Gemelli

«Sembrano diversi in tutto, ma è quando si tratta di mangiare che i loro geni entrano immancabilmente in sintonia.» Due paia d’occhi di colori differenti si volsero nella sua direzione, ed Athrun non poté fare a meno di sorridere. «Lo sguardo di Cagalli però fa molta più paura.»

   «Cosa vorresti dire con questo?», volle sapere lei, puntandogli contro un pericolosissimo cosciotto di pollo mangiucchiato per metà. «Sappi che la differenza sta tutta nell’intelligenza che comunica.»

   «Immagino che dovrei sentirmi offeso», borbottò Kira, seduto di fronte a lei. Nonostante questo, cercò di soprassedere come sempre, per cui evitò di commentare e tornò ad ingollare la grossa quantità di roba che aveva impilato nel piatto.

   «Resta il fatto che siete entrambi senza fondo», insisteva il suo migliore amico, spostando il peso del corpo sui palmi delle mani adagiati sulla tovaglia su cui avevano organizzato il loro pic-nic per il compleanno dei due per spostare il peso del corpo all’indietro.

   «È segno di salute», ribatté la bionda, per nulla indispettita da quell’osservazione. «E poi Kira ha bisogno di mangiare tanto perché è ancora in fase di crescita», aggiunse, facendo scoppiare a ridere Athrun e Lacus.

   «Ma quale fase di crescita?», non fu d’accordo il ragazzo, fissandola come se fosse una pazza irrecuperabile. E convincendosi che lo era.

   «Non siete gemelli?», cercò di raccapezzarsi Lunamaria, impegnata in un duello all’ultimo tramezzino al prosciutto con Shinn. Quella distrazione le costò cara, perché lui riuscì infine a soffiarle il sandwich da sotto al naso. «Ah, maledetto!»

   «Anche se siamo gemelli, Kira è il più piccolo», specificò Cagalli, irremovibile in quella sua convinzione.

   Di nuovo, suo fratello la guardò in tralice. «E questo chi lo ha stabilito?»

   La principessa scrollò le spalle. «Andiamo, chi mai crederebbe che tu sia il figlio maggiore? Non fai altro che piangere.»

   «Da che pulpito…»

   «Ehi! Ti ripeto che la più grande sono io, chiaro?!»

   «Non fareste prima a chiederlo alla sorella di vostra madre?», suggerì Shinn, leccandosi le dita ed ignorando la serie di piccoli pugni con cui Luna gli stava torturando la spalla sinistra.

   Come sempre divertita per un buon novanta percento di ciò che le accadeva intorno, specie se di mezzo c’erano i suoi migliori amici ed il suo innamorato, Lacus si portò una mano al viso e sorrise. «Caridad-san si ostina a non parlare perché dice che vederli battibeccare in questo modo è molto più spassoso.»

   «Perciò,» riprese la bionda, intrecciando le braccia al petto, il cosciotto ancora in mano, «Kira è il più piccolo.»

   «Perciò un accidenti!», ebbe ancora di che protestare lui, allibito da tanta cocciutaggine. «Non vedo nessun nesso logico!»

   «Uhm…», mormorò Lunamaria, calmandosi e facendosi pensierosa. «Però, credo che la posizione di fratelli minori sia la migliore… Vengono viziati senza neanche aver bisogno di chiedere», prese a ragionare. «Con Meyrin è sempre stato così. E in più a me toccava preoccuparmi anche per lei, nonostante fossi una bambina anch’io.»

   Il suo ragazzo chinò le iridi scure. «Anche con me e Mayu», iniziò con voce incerta, ma non più triste come invece lo sarebbe stata un tempo, «era grossomodo la stessa cosa.» Sorrise, mentre nella sua mente scorrevano le immagini dell’infanzia. «Però, anche la posizione di fratelli maggiori non è poi così male…»

   «È vero», non poté che dargli ragione l’altra.

   Kira e Cagalli si scambiarono uno sguardo, come a volersi studiare a vicenda. «Anche se siete nati e cresciuti in posti diversi, siete comunque stati concepiti nello stesso momento. La trovo una cosa davvero stupenda», commentò Lacus, serafica, versandosi del tè caldo dal thermos.

   I due sorrisero e la bionda si protese verso il gemello per cedergli un paio dei suoi spiedini. «Cosa non si farebbe per il proprio fratellino, eh?»

   «Ma allora non hai capito niente!», tentò l’ultima, strenua replica il giovane, frattanto che i più giovani del gruppo tornavano a ridere.

   «Se fossimo nati in una famiglia normale, ti avrei protetto dai compagni di giochi più prepotenti, visto che sicuramente ti saresti messo a piangere alla prima difficoltà.»

   «Per quel che ne sappiamo, potremmo anche essere nati nel medesimo istante!»

   «Se ti fa piacere crederlo», scosse di nuovo le spalle il Delegato, tornando al suo posto e, senza chiedere permesso, rubando il succo d’arancia che Athrun aveva lasciato da conto per dopo.

   «Ara, ara…», sospirò la bella Clyne, rassegnata, mentre anche il suo ex-fidanzato, con infinita pazienza, passava una carezza fra i capelli chiari dell’amata, come se avesse avuto a che fare con una bambina.