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Autore: Hao49    21/03/2017    0 recensioni
Dopo la sconfitta dei Raziatori Shepard e Kaidan restano separati e tutti temono il peggio, ma sarà davvero così? E se una notizia donasse di nuovo una speranza ad un Maggiore stremato dalla guerra?
Scritta in un momento di ispirazione, una piccola storia senza troppe pretese su questa coppia che amo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Comandante Shepard Uomo, Kaidan Alenko
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il vento ulula furioso quella notte, la pioggia scende incessante dalla mattina e picchia forte, ritmica sulla finestra. La tenda si sposta leggermente ai pochi spifferi d'aria che penetrano nella stanza da un infisso mal sigillato e sapevi, da alcuni mesi oramai, che era giunto il tempo di cambiarlo, ma non lo hai mai fatto. Per un motivo o per l'altro non hai mai trovato il tempo per farlo ed ora la cosa ti infastidisce parecchio. Potresti alzarti, certo, andare lì e fermare la stoffa con quelle mollette che lui, pragmatico come al solito aveva portato in camera un giorno. "Così" aveva detto sistemandola, e tu avevi riso per la sua faccia seria eppure annoiata da problemi di poco conto. Tu invece non lo avresti mai fatto perché significava lasciare le coperte sotto le quali si stava al caldo, lasciare un altro tipo di calore, il suo, e neppure lo spettacolo di una Vancouver oramai del tutto ricostruita, sebbene ancora sfregiata nell'anima, ti avrebbe convinto ad abbandonarlo. Te lo eri ripromesso e sì, poteva anche sembrare stupido in quel momento, ma non saresti mai venuto meno al giuramento che facesti quel terribile giorno. Lui si agita nel sonno, girandosi nella tua direzione, la cicatrice che gli attraversa l'occhio destro ora contro il cuscino. Lo osservi, osservi il suo volto, i suoi lineamenti e lo trovi bellissimo come sempre; il ricordo viaggia istantaneamente al giorno sulla Cittadella, lì al ristorante Apollo's quando gli hai confessato i tuoi reali sentimenti senza molta aspirazione, solo perché sentivi doveroso - dopo tutto quello che era successo - fargli sapere la verità, glielo dovevi, ma lui ti ha sorpreso, affermando di ricambiarti, di considerarti una persona per la quale lottare. Quello era stato l'inizio del tuo sogno e del tuo tormento. Da quel momento in poi ogni missione, sebbene sempre al suo fianco, anzi, proprio per questo motivo, era più difficile della precedente. Ogni momento in cui vi avvicinavate allo scontro finale sentivi crescere un'inquietudine profonda che ti attanagliava le viscere e non ti dava pace.

Lo senti mugugnare qualcosa, un nome,  il tuo nome e sorridi senza potertelo impedire. Solo allora però noti l'espressione crucciata, le gocce di sudore che scendono sempre più copiose sulla fronte, sul viso, sul collo, e capisci che il suo non è un sogno. Un altro nome si aggiunge a quello che hai captato poco fa, un termine che speravi di non sentir più pronunciare. "Razziatori". Decisamente no, quello non è un bel sogno. I suoi incubi sono così, senza urla, senza inutili agitazioni, sembrano sogni normali fino a quando non si sveglia di soprassalto e tu fai finta di continuare a dormire, almeno per un po', sapendo benissimo che lui ne è a conoscenza e si lascia ingannare. Gli passi una mano sulla guancia, ti sposti su un fianco e sollevi leggermente il busto appoggiandoti sul gomito sinistro.

"Sono qui, Shepard". Nonostante siano anni che state insieme, é più forte di te usare il suo cognome. Una vecchia abitudine che non spariva più, nonostante avessi preso anche tu quel cognome e nulla ti rendeva più orgoglioso di sapere che lui portava anche il tuo. L'avete ufficializzato un anno fa con una cerimonia per pochi intimi, un modo di riunire la vecchia combriccola combina (e risolvi) guai che dopo la battaglia si era dispersa ai quattro venti. Joker, con la morte di Ida - sebbene non gliene avessi mai fatto una colpa - si era buttato nel lavoro ed era arrivato ad essere secondo in cabina di pilotaggio della Ascension,  un bel traguardo per un "ragazzino dalle ossa fragili"; Tali era tornata alla Flottiglia, generale impegnata nella ricostruzione del suo pianeta con il progetto Legion; Liara si divideva tra l'essere il capo dell'Ombra ed una delle maggiori ricercatrici e studiose di Thessia. Insomma, ognuno aveva la sua vita da vivere e tu avevi scelto di passarla per sempre con il tuo Comandante. O dovresti forse dire Ammiraglio, data la promozione ricevuta per meriti di guerra?  Anche tu ne hai ricevuta una, il grado di Contrammiraglio, ma di certo non ti saresti messo a discutere sul perché Shepard era stato promosso di due tacche e tu di una. Non era da te. O forse si? Di certo, entrambi vi sareste messi a ridere se il discorso fosse uscito, ma non sarebbe mai venuto allo scoperto, per cui era inutile preoccuparsene. In ogni caso quella sarebbe stata l'ultima promozione che avreste ricevuto; fedele alle sue promesse, Shepard aveva lasciato il servizio attivo per dedicarsi all'insegnamento ai giovani biotici. Tutto si poteva dire, ma non che quell'uomo non avesse pazienza, abilità e passione da trasmettere. Sorridi ancora mentre il tuo compagno apre gli occhi lentamente quando cominci a pizzicargli la guancia con insistenza, uno dei molti modi per svegliare John senza che si incazzi di prima mattina o nel bel mezzo della notte come in questo caso, quando ti accorgi che il suo incubo si è fatto più movimentato.

"Ancora sveglio? " ti chiede e sei quasi tentato di scoppiargli a ridere in faccia per il tono impastato dal sonno con cui ti pone quella domanda. Annuisci con calma e lui sospira, non c'è bisogno di dire che il suo stato d'animo ti aveva reso inquieto.

" Li sogni ancora?" non c'è davvero la necessità di domandarlo, ma lo fai lo stesso, vuoi che te ne parli e non puoi aspettarti che sia lui a cominciare. In tanti anni di conoscenza avevi imparato molto su di lui, in primis che pressarlo non era un buon modo per ottenere ciò che si desiderava.

"Sì" disse in un soffio, quasi impercettibile. "Sogno quel giorno come se fosse ieri, eppure sono passati tre anni ormai". Si mise a sedere sul vostro letto, con la schiena contro il muro.  Lo vedi rabbrividire leggermente mentre ti godi lo spettacolo del suo petto nudo anche in pieno inverno - come faccia poi, lo sa solo lui, poiché anche tu sei un biotico, ma il freddo di Vancouver, con diversi gradi sotto zero, lo soffri eccome - "Ce li ho spesso in testa" e la scuote come a voler scacciare un pensiero molesto.
Ti sporgi verso l'alto sollevando il petto sopra il suo, facendo leva sulle braccia che poggi ai lati del suo corpo e lo baci. Un contatto di labbra, nulla di più, ma abbastanza da sapere che ha avuto il suo effetto. Non dice nulla ma sorride, prima che ti attiri a sé e riprenda da dove tu avevi lasciato. Di casto, in questo bacio, non c'è decisamente nulla: un viscerale​ incontro di lingue, un brivido che ti si propaga per la schiena, un fuoco che ti si accende al basso ventre e la voglia mai sopita di quel corpo, di quelle mani, di lui.

"Grazie per esserci, Kaidan" ti sussurra all'orecchio quando la mancanza d'aria vi costringe a separarvi, e tu rimani per un attimo spiazzato, poi un sorriso dolce si apre sul suo volto e sul tuo, il ricordo di una promessa, l'adempimento a questa.

"Sarò sempre al tuo fianco John. Sempre. Perché ti amo". Non hai bisogno che ti risponda, sai che anche per lui è così, lo hai sempre saputo fin da quel giorno sulla Cittadella, ma lui lo fa ugualmente.

"Lo so, ti amo anche io"
Lo costringi a tornare sotto le coperte, perché tu a differenza sua cominci a sentire freddo, e lo guardi riaddormentarsi prima di cadere a tua volta in un sonno profondo.


Ti svegli di soprassalto, il letto duro e freddo di una branda ti accoglie. Per un momento rimani spaesato, poi comprendi il perché i tuoi sensi sovrasviluppati di biotico si siano attivati: accanto a te Liara ti sta tenendo una mano. Probabilmente voleva svegliarti, ma tu l'hai anticipata, poi sorride spostandosi per farti spazio per alzarti.

"Siamo arrivati" e all'inizio non capisci, sei ancora mezzo addormentato e confuso per quello che hai capito essere stato solo un sogno, poi ti ricordi tutto in un flash: l'esplosione, l'atterraggio della Normandy in quel pianeta giardino, le riparazioni di fortuna, l'arrivo di una nave dell'Alleanza, la notizia della morte di Shepard, la chiamata di Miranda poco prima che dovessi attaccare la targa con il suo nome sul Memoriale della Normandy sotto quella di Anderson, il viaggio verso il campo medico allestito in fretta e furia sulla Terra, il ritorno a casa. Ti alzi di scatto e ti senti girare la testa. All'improvviso ti senti debole e realizzi di non aver mangiato molto in quelle settimane, terribili eppure piene di speranze, che ci erano volute per tornare indietro con i portali fuori uso. Liara ti sorregge, ti è stata accanto in ogni momento ed è lì anche adesso.Le sorridi, se lo merita.

Quando la Normandy attracca, diversi mezzi vi accompagnano al campo. Tutti vogliono vedere l'uomo che è riuscito nell'impossibile, quello da chiamare quando fallire non è un'opzione, e tu sei il primo fra questi. Quando arrivate non sai se riuscirai a contenere la gioia di rivederlo. Le parole del medico ti mettono in allarme, o lo avrebbero fatto se lo avessi ascoltato, ma non lo fai, ti precipiti da lui e rimani spiazzato quando lo vedi collegato alle machine.

"Non sanno ancora se si riprenderà" è la voce di Miranda che ti sorprende alle spalle, ma non ti volti. Senza darle l'impressione di averla sentita, ti avvicini. Il calore della sua pelle sfregiata è confortante, osservi il suo viso e l’ombra di un sorriso appare sul tuo: John Shepard dorme tranquillo e ora lo sei anche tu, sebbene non ti riesca a spiegare razionalmente il motivo. È una forte sensazione e non importa se ti stai autoconvincendo.

"Si riprenderà. Sì, andrà tutto bene" e sai che sarà così. Ha fatto una promessa e lui è il tipo di uomo che mantiene sempre le sue promesse.

   
 
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