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Autore: Lady Samhain    18/03/2017    0 recensioni
//Seguito di "Iniquity" ; Quarta parte della serie "La strada di casa" //
Sono passati più di due anni dall'ultima volta che Credence e Percival Graves si sono incontrati.
Entrambi sanno di avere ancora molte cose da dirsi, e mantenersi in contatto attraverso le lettere non è la stessa cosa che parlare di persona per questo Graves decide di fare una deviazione durante il suo viaggio alla ricerca degli incantesimi di protezione più antichi d'Europa, e di tornare a Londra per rivedere Credence.
Sarà l'occasione per conoscersi bene e per chiarire le troppe cose rimaste in sospeso tra di loro, ma anche un viaggio dentro sé stessi.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Credence Barebone, Newt Scamander, Percival Graves, Porpentina 'Tina' Goldstein
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La strada di casa'
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Capitolo 2

Week end


Do you remember when we fell under
Did you expect me to reason with thunder
I still remember when time was frozen
What seemed forever was just a moment

***

In quei due anni Graves aveva dimenticato come fosse avere a che fare di persona con Credence Barebone.

Se ne ricordò appieno solo la sera della loro prima lezione, cioè esattamente il giono dopo il loro primo incontro.

Per esercitarsi avevano scelto un posto isolato in mezzo alla campagna, dove non avrebbero dato fastidio a nessuno e dove non potevano essere visti accidentalmente dai babbani.

Nonostante il posto fosse parecchio fuori mano, Graves aveva impiegato tutte le barriere che conosceva.

Probabilmente Credence pensava che fosse paranoico, ma lui sapeva cosa faceva.

Quello che aveva in mente era una versione accelerata del corso di difesa che lui aveva frequentato all'Accademia e che poi aveva supervisionato come insegnante.

Credence imparava in fretta gli incantesimi, ma Graves sapeva che ciò che faceva davvero la differenza in un duello era il tempo di reazione.

Credence aveva borbottato qualcosa a proposito di "logica del Far West" e "chi estrae per primo vince" e Graves l'aveva spedito a gambe all'aria prima che avesse finito di formulare la frase.

Come se non fosse statunitense anche lui!

-Vedi che la logica del Far West serve?-

Come era prevedibile, Credence si era rialzato subito.

In una sera Graves aveva ritrovato tutte le qualità che lo avevano colpito in Credence la prima volta che lo aveva conosciuto: l'essere tenace, incassare senza lamentarsi ma imparando tutto quello che poteva da un errore, applicarsi senza sosta finché qualcosa non gli riusciva.

E poi lo sguardo del ragazzo ogni volta che si rialzava.

Nei suoi occhi castani leggeva ogni volta la determinazione a fare di meglio.

Graves voleva che Credence arrivasse a innalzare uno scudo immediatamente, per puro istinto e senza nemmeno pensare.

Prima ancora di disarmare l'avversario era importante proteggere sé stessi, per questo Graves continuò a schiantarlo per un'ora.

Non era difficile cogliere Credence di sorpresa.

Il ragazzo si lasciava distrarre, non era perfettamente concentrato e, errore ancora più grande, si fidava di lui.

Solo dopo essere rotolato a terra un bel paio di volte riuscì a capire come funzionavano le cose.

Finalmente dopo un'ora Credence aveva capito che doveva tenere d'occhio ogni suo movimento, e lui doveva essere sempre più sottile nello scegliere il momento in cui colpirlo.

Erano da poco passate le nove quando Graves decise che poteva bastare.

Se Credence fosse stato un allievo dell'Accademia non avrebbe esitato a continuare finché non l'avesse fatto crollare a terra esausto, ma Credence non era un aspirante Auror; era un correttore di bozze, ed il giorno dopo avrebbe dovuto presentarsi al lavoro senza essere pesto e dolorante.

Credence si era rialzato l'ennesima volta e a Graves venne voglia di provare quanto a lungo avrebbe resistito prima di chiedere una tregua.

Probabilmente finché non fosse svenuto per la stanchezza, pensò con uno strano misto di orgoglio, divertimento e rassegnazione.

-Va bene, Credence, basta così per adesso-

Il ragazzo tuttavia rimase teso come se si aspettasse un altro attacco.

Forse ricordava troppo bene tutte le volte in cui lui gli aveva fatto abbassare la guardia per poi colpirlo a tradimento, e questo pensiero mise Graves molto a disagio.

Certo, lui voleva che Credence imparasse a diffidare, ma che non avesse fiducia in lui era una cosa che lo feriva.

Ripose la bacchetta nella tasca interna e gli si avvicinò mantenendo le mani bene in vista.

-Ho detto che basta così. Adesso andiamo. Ti riporto a casa- gli disse tendendogli una mano per la Smaterializzazione congiunta.

Non voleva rischiare che il ragazzo si Spaccasse perché era troppo provato per controllare "Destinazione, Determinazione e Decisione".

Lui si rilassò con un sospiro ed accettò l'aiuto.

Quando gli prese la mano e lo guardò senza più sospetto, Graves provò un moto di sollievo.

***

Graves aveva scelto come posto per riapparire lo spazio antistante la casa editrice.

Credence abitava lì vicino, ma lui aveva preferito non piombare tanto vicino a casa sua perché gli sembrava un'intrusione troppo personale.

Ed in ogni caso voleva un paio di minuti per parlare con il ragazzo.

-Sei stato bravo- gli disse.

Lo vide sorridere ed abbassare gli occhi subito dopo.

-Credence, guardami- lo fece fermare in mezzo alla strada perché sapeva che era meglio chiarire subito -Io sono un insegnante molto severo. Credo di essere stato il terrore di qualche decina di allievi. So insegnare a duellare ma non so essere gentile. Forse a volte ti sembrerò disumano, forse peggio di quando ero impegnato a fare la tua valutazione, ma ricordati sempre che tutto quello che farò, sarà per il tuo bene-

Credence annuì, ma lui ancora non aveva finito.

C'era un'alra cosa che gli restava incastrata in gola come una spina.

-E ricordati soprattutto che io non ti farei mai del male. Questo vorrei che fosse chiaro. Durante gli allenamenti non mi farò nessuno scrupolo a colpirti, se servirà a farti imparare qualcosa, ma al di fuori puoi stare certo che non ti torcerei un capello-

Finalmente Credence gli regalò uno dei suoi sorrisi.

-Questo lo immaginavo, signor Graves. Ma la ringrazio per avermelo detto-

Graves annuì. Aveva fatto bene a parlare allora.

Non avrebbe mai voluto che Credence finisse come certi suoi ex allievi, che affrontavano maghi oscuri a testa alta ma ancora dopo anni evitavano lui nei corridoi.

-Bene, ragazzo. Buona notte-

Fece appena in tempo a sentire "Arrivederci, signor Graves" che si era già Smaterializzato.

***

Credence scoprì che era vero: Percival Graves poteva essere un insegnante davvero molto, molto severo.

Era capace di guardarlo con occhi come l'acciaio e schiantarlo senza pietà mentre lui si stava ancora rialzando stordito dal colpo precedente.

Ma tutto quello serviva.

Credence stava sviluppando dei riflessi che non immaginava neppure di possedere.

Scoprì che gli bastava pochissimo per mettersi in allarme.

Bastava che Graves muovesse leggermente il polso e lui subito faceva scattare l'Incanto Protego.

A volte era abbastanza veloce e gli incantesimi di Graves si infrangevano sulla superficie invisibile del suo scudo, altre volte invece non era abbastanza rapido o l'incantesimo non era abbastanza potente e allora lui finiva a rotolare nell'amena campagna inglese.

Se gli andava particolarmente male ed aveva appena piovuto, si trovava bagnato fradicio ed inzaccherato di fango ed erba.

Una volta ebbe il coraggio di chiedere a Graves se tutti gli insegnanti di difesa contro le arti oscure fossero come lui.

Graves gli rispose che no, assolutamente lui era il più cattivo e bisbetico che gli potesse capitare; quando lui rise lo schiantò ancora una volta, però pianissimo, ed ebbe l'accortezza di attutirgli la caduta.

Poteva permetterselo: dopotutto avevano finito l'ora di allenamento.

Graves era ancora un uomo severo ed enigmatico per molti versi.

Era sempre chiusissimo in sé stesso, ma le rare volte che Credence vedeva una vera emozione sul suo viso, gli sembrava di vedere un mondo diverso.

Alla fine di ogni allenamento lo aiutava a rialzarsi, gli medicava le contusioni peggiori, e se i suoi vestiti erano ridotti troppo male lo aiutava a rimediare ai danni più grossi.

Graves era un uomo duro, ma era anche in grado di prendersi cura di un'altra persona con grande generosità.

Si guardava benissimo da fargli qualunque complimento, tuttavia quando accadeva che lui riuscisse ad innalzare una barriera perfetta nell'arco di una frazione di secondo, attraverso i lampi che incrinavano l'aria vedeva Graves che annuiva soddisfatto; allora gli sembrava che il suo cuore stesse per scoppiare per qualcosa che non aveva niente a che fare con la fatica.

Dopo una settimana di allenamenti Credence aveva tanti lividi in più, ma erano meno di metà gli incantesimi di Graves che lo spedivano a terra.

E poi rivederlo e passare del tempo insieme a lui era proprio quello che Credence aveva desiderato.

Entrambi conoscevano segreti uno dell'altro, cose che nessun altro sapeva, e questo creava un rapporto speciale tra di loro.

Era fiducia e cameratismo.

Erano uniti anche dal fatto che Grindelwald aveva ferito entrambi molto a fondo, sebbene in modi diversi, ma nessuno dei due aveva ancora avuto il coraggio di sollevare l'argomento.

***

Credence ricordava che Percival Graves aveva un rispetto sacrosanto per il riposo del fine settimana.

Si domandava se ciò fosse cambiato negli anni, per questo aveva fatto silenziosamente una scommessa con sè stesso.

Lui propendeva per il "nessun cambiamento", e giovedì aveva deciso che, se fosse stato vero, si sarebbe concesso una porzione extra di pallotti cioccocremosi.

Quando si salutarono venerdì sera, puntuale come Credence si era aspettato, Graves gli disse -Immagino che tornerai a casa per il fine settimana. Ci vediamo lunedì-

Dovette impedire che il suo sorriso andasse da un orecchio all'altro e cercò di nascondersi abbassando la testa e confidando nel buio.

-Va bene. Arrivederci, signor Graves-

Il mago gli lanciò uno sguardo perplesso ma si smaterializzò senza ulteriori commenti; Credence invece rimase lì a sorridere nel vano del portone.

Lui adorava i cioccocremosi, ma la soddisfazione più grande era essere riuscito a capire qualcosa di quell'uomo.

***

Nonostante non avesse più un lavoro d'ufficio, Graves cercava di mantenere una routine settimanale.

Erano davvero poche le cose a cui aggrapparsi da quando Grindelwald aveva fatto deragliare la sua vita, ed il riposo nei week end era una di quelle.

Anche quando era in piena attività, Graves cercava sempre di staccare durante quelle quarantotto ore perché conosceva benissimo i rischi del sovraffaticamento fisico e mentale.

In caso di emergenzee straordinarie lui era il primo a correre al Woolworth Building a qualsiasi ora, ma se tutto era tranquillo i sabati e le domeniche erano delle bolle di tempo strettamente private in cui lui si prendeva cura di sé stesso.

In viaggio era ancora più facile.

Passò il suo primo week end a Londra alla scoperta della città, concedendole un pò di confidenza in più, ed anche se sotto il cielo plumbeo di inizio ottobre il paesaggio non dava il meglio di sé, Graves cominciava a pensare che Londra gli piacesse.

Visitò posti magici e non; la società nomag lo incuriosiva ed infatti aveva adottato alcune cose che gli sembravano funzionali.

Gli abiti per esempio, oppure la stilografica a cui teneva almeno quanto alla sua bacchetta.

Stimava anche la musica classica dei nomag, e non di rado faceva piccoli strappi alla regola e catturava le melodie che più gli piacevano in piccole bolle lucenti.

Il meccanismo era lo stesso delle bolle con le profezie all'interno e tecnicamente quell'incantesimo avrebbe dovuto essere usato da persone specializzate a quell'unico scopo, ma Graves sapeva quando poteva concedersi di essere indulgente.

Spinto da pura curiosità, prima di mezzogiorno entrò in una libreria babbana.

Non cercava nulla in particolare e declinò con gentilezza l'offerta di aiuto del proprietario, aggirandosi da solo tra gli scaffali.

Benché lui avesse più familiarità con il mondo nomag di tanti altri maghi, i titoli molte volte evocavano cose di cui non sapeva nulla.

Avrebbe potuto essere utile avere Credence che gli facesse da guida.

"Paradise lost"

Graves si trovò a fissare quel titolo al tempo stesso con una profonda consapevolezza e senza vederlo affatto.

Stava per pensare qualcosa di importante ma gli era sfuggito di mente in un guizzo.

Scosse la testa irritato.

Non sapeva nemmeno se fosse stato davvero il libro a distrarlo, comunque si trovò a prenderlo dallo scaffale.

La copertina era di pelle scura con il titolo stampato in lettere rosse leggermente scrostate nei bordi, come sulla costola, ma all'interno l'illustrazione in prima pagina catturò la sua attenzione.

Era un angelo ma con ali da pipistrello; i suoi vestiti erano stracciati e scoprivano un petto liscio ma muscoloso; dal fianco gli pendeva il fodero vuoto di una spada.

I capelli erano scompigliati come se fosse reduce da una lotta; il viso, teso verso l'alto e colpito con violenza da un raggio di luce, aveva un'espressione che era allo stesso tempo sfida ed accusa.

C'erano altri elementi su cui al momento non riusciva a focalizzare l'attenzione, ma ciò che aveva visto era bastato per comunicargli un senso di coraggio disperato e di rifiuto ad arrendersi; Graves non sapeva se fosse normale provare stima per una stampa, ma ormai aveva stretto un legame con il soggetto del disegno e per quello, solo per quello, si decise a comprare il libro.

Sul suo contenuto avrebbe indagato dopo, magari insieme a Credence.

***

L'atmosfera di casa lo accolse già dal vialetto d'ingresso come un abbraccio.

Credence aveva vissuto lì solo tre anni, ma era come se ci fosse stato una vita intera per quanto era stato felice, ed il pensiero di essere vicino a casa e di poterci tornare quando voleva lo faceva sentire sempre bene.

Si era materializzato nell'angolo che Newt aveva recintato apposta per poter apparire senza rischi.

Con una bambina di tre anni che scappava in giardino ogni volta che poteva e lasciava giocattoli un po' ovunque sull'erba, il rischio di tornare a casa, inciampare in qualcosa e dover andare immediatamente in ospedale era molto alto.

Appena uscito dal cancelletto fu accolto da uno strillo acuto e qualcosa di piccolo, biondo e incredibilmente vivace si fiondò contro le sue ginocchia.

-Credencecredencecredence!-

Avrebbe potuto essere un nuovo cucciolo e invece era la sua sorellina Elinor.

Credence la sollevò in aria e la fece roteare un paio di volte. Era inebriato della sua risata deliziata e resa leggermente stridula dal volo.

Quando fosse cresciuta forse sarebbe diventata un animagus, e allora sarebbe stato un uccello.

Se non avesse mai scelto di trasformarsi avrebbe comunque avuto un patronus, e allora sarebbe stato quello a volare.

Sarebbe stato un gabbiano o una rondine, e lei lo avrebbe creato magari pensando al suo fratellone.

Credence si fermò prima di far venire le vertigini ad entrambi e la tenne ancora in braccio.

Evitò di darle un bacio perché sapeva che Elinor si sarebbe messa strillare: era nella fase del rifiuto delle coccole, tranne quando era lei a decidere che le fossero dovute.

-Ciao, piccola peste!-

-Non sono una peste, oggi sono una banshee! Senti-

E si produsse in uno strillo che gli perforò un timpano.

-Non potresti essere una banshee silenziosa?-

-Certo che no! Le banshee sono creature che urlano, ed il loro urlo paralizza le persone- Ritenne opprtuno dare un'altra dimostrazione.

Credence decise di ricorrere alla tattica collaudata: uno scambio di favori.

-Facciamo così. Se tu riesci a fare la banshee silenziosa, io ti racconto una bella storia. E poi abbiamo il nostro segreto-

-Abbiamo un segreto?-

La parola "cioccocremosi" ebbe l'effetto miracoloso.

In tre secondi il suono delle urla fu sostituito da quello molto più pacifico del masticare, mentre una pallina spariva a morsi nella bocca della bimba.

Credence aveva il sospetto che i bambini piccoli fossero come i serpenti, cioè avessero una mascella priva di articolazione per spalancare la bocca il più possibile per ingurgitare qualcosa che andava loro a genio.

Mentre lei masticava soddisfatta, Credence potè finalmente dedicare un po' di attenzione a Newt.

Il magizoologo era rimasto in disparte ad osservarli ed era ancora seduto per terra.

Dalle macchie sulle ginocchia e sui palmi delle mani era evidente che fino a quel momento avesse giocato rigorosamente per terra con sua figlia.

Credence gli sorrise e allora lui si alzò per andargli incontro.

-Non so se mi manchi di più quando ti rivedo dopo una settimana o quando stai per andartene di nuovo-

Lo abbracciò svelto, mentre Elinor era ancora distratta dalla pallina di cioccolato con cui si stava impiastricciando la faccia.

Credence non voleva dirlo per non farlo preoccupare, ma anche a lui mancavano Newt e Tina.

Ritrovarsi nei fine settimana era una festa er tutti loro.

-Adesso vai a casa. Tina ti aspetta e ti avverto che ha il distintivo-

Credence rise.

Quello era un codice per avvertirsi tra loro quando Tina Goldstein aveva intenzione di scoprire qualcosa su uno dei due.

-Non preoccuparti, papà. So di cosa vuole parlarmi. Va tutto bene-

Lo lasciò con un ultimo sorriso rassicurante ed entrò in casa.

Dalla cucina proveniva un lieve acciottolio e Credence bussò piano prima di entrare.

In realtà non ne ebbe bisogno, perché non appena Tina lo vide sulla porta corse ad abbraciarlo come se fosse appena sfuggito ad un incendio.

-Mamma, sto bene- protestò piano Credence.

Non aveva niente contro gli abbracci, anzi lui era il primo a desiderare contatti affettivi, ma non voleva che Tina si preoccupasse inutilmente.

Lei lo lasciò andare e poi, esaurita la preoccupazione materna, passò al suo lavoro di Auror.

Gli prese il viso tra le mani e lo esaminò alla ricerca di ferite o qualsiasi altro segno anomalo.

-Sto bene, davvero- le ripetè cercando di sembrare convincente.

Lei lo guardò negli occhi e Credence sapeva che quello era l'esame più importante.

-Credence, perché continui a frequentare Graves?-

-Mamma, lui mi insegna...-

-Cosa?-

-A battermi-

-Perché mai dovresti batterti?-

-Grindelwald è ancora in circolazione. Può succedere di tutto ed io voglio essere pronto-

Tina distolse lo sguardo. Sapeva che il ragionamento era giusto, ma ancora non era convinta.

-Ma ti fa male. Credimi, io so come insegna Graves-

-Allora sai anche che insegna bene. È il migliore, e non vuole farmi del male. Lo fa davvero per il mio bene-

Lei si morse le labbra.

-Sì. Lo so che è il migliore. Ma ti prego, stai attento-

Stavolta fu lui ad abbracciarla. Tina era una donna straordinaria, e Credence le sarebbe stato grato fino all'ultimo respiro.

-Non preoccuparti, mamma. Andrà bene-

-Lo spero. Per lui, lo spero. Adesso per favore, vai a prendere un po' Elinor, così tuo padre potrà fare una doccia come si deve prima di pranzo-

-Agli ordini, capo-

Credence scappò via prima che Tina potesse coinciare ad emettere fumo dalle orecchie perché lui l'aveva presa in giro.

Elinor era già in cerca di lui e della storia che le aveva promesso, così Credence la prese dalle braccia di un Newt più arruffato e stravolto che mai e la portò con sé nell'angolo delle storie.

Era l'angolo del tappeto tra il camino, la poltrona e Credence.

Elinor pretendeva il suo cuscino su cui sedersi, pretendeva il camino acceso e pretendeva che nessuno interrompesse la storia.

Erano molte cose per una bambina di tre anni, ma Credence e Newt nella maggior parte dei casi non avevano il coraggio di dirle di no.

-Racconta- ordinò una volta che si fu accomodata sul cuscino di velluto.

Credence non aveva in mente una storia in particolare quando aveva fatto la sua promessa, ma nel momento in cui si sedette la sua mente cominciò a lavorare e la favola si formò praticamente da sola.

Elinor non interrompeva praticamente mai, si limitava a fissarlo con i suoi occhioni sgranati e completamente incantata dalle sue parole.

-C'era una volta un giovane mago che viaggiava per scoprire nuovi incantesimi. Un giorno dovette attraversare una catena montuosa, ma mentre era ancora a metà della strada, calò la notte e lui si mise alla ricerca di un rifugio dove aspettare l'alba. Mentre camminava si imbattè in una caverna, e sembrava che ci fosse anche un fuoco già acceso all'interno. Il giovane mago entrò, ma presto si pentì della sua scelta perché la caverna era la tana di un drago, ed il fuoco era il respiro della creatura. Il drago era stato incatenato lì da un mago oscuro per fare la guardia al suo tesoro. Il ragazzo voleva scappare ma l'enorme lucertola lo catturò con un unico colpo di coda. Lo aveva afferrato tra le zampe e stava per divorarlo, ma il ragazzò riuscì a prendere la sua bacchetta e a fare un incantesimo che bloccasse i movimenti del drago.

La bestia crollò a terra, ed il giovane voleva solo scappare via, ma scoprì che la caverna era sigillata da un incantesimo.

Allora il drago gli parlò.

"Non puoi più uscire. Queste sono le regole. Il mio sigillo mi impone di proteggere il tesoro e di uccidere chiunque entri qui dentro o di essere ucciso. Tu mi hai sconfitto, ma finché io sarò in vita non potrai uscire"

"Come posso fare? Aiutami, creatura antica, dimmi come posso andare via"

"La mia morte distruggerà anche il tesoro ed il mago non vedrà mai la sua ricchezza nelle mani di qualcun altro. Se io morirò tu sarai libero. Senza rancore, ragazzo, fai quello che devi"

Ma il giovane mago non voleva uccidere quella creatura. Il drago era stato costretto da un sortilegio e non aveva colpa. Non sapeva nemmeno come fosse fatto il tesoro che doveva difendere a costo della vita.

"Io non voglio ucciderti. Tu sei una creatura nobile condannata da un destino ingiusto. Non voglio che tu soffra anche a causa mia"

Allora il ragazzo pianse per il drago, e le sue lacrime caddero sulle squame.

Dove una lacrima cadeva, la pelle da rettile si spaccava e faceva vedere al di sotto la pelle di un uomo.

Il ragazzo tese le mani verso il drago e lo accarezzò, e man mano la pelle squamosa si staccava. Rimase come un guscio vuoto ma dentro c'era qualcosa.

Era un principe che era stato trasformato in drago dal mago oscuro.

"Tu hai spezzato la mia maledizione. Te ne sono grato"

"Ma io non ho fatto nulla"

"Sì invece. Hai pianto per me. Hai provato pietà per un mostro. Questo è un potere più grande di qualsiasi maledizione"

Si presero per mano e scapparono via da quel posto maledetto, lasciando per sempre alle spalle l'avidità del mago oscuro ed il dolore che aveva causato. Fine della favola-

Elinor però non aveva finito.

-Ed il tesoro? Hanno portato via anche quello?-

-No, lo hanno lasciato dov'era-

-Perché?-

-Perché non gli interessava. Avevano trovato qualcosa di molto più prezioso-

-Cosa hanno trovato?-

-L'amore-

-Si sono innamorati?-

-Sì-

Elinor ci pensò su.

-Quando sarò grande, anche io voglio incontrare un principe trasformato in drago e salvarlo dalla sua maledizione-

Sentenziò alla fine.

-Lo troverai sicuramente, principessa. Adesso la storia è finita, che ne dici, andiamo a vedere se è pronto il pranzo?-

Solo quando lui decretava ufficialmente che la storia era conclusa (e se lei non aveva altre domande) Elinor accettava di lasciare il loro angolo speciale.

Credence alzò gli occhi e vide che Tina era sulla porta.

Distolse lo sguardo ed arrossì, perché si vergognava delle storie che creava; gli sembrava che agli occhi di una persona adulta dovessero sembrare ridicole.

E Tina era lì da chissà quanto tempo... chissà quanto aveva sentito?

-Elinor, tesoro, vai con papà a lavarti le mani adesso-

Credence sapeva che Tina voleva che lui restasse. Aveva l'impressione che volesse dirgli qualcosa.

Lei gli si avvicinò con un sorriso.

-Era una storia molto bella-

-Era per una bambina- si schermì lui -Non credo che fosse particolarmente interessante-

-Lo era invece. Fidati. A me è piaciuta molto, e vorrei sentirne delle altre un giorno-

Credence si mosse in imbarazzo. Davvero non sapeva che rispondere.

Tina fece un cenno verso il divano e lui si sedette. Lo sapeva che sua madre non voleva parlare solo di storie.

-Sai, Credence, quando eravamo a New York io ho lavorato per un periodo all'ufficio per i permessi per le bacchette magiche. C'erano schedate tutte le bacchette in circolo negli Stati Uniti ed io non ho resistito alla tentazione di dare una sbirciata ai file dei miei colleghi-

-Hai cercato la bacchetta di Percival Graves?-

-Ottima deduzione. È stato il primo fascicolo che ho cercato per vendicarmi del fatto che mi aveva degradata. O almeno ero convinta che fosse stato lui-

-E...?-

-E, non so se tu lo sai, ma la sua bacchetta è legno di ebano e corda di cuore di drago-

Credence trasalì.

Certo. Corda di cuore di drago. Non ci aveva mai pensato, ma adesso che lo sentiva gli sembrava assolutamente ovvio. Come se in realtà lo avesse sempre saputo.

-Davvero è corda di cuore di drago? Non gliel'ho mai chiesto-

-Ma la cosa non ti sorprende-

Credence ci pensò. No, non era sorpreso.

Era contento per aver indovinato qualcos'altro di Percival Graves, stavolta una cosa personale.

-No, non mi stupisce. È adatta a lui-

-Ahi ahi... come pensavo...-

-Mamma?- non potè impedire ad una nota di panico di incrinargli la voce.

-No, no, tranquillo... voglio solo dirti che capire così bene una persona è segno di un legame molto forte-

Credence arrossì fino all'attaccatura dei capelli.

Lui e Graves? No, certo che no! Si era infatuato di Grindelwald ai tempi, ma erano altre circostanze.

Grindelwald era un'altra persona e... bè, anche lui lo era.

-Ecco, appunto, era questo che intendevo. Credence, dimmi, lui ti piace?-

-Non lo so. Cioè... per adesso lo conosco troppo poco-

-Capisco. Bene, questo semplifica le cose, in un certo senso-

-Perché?-

-Perché sarai in grado di giudicare se è la persona adatta a te oppure no-

-Ma mamma! Io non penso a Graves in quel senso!-

-Forse no. Ma se dovesse succedere, per favore, stai attento e chiedi a te stesso se ti piace veramente lui o se stai cercando di riparare al dolore che ti ha fatto provare Grindelwald quando ti ha abbandonato-

Credence scosse la testa.

No, almeno di una cosa era assolutamente certo.

-Lui non assomiglia affatto a Grindelwald-

-Davvero?-

-Nel modo più assoluto. In effetti somiglia molto di più ad uno knarl-

-Dovresti dirglielo. Sarebbe molto romantico-

Credence scoppiò a ridere.

Certo, sarebbe stato assolutamente romantico dire a Graves che lo riteneva simile ad un porcospino che si offendeva a morte se gli veniva offerto qualsiasi aiuto!

***

Graves aveva finito di pranzare da poco. Aveva scelto di tornare al Paiolo Magico e di mangiare in camera sua perché lui era sempre quello che detestava dividere il momento dei pasti.

L'unica eccezione era Credence ma al momento il ragazzo non c'era, per cui lui poteva tornare a fare l'asociale.

In camera, comodamente seduto in poltrona, aveva iniziato a sfogliare il libro, ma aveva scoperto presto che era di una noia mortale: era scritto in poesia.

Lui non aveva più niente a che fare con le poesie da quando aveva sentito per l'ultima volta la canzone del cappello parlante di Ilvermorny!

L'illustrazione di copertina lo incuriosiva, ma lui non aveva certo la pazienza necessaria a leggere chilometri di versi per sapere di cosa parlasse.

Se prima aveva pensato di chiedere a Credence, adesso non gli sembrava più una buona idea: dopotutto il ragazzo era cresciuto tra i nomag ma di sicuro con Mary Lou non aveva potuto avere un'educazione alla letteratura, e poi, quando era passato al mondo magico, non c'erano motivi per cui dovesse più interessarsi alla letteratura babbana.

Graves sbuffò forte.

Aveva dato per scontate delle cose. Era stato superficiale. Senza contare che già il titolo religioso avrebbe potuto risvegliare brutti ricordi.

Scosse la testa.

Era stato veramente uno stupido a farsi convincere da un'illustrazione di copertina, che per di più nemmeno si muoveva.

Prima di ricadere nella brutta abitudine di rimuginare sulle cose decise di uscire.

Non era tardi, aveva ancora un paio di ore di luce da sfruttare, ma appena fu al piano di sotto si accorse che c'era un'atmosfera strana.

Non capiva perché mai il bancone e la sala fossero addobbati con strisce di stoffa bianca e rossa intrecciate, e quando chiese a Thomas lui gli rispose che era per la partita di quidditch.

Certo! Sabato era il giorno delle partite!

-E mi dica, dove è possibile guardare la partita?-

-Qui al piano terra. Il posto migliore per vedere lo schermo è quell'angolo a sinistra del camino, ma io non le consiglio di occuparlo-

-Perché?-

-Perché è il mio posto-

Graves dovette incassare senza un fiato.

Non era più uno dei ministri del MACUSA, ed essere surclassato dal proprietario di una locanda era uno degli svantaggi; per quanto Graves avesse il sospetto che Thomas lo avrebbe fatto sloggiare di forza dal suo posto anche se lui fosse stato il Ministro della Magia in persona.

-A che ora inizia la partita?-

-Alle otto, ma se non vuole guardarla in piedi le consiglio di essere qui minimo alle sette-

Le sette. Bè, perché no? Aveva due ore per andare in giro e poi tornare in tempo.

Ringraziò il proprietario e uscì.

***

Credence era sgattaiolato di nascosto in cucina a caccia di una porzione extra di sfoglie alla crema, sebbene fosse quasi ora di cena e lui fosse ancora sazio dal pranzo.

I dolci di suo zio Jacob erano qualcosa di meraviglioso, e Credence si stupiva ogni volta che ricordava che per farli non usava la magia.

-Ne resterà almeno uno per me?- chiese Newt alle sue spalle.

-Forse, se sarai abbastanza veloce-

Il magizoologo prese le sue parole alla lettera e si impossessò della penultima sfoglia.

-Adesso forse possiamo parlare delle tue lezioni di duello con il signor Graves, ti va?-

-Non c'è molto da dire, comunque chiedi pure-

-Per prima cosa vorrei sapere se ti sta strapazzando troppo-

Credence riuscì a sorridere nonostante avesse la bocca piena.

-Ci puoi scommettere. Ma poi mi cura. È questo il punto, credo-

-Sì, lo credo anche io. Credence? Mi ricordo di cosa mi hai detto quando lui è venuto qui la prima volta. Tu vuoi ancora aiutarlo, non è vero?-

-Vorrei. È terribilmente chiuso, e questo dà l'esatta misura di quanto sta soffrendo. Vorrei che mi permettesse di aiutarlo-

Newt gli sorrise.

-Sei un bravo ragazzo, Credence. Spero che Graves capisca cosa fai per lui e che lo apprezzi-

Forse gli avrebbe detto qualcos'altro, ma furono interrotti da Tina.

Mani sui fianchi, cipiglio di disapprovazione...

-Spero per il vostro bene che me ne abbiate lasciata almeno una-

Entrambi si fecero da parte per lasciarle spazio, e anche l'ultima sfoglia alla crema della pasticceria Kowalsky sparì magicamente.

***

Se aveva deciso di non attirare l'attenzione su di sé, Percival Graves aveva miseramente fallito.

Non era stata sua intenzione urlare in quel modo, ma andiamo, era una cosa troppo evidente!

La partita era finita in parità perché entrambi i cercatori avevano toccato il boccino nello stesso momento, e allora si era andati ai rigori.

Nel momento in cui il cacciatore aveva tirato indietro il braccio lui aveva capito subito che quel tiro sarebbe stato una finta, e allora, trascinato dall'entusiasmo della partita, lo aveva urlato in mezzo alla sala che stava in silenzio con il fiato sospeso.

Qualcuno gli indirizzò uno "shh" irritato e allora lui si era sentito in imbarazzo come non mai.

Qualcun altro mormorava contro "questi americani presuntuosi" e allora lui aveva cominciato seriamente a pensare di scappare via e di evitare i contatti sociali per il resto del suo soggiorno.

Poi il Cacciatore aveva tirato, il portiere si era gettato (dalla parte sbagliata) ed erano stati dieci punti che avevano salvato la partita.

I tifosi della squadra vincitrice avevano esultato ed anche Graves, ma non per la vittoria; no, lui esultava perché sapeva di essere un fottuto americano presuntuoso che aveva fottutamente ragione.

Il giorno dopo quando scese a prendere il suo giornale vide che tre maghi si davano di gomito e lo indicavano.

Fece finta di niente ma in realtà si era irrigidito.

Che volevano? E se uno lo avesse riconosciuto? Cazzo, ma che gli era saltato in testa di fare quella scenata!

Falso allarme. I tre gli sorridevano e lo avevano invitato a fare colazione al loro tavolo.

Graves esitava. Ma sì... in fondo la colazione non era uno dei pasti principali e poteva fare un'eccezione.

***

Sabato sera era sempre un brutto momento. Ogni volta Credence doveva iniziare a salutare Elinor almeno un'ora prima per convincere la bambina che sì, lui doveva proprio andare.

Era sulla porta quando Tina lo raggiunse con un sacchetto di carta.

-Sono biscotti. Lo sai che voglio che tu faccia una buona colazione-

Erano queste le piccole cose che facevano scoppiare Credence di felicità.

Era un calore per cui avrebbe potuto scigliersi e decidere di non tornare a Londra.

Abbracciò stretta Tina anche a rischio di rompere qualche biscotto, poi scappò nell'angolo delle materializzazioni prima che Elinor si accorgesse della sua assenza e cominciasse a reclamare il suo fratellone.

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Nel Cerchio della Strega


Salve a tutti! Soprattutto complimenti a chi è sopravvissuto a questo carico pesante di fluff...

Alla fine ho deciso che il bambino di Newt e Tina (andate a rileggere "Iniquity" se volete sapere più in dettaglio di cosa sto parlando) sarebbe stata una bambina.

Una piccola peste bionda, per la precisione. So che Tina è bruna, ma sua sorella Queenie non lo è, e siccome anche Newt è chiaro mi è sembrato possibile.

Le favole di Credence ricordatele, perché sono importanti.

Oltre questo, ho scoperto che esiste la sezione "Animali fantastici e dove trovarli" nella categoria film.

Vorrei spostare tutta la serie nella sua legittima sezione, ma lì l'elenco dei personaggi non è ancora completo, per cui fate un'opera buona: andate ed aggiungete il vostro voto per Credence.

Grazie...


Lady Shamain








  
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