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Autore: martinablu    14/03/2017    2 recensioni
"A cosa sei disposto a rinunciare Spock di Vulcano per riavere il tuo T’hy’la?" fu la domanda.
"A tutto" fu la risposta.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

NO! Non può essere.
Il pensiero,  per illogico che fosse, si fece strada  nella mente di Spock, mentre le immagini di Uhura sullo schermo si confondevano.
“Jim? Dove sei, stai bene?” chiamò subito attraverso il legame.
Nulla… non sentiva nulla, solo rumore bianco.
C’era solo una minuscola luce d’oro, sullo sfondo, debole come una fiammella  che si stava spegnendo al vento del deserto.
La prima volta che aveva avviato una fusione mentale con Jim, Spock era rimato quasi travolto dal colore oro della sua mente. Jim era come il sole, giallo, intenso, colorato e caldo. Ne era rimasto totalmente affascinato e sapeva che, finchè viveva, non avrebbe potuto  più fare a meno di quella sensazione stupefacente.
“JIM!” chiamò ancora mentalmente, mentre il panico puro si impadroniva di lui.
“T’hy’la ti prego, sono io, rispondimi” supplicò ancora senza risposta.
Improvvisamente, tutto quello che aveva provato nel mese precedente non aveva più alcuna importanza.
L’infedeltà, il tradimento, il dolore, la rabbia, tutto  non aveva più importanza al pensiero che poteva perdere il suo compagno.
“JIM! Ti prego resisti, sono qui. Sto arrivando da te” chiamò ancora, sempre più disperato, mentre correva nella stanza del padre.
“Padre, ti prego mi devi aiutare!”  disse quasi urlando.
“Devo usare il teletrasporto a transcurvatura. Devo andare da lui subito” balbettò, mentre si toglieva la tunica vulcaniana e correva ad indossare la sua uniforme.
“Figlio, sai bene che è sperimentale e la Federazione ne ha proibito l’uso”
“Sì lo so, ma io…”
Sarek guardò il figlio negli occhi e poi abbassò lo sguardo.
“Fammi parlare con T’Pau” sospirò.
 
Mentre l’holocar guidata da suo padre sfrecciava verso la sede del Consiglio Vulcaniano, dove era posizionato l’unico trasportatore a transcurvatura in grado di portarlo direttamente sull’Enteprise, Spock cercò di inviare, tramite il legame, sentimenti di amore e  protezione al suo compagno.
Ma il suo segnale era sempre più debole, sentiva la vita scivolare via di Jim come acqua tra le dita.
“No, ti prego T’hy’la, tu non puoi lasciarmi. Dobbiamo parlare, tutto sarà chiarito. Devi resistere, sto arrivando da te”
L’holocar frenò di botto davanti all’ingresso della sede del Consiglio, dove due anziani erano già in attesa.
Spock non si degnò di salutare, si precipitò dentro, mentre suo padre parlava anche  a nome suo.
“Sarek sei consapevole che  si tratta di un macchinario sperimentale e la distanza è notevole” fece uno dei due anziani.
“Mio figlio è perfettamente consapevole dei rischi. Si tratta di una emergenza anziano Sanok, e T’Pau ha dato il suo consenso” giustificò  il vecchio ambasciatore, cercando di tenere il passo del figlio.
“Molto bene,  allora siamo quasi pronti” annunciò Sanok.
Spock era già entrato nella grande sala e stava posizionandosi sulla piattaforma.
“Figlio, sono consapevole che è difficile, ma non devi perdere la lucidità”
“Non riesco ad essere lucido o logico, mi dispiace padre. Non in questo momento. Sta morendo, lo sento attraverso il legame. Ed io l’ho lasciato solo” rispose Spock gurdando in basso.
“So che il tuo legame con James è forte, ma se dovesse succedere…”
“Tu non puoi sapere. Non hai un T’hy’la. Se dovessi perderlo la mia esistenza sarebbe finita”
“Allora vai, figlio, e salvalo” disse Sarek con calma.
Spock si preparò al trasporto.
Ma nello stesso momento in cui il vortice di particelle  lo stava avvolgendo e smaterializzando, l’oscuro artiglio della morte lo aggredì.
 Un dolore indicibile si propagò nella sua mente.
E nel preciso istante in cui si rimaterializzò sulla piattaforma  dell’Enterprise  ne fu consapevole.
Con un urlo si accasciò sul pavimento lucido, senza poter vedere e sentire nulla, se non  l’enorme dolore che lo trafiggeva.
E ne fu cosciente. Il legame si era spezzato.
James Tiberius Kirk, il suo capitano, il suo T’hy’la, era morto.
 
“Stai bene?” chiese Uhura, mentre lo aiutava a sedersi.
Spock si guardò intorno cercando di capire dove si trovava, mentre il dolore infuriava nella sua mente.
“Sei svenuto nella sala teletrasporto. M’Benga dice che  devi restare a riposo. McCoy non ti voleva in infermeria, così ti abbiamo portato nella mia cabina” spiegò la donna. Aveva il viso e gli occhi gonfi di pianto.
“E’morto vero?” Spock ebbe il coraggio di chiedere con un sussurro, ben sapendo quale fosse la risposta.
Uhura si limitò ad annuire.
“Due ore fa. McCoy dice che è stata una specie di infezione che quel bastardo di Letosiano gli ha attaccato. Solo che lui non ha parlato con nessuno dei sintomi, non ha detto nulla sino a che non è svenuto sul ponte due giorni fa.  E a quel punto era troppo tardi. Non ha più ripreso conoscenza” spiegò la giovane tenente, mentre una lacrima  le scendeva sul volto.
Spock cercò di prendere un respiro dalla bocca, mentre si sentiva soffocare. Il dolore nella testa gli impediva qualsiasi pensiero logico.
Uhura lo fissò con i suoi grandi occhi neri.
“Come hai potuto? Come hai potuto lasciarlo così, dopo quello che aveva passato?” chiese con dolore ed odio.
Spock non ebbe il coraggio di ricambiare lo sguardo.
“Io… credevo… insomma lui era stato con un altro ed io…” balbettò quasi incoerente.
“Stato con un altro?? Ma che cosa stai dicendo??? Quel bastardo lo ha  drogato e poi lo ha violentato!”
A quelle parole Spock si sentì precipitare in un baratro.
“C… cos…”
“Se ti fossi degnato di lasciare che ti spiegasse, forse avresti capito. Ti avrebbe raccontato l’inferno attraverso cui era passato. Sono stati gli stessi Letosiani ad avvisarci che stavano per arrestare il figlio del Cancellerie, dopo aver visionato i filmati delle telecamere di sicurezza. E prima che lo chiedi, il bastardo che ha fatto questo è già morto. Si è ucciso in cella, dopo che l’hanno arrestato”
La voce di Uhura aveva un tono risentito, che Spock non aveva mai sentito prima.
Ma il vulcaniano, nella sua logica, non poteva basimarla.
La donna stava  di fronte a colui che aveva ucciso il suo capitano ed il suo amico.
Perché una verità era innegabile.
Non era stata l’infezione contratta ad uccidere Jim Kirk.
Lui, S'chn T'gai Spock, aveva ucciso il suo T’hy’la.
“Ora devo andare, bisogna organizzare la… cerimonia funebre. Voleva essere sepolto nello spazio. Resta qui a riposare. E stai lontano dall’infermeria. McCoy è completamente fuori di sé, non so quale reazione potrebbe avere se ti vede” concluse Uhura alzandosi e uscendo dalla cabina.
Appena la porta si chiuse Spock cercò di calmare il respiro ed alzarsi.
Ma il dolore nella sua testa lo aveva paralizzato, nel corpo e nella mente.
Nessuna logica, nessuna meditazione o insegnamento di Surak poteva far fronte allo tzumani che si stava abbattendo su di lui.
Aveva accusato falsamente il suo compagno, lo aveva umiliato e lasciato solo nel momento di maaggior bisogno. Ed ora il suo T’hy’la era morto.
Voleva urlare, ma aprendo la bocca non riuscì ad emettere un fiato.
Come in trance, senza aver alcun reale controllo sul proprio corpo, uscì dalla cabina e si avviò verso l’infermeria dove sapeva che avrebbe trovato quello che cercava.
 
 
I capannelli di membri dell’equipaggio si aprirono al suo passaggio, ognuno aveva uno sguardo diverso sul volto. Compassione, rancore, risentimento,  le emozioni erano così forti che le poteva sentire anche senza contatto fisico.
Cercando di recuperre un po’ di distacco e soprattutto dignità si raddirizzò, mentre varcava la soglia dell’infermeria.
Doveva vederlo. Anche se questo avrebbe aumentato ancor di più il dolore, ma lui voleva soffrire.
Aveva bisogno di vedere che quell’incubo era reale, voleva punirsi, voleva costringersi a vedere il corpo senza vita della persona che  era tutto il suo mondo e chiedegli perdono per averlo ucciso, anche se era troppo tardi.
“Dove credi di andare, brutto bastardo?”
La voce adirata di McCoy lo paralizzò appena entrato.
Il medico aveva la barba lunga e gli occhi cerchiati, come se non dormisse da giorni, sul volto lo sguardo più feroce che Spock avesse mai visto in quasi otto anni che lo conosceva.
“Non osare neppure pensare di vederlo, vai fuori di qui o chiamo la sicurezza” gli urlò contro.
“Dottore…io credo di avere il diritto” provò ad obiettare il vulcaniano.
“Diritto? Tu non hai nessun diritto. Lo hai lasciato solo quando aveva più bisogno di te. Sei un maledetto bastardo”
“Il mio comportamento è stato frutto solo di un malinteso…”
“Malinteso? Sei scappato via, lo hai accusato di averti tradito, mentre era solo una vittima. Ha passato un inferno e tu ti sei rifutato anche solo di parlare con lui. E sai perché è morto? Perché si è arreso. L’ho tirato fuori da situazioni cento volte peggiori di questa, l’ho portato indietro dalla morte, è sopravvissuto alle cose peggiori che si possano immaginare  solo grazie alla sua forza di volontà. Ma stavolta si è arreso… non voleva vivere senza di te”
 Ora McCoy stava urlando e tutto il personale della infermeria si era bloccato come congelato sul posto.
“E crede che non lo sappia? Sono perfettamente cosciente del risultato delle mie azioni” rispose Spock con un filo di voce.
“Bene, perché l’unica cosa che mi trattiene dall’ucciderti  qui e subito è la consapevolezza potrò vederti convivere con il senso di colpa che accompagnerà ogni  giorno della tua miserabile vita”
“Leonard…” chiamò l’infermiera Chapel ferma sulla porta.
Nelle braccia aveva l’alta uniforme di Kirk.
“Se vuoi lo faccio io”  disse con aria triste.
“No, lo faccio io” replicò McCoy prendendo i vestiti.
“Sparisci dalla mia vista. E non osare farti vedere alla cerimonia. Tu non meriti di salutarlo” ringhiò il medico mentre si avviava verso la sala mortuaria.
Spock rimase immobile a guardare il medico sparire dietro le porte che si chiudevano.
Rimase fuori da quella porta, incapace di articolare anche un solo pensiero logico, mentre udiva chiari i singhiozzi disperati di McCoy che preparava il suo T’hy’la per il suo ultimo viaggio.
E all’improvviso nella foschia di dolore accecante si fece strada in lui un solo pensiero razionale.
Un solo desiderio accecante ed impellente.
S'chn T'gai Spock voleva morire




Spero il nuovo capitolo vi piaccia e non sia troppo angosciante. Non temete c'è speranza per il nostro duo preferito
   
 
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