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Autore: reila_guren    13/03/2017    9 recensioni
NOTA: Questa storia segue gli eventi di Città del fuoco celeste, in particolare il ritorno da Edom e il momento in cui Magnus dà il quaderno ad Alec, quindi contiene spoiler!
Dal testo: "Fecero l'amore in modo frenetico e impetuoso, come se il bisogno di toccare, mordere, baciare, stringere e accarezzare il corpo l'uno dell'altro fosse più forte del bisogno del piacere stesso. Potersi di nuovo perdere nel loro reciproco abbraccio, nella sensazione delle loro pelli che sfregavano sudate, nei loro gemiti sussurrati, era qualcosa che nessuno dei due aveva creduto possibile e la gioia che ne ricavavano, quella sensazione di pace e calma che accompagnava il loro unirsi, profumava del caldo e confortante aroma del caffè appena fatto, della pergamena dei libri di magia e del bagnoschiuma al sandalo. Era il profumo familiare e accogliente di casa."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Alec urtò con forza il pavimento di marmo della Sala degli Accordi. Era troppo sconvolto dagli ultimi avvenimenti per avere la mente abbastanza lucida per attutire la caduta come gli era sempre stato insegnato, quindi cadde scompostamente, sbattendo con violenza il fianco sul pavimento. Strizzò gli occhi e trattenne un gemito, mentre il dolore si propagava dal punto che aveva urtato lungo tutta la gamba, come una scarica elettrica. Sentiva la mano di Magnus ancora stretta alla sua. Le dita affusolate dello stregone erano fredde come ghiaccio, ma stringevano con forza la mano di Alec, come una placida rassicurazione che ce l'avevano fatta, che anche se stanchi, sporchi e doloranti erano ancora insieme. Solo per questo si concesse di tenere gli occhi chiusi per qualche secondo, mentre il dolore acuto al fianco e alla gamba si trasformava in un sordo e continuo pulsare. Sentì Magnus intrecciare le proprie dita alle sue, come se il solo contatto dei palmi non fosse abbastanza e volesse di più, e Alec accolse con disperato sollievo quel contatto e ci si abbandonò, ricambiandolo e aggrappandocisi come se la sua vita dipendesse solo dalla forza con la quale le loro dita erano intrecciate.
Lentamente aprì gli occhi. Magnus era steso accanto a lui, il suo volto era così vicino che poteva sentire il suo fiato caldo uscire dalle labbra screpolate e solleticargli la pelle. Aveva gli occhi chiusi e respirava affannosamente, come se avesse corso, e nonostante la temperatura gelida della sua mano aveva il viso ricoperto da un leggero strato di sudore. Erano passate settimane dall'ultima volta che erano stati così vicini e l'unica cosa che Alec voleva fare era sfiorare quel volto che gli era mancato così tanto, tracciare con le dita quei lineamenti ora stanchi e provati. Sollevò la mano e con lentezza la avvicinò alla guancia di Magnus. La sua pelle, sebbene fredda e bagnata di sudore, era liscia come la ricordava. Appoggiò il palmo della mano sulla sua guancia e gli accarezzò lo zigomo con il pollice. Lo stregone aveva delle evidenti ombre scure sotto gli occhi e il viso scavato. Ne sentiva le ossa sporgenti sotto le dita, mentre la sua mano scorreva delicata lungo la guancia e sfiorava la mascella, per poi fermarsi sul suo mento. Accarezzò con la punta delle dita le sue labbra secche, ricordando con quanta forza e disperazione si erano mosse sulle sue solo pochi minuti prima in quello che sarebbe potuto essere un bacio d'addio, e in quel momento Magnus aprì gli occhi.
Alec venne travolto dalle emozioni riflesse nei suoi occhi da gatto: tristezza, sofferenza, sollievo, ma c'era anche quello sguardo che Magnus riservava solo a lui, quello sguardo intriso di amore che nonostante tutto non era mai sparito dai suoi occhi.
-Stai bene?- Chiese Magnus.
Alec non l'aveva mai visto in quello stato, sembrava che anche solo parlare gli provocasse sofferenza.
-Sì e tu?- Rispose Alec. I loro visi erano ancora vicini, tanto che gli sarebbe bastato sporgersi appena per baciarlo. -Ho avuto momenti migliori.- Ribatté Magnus e si lasciò sfuggire una risata che subito si trasformò in un attacco di tosse.
Alec si sollevò, puntellandosi su un gomito, e aiutò Magnus a mettersi seduto, accarezzandogli la schiena finché l'attacco di tosse non si fu placato. Era così magro che Alec riusciva a sentire le costole attraverso la maglietta sgualcita.
-Devi farti vedere da qualcuno.- Disse Alec guardandosi intorno e solo in quel momento si rese conto di quello che stava accadendo attorno a lui.
La Sala degli Accordi era in pieno caos. C'erano Nephilim che si aggiravano per la stanza, camminando tra le decine di cadaveri di cui era disseminata, aggirando le macchie di sangue che si allargavano sotto ai corpi e chinandosi di tanto in tanto per chiudere gli occhi e dare un ultimo saluto ai compagni morti. Un coro di Ave atque vale si innalzava solenne fino all'alto soffitto della Sala, accompagnando quelle persone che un tempo avevano amato ed erano state amate, e che ora giacevano spezzate sull'elegante pavimento di marmo venato d'oro. Altri Cacciatori stavano già spostando i cadaveri e altri ancora applicavano iratze sulle ferite dei sopravvissuti. Le voci si mescolavano l'una con l'altra, voci esauste e intrise del dolore della perdita di amici e familiari, ma piene dell'esultanza della vittoria. Avevano vinto.
Accanto a lui, Alec vide Isabelle in piedi. Si guardava attorno frenetica, i suoi occhi spalancati si muovevano febbrili e attraversavano quella miriade di persone come se non le vedesse, troppo intenta a cercare qualcuno che non trovava. Accanto a lei anche Clary scrutava la Sala.
-Non sarebbe dovuta andare così- disse Magnus guardando le due ragazze. -Avrei dovuto farlo io, non Simon.-
-Non dirlo, ti prego.- Replicò Alec con voce quasi implorante, perché il pensiero che al posto di Isabelle avrebbe potuto esserci lui, faceva così male che non poteva affrontarlo.
Si sentiva terribilmente in colpa, ma non poteva fare a meno di sentirsi sollevato che non fosse toccato a lui dover cercare in quella Sala il viso della persona che amava senza trovarlo. Aver passato tutti quei giorni senza sapere niente, senza sapere se Magnus fosse vivo o morto, senza sapere se l'avrebbe mai rivisto... e quando finalmente l'aveva ritrovato era stato sul punto di perderlo per sempre. Era un'idea che non poteva sopportare. Il fatto che Magnus non lo volesse più, il fatto che non potevano stare insieme, queste erano cose che seppur dolorose poteva sopportare, ma il pensiero di dover vivere in un mondo in cui Magnus non c'era più, un mondo senza Magnus, con la sua allegria, il suo sorriso contagioso e la sua pazzia, quello era un pensiero inconcepibile.
Magnus fece un sospiro e venne colto da un altro attacco di tosse.
-Vieni, ti porto a farti visitare.- Disse Alec, tirandosi su e aiutandolo ad alzarsi.
Un gruppo di persone intanto stava correndo verso di loro. Alec riconobbe suo padre e sua madre, la preoccupazione e l'ansia erano visibili sui loro volti, ma sembravano illesi.
-Non serve. Mi basta un po' di riposo e starò bene.- Rispose lui, appoggiandosi pesantemente ad Alec.
-Allora ti porto alla casa che ti è stata assegnata.-
I suoi genitori si avvicinarono a loro e cercarono di fermarlo, per vedere come stava, probabilmente, o per sapere cos'era successo, ma Alec non si fermò. Magnus era così debole che anche con il suo sostegno stava a malapena in piedi.
Le strade di Alicante erano quasi deserte. Dovevano trovarsi tutti nella Sala degli Accordi, perché mentre percorrevano lentamente le vie della città non incontrarono quasi nessuno. Il silenzio che aleggiava sulle case e sui negozi che si affacciavano sui vicoli stretti era surreale dopo la confusione che regnava nella Sala, sembrava quasi che il tempo si fosse fermato.
Attraversarono la città in silenzio. Magnus si appoggiava quasi completamente ad Alec e sembrava sul punto di addormentarsi da un momento all'altro, poi finalmente arrivarono alla casa che era stata assegnata allo stregone. Alec disegnò stancamente una runa d'apertura sulla porta e lo aiutò ad entrare.
Era la prima volta che Alec vedeva la casa di Magnus a Idris. Era un ambiente diverso da quello che era abituato ad associare allo stregone, come il suo lussuoso loft a Brooklyn, era chiaro che quella era una casa che utilizzava di rado, ma vedeva comunque il suo tocco qua e là nella stanza. C'era una camicia ricoperta di glitter buttata sul divano, libri di magia sparpagliati sul basso tavolino di legno, e dentro al lavandino una tazza gialla fosforescente con scritto "Più potente di Silente".
Vedere quei piccoli accenni della quotidianità di Magnus, quella quotidianità che avevano condiviso, gli fece salire un groppo in gola. Gli mancavano tutte le piccole cose che nel giro di poco erano diventate routine. Preparare il caffè al mattino, nero e amaro per lui e con tanto zucchero e latte per Magnus, trovarlo chino sulla scrivania con indosso uno dei suoi maglioni sbiaditi che diceva tanto di odiare, infilarsi sotto il loro copriletto giallo canarino dopo una notte di caccia e trovare il materasso già caldo perché Magnus aveva avuto la premura di scaldarlo, perché sapeva che Alec non sopportava quando il letto era freddo. Tutto ciò gli mancava in modo devastante e faceva male. Aveva sentito tante volte parlare di cuore spezzato e aveva sempre creduto che si trattasse di un modo di dire, ma ora si rendeva conto che non era così. Il suo cuore era davvero a pezzi ed era un costante dolore fisico, come quello di una ferita o di un osso rotto, ma più intenso. Lo avvertiva forte al centro del petto, tanto che una volta aveva anche provato a disegnare un iratze nella speranza che funzionasse.
-Vuoi mangiare qualcosa?- Chiese Alec.
Si sentiva un po' in imbarazzo lì da solo con Magnus dopo tutto quello che era successo e non sapeva come comportarsi. Come ci si comporta dopo essere corsi a salvare il proprio ex ragazzo tenuto in ostaggio? Gli si prepara un panino?
-Più tardi magari- rispose lui. Se ne stava appoggiato al tavolo e sembrava potesse addormentarsi da un momento all'altro. -Prima vorrei fare un bagno. Non ho mai tenuto gli stessi vestiti così a lungo, credo che dovrò bruciarli.-
-Va bene, ti preparo il bagno- disse Alec e, come in un deja-vu, si rese conto di non sapere dov'era il bagno. Quanto tempo era passato da quando si era ritrovato nella stessa situazione? Si ricordò delle prime volte che era stato a casa di Magnus, a Brooklyn, quando ancora si sentiva un intruso e timidamente aveva chiesto dov'era il bagno, e piano piano aveva imparato a conoscere quel loft bene quanto l'Istituto. Era stupido, ma gli aveva dato così tanta soddisfazione sapere dove Magnus teneva le tazze, dove riponeva il cibo di Chairman Meow, sapere in quale scaffale trovare il tè alla vaniglia che piaceva tanto allo stregone. Ricordò il tuffo al cuore che aveva sentito quando un giorno, su quello stesso scaffale, aveva visto un pacchettino di tè allo zenzero, che Magnus odiava, ma per il quale lui andava matto. E ora si trovava lì, nella casa di Magnus ad Idris, senza sapere dov'era il bagno. Era come essere tornati indietro nel tempo, si sentiva un intruso nella vita dello stregone.
-In fondo a sinistra.- Disse Magnus, interpretando nel modo giusto il suo guardarsi attorno spaesato. Chissà se anche lui avvertiva lo stesso disagio.
Il bagno era l'unica stanza della casa finora a rispecchiare gli standard del suo loft a Brooklyn. Le pareti erano di un caldo color crema, la vasca non era grande come quella del loft, ma era decisamente più grande di una comune vasca e sul bordo erano disposti ordinatamente flaconi di bagnoschiuma, shampoo e creme per il corpo. Davanti alla vasca c'era un morbido tappeto rosso e in un angolo della stanza un tavolino da trucco pieno di cosmetici.
Alec aiutò Magnus a sedersi sul bordo della vasca e quando fu piena d'acqua lo aiutò a svestirsi. Era una situazione imbarazzante. Alec ricordò la prima volta che aveva spogliato Magnus; le sue mani che tremano ad ogni bottone che apriva, l'eccitazione e il nervosismo che si mischiavano impedendogli di tenere ferme le dita, e le gentili rassicurazioni dello stregone. Ora avvertiva lo stesso nervosismo e imbarazzo, ma non c'era malizia in quella situazione, solo Magnus troppo stanco e provato per riuscire a togliersi i vestiti.
Quando fu nudo, Alec vide quanto fosse effettivamente magro. Le costole erano perfettamente visibili e il caldo color ambra della sua pelle era spento, come se fosse malato. Alec si chiese se fosse solo colpa della prigionia, o se in parte anche lui sentisse la sua mancanza tanto da lasciarsi andare in quel modo e con una punta di egoismo si ritrovò a sperare che fosse così.
-Mi dispiace crearti tutti questi fastidi.- Disse Magnus una volta entrato nella vasca. Essere immerso nell'acqua calda e profumata dopo la scomodità di quella cella era così piacevole che non riuscì a trattenere un gemito. Si appoggiò con la schiena al bordo della vasca e sospirò.
C'era così tanta schiuma e bolle che era coperto completamente e Alec non poté che esserne grato, perché il ricordo di tutti i bagni condivisi era ancora troppo vivido per non suscitare reazioni inappropriate.
-Non è un fastidio.- Rispose Alec sinceramente.
Non lo disturbava aiutare Magnus, piuttosto gli provocava una sorta di dolce malinconia, come ritrovare una vecchia foto di qualcuno che si è amato e che si ha perso.
-Vuoi che ti lavi i capelli?- Chiese, perché Magnus gli aveva sempre detto che lo rilassava molto quando Alec gli lavava i capelli dopo una lunga giornata stressante.
-Sì, per favore.- Rispose lui e reclinò la testa all'indietro.
Alec iniziò a bagnargli i capelli e a ripulirglieli con le mani. Tutta la polvere e la sporcizia accumulata durante i giorni di prigionia scivolò via con l'acqua, lasciandoli puliti e lucidi, poi iniziò a strofinarli con lo shampoo. Magnus chiuse gli occhi e si abbandonò alla sensazione rilassante delle sue dita tra i capelli.
C'era un'intimità nel lavare i capelli di Magnus che Alec aveva sempre amato. Era un gesto semplice, ma che nella sua semplicità racchiudeva tutto l'amore e la cura che aveva per lui. Aver ritrovato quell'intimità che credeva persa per sempre lo terrorizzava, perché sapeva che non significava niente e che appena Magnus fosse stato meglio l'avrebbe persa di nuovo. Doveva stare attento a non farsi illusioni. Anche se ora lo stregone accettava le sue premure non significava che avesse accettato lui. Non poteva farsi spezzare il cuore di nuovo, non l'avrebbe sopportato, tuttavia dopo tutta la sofferenza delle scorse settimane, dopo la paura provata ad Edom, era così facile fingere che tutto fosse tornato a posto, solo per un po'.
Quando Magnus ebbe finito di fare il bagno, Alec lo aiutò ad infilarsi un accappatoio e lo accompagnò in camera. Mentre lo stregone si metteva il pigiama, Alec restò in un angolo della stanza, insicuro su cosa fare. Magnus stava bene, aveva bisogno di dormire e ormai non gli serviva più il suo aiuto, quindi avrebbe dovuto andarsene, ma non riusciva a muoversi dal punto in cui si trovava. Fuori c'erano corpi di cui occuparsi, sangue da ripulire, feriti da curare, dolore da affrontare, mentre lì c'era solo Magnus, il suo Magnus.
-Ti ringrazio per avermi aiutato.- Disse lo stregone e Alec capì che era il suo modo di congedarlo.
Sentì un groppo in gola e avvertì le lacrime che aveva trattenuto per tutto il giorno premere per uscire. Non voleva andarsene, ma non voleva nemmeno rendersi ridicolo facendosi vedere piangere da Magnus. Ormai aveva calpestato il proprio orgoglio fin troppe volte implorandolo di tornare con lui, non si sarebbe anche messo a piangere. Annuì e si voltò facendo per uscire dalla stanza, ma in quel momento qualcosa sul comodino catturò la sua attenzione. Tra le pagine di un libro spuntava un segnalibro raffigurante la Torre Eiffel. Lo riconobbe subito, era quello che gli aveva regalato durante il loro viaggio a Parigi, durante il quale avevano fatto l'amore per la prima volta. Alec ricordò di averlo visto nel loft quando era andato a portare via le sue cose, quindi Magnus teneva a quel ricordo così tanto da portarlo con sé quando andava via. Di colpo non fu più in grado di trattenere le lacrime, né di andarsene. Si girò e si rifugiò tra le braccia di Magnus, stringendolo con tutta la forza che gli era rimasta.
-Alec...- disse Magnus e cercò debolmente di staccarsi.
Alec rafforzò la presa attorno al corpo dello stregone e nascose il viso nel suo collo.
-Ti prego- disse tra le lacrime. -Non ti sto chiedendo niente, non voglio niente, ma ti prego restiamo un po' così. Solo un po', poi me ne andrò e ti prometto che non dovrai più rivedermi.-
Sentì Magnus sospirare, ma poi ricambiò l'abbraccio e Alec pensò che il suo cuore sarebbe potuto esplodere, perché non era umanamente possibile sopportare l'intensità delle emozioni che provava in quel momento. Non poteva essere possibile.
Magnus lo guidò fino al letto senza sciogliere l'abbraccio e coprì entrambi con una coperta. Rimasero abbracciati, stesi in silenzio su quel letto per quelle che ad Alec parvero ore, finché ad un certo punto Magnus disse con voce assonnata: -Grazie per essere venuto a salvarmi.-
Alec lo strinse ancora un po' di più e rispose: -Non importa quello che succede, io verrò sempre a salvarti.-
-Lo so.- Rispose Magnus e chiuse gli occhi.
Era ormai notte fonda, la luce della luna si infilava tra le pieghe delle tende illuminando con deboli bagliori il viso addormentato di Magnus. Alec appoggiò la testa sulla sua spalla e per la prima volta dopo settimane si sentì a casa. Lì, in quel posto in cui non sapeva dov'erano le tazze, dove non c'era il suo tè allo zenzero e la macchinetta del caffè che Magnus aveva comprato per lui, si sentì a casa. Non importava se tra poche ore tutto sarebbe tornato come prima, per quella notte voleva stare a casa.



**********


Il cielo blu di Idris era ormai ricoperto di stelle quando si staccarono. Dal tetto su cui si trovavano vedevano le montagne in lontananza, con le loro cime innevate che si stagliavano bianche contro il cielo notturno, illuminate dalla pallida luce della luna. Alec sentiva ancora il sapore di Magnus sulla lingua e quanto gli era mancato quel sapore. C'erano stati altri baci da quando avevano rotto, certo, ma erano sempre stati baci pieni di dolore e tristezza, baci che sapeva non avrebbero portato a niente, mentre quel bacio sul tetto avrebbe condotto ad altri baci, altri sfiorarsi di bocche e corpi.
Alec strinse al petto il quaderno che Magnus gli aveva dato. Si chiese quanto gli fosse costato mettere per iscritto la sua vita, soprattutto i momenti dolorosi e capì che se aveva fatto tutto questo per lui, allora era valsa davvero la pena fare quel salto e scegliere Magnus.
-Grazie per avermi dato un'altra possibilità.- Disse Alec appoggiando la fronte sulla sua. Gli occhi di Magnus brillavano più luminosi che mai, splendevano con un'intensità tale che se avesse alzato lo sguardo, le stelle ne sarebbero state offuscate.
-Grazie a te per avermelo permesso.- Rispose lui e rafforzò la presa sulla sua mano.
Gli baciò dolcemente la fronte, poi aggiunse: -Andiamo a casa.-
Alec annuì. Non importava che si trattasse del loft a Brooklyn, del quale conosceva ogni angolo, o della casa a Idris, dove ancora doveva chiedere dove trovare le tazze. Casa era vicino a Magnus e dovunque andasse sarebbe stato a casa se c'era anche lui.
Attraversarono le strade mano nella mano. C'erano ancora persone che rivolgevano loro sguardi di disapprovazione, ma ormai Alec li affrontava a testa alta e con la schiena dritta, senza vergogna e stringendo la mano di Magnus con forza come per ribadire che la sua mano era esattamente dove doveva essere.
Arrivarono a casa dello stregone e appena si furono chiusi la porta alle spalle, Magnus gli prese il viso tra le mani. Gli accarezzò gli zigomi con i pollici, perdendosi nello sconfinato mare blu degli occhi di Alec, poi fece scivolare le mani dietro, fino alla nuca e lo attirò a sé per baciarlo.
-Mi sei mancato- sussurrò. Le sue labbra sfioravano ancora quelle di Alec e le parole gli uscivano dalla bocca per perdersi nel suo respiro.
-Anche tu mi sei mancato.- Rispose Alec e ricongiunse le proprie labbra a quelle di Magnus.
Appoggiò il quaderno sul tavolo e avvolse le braccia attorno al suo collo. Il bacio divenne subito più intenso, un inseguirsi e incontrarsi frenetico di lingue, labbra e denti. Era così bello perdersi di nuovo nella bocca di Magnus. Sentiva il suo sapore dolce e forte nella bocca, le sue mani che gli accarezzavano la schiena sotto al maglione sbiadito e bucherellato gli davano i brividi. Voleva sentire Magnus ovunque, perdersi sotto ai suoi tocchi e ricostruire attraverso le sue carezze e i suoi baci quello che era andato distrutto.
-Andiamo in camera?- Chiese Alec ansimando e Magnus annuì e continuando a baciarlo lo spinse verso la camera.
I vestiti vennero tolti durante il tragitto e quando gli sfilò il maglione, Magnus si soffermò ad osservare il torso di Alec.
-Sei così magro.- Commentò sfiorandogli le costole evidenti sotto alla sua pelle bianca.
Da quando si erano lasciati, Alec aveva smesso di prendersi cura di sé. Non mangiava quasi più e dormire era diventato sempre più difficile, ma ora, con il suo corpo premuto contro quello di Magnus si sentiva come se stesse tornando alla vita.
-Ora sto bene.- Disse e si stese sul letto.
Fecero l'amore in modo frenetico e impetuoso, come se il bisogno di toccare, mordere, baciare, stringere e accarezzare il corpo l'uno dell'altro fosse più forte del bisogno del piacere stesso. Potersi di nuovo perdere nel loro reciproco abbraccio, nella sensazione delle loro pelli che sfregavano sudate, nei loro gemiti sussurrati, era qualcosa che nessuno dei due aveva creduto possibile e la gioia che ne ricavavano, quella sensazione di pace e calma che accompagnava il loro unirsi, profumava del caldo e confortante aroma del caffè appena fatto, della pergamena dei libri di magia e del bagnoschiuma al sandalo. Era il profumo familiare e accogliente di casa.

Alec si svegliò che era mattina. Il sole stava sorgendo e dipingeva il cielo con le sue calde note arancio, rischiarando la stanza. Le coperte avevano intrappolato il calore dei loro corpi, creando un piacevole nido caldo dal quale non avrebbe voluto uscire, ma era impaziente di fare una cosa. Magnus era ancora profondamente addormentato, quindi si alzò silenziosamente per non disturbarlo e uscì dalla camera. Sentiva un leggero intorpidimento in tutto il corpo e se lo gustò lungo tutto il tragitto dalla camera fino al soggiorno, crogiolandosi nel ricordo di quello che era successo la notte scorsa.
Il quaderno era ancora sul tavolo dove lo aveva lasciato, lo prese e si sedette sul divano, poi lo aprì e sfiorò con le dita i solchi profondi della calligrafia spigolosa di Magnus. Pensò che lui non era stato l'unico a compiere un salto scegliendo di stare con Magnus. Ad ogni parola tracciata anche lui aveva fatto un salto. Era saltato nel spaventoso e insieme meraviglioso ignoto di aprire completamente sé stesso a qualcuno per la prima volta, qualcuno che un giorno non ci sarebbe più stato, ma che ora era lì e al quale aveva deciso valeva la pena di affidare i suoi ricordi e le sue esperienze attraverso quelle pagine sottili piene di parole fitte fitte, e Alec capì che anche se ci sarebbero state difficoltà, anche se non sarebbe stato facile, entrambi avrebbero sempre scelto di saltare.
Il sole era ormai sorto, lo vedeva avvolgere la città con i suoi raggi attraverso la finestra. Si portò le ginocchia al petto e iniziò a leggere.
"Caro Alec..."
  
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