti baci.

 

 

No no no. Non adesso. Ancora un altro po’.

Lexa scomparve, così come casa sua e il documentario sulle farfalle.

Nella mente di Clarke soltanto il ricordo del suo corpo tra le braccia, coperto di sangue. Un britanno aveva scambiato Lexa per una terrorista e l’aveva uccisa a sangue freddo.

Non voleva ricordare quello, no!

 

Dove si trovava? In un magazzino buio, c’erano altre persone insieme a lei. Una persona con un camice stava prendendo appunti, magari lui poteva aiutarla. Voleva un’altra dose. Non poteva vivere in un mondo senza Lexa ed il refrain era l’unico modo per viverla di nuovo.

Ora ricordava. Era scappata di casa qualche settimana dopo, ed aveva trovato questo medico che sperimentava un nuovo tipo di droga. Le aveva assicurato di poter rivedere la persona che più voleva al suo fianco. E lei aveva accettato.

Ora non poteva più farne a meno però voleva un’altra dose.

E la persona con il camice esaudì il suo desiderio, iniettandole un’altra piccola dose.

Prima che il refrain facesse effetto, Clarke vide una farfalla con le ali verdi come smeraldi, appoggiarsi sulla sua mano. Le scese una piccola lacrima.

Poi il nulla, se non il familiare calore che solo Lexa poteva darle.

   
 
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