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Autore: AlyScrive    23/03/2017    0 recensioni
[Attori vari]
Trama:
''A volte si può pensare che un cactus e un palloncino non si possano toccare senza che il palloncino scoppi.
In quel caso, vuol dire che chi lo pensa è una persona totalmente realista. Ed è anche giusto. Ma non pensate che sia una noia? Secondo me gli aculei di un cactus si possono coprire di gomma e il palloncino con il tempo potrebbe diventare di un materiale così resistente da non scoppiare mai.
Io sono una persona che sogna in grande... raggiungo i miei obbiettivi, sempre. Intraprendente, ma solo per me. Non ho tantissime relazioni interpersonali, solo quelle che servono. Non parliamo di ragazzi, oddio... sono come la peste per me. Soprattutto in questo periodo, mi distrarrebbero. Non sono proprio tipa. Ma nel mio cuore so che vorrei essere il palloncino o il cactus di qualcuno, che sia. Ma per ora, niente distrazioni o relazioni, cari miei.''
Questo è il principale pensiero di Jessica, o come la chiamano gli amici, Jess.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inizia un nuovo giorno. Un nuovo capitolo sta per essere scritto e pubblicato nella vita di Jess. Jess Clark. Jessica Amber Clark. Una ragazza semplice, ma pretenziosa rispetto ai suoi obbiettivi. Non è una di quelle ragazze che appena passa per strada, ti viene voglia di esclamare, 'WOW, proprio una bellezza rara!' Ma piuttosto una bellezza acqua e sapone tenuta su da un paio di occhiali con montatura nera diligente che a volte nascondono i grandi occhi speranzosi color nocciola. Caschetto con capelli leggermente ondulati, di un castano scuro naturale. Labbra quasi rosse e nasino all'insù, pronto a essere mosso da destra a sinistra se non fosse stata d'accordo con qualche opinione. Vegetariana per scelta, ha sempre odiato chi mangiasse carne. Lei dice che chi lo fa non capisce cosa vuol dire rispettare ogni forma di vita, superiore o inferiore che sia. --- 07:10 - 12 Febbraio 2017 - Toronto, Canada Suona la sveglia Apro gli occhi in maniera pigra e mi accorgo che le fessure della persiana filtravano una luce di un bianco quasi azzurro, freddo. Odiavo vedere quello di prima mattina. Significava 'Su Jess, svegliati, ancora un altro stupido e stancante giorno da vivere intensamente'. Quello però, probabilmente, non sarebbe stato un giorno stupido. Poche ore dopo avrei dovuto prendere l'aereo e trasferirmi a New York per lavoro. Il mio sogno si stava per realizzare. ''Ma che ore sono?'' esclamo sbuffando pesantemente. Mi giro nella parte destra del mio letto per afferrare il cellulare, lo sblocco, e la luce dello schermo quasi mi acceca. ''Non vado proprio d'accordo con la luce'' penso strabuzzando gli occhi per abituarmi a quel finto bagliore. Erano le 07:15 e dovevo muovermi se volevo arrivare in tempo per prendere l'aereo. E prepararmi psicologicamente per prenderlo. Sia chiaro, io ho una paura matta di prendere l'aereo, ma questo non mi poteva fermare. L'occasione della mia vita si trovava totalmente a Sud rispetto a dove vivevo io e non potevo lasciarmela scappare. Mi stiracchio un po', dopodichè scosto il piumone bianco e poggio i piedi sulle pianelle. Sussulto per il freddo glaciale che mi pervade tutte e due le piante, perciò mi infilo subito le pantofole. Mi dirigo in cucina, apro il frigorifero, ma solo una bottiglia di latte e un paio di biscotti fatti in casa sullo scaffale mi attendono. Inarco le sopracciglia avendo intravisto un post-it abbastanza grande sul forno a microonde. Lo scollo dal vetro grigio e incomincio a leggere svogliatamente. ''Ciao Jess. Ti ho lasciato la colazione in frigo e nello scaffale, papà è a lavoro mentre io sono andata ad accompagnare tua sorella Lucy a scuola. Mi dispiace di non averti potuto salutare quando eri sveglia, ovvero adesso che stai leggendo, ma mentre dormivi sono entrata in camera tua e ti ho dato un grande bacio sulla fronte visto che sapevo che stamattina non l'avrei potuto fare. Ti saluta anche papà e ti manda un abbraccione. Ricordati che ti voglio bene, e buon viaggio tesoro. Ci vediamo presto. Mamma x'' Rimango un paio di secondi immobile, poi poso il foglietto sulla base della cucina. Francamente me lo aspettavo un arrivederci così da mia madre, perché lei è parecchio emotiva e preferisce evitare situazioni in cui si piange. Anche se avrei preferito un supporto più dal vivo, mi va bene così, la capisco, non ci posso fare niente. Ho imparato a non farmi troppi problemi. Tutto ciò stava però rubando del tempo prezioso per prepararmi la valigia. Mangio velocemente la mia colazione e mi dirigo verso la mia stanza. Dopo aver finito, prendo la mia valigia e le ultime cose rimaste. Prima di prendere le chiavi e lasciare quella casa, la mia casa, in cui ero nata e cresciuta, decido di dire qualcosa. ''Okay, non sono una persona di molte parole... o forse sì? Comunque sia sto parlando da sola e non mi sembra una cosa normale già da questo fatto. E ulteriormente ho un aereo da prendere, che mi aspetta. Ciao dolce casa, ciao dolci ricordi, ciao mamma, ciao papà, ciao Lucy. Ciao piccola Jess che tra non molto si ritroverà cresciuta, e risiederà in un nuovo appartamento a New York con gente completamente sconosciuta che la circonda, con un nuovo lavoro come fotografa ufficiale di una nota casa di moda. Niente male, niente male. Un nuovo inizio.'' alzo il palmo della mano, ''Arrivederci...'' - ''...basta, mi verrà da piangere e mi si scioglierà quel poco trucco che ho messo.'' ridacchio tra me e me. Sono proprio fuori di testa. Mi trovo anche divertente?! Apro la porta di casa e mi trascino controvoglia verso la macchina. Fortunatamente non mi ero dimenticata di fare benzina... --- ''Aereo diretto Toronto - New York, prossimo alla partenza. Si prega i gentili passeggeri di dirigersi al gate specifico. Grazie'' ''Ma le voci delle hostess sono sempre così stupide?'' penso con la mia triste ironia, giusto per sdrammatizzare la mia fobia. - Entro 15 minuti ero già sull'aereo, con paura soffocata. - Il mio posto era la quinta fila, vicino al finestrino. Perfetto, almeno potevo concentrarmi a contare le nuvole e non pensare che ero a 7000 piedi da terra. Distratta percorro il tappetino che divide i posti a sedere, alzo lo sguardo. Quinta fila. Posto vicino al finestrino. Occupato. ''Mi scusi tanto'' esclamo con aria infastidita. ''quello dovrebbe essere il mio posto.'' La persona seduta gira la testa verso di me. Era un ragazzo. Capelli nero corvino, labbra carnose color pesca e occhi color ghiaccio che potevano ammaliare pure un comodino. Ma non me. ''Oh, davvero?'' replica lui con aria falsamente ingenua. ''come posso farmi perdonare?'' sorride. Socchiudo leggermente gli occhi incredula. ''No ma, ci conosciamo? Non vedo perché dovrei perdonare una persona che non conosco.'' sputo veleno da tutte le parti. ''Hey, un po' di sano umorismo non fa male a nessuno. Scherzavo, mi dispiace. Io mi chiamo Richard.'' tende la sua mano verso di me. Non replico il saluto. ''Molto bene, iomichiamoRichard, tutto molto carino, ma quello sarebbe il mio posto e del sano umorismo alle 8 del mattino su un maledetto aereo del quale hai un'infernale paura, per me non è la cosa migliore.'' Mi guarda impassibile come se non avessi appena pronunciato 37 parole piene d'odio senza un motivo. ''Suppongo che ti chiami Jess.'' ''Come cavolo fa a saperlo?'' penso spaventata. Ridacchia vedendo la mia espressione facciale. ''È scritto sulla tua valigia.'' Abbasso lo sguardo e vedo chiaramente il cartellino attaccato alla mia valigia con su scritto Jess Clark. Lo sapeva meglio lui di me. ''Sei una persona molte perspicace, Richard. Ma ora...'' ''Signorina stiamo per partire dovrebbe sedersi e allacciare la cintura.'' interrompe un hostess magra come un manico di scopa. Richard inarca le sopracciglia in maniera sarcastica con un sorrisino beffardo. Ripongo il mio piccolo bagaglio nel porta valigia. ''Vorrà dire che ti dovrai sedere qui.'' ''Se devi stare qui, voglio il posto vicino al finestrino.'' ribatto aspramente senza ritegno. Alza le mani in segno di sconfitta e si alza, facendomi sedere. ''Ma ora...'' prende parola, per essere subito interrotto dal manico di scopa. Ops, hostess. ''Signore mi scusi ma dovrebbe proprio prendere posto!'' Tsk. Finta gentilezza. ''Mi sta dicendo che mi devo sedere qui? Vicino a questa signorina? Se proprio insiste lo faccio'' compie un mini monologo per poi sedersi affianco a me. ''Ma non ha nient'altro da fare questo tipo...''  bisbiglio borbottando tra me e me. ''Come?'' esclama. Non lo avrà sentito... ''Niente! Non ho detto nulla. Non penso tu senta le voci, sembri un ragazzo apposto sotto quell'aspetto'' ribatto io sarcastica e completamente disinteressata, slegando le mie cuffiette. ''Non sapevo che esistessero ragazze dolci come te a primo impatto'' ironizza. ''Non sapevo che esistessero ragazzi spudorati come te a primo impatto'' sorrido falsamente. Sorride naturalmente, prendendo un giornale dalla tasca del sedile davanti a lui, quasi come se non gli importassero le mie frecciatine palesi. Perché ero così acida? Quando mi provocavano ero a dir poco tremenda. Quel ragazzo lo conoscevo da 5 minuti ma già lo odiavo. Il punto è che sembrava che quasi gli piacessero le mie risposte. È possibile?! Suppongo che l'ultimo dei miei problemi ora sia la paura dell'aereo. Oh mio Dio, è vero... sono su un aereo... calma Jess... - Fine primo capitolo/introduzione -
   
 
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