Fanfic su artisti musicali > Super Junior
Segui la storia  |       
Autore: HyeSeok    13/03/2017    0 recensioni
Già una volta era fuggito da lui...Lee Donghae, affermato fotoreporter, aveva lasciato San Francisco e Lee Eunhyuk per sposare un altro uomo. Poi il marito era morto e Donghae si era rifatto una vita, quando Eunhyuk ricomparve.
Un tempo erano stati una riuscitissima coppia di giornalisti; adesso lui era il caporedattore dell'Evening Monitor. Attraente cinque anni prima, ora Eunhyuk era assolutamente sconvolgente e...ben deciso a riprendere le cose dal punto in cui erano state interrotte. Donghae, che voleva mantenere con lui un rapporto strettamente professionalem fu preso dal panico.
Avrebbe potuto fuggire di nuovo, ma sarebbe riuscito a sfuggire a se stesso e al suo cuore?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Donghae, Eunhyuk
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
<< Dove diavolo sei stato? >>
<< Eunhyuk…io… >>
<< Dannato uomo, ti avevo detto di non fare imprudenze e lo sceriffo mi ha detto che sei andato dritto giù alla diga >> lo rimproverò, con una grande agitazione nella voce e gli occhi fiammeggianti d’ira.
Tutti, in redazione, erano ammutoliti: nessuno osò muoversi, dopo la sfuriata di Eunhyuk. La scena era imbarazzante, ma lui ignorava tutti. Si limitava a fissare Donghae, in attesa di risposta. << Perché ti riscaldi tanto? In fongo, sono stato bloccato solo un’ora e… >>
<< Sei uscito a mezzogiorno: ora sono le quattro! >>
<< Mi stai prendendo per un ragazzino stupido? >> rispose Donghae, ora più arrabbiato che imbarazzato. Eunhyuk sembrò calmarsi e si avviò nel suo ufficio, seguito da Donghae, che si sedette di fronte a lui, accigliato e con le braccia conserte.
<< Era necessario fare tutta quella scena davanti agli altri? >> gli disse adirato.
<< Potevi ucciderti! >>
<< Ma non  l’ho fatto >>. E, protendendosi verso di lui, rispose: << Fa parte del nostro mestiere correre dei  rischi, lo sai >>.
<< Ma non un rischio mortale! La tua vita vale più di qualunque servizio fotografico. Non ti permetterò mai più di metterti in pericolo, puoi starne certo! Shindong può benissimo occuparsi di quel tipo di lavoro, d’ora in poi >>.
<< Cosa?! Shindong può correre dei rischi ed io no? Vuoi che rimango al  sicuro e ben protetto? Ma andiamo, Eunhyuk, non essere ridicolo! >>
Un sottile senso di soffocamento cominciava ad invaderlo e ogni proponimento di riconciliazione svanì.
Eunhyuk stava cercando di esercitare su di lui un potere molto più forte di quello di un capo verso un suo impiegato: e neanche un amico poteva permettersi di decidere della sua vita. La storia con Heechul si ripeteva.
<< Guarda, questo non accadrà mai…piuttosto io… >>
<< Tu cosa? Vuoi andartene? >> si alzò di scatto, fissandolo con uno sguardo di sfida.
<< Fuggire ancore, Donghae? >>
Senza guardarlo, lui rispose: << Non mi sostituire, Eunhyuk >>.
<< E tu cerca di fare il tuo lavoro meno pericolosamente >>. Sempre ad occhi bassi, Donghae annuì.
<< D’accordo! Ti lascio al tuo incarico >>.
Donghae lasciò la stanza e chiese ad Henry di accompagnarlo a casa. Dopo una doccia calda ed una leggera cena, si stava avviando con le gambe pesanti per la stanchezza verso la camera oscura, quando udì squillare il campanello d’ingresso. Se è Eunhyuk, gli sbatto la porta in faccia, pensò, seriamente intenzionato a non lasciarlo entrare in nessun modo. Ma, alla fine, scese.
Aprì, restando sulla soglia, con una mano su un fianco e l’altra a bloccare l’entrata. << No, tu non entri, Eunhyuk. Hai parlato abbastanza oggi in ufficio. Ed io non ho niente da dirti >>.
<< Sono venuto a scusarmi >> gli disse, giocherellando nervosamente con il mazzo di chiavi che aveva in mano.
<< Scuse accettate >> rispose Donghae seccamente, ma senza farlo passare.
<< Fammi entrare, Donghae! >>
<< Ci vediamo domani, Eunhyuk…E mettimi giù! >> gridò, sentendosi afferrato per la vita. << Mettimi già, ti dico! Non ti voglio in casa mia! >>
Ignorando l’ultima parte della sua protesta, Eunhyuk lo mise giù e si chiuse la porta dietro con un calcio, sempre tenendolo per la vita.
 << Adesso che hai fatto la tua imitazione di guerriero vichingo, vuoi lasciarmi andare, o devi trascinarmi sulle scale per i capelli? >>
<< ne sarei tentato. Ma volevo solo dirti che mi dispiace, per oggi >>. La sue mani l’attiravano verso di lui, trasmettendogli il loro calore attraverso la stoffa leggera della camicia. Donghae arretrò verso il primo gradino, per sottrarsi alla stretta. << Ti ho già detto che accetto le tue scuse, ma non è necessario che tu rimanga; non lavorerò alla camera oscura, questa sera >>.
<< Io posso fare molto di più che aiutarti a stampare, anche se ormai sono diventato abbastanza bravo >>. Donghae lo vide ammiccare e si accigliò. Accidenti! Perché non se ne andava? Era così difficile essere risoluto con lui vicino, ma il senso di possesso che aveva mostrato in ufficio lo terrorizzava. Avviandosi per le scale, gli disse: << E’ ovvio che non posso sollevarti di peso e cacciarti fuori! >>
Eunhyuk lo seguì. << Sai, ho parlato della tua camera oscura con un amico. Era verde dall’invidia. Proprio quando stava per comprare tutto il materiale necessario, uno dei figli ha avuto bisogno di cure dentistiche. Sai, non è facile, con una moglie e tre figli. Tu non vuoi ancora avere dei bambini? >>
Donghae chiuse gli occhi. Voleva ancora? Si, li voleva, ma non incidentalmente, né per salvare un matrimonio, né per riempire il vuoto della solitudine. Voleva dei figli da amare, da veder crescere e per riconoscersi in loro. Ma come avrebbe potuto insegnare a dei figli quello che lui stesso non riusciva ad imparare? Sorridendo, gli rispose: << Forse, un giorno… >>
La prima foto che gli capitò in mano era quella di Eunhyuk, a Rhyolite. Come mai proprio quella? La guardò e guardò Eunhyuk. Come poteva restare indifferente con lui accanto?
Eunhyuk lo prese per le spalle e gli sussurrò in un orecchio: << Sono stato un pazzo, oggi pomeriggio. Quando sei entrato e ho visto il tuo sguardo! Ho creduto di morire, solo al pensiero che poteva essere tutto finito >>.
Le sue labbra lo baciarono teneramente dietro l’orecchio e la sua voce lo accarezzava.
<< Dimmi che quella luce esiste ancora, che la fiamma è solo addormentata e può essere ridestata >>. Le sue dita gli sollevarono il mento. << Ridestato da un bacio… >> gli disse, con le labbra gia su quelle di lui.
Fu un bacio tenero e caldo e, proprio per questo, più devastante di un incendio. Donghae poteva tentare di  combattere la passione, ma non quel tenero contatto. Le sue labbra si unirono a quelle di Eunhyuk.
Lui seguì con le dita il contorno della guancia morbida, dicendo : << A Death Valley ho capito che tutto quello che voglio è sentirti vicino, per vederti rinascere. A volte sentivo che eravamo una persona sola, capace di cavalcare il vento ai limiti della immaginazione. Era stupendo, Donghae, ti prego dimmi che avrò ancora tutto questo >>. La sua  voce finì in un sussurro e lo baciò ancora, con passione, chiedendo alle labbra di lui di dividere la sua gioia.
Le parole di Eunhyuk lo scossero profondamente e lui rispose al bacio con una passione che non avrebbe mai più voluto dimostrare. Eunhyuk l’attirò a sé, mentre lui gli carezzava la nuca con un trasporto a lui sconosciuto.
Si sentiva vivo e vibrante in ogni fibra e lascio che le sue labbra parlassero di lui.
Il bisogno di sentirlo lo faceva spasmodicamente stringere a lui, cercando la forza delle sue cosce e della sua virilità ed era come se ogni parte dei loro corpi partecipasse a quel bacio struggente. Come aveva pensato di vivere senza di lui? Senza quelle esplosioni dentro? Cercò di rifiutare l’idea: non poteva accettare di sentirsi posseduto con quella forza.
Si fermò, preso da un senso di panico. Se avesse permesso a qualcuno di esercitare quel potere su di lui, la sua personalità sarebbe stata frustata per sempre.
Eunhyuk doveva aver capito la sua paura: infatti, coprendogli il viso di baci, gli sussurrava: << Donghae, Donghae, potremmo avere così tanto! >> Respingendolo, lui replicò:  Sono successe troppe cose, oggi. Vorrei aver un po’ di tempo per me stesso >>. La sua calma convinse Eunhyuk più che un’esplosione di rabbia e lo fece allontanare.
Con gli occhi lucidi, gli sfiorò il viso, come per imprimerne i tratti nella mente. << Spero che un giorno mi capirai >> gli disse con voce commossa, << e che correrai tra le mie braccia, invece che fuggirne >>. E se ne andò.
<< Ecco! >> gridò Donghae alla stanza vuota. << Hai ottenuto quello che volevi, sei contento? >> La sue gote erano rigate di lacrime.
L’indomani, in redazione, i reporter erano tutti occupati con i loro articoli sulle conseguenze del maltempo e nessuno dette importanza a Donghae che, silenzioso e in disparte, completava il suo articolo su Jondaw Valley.
Improvvisamente, l’attenzione di tutti fu rivolta ad un uomo che, stringendo un giornale in mano, irruppe nella stanza con fare minaccioso. << Voglio vedere il giornalista che ha scritto questo articolo! >> gridò, gettando il giornale sul tavolo di Eunhyuk. << Questa è diffamazione! Sporgerò denuncia! Non si calunniano così degli onesti cittadini! >>
Eunhyuk, con calma, prese il giornale e lesse le prime righe dell’articolo, prima di chiedere: << E’ lei il signor Choi Siwon? >>
<< Si, sono io. Sono quello che avete diffamato in quella cosa che chiamate giornale! >>
Shindong sussurrò sottovoce: << Diffamazione un corno! >>
Donghae non aveva avuto nessuna reazione. Era stato lui a scrivere quell’articolo su Choi Siwon e sul losco traffico di bestiame che avveniva nella zona ad opera sua.
Eunhyuk, guardando Donghae, disse: << Vogliamo andare nel mio ufficio, signor Choi? Sono sicuro che il signor Lee potrà darle una spiegazione >>.
Prendendo coraggio, Donghae ricambiò lo sguardo e Siwon, sospettoso di quello scambio di occhiate, disse: << Uh, uh! Io so a chi dovrete dare spiegazioni, e non certo a me! >>
Anche gli altri cronisti avevano notato la scambio di sguardi tra Eunhyuk e Donghae e lui si sentì arrossire, maledicendo Siwon per il disagio che aveva causato in tutti. Alzando il mento, con fierezza, seguì i due uomini nell’ufficio.
<< Allora, signor Siwon >> disse Eunhyuk, << qual è, esattamente, la ragione della sua protesta? >>
Fece sedere Donghae sulla sua sedia e lui si sedette sul bordo del tavolo e Donghae non potè fare a meno di ammirare quella tattica di coalizione contro l’intruso.
<< Questo articolo mi sa di inganno… >> cominciò Siwon e, per buoni dieci minuti, espose le sue ragioni.
<< C’era qualcosa di particolare in questo articolo, che gli è sembrato sbagliato o inesatto? >>
<< Siete voi che riuscite a far sembrare losche le cose più pulite! >>
<< Se sembrano losche è perché lo sono > intervenne Donghae, gelido. Ancora una volta, Siwon captò lo sguardo divertito che Eunhyuk detta al ragazzo e, ancora più infuriato, replicò: << Lo sapevo che no mi avre dato retta. Voglio una ritrattazione! Parlerò con il mio avvocato e vedrete di che cosa è capace Kyuhyun! >> Avviandosi verso l’uscita,  si  rivolse a Donghae, sibilando: << Lo sappiamo tutti come ha ottenuto questo lavoro… >>
E ad Eunhyuk: << Avrete presto notizie di Kyuhyun! >>
La porta sbattè, ma Donghae non se ne accorse. Alle velate insinuazioni di Siwon, che aveva evidentemente voluto alludere ad una sua relazione con Eunhyuk, era impallidito. Per evitare uno scandalo, avrebbe dovuto lasciare il giornale.
Donghae stava per arrivare a casa di suo padre e della matrigna, a San Francisco. Lui era stato molto comprensivo, quando l’aveva chiamato per annunciargli la sua visita. Aveva rispettato il suo desiderio di vivere da solo, negli ultimi anni ed aveva aspettato un suo primo passo per rivederlo.
Ma ora Donghae aveva bidogno  di lui e, quando suo padre gli disse, con tenerezza, che lui e sua moglie Hyang Sook erano felici di vederla, capì che quella casa avrebbe ritrovato il suo equilibrio.
Donghae non aveva mai conosciuto la moglie di suo padre e provava una certa apprensione per quell’incontro, ma questo disagio non aveva cancellato il ricordo della spiacevole scena con Siwon.
Eunhyuk gli aveva detto: << Non importa ciò che dice e pensa Siwon: potremo sempre lavorare insieme >>.
<< Non è quello che ha detto che mi ha fatto prendere questa decisione, è quello che non ha detto. Se pensa che ci sia qualcosa tra di noi, non potremo impedire uno scandalo. E’ meglio che io lasci il Monitor >>.
<< così, scappi un’altra volta >> gli aveva detto Eunhyuk, mettendogli una mano sulla spalla, proprio mentre lui stava aprendo la porta. << Cosa altro posso dirti? Solo au revoir, amore mio >> e l’aveva baciato dolcemente sulle labbra.
Con gli occhi velati di pianto, Donghae parcheggiò la moto di fronte alla graziosa casa in stile vittoriano, intonacata di azzurro pallido.
Suonò alla porta. Un senso di angoscia gli chiudeva la gola e avrebbe voluto fuggire ma, cercando di dominarsi, aspettò che la porta venisse aperta.
<< Sei Donghae? Benvenuto >> l’accolse la donna slanciata dal luminoso sorriso e con grandi occhi castani che gli stava davanti.
<< Riconoscerei quegli occhi ovunque! Vieni, entra. Io e Seung Yeon stava giusto facendo colazione. Tuo padre sarà così felice di vederti! Tu hai già mangiato? >>
<< No, non volevo fermarmi >> gli disse Donghae, seguendo l’anziana signora attraverso l’ingresso. Si chiese quanti anni potesse avere quella donnaq che riusciva a rendere suo padre così felice; ma in fondo l’unica cosa importante era la loro felicità.
Si fermò per ammirare, attraverso le grandi finestre, un giardino curatissimo e pieno di fiori.
<< E’ tutto merito di Hyang Sook >> disse una voce maschile. Si voltò e vide un uomo sulla cinquantina che lo guardava con ammirazione: aveva grandi occhi cangianti, teneri e affettuosi. Gli corse incontro ridendo e l’abbracciò con trasporto: non c’era bisogno di parole per dimostrare la gioia che quell’incontro procurava loro.
<< Oh, papà, come mi sei mancato! >> disse Donghae, sciogliendosi dall’abbraccio.
<< Anche tu mi sei mancato molto >> gli disse l’uomo porgendogli una sedia. << Stai bene? Per ora questo è importante, il resto ce lo racconterai dopo, se vorrai. Ora hai bisogno di una buona colazione e di riposarti >>.
Donghae assentì, grato per non essere stato sottoposto a nessun interrogatorio.
<< Potrai fermarti quanto credi, Hyang Sook è una perfetta donna di casa >> gli disse l’uomo, scambiando un’occhiata d’amore con la moglie.
Dognhae si rilassò Aveva trovato un rifugio.
Due ore più tardi, cominciò a credere di non poter trovare pace: suo padre era andato a lavoro e Hyang Sook, che era decoratrice di vetri, si era chiusa nel suo studio per lasciarla tranquilla, ma Donghae non voleva restare solo. Gironzolò per casa curiosando, ma senza riuscire a togliersi dalla mente gli occhi grigi di Eunhyuk e la sua voce, l’ultima volta che gli aveva parlato.
Andò in giardino e si sedette sul bordo di una fontana sormontata da una piccola statua di Nettuno ricoperta di licheni e foglie secche.
Sentendo sbattere la porta del soggiorno, cercò di ritrovare il sorriso; non voleva far notare la  tristezza che l’attanagliava ed asciugò, con un gesto rapido, le lacrime che gli rigavano le guance.
<< Pensavo volessi mangiare qualcosa >> disse Hyang Sook potandogli un vassoio con dei sandwich e, sentendosi accanto a lui, continuò: << Seung Yeon mi ha detto che sei un fotografo. Mi piacerebbe vedere qualche tua foto. Non ne hai portate con te? >>
<< Giusto qualcuna, il grosso l’ho lasciato ad Hannah >>.
Dopo aver mangiato, Donghae portò le foto nello studio della matrigna, che cominciò ad osservarle, una dopo l’altr. L’ultima era quella di Eunhyuk e Donghae trattenne il respiro, quando Hyang Sook cominciò a studiarla con attenzione. << Quest’uomo è molto importante per te, vero? E quella luce negli occhi mi dice che anche lui ti tiene in gran conto. Quandfo un uomo ha questo sguardo, vuol dire che ama e stima molto qualcuno: e questo si riflette nella cura con cui hai scattato e stampato questa foto >>.
<< Ma anche le altre sono state fatte con la stessa cura >> protestò Donghae.
<< La stessa cura tecnica, certo, ma questa è superba, Donghae >>.
Con un sorriso di ringraziamento, il ragazzo cominciò a mettere via le foto, ma Hyang Sook lo interruppe: << Sai, con il mio lavoro, sto a contatto con molte gallerie che espongono anche fotografie. Vorrei farle vedere ad un gallerista che ha una grande reputazione. Vuoi? >>
<< Se lo fai per il mio talento e non solo perché sono il figlio di Seung Yeon, va bene >>
<< Ho guardato le foto perché sei il figlio  di Seung Yeon, ma le mostrerò alla galleria Cèsar perché sei un gran fotografo. Ora telefono per un appuntamento >>.
<< Non riesco a crederci >> gridò Donghae abbracciando Hyang Sook, all’uscita della galleria, alcuni giorni dopo. << Ha preso sette delle mie foto! Pizzicami, credo di sognare! >>
<< Certo che è vero. Lui ne voleva otto, perché non gli hai dato la più bella? >>
Donghae distolse lo sguardo dicendo: << Perché non credo che un ritratto si adatti come genere alle altre foto >>.
Come poteva spiegare che nessuno vorrebbe vedere il proprio cuore appeso ad una parete?
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Super Junior / Vai alla pagina dell'autore: HyeSeok