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Autore: sakura_kinomoto    05/06/2009    7 recensioni
«Ho deciso cosa fare. Andiamo a casa mia e suoniamo.»
«Matt, vedi il basso con me?»
«Perché non te lo porti sempre dietro?»
«Tu lo fai con la chitarra?»
«No.»
«E perché io dovrei?»
«Perché sì.»
[Micheal 'Moose' Thomas; Matthew Tuck | Scritta per il Crack!fest]
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Che facciamo oggi?

Autore: me medesima stessa.

Fandom: Real People / Bullet For My Valentine.

Personaggi Principali: Michael Thomas, Matthew Tuck.

Personaggi Secondari: Micheal Padget.

Prompt:

"...Sei una donna."

"Sono seduto!"

"Bene, allora sei una donna seduta come una donna."

"Ma sono un uomo!"

"Ma gli uomini si svaccano, non si siedono come le donne."

Rating: G.

Avvertimenti: idiozia dilagante, au!teen –più o meno hanno 15 anni.

Conteggio Parole: 1199 W, one-shot.

Disclaimer: FALSO! Come la sanità mentale di Tuck.

Note:
§ scritta per il
crack!fest @ Bandomville. (ANDATECI, SO CHE LO VOLETE!)

§ con tanto ammore alla mia sis!

§ i commenti sono l'Amore <3

 

Che facciamo oggi?

 

Era una giornata tranquilla, il tempo era bello. C’era solo una leggera nebbia e un po’ di pioggia, di quella che basta un cappuccio sulla testa per andare in giro tranquillamente. Per gli standard gallesi andava anche troppo bene.

«Visto che bella giornata?»

«Vero, Mark. Si sta proprio bene qui all’aperto. Jenna, portami un’altra birra.» La ragazza con il vassoio carico si fermò di scatto e guardò l’uomo con apprensione.

«Signore, non le sembra di esagerare? Sono solo le quattro del pomeriggio.» I due vecchietti si guardarono prima di scoppiare a ridere. Ah, questa gioventù.

«Cara, per noi è anche troppo tardi.»

La ragazza sbuffò ed entrò per prendere le consumazioni. Tutta la scena venne osservata dal parco sul lato opposto della strada, due ragazzi erano seduti su una panchina come due ombre.

«Che bella vita che fa tuo nonno.»

«Matt, idiota. È stato in guerra.» L’altro sospirò sognante.

«Sì, ma guarda i lati positivi.»

«Quali sono i lati positivi di non avere una gamba?»

«Può bere la birra!» Michael si passò una mano sul viso.

«Matt, perché è maggiorenne, è vecchio. È un vecchio sadico bastardo che chiude il frigorifero con il lucchetto mentre noi siamo da lui.»

«Vero. Ma può bere la birra.»

Inutile continuare il discorso, quando Matt parlava di birra era una battaglia persa, l’avrebbe sposata, un giorno, una birra. Sghignazzò all’idea.

«A parte contemplare mio nonno che beve una birra, che facciamo oggi?»

«Cosa c’è di più bello di una birra?» Michael si guardò in giro in cerca di qualche possibile arma da usare per ucciderlo, o almeno infliggergli più dolore possibile.

«Matt, che cazzo! Pensa ad altro ogni tanto, parli solo di birra.»

«Non è vero, parlo anche dei Black Sabbath

«Il che per te è uguale, dato che secondo te Ozzy Osbourne ha inventato il mondo.»

«Ozzy è un dio, e tu pronunci il suo nome invano, ora lui comparirà e ti staccherà la testa con un morso.»

Michael decise di non rispondere. Certe volte si chiedeva come poteva passare tutte le sue giornate con lui, lo faceva impazzire la maggior parte delle volte, eppure ogni giorno quando Matt passava a casa sua, perennemente senza invito, lo faceva entrare. Lo sentiva ridacchiare con sua madre –che poi, cosa avessero sempre da ridere lui lo ignorava, e lo vedeva salire le scale diretto in camera sua. Senza di lui. Rimaneva in attesa del consueto “Hey! Ti dai una mossa o devo invitarti in camera tua, oh guarda! Hai un nuovo cd e non me lo dici?

Sorrise.

«Ho deciso cosa fare. Andiamo a casa mia e suoniamo.»

«Matt, vedi il basso con me?»

«Perché non te lo porti sempre dietro?»

«Tu lo fai con la chitarra?»

«No.»

«E perché io dovrei?»

«Perché sì.»

«Non è una risposta.»

Matt stette zitto qualche istante, come se ponderasse su una possibile risposta.

«Perché sì. È la mia risposta definitiva.»

Il ragazzo si alzò di scatto emettendo un urlo di frustrazione per calmare i nervi, o faceva il lupo mannaro o gli spaccava la testa.

Si avviò verso la casa di Matt senza aspettarlo, avrebbe corso.

 

«Ti fa niente se suoni l’acustica?»

«Mah, io volevo provare quella elettrica.» Vide l’espressione di Matt cambiare, indeciso, lacerato dal fatto che fosse Michael a chiederglielo e non uno qualsiasi, spaccato dal fatto che quella era la sua chitarra, comprata aiutando sua madre e tutte le madri del quartiere nei lavoretti domestici, dilaniato dal fatto che avrebbe preferito che lui facesse sesso con una sua possibile ragazza piuttosto che fargli anche solo toccare la sua chitarra nuova. E Michael, internamente, godeva come mai aveva prima.

«Sì, l’acustica va bene.» Lo vide sorridere riconoscente. Si avviò verso l’armadio per prendere la chitarra mentre l’altro infilava lo spinotto nell’amplificatore.

Si sedette sul letto, incrociò le gambe e attese che Matt gli dicesse che brano fare. Invece che attaccare con una canzone qualsiasi dei Metallica, lo iniziò a fissare. Michael poté vedere i suoi occhi progressivamente uscire dalle orbite. Si aspettava che da un momento all’altro i bulbi oculari fuoriuscissero totalmente dalla sede loro preposta per rimanere attaccati solo per il nervo ottico.

«Che c’è?» Matt non risposte.

«Cosa vuoi? Perché mi fissi a quel modo?»

«Tu... Sei una donna. Ammettilo.»

Ora erano i suoi occhi a voler fuoriuscire.

«Ma sei scemo? Che cazzo stai dicendo!»

«Guardati! Sei palesemente una donna.»

«Ma ti droghi?»

Lo vide sbuffare, come se quel discorso avesse senso. Perché quel discorso, la parola coerenza, non sapeva neanche come si scrivesse.

«No, Michael, realmente. Sei una donna.»

«Sono seduto! Non sto sculettando in giro in minigonna.»

«Allora sei una donna seduta come una donna.»

Quel giorno aveva pensato così tante volte di ucciderlo che se lo avesse fatto ancora una volta gli avrebbero regalato un corso tenuto da Jack lo Squartatore per imparare al meglio la tecnica.

«Ripeto, sono seduto e sono un uomo. E soprattutto non sono seduto come una donna.»

«Se mai riusciremo a mettere insieme una band, tu farai il batterista.»

«Matt, Cristo! Io suonerò il basso, caso mai, e poi si suona in piedi. Non seduti.»

«No, starai alla batteria, tanto hai detto che un po’ sei capace, no? Così sei coperto.»

«Ma allora sarei seduto, e visto che mi siedo come una donna, sarei seduto come una donna.»

«Non ti si vedrebbe, hai davanti i tamburi, i piatti, me.»

«Gruppo a parte, io mi siedo come un uomo.»

«Ma gli uomini di svaccano, non si siedono come le donne! Guarda! Hai anche le gambe incrociate. Devo chiamare Padge

Michael non capì esattamente cosa stesse succedendo, aveva come un vuoto dall’ultima frase di Matt fino a quel momento quando lo sentì urlare nel telefono.

«Ti giuro! Ha accavallato le gambe. Cosa vuol dire che questo non significa che è una donna. No, Padge, non lo so. Sì certo, aspetta un attimo che controllo.» Appoggiò il telefono sul tappeto e gli si avvicinò. Con una mossa veloce lo fece coricare sul letto e iniziò a sbottonargli i jeans.

«Matt, si può sapere perché stai chia... MATT! Che cazzo stai... tieni le tue zampacce luride lontano dal mio pene!» Matt si solleva guardandolo scettico.

«Pene?»

«Cazzo vuoi? È il suo nome, idiota. Tu come lo chiami?»

Lo vide arrossire, abbandonarlo sul letto e riprendere il telefono in mano.

«Padge? Stavo controllando. Cosa ridi? No, respira che non capisco. Non capisco Padge! Eh? Certo! Come sono idiota? Beh, sì. Non ci sono riuscito. Tu me lo hai detto! Eh? Sì, te lo passo.» Matt allungò il telefono a Michael.

«Padge cosa vuoi? Sai che non puoi essere sarcastico con lui, non lo capisce, sei scemo. Sì, ci vediamo domani. Fanculo. Se, ciao.»

«Cos’ha detto?»

«Di starci la prossima volta che ci provi.» Matt arrossì di nuovo. Rimasero qualche istante a guardarsi attorno, fino a che Michael prese la parola.

«Non mi hai ancora risposto, tu il pene come lo chiami?»

Matt avrebbe voluto ucciderlo, doveva assolutamente cambiare discorso. O cambiava o moriva. Solo che non aveva un altro discorso da utilizzare. Si guardò ancora attorno, l’occhio gli cadde sull’unica cosa che avrebbe potuto distrarlo, e iniziò a maledirsi.

«Vuoi suonare la mia chitarra?»

  
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