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Autore: MrsShepherd    16/03/2017    3 recensioni
Spezzoni di vita della famiglia Rizzoli...
Jane e Maura hanno deciso di amarsi e costruire una famiglia insieme. I drammi, le liti e le preoccupazioni di due donne forti, che si amano nonostante la distanza, nonostante le loro diversità, nonostante TUTTO.
Brevi episodi della vita di Jane e Maura collegati da un sottile filo rosso, una bambina dagli occhi color Zaffiro che spero vi conquisterà.
Buona lettura!
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Jane Rizzoli, Maura Isles, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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1. Jane: Vecchie abitudini
La sveglia delle sette mi martella nel cervello, interrompendo un sogno tanto doloroso da voler che non finisse mai. Ho sognato mia madre stanotte: è la prima volta che la vedo nei miei pensieri, da quando è morta.
È passato un mese ormai e mi sembra di essere ogni giorno più distrutta. Maura mi è stata vicino, mi stringeva nelle notti fredde soffocando i miei singhiozzi e i miei incubi. 
Al funerale ho cercato di non piangere, ma non ci sono riuscita. L'emozione ha vinto sulla famiglia Rizzoli, stretta in un triste cordoglio. Al momento del saluto alla salma Charlotte si è girata e mi ha guardato, i suoi occhi hanno scavato nella mia anima mettendo a nudo ogni più piccola parte del mio cuore, non ce l'ho fatta, sono scoppiata a piangere e mi sono aggrappata a lei, un esserino così piccolo, che per un minuto è diventato più grande di me.
Strizzo gli occhi e mi asciugo una lacrima dal viso. Basta piangere, all'FBI non serve una rammollita. Infilo un vestito nero che mi scende fino al ginocchio, non troppo scollato, che fa risaltare le mie forme ancora piacenti. Indosso un paio di scarpe col tacco nere, mi sistemo i capelli e mi metto in viaggio per Quantico. All'entrata mostro il tesserino come sempre.
- Buongiorno.- saluto, senza guardare nessuno e mi fiondo lasciva nel corridoio che porta alla mia aula.
- Rizzoli?- sento una voce profonda alle mie spalle. Continuo a camminare e sorrido: - Vicedirettore Davies.-
- Jane, sono vicedirettore da quasi un anno ormai, quando la smetterai di urlare il mio grado ai quattro venti? Ormai lo sanno già tutti. Non vedi come sono rispettato?- risponde lui scherzosamente. - Piuttosto...un vicedirettore e un'insegnante avranno tempo di prendersi un caffè in questi giorni?-
Mi fermo. Mi volto e sorrido maliziosa: - Ho lezione, adesso.-
- Bene, allora cena, stasera. Al solito posto. Ti aspetto.-
- è un ordine?-
- Smettila, ti aspetto.- dice lui sorridendo.
 
 
Sono le 20,30. Puntuale come un orologio svizzero entro nel ristorante “Da Mino” e mi siedo al tavolo. Cameron non è ancora arrivato perciò aspetto guardandomi nervosamente le mani. No mi sono cambiata, un po' perchè non ne ho avuto il tempo, un po' perchè non ce n'è necessità. I miei studenti mormorano, dicono che tra noi due c'è del tenero, e a me vien da ridere. Se solo sapessero di Maura e Charlie, non parlerebbero poi tanto. Ripenso al sorriso delicato di Maura, ai suoi baci e alle sue mani sulle mie spalle e subito mi sento più rilassata. Il torpore viene interrotto dall'arrivo di Davies, ma non è solo.
- Gabriel?!- urlo io spalancando la bocca per lo stupore.
- Vi conoscete? - chiede Cameron incredulo.
- Ehm si...abbiamo lavorato insieme a Boston.- taglia corto lui. Noto che è arrossito dall'imbarazzo, subito abbasso lo sguardo.
- Perchè sei qui?- chiedo tutt'ad un fiato.
- Perchè ho una proposta da farti. Ho già parlato con l'agente Davies, anzi, stavamo parlando poco fa di quanto la tua presenza potrebbe essere essenziale sul campo. Stiamo seguendo un gruppo di criminali che gestisce un commercio di armi illegali e droghe pesanti, coca, LSD, Acidi. Tutto quello che sappiamo è che da Washinghton le merci vengono spedite in Messico e da lì partono gli ordini per Iran, Iraq, Siria, Uganda, ovunque ci siano terroristi pronti a far saltare qualche testa, in quanto alle droghe la DIA sta cercando di limitarne il commercio nel paese. Il capo del giro, un certo Alcatraz, ha molte accuse a suo carico, ma purtoppo nessuna prova concreta che o colleghi direttamente.-
- E io vi servirei per?- chiedo. Sono un po' interessata, ma è tanto che non lavoro sul campo e sono un po’ sono arrugginita.
- Tu sarai sotto copertura, ti infiltrerai in una delle loro cellule e riferirai tutto quello che senti a me. In teoria…- conclude Gabriel.
- Gabriel, io ho famiglia. Devo poter vedere mia moglie e mia figlia ogni weekend e se questo vuol dire far saltare la mia copertura allora è meglio che troviate qualcun altro.-
- Vedi? Sapevo che avrebbe detto così. Sono dieci anni che la conosco, dieci anni che fa avanti indietro da qui a Boston, ogni weekend.- dice Cameron.
Gabriel Dean mi sorride: - Non ne avevo dubbi. Per questo ho un piano B. abbiamo scoperto l'esistenza di un Fight Club che si tiene una sera alla settimana, in un posto diverso di Washington, per non destare sospetti. Il nostro agente sotto copertura ci ha riferito che a questi incontri solitamente partecipano i ”Grandi capi”, Alcatraz in primis. Sarebbe una buona occasione per avvicinarlo, in modo da coglierlo sul fatto alla prossima consegna, o per trovare prove concrete per sbatterlo dentro una volta per tutte. Lui e i suoi maledetti topi di fogna.-
- Quindi cosa dovrei fare? Organizzare gli incontri, fingere di essere una di loro, mescolarmi tra la folla?-
- No Jane. Tu dovrai partecipare. Sono sicuro che le tue abilità non passeranno inosservate. Diventerai presto il loro cavallo di punta, scommetteranno su di te e riuscirai a farteli amici. Ascolta, non ti sto chiedendo di lasciare il tuo lavoro, potrai insegnare, uscire la sera, andare dalla tua famiglia nei weekend. È solo una sera alla settimana, dovrai combattere, vincere e aiutarci, come ai vecchi tempi quando lavoravamo insieme io e te. Accetti?.-
Sospiro, ripenso ad Hoyt, alla paura, alle litigate con Gabriel, ma anche all'adrenalina che mi saliva ogni volta che stringevo la mia arma, consapevole del rischio. Guardo Davies: - Non lo so. Cameron, tu cosa dici?-
- Ammetto che l'idea di perderti come insegnante mi turbava e non poco; però l'alternativa proposta dall'agente Dean mi sembra accettabile. Ti conosco e nonostante tu sia una validissima insegnante fremi dalla voglia di lavorare sul campo...e chi sono io per impedirtelo? Che sarà qualche livido in più. Soprattutto se sarai tu a farli ad altre. Seriamente, la decisione è tua, ti sosterrò, qualunque sia la tua scelta.-
Mi sento come se rivivessi la stessa scena di 13 anni fa: sopra ad un vasto oceano ad intimare ad un uomo di rinunciare a suicidarsi, poi lui si butta e io devo fare una scelta. In quel momento, forse non l'ho fatta: non ho pensato a Maura, a mamma a Frankie, a Vince. Non ho pensato a quello che avrei perso, perchè....perchè quella era la cosa giusta da fare.
- Sì.- rispondo facendo appello a tutta la mia forza di volontà.
ACCETTO.
   
 
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