Yes, I do
“Probabilmente se mi chiedessero di indicare il giorno che
ha cambiato completamente la mia vita direi il 13 luglio.
Può sembrare strano come un solo giorno possa cambiare la vita intera di una
persona, capovolgendola e ricrearla dal nulla. Dalle macerie. È come quando,
dopo un uragano, ci si ritrova a costruire tutto ciò che esso ha distrutto.
Il mio uragano si chiama Lexa.
Ma andiamo con ordine.
Mi chiamo Clarke Griffin e sono quel tipo di ragazza che preferisce passare il sabato sera sul proprio letto piuttosto che uscire a far festa. Eppure, trascinata dalle mie amiche, mi ritrovai quel 13 luglio in un night club per ricconi troppo annoiati dalla loro vita matrimoniale da dover ricorrere a mezzucci del genere per divertirsi. E in effetti il club ne era pieno.
“Raven, questa sarebbe la tua idea di addio al nubilato
perfetto?”, domandai facendomi strada tra tutte quelle persone per seguire la
mia amica.
“Clarke, fidati, ti divertirai.”, mi rispose.
Non aveva torto. Quella sera mi divertii come mai prima e
non fui la sola.
Quella sera, tra luci stroboscopiche, cocktail fin troppo alcolici e corpi
sudati a causa della musica conobbi l’uragano Lexa. Non so ben spiegare come i
suoi occhi verdi incontrarono i miei ma so ben descrivere la sensazione ch’io
provai. Sentii la mia anima privarsi dal corpo, denudandosi così al suo
cospetto. Ricordo ancora come lei fosse seduta al bancone con espressione piuttosto
annoiata. Non riuscii a fare niente in quel momento, mi limitai e voltarmi e a
ballare come se non fosse successo nulla finché non vidi un barman avvicinarsi
a me.
“Dalla moretta al bancone.”
Presi il drink che la ragazza mi aveva offerto e mi girai
verso di lei, ammiccando nella sua direzione. Lo bevvi tutto senza distogliere
lo sguardo da lei. Mi avvicinai solo dopo aver svuotato bene il bicchiere e mi
sedetti accanto a lei. Indossava uno smoking e la cravatta era leggermente
allentata. Era così bella.
Solo dopo un paio d’ore di conversazione capii perché era vestita in quel modo. Era appena stata piantata all’altare dalla donna con cui aveva condiviso per anni la vita. Storia triste per lei ma molto felice per me. Mandai un messaggio alle mie amiche per avvisare che non sarei tornata con loro, in compenso quella sera tornai a casa con lei.
Non ci toccammo, non ci baciammo. Ci stendemmo sul letto di casa sua e dopo aver parlato per ore ci abbandonammo al sonno che non tardò ad arrivare da entrambe.
Ed ecco come conobbi la donna che mi cambiò la vita.
Nei giorni a seguire iniziammo ad uscire, il primo bacio
arrivò al terzo appuntamento e fui io a baciarla. Aveva le lacrime sul viso,
tremava. Poco prima mi aveva raccontato come le era crollato tutto il mondo
addosso e come l’avesse ricostruito dal nulla proprio come stava facendo con la
mia vita.
Nel raccontare i momenti peggiori della sua vita era dignitosa, fiera e sicura
di sé, non vacillava un secondo.
Inutile dire che fu proprio quella sicurezza imperturbabile a farmi innamorare
di lei.
Ben presto mi resi conto che non ero innamorata solo di lei
ma dell’idea di lei. Lei era Bellezza e quando parlo di Bellezza ma parlo di
quella in sé, non quella fisica, non quella mentale, non quella della sua
anima. La sua Bellezza era qualcosa di non appartenente al mondo terreno,
piuttosto a quello divino, indescrivibile con le parole fino ad oggi inventate.
Potrei continuare a parlare per ore della sua bellezza ma credo sia giusto che
tutti sappiano che il nostro amore non è sempre stato così.
Anche in estate ci sono tempeste ed il nostro rapporto ne fu pieno.
I primi problemi arrivarono nei suoi Giorni Bui. I suoi
Giorni Bui coincidevano sempre con il giorno della morte dei suoi genitori. Era
difficile starle vicino in quei momenti e fu proprio durante quei giorni che io
sbagliai. Ero diventata uno di quei mariti troppo annoiati dalla loro vita
matrimoniale che disprezzavo tanto. La tradii, o meglio, il mio corpo la tradì
mentre la mia mente era sempre occupata nella contemplazione di lei.
Fui una stupida e quando lei mi lasciò pensai di aver perso
tutto.
Conoscete quel detto “si torna sempre dove si è stati bene?”,
beh, è vero.
Tornai da lei dopo qualche mese passato a pensare a lei. Non riuscivo ad
uscire, a conoscere altre ragazze o altri ragazzi. La mia mente tornava sempre
da lei.
All’inizio non mi accettò. Fu quando mi inginocchiai a lei
con un anello tra le mani che mi diede un’altra possibilità. Le promisi che da
lì a un anno l’avrei sposata. Era di nuovo il 13 luglio.
Ed oggi, 13 luglio di un anno dopo io prendo te, Lexa Woods,
come mia legittima sposa per onorarti, rispettarti ed amarti ogni giorno della
mia vita, in ricchezza ed in povertà, in salute e malattia finché morte non ci
separi.”, finì così il suo discorso la ragazza bionda. Infilò l’anello al dito
della mora che indossava uno smoking molto simile a quello indossato la prima
volta. Sugellarono così la loro promessa di amore eterno davanti agli occhi dei
loro familiari e amici che, commossi, assistevano a quel momento di immensa
gioia che tutti avrebbero ricordato per sempre. In particolare le due ragazze o
meglio, dovrei dire, tre.
Ho scritto questa one shot per la mia ragazza che mi ha spinta a pubblicarla quindi, ecco, prendetevela con lei.
Detto ciò, spero sinceramente che vi piaccia e nel caso vi sia
qualche svista ortografica sentitevi liberissimi di farmelo notare.
Ci sentiamo alla prossima.