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Autore: SamuelCostaRica    17/03/2017    0 recensioni
Un nuovo mondo.
Antichi nemici.
Ma il mondo è davvero nuovo e i nemici sono davvero antichi o è il contrario?
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
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Pianeta Bakearen
Kouilo si stava preparando i bagagli per partire ed andare dal Presidente a portare le dimostranze degli anziani del suo pianeta.
Davanti a sé c’era un baule, che conteneva buona parte dei suoi vistiti, che stava scegliendo con cura da una cabina armadio, la cui porta era ben aperta e lui, dall’interno, spostava gli abiti che gli servivano, facendoli svolazzare a mezz’aria, dalla cabina al baule.
Un rumore lo fece sobbalzare ed uscì dalla cabina armadio, mentre un vestito di depositava dolcemente nel baule.
«Voi giovani, sempre dietro a giocare!» Chi parlava era Roulde, che si appoggiava al bastone e guardava il baule.
«Padre, lo sai che è solo un allenamento per la mente!» Così dicendo Kouilo si avvicino al letto e guardò la scatola aperta sopra di esso, aperta e contenente tre impugnature di spada: una in acciaio, una di color oro rosso e una completamente nera.
Roulde si avvicinò e guardò dentro la scatola.
«Quella non la devi portare! Lo sai che l’hai fatta troppo potente e non riesci ancora a governarla!» Indicando l’impugnatura oro rosso.
«Avrò tutto il tempo per imparare e governarla durante il viaggio. È quella nera che mi preoccupa! Il cristallo che ho inserito sembra avere un piccolissimo difetto, non notato durante le prove in laboratorio! Se dovesse vibrare troppo potrebbe anche scoppiarmi in faccia.»
«Speriamo, Kouilo, che scoppi in faccia la tuo nemico!»
«Già! (disse Kouilo pensieroso) Padre, ti devo chiedere un grosso favore: prima di partire devo parlare con l’Onnisciente! So che non a tutti è permesso parlargli, ma devo porgergli domande importanti. Puoi fare qualcosa?»
Roulde rimase pensieroso.
«Da un po’ di tempo l’Onnisciente non sta bene e non permette più a nessuno di essere ammesso al suo cospetto! Solo alcuni anziani, quelli che hanno accesso al “grande segreto” possono parlargli! No, non ti parlerà! No, non se ne parla!»
Roulde si mosse nella stanza, andando verso la finestra che dava sul lago.
La casa di Koulio era fuori dalle città in una ampia valla, molto verdeggiante, con le montagne che facevano da corona ad un lago vasto, di montagna, con le acqua azzurre e i pesci che vi nuotavano allegramente: non vi erano molti pescatori in quella zona e i pesci, oltre che moltiplicarsi, avevano anche dimensioni non indifferente, mettendo spesso in pericolo chi si avventurava a nuotare nelle acque fredde dei quelle limpide acque.
«Non possono, quei quattro vecchi mal fermi sule gambe, proibirci di vedere l’Onnisciente! Gli avete permesso di comandare questo pianeta a suo piacimento solo perché vi ha dato la tecnologia per sottomettere ciò che vi circonda! Padre, il momento di verificare le sue dicerie è venuto, e molti di noi sono d’accordo con andare a parlargli e vedere che faccia ha! E tu on puoi impedirlo! Né a me, né ad altri!»
«Vuoi disobbedire a tu padre? Chi sei tu per voler vedere in faccia colui che ci ha tolo da una vita di stenti e ci ha fatti diventare ciò che siamo?»
«Diventare cosa, padre? I carnefici del Presidente contro povere civiltà meno fortunate di noi? Non è che per tenere unità una galassia si può continuamente sottomettere i popoli con la menzogna e la morte! Non vogliamo più essere portatori di morte!»
Così dicendo Koulio si avvicinò alla scatola ed estrasse l’impugnatura di oro rosso, accendendo e facendo fuoriuscire una luce rossa fuoco, che rumoreggiò tremendamente, facendo vibrare, come percorsa da un potente campo elettrico, l’aria dentro la stanza.
Roulde si spaventò: la potenza di quella spada era impressionante e il figlio ben la teneva sotto controllo.
«D’accordo, spegnila! Vedrò cosa posso fare!»
Roulde uscì dalla stanza, appoggiandosi al bastone e strisciando i piedi, sentendo, alle sue spalle, la spada spegnersi.
Koulio guardò il padre uscire e la porta chiudersi dietro a sé.
Poi lasciò cadere le braccia lungo il corpo, tenendo in mano l’impugnatura spenta.
Emise un sospiro e finì di preparare il baule.
Roulde, uscito dalla stanza, incontrò Foriuse.
«Non può commettere un tale errore, maestro Roulde! Sarebbe pericoloso …» Gli disse la ragazza.
Roulde alzò lo sguardo, incupendosi.
«Che ne sai, stupidina, di certe cose! Anche se l’Onnisciente ti ha mandato a spiarci, non è detto che lui abbia ragione! Dopo secoli, anche lui incomincia a dare i numeri. E il suo tempo è ormai allo scadere. Uno dei suoi simili è già morto e quelli che potevano sostituirlo sono bloccati sulle navi nello spazio, vicino ad un pianeta lontano da qui! Conviene che l’Onnisciente parli o con lui morirà più che una civiltà! Morirà un passato che non ha saputo costruire un futuro! E lui se ne addolorerà maledettamente! Diglielo, bionico! Ricordaglielo bene, che le macchine senza un cuore sono solo pezzi di metallo inutili! Ricordaglielo!»
Roulde continuò il suo cammino, mentre Koulio spiava dalla porta, semi socchiusa, l’incontro dei due.
“Vecchio impiccione! Lo sapevi chi era e ci hai giocato lo stesso! Ora vedremo e sapremo la verità!” Pensò Koulio, richiudendo la posta.
Koulio rientrò nella cabina armadio e, da un anta, tolse un porta abito nero.
Uscì dalla cabina armadio e lo buttò sul letto.
Aprì la cerniera a lampo e tolse il vestito nero, costituito da pantaloni neri con tasche esterne, maglietta nera a mezza manica, una felpa nera con cappuccio con chiusura a lampo, un giubbetto in kevlar nero pieno di tasche, sempre con chiusura a lampo, una sotto casco nero, un berretto con la falda sul davanti e un giubbotto pesante.
Non l’aveva più tolto da quel porta abito da anni.
Su una manica del giubbotto c’era ancora del sangue della sua ultima vittima, uccisa a mani nude.
Koulio iniziò a togliersi i suoi vestiti così colorati e incominciò a mettersi il vestito del porta abiti.
Ma doveva parlare con l’Onnisciente, ad ogni costo.
Roulde partì per le montagne poste nell’emisfero nord.
Le nevi perenni ricoprivano le cime di quelle montagne, che erano le più alte del pianeta, tutto l’anno.
In una grotta, che aveva l’ingresso su un plateau posto al centro di alcune montagne.
La neve lo ricopriva completamente e, come uno specchio, rifletteva il sole verso lo spazio.
La navetta che portava Roulde atterrò il più vicino possibile all’ingresso della grotta, alzando la neve che copriva il plateau come un tornado alza le macchine al suo passaggio.
Ci volle un po’ perché tutta quella neve si dissolvesse nell’aria o cadesse a terra.
Mentre la neve cadeva a terra una figura, piegata sui suoi anni, con bastone e il viso pieno di rughe, si diresse, zoppicando, verso la grotta.
All’ingresso un figura anziana, anch’essa non più nel fiore degli anni, lo aspettava.
«Mi sembrava di essere stato chiaro, per radio! L’Onnisciente non vuole essere disturbato!» Il vecchio uscì dall’ombra della grotta e si diresse verso Roulde, che entrò nella grotta, scostando l’altro con il bastone, senza proferire parola.
Roulde continuò ad avanzare nella grotta, fino a quando questa non si allargò ancora di più, aprendosi in una enorme cupola con la volta alta centinai si metri.
Si fronte all’ingresso di quella enorme cripta, vi era un’apertura alta alcune decine di metri: mentre la cupola era illuminata dalla luce che filtrava da varie grotte, poste a varie altezze, mentre l’apertura risultava nera come la pece.
Roulde si diresse verso l’apertura senza esitare, mentre alcuni figure, anziane, uscivano da quel buco, cercandolo di fermarlo.
Roulde non si fermò, continuando a spostare le persone con il bastone.
Arrivato all’apertura vi entrò, senza chiedere permesso o aspettare parole di invito ad entrare.
Nel enorme cripta risuonò un rumore sordo, che subito tacque.
Roulde si fermò alla presenza di un enorme animale, anch’esso collegato a dei macchinari che lo tenevano in vita.
Il piccolo uomo guardò, in quella oscurità, la figura dell’animale, che abbasso l’enorme testone, con quei enormi occhi gialli con le pupille enorme, per la poca luce che vi era in quel sito.
«Come ti sei permesso di entrare senza …» Ma la frase dell’animale fu lasciata a metà, per colpa dell’uomo che alzo la mano destra.
«Il tuo tempo è finito! Uno dei tuoi simili è morto, l’ho sentito! E così lo hanno sentito i tuoi simili che sono su altri pianeti e sulle navi della Regina! Non ci hai voluto rilevare tutti i tuoi segreti per paura che potevano abbreviarti la vita ma, come vedi, sono passati secoli e molte cose le abbiamo imparate da soli! Ora cosa vuoi fare, vecchio? Se non manutenessimo le tue macchine, che fine faresti?»
«I miei adepti non te lo permetteranno!» Urlò l’animale, con la voce che rimbombò dappertutto.
Mentre diceva coì, l’animale alzò la testa, che quasi toccò il tetto, emettendo un urlo con ferocia.
Roulde, senza paura, si girò e uscì da quel posto.
L’animale lo seguì, trascinandosi a fatica nella enorme cripta, che potevano contenerlo senza problemi.
L’animale aveva un’enorme testa, molto simile a quella di un’iguana, lunga almeno dieci metri, con una bocca irta di denti di denti aguzzi.
La testa era collegata al corpo da un collo lungo e grosso.
Il corpo, tozzo, sembrava quello di una tartaruga e finiva in una coda lunga.
Il colore della pelle era di un ocra scuro e sulla parte superiore, dalla testa alla coda, era ricoperto da file di tremendi aculei.
Le zampe, simili a quelle di un coccodrillo, tre per parte, lo aiutavano a muovere l’enorme corpo.
L’animale entrò nella cripta inseguendo Roulde, con gli anziani che lo pregavano di calmarsi.
Quando Roulde fu all’ingresso dell’altra apertura da cui era entrato, si voltò di scattò e alzò la sua schiena curva.
Gli altri lo guardarono in modo strano e l’animale ebbe un sussulto.
La figura di Roulde si modificò, ringiovanendo di parecchi anni e arrivando ad una altezza di tre metri.
«Come vedi non sei il solo a poter vivere oltre il suo tempo! Il problema, mio caro, è che io so, a necessità, farmi da parte, mentre tu pretendi di essere sempre sulla scena, anche dopo secoli! È venuto il nostro tempo, anche la Regina lo sa, ma tu no, non vuoi! Metti fine a tutto ciò, o lo faranno i nostri giovani!»
L’animale urlò tutta la sua disperazione, ma l’urlò gli morì in gola.
Un improvviso scoppiò dietro a lui, blocco un macchinario e l’animale cadde a terra fragorosamente.
I suoi occhi si spensero, di colpo, e il suo corpo collassò sul suo peso.
Il fumo dei macchinari, che si stavano man mano guastando, riempì prima l’apertura da cui era uscito l’animale e poi riempì l’enorme volta.
Roulde aveva ripreso la sua solita sembianza e uscì, a passo veloce, dalla grotta.
Quando giunse fuori, al freddo, incamminandosi verso l’aeromobile, senza girare la testa, mentre continui scoppi provenivano dalla grotta.
Salito sulla navetta, Roulde, da un finestrino, vide il fumo che usciva dalle aperture della cupola, innalzandosi verso il cielo, mentre gli anziani, che per anni avevano accudito all’animale, uscivano dalla grotta, correndo, portandosi dietro le loro poche cose.
La navetta con Roulde se ne andò, mentre un’altra navetta stava sopraggiungendo ad alta velocità, atterrendo alzando una colonna impressionante di neve.
Gli anziani furono travolti da tutta quelle neve e poi salirono sulla navetta.
Roulde guardò quella scena da girone dell’inferno, con i fumi neri che coloravano le candide nevi e, nel cielo, oscuravano il sole.
Roulde scosse la testa e si sedette su una comoda poltrona, meditando.
La fine dell’Onnisciente poneva fine alla richiesta di Koulio di fargli domande, evitando che segreti troppo pericolosi potessero essere rilevati.
Ma gli anziani nella grotta lo avevano visto anche loro troppo.
Roulde guardò l’altra navetta di salvataggio di quei poveri uomini e mosse la mano destra, vorticosamente, verificando, prima che nessuno facesse caso a lui.
I motori della navetta presero fuoco improvvisamente e la navetta precipitò, esplodendo a terra e uccidendo tutti gli occupanti.
I piloti della navetta di Roulde non si accorsero di nulla, occupati com’erano a guidare la navetta lontana da quel disastro e dal fumo che invadeva il cielo.
A tutti sarebbe parso un incidente causato dal fumo che, aspirato dai motori, li aveva messi fuori uso.
Ne era morto un altro.
Ora toccava a Koulio eliminare gli altri, sempre che la Regina lo avesse permesso.
Ma i maghi si sarebbero opposti a ciò o anche il loro animale avrebbe lottato per vivere?
   
 
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