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Autore: bloodredrose_    25/03/2017    2 recensioni
"Chi sei?"
L'uomo che diceva di chiamarsi Sam sorrise. Bello come il sole.
"Il diavolo."
Genere: Erotico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Lucifero, Sam Winchester
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Era una calda e soleggiata giornata primaverile e Dean Winchester si trovava lì, disteso sull'erba, a pochi metri dal fiume che attraversava quel piccolo paradiso terrestre che probabilmente solo lui conosceva. 

Beh, per molti non valeva la pena arrivarci: bisognava camminare per i boschi un bel po' e, con un po' di buon senso, andare via prima del calar del sole. Il cammino era lungo, i boschi pericolosi e gli alberi troppo simili tra loro per poter essere di aiuto nella ricerca della strada per il ritorno. E poi, si sa, le leggende in un piccolo paesino come quello in cui viveva Dean erano parecchie.

 Si parlava di strane creature che vivevano in quei luoghi, creature spietate e assetate di sangue. 
Solo leggende, Dean lo sapeva. Aveva 22 anni e circa da 10 aveva smesso di credere ai mostri sotto al letto. Ma ecco, meglio non trovarsi in zona, di notte, anche una testa calda come lui lo sapeva.

 Ma questi pensieri non erano in quel momento nella testa di Dean. Erano le quattro del pomeriggio, il buio non sarebbe arrivato prima di qualche ora, anzi a guardare quel bel sole caldo e luminoso d'inizio aprile, sembrava che la notte non sarebbe mai arrivata. 


Dean sonnecchiava pigramente, godendosi il silenzio che, fuori dal suo paradiso gli era quasi impossibile trovare. Non c'erano persone lì, né auto, niente di niente. Solo lui ed il suono delicato del fiume che scorreva per il torrente. Non aveva fretta di tornare, come spesso gli succedeva. Cosa lo aspettava a casa? 

Una ragazza assillante, una delle tante, arrabbiata con lui per non essersi fatto sentire per l'ennesima volta dopo una notte di passione. 
Dei genitori, con cui Dean, ormai da anni, aveva sempre meno voglia di parlare.
Poi il lavoro, gli amici, Jack...a cui doveva dei soldi. Simon a cui doveva dei soldi. Stephen a cui doveva dei sol...vabeh, avete capito. 


Ma sotto quel sole tutto sembrava scomparire, tutti i problemi tutte le preoccupazioni. Tutto. C'era solo lui. O almeno, così credeva.
Fu un leggero rumore di passi alle sue spalle a fargli aprire gli occhi. 

Sospirò scocciato, sperando non fosse un gruppetto di ragazzini arrivati lì a far casino. O peggio, una famigliola con bambini urlanti. Si voltò distrattamente, almeno in apparenza. Era incuriosito a dire il vero. Dean andava lì almeno due volte a settimana da anni, e mai vi aveva incrociato anima viva: il bosco da attraversare faceva troppa paura. Non a Dean, ovvio.


Alle sue spalle non c'era nessuno. Si guardò attorno confuso. Quei passi sentiti poco prima erano reali, non li aveva sognati. Forse un animale, pensò distrattamente.


Tornò a distendersi sull'erba, intenzionato a continuare il suo sogno ad occhi aperti sulla cameriera del ristorante in cui aveva pranzato. Beh era carina, molto carina. E poi quei pantaloncini sexy, così aderenti da poter quasi ved...

"Bel posto" 

Dean aprì gli occhi di scatto, spaventato a morte da quella voce così vicina a lui.
Un uomo, poco lontano, gli dava le spalle guardando l'acqua limpida e scintillante del fiume.
Dean rimase lì, a fissarlo con la bocca aperta. Poteva vedere quello che aveva addosso: un abito bianco. Un abito bianco elegante, come pochi ne aveva visti nella sua vita. I capelli erano lunghi e castani, scintillanti al sole.
L'uomo si voltò verso di lui

"Non pensi?" disse sorridendo guardandolo negli occhi.

"Eh? Cosa?" La voce di Dean non aveva la solita sicurezza e spavalderia. Ma era inevitabile.

Quell'uomo era di una bellezza disarmante. Un viso che avrebbe fatto invidia ad un attore di Hollywood e un corpo di quelli che le ragazze sognano di accarezzare la notte, dopo aver fatto l'amore.

Dean scosse la testa. Cosa stava facendo? Mai nella sua vita aveva pensato cose del genere su un uomo che non fosse lui.

"Dico, bel posto questo, non credi?" specificò l'uomo sorridendo probabilmente dell'imbarazzo di Dean.

"S-sì. Lo è" quanto avrebbe voluto alzarsi e andare via, quanto avrebbe voluto tornare a casa e allontanarsi da quell'uomo tanto bello quanto spaventoso, che lo faceva sentire strano come non mai. Annebbiato. Come sotto incantesimo.

"Io mi chiamo Sam. Tu devi essere Dean" 

L'uomo...Sam, nome così normale per un essere così divino, si stava avvicinando pericolosamente a lui, che dal canto suo non riusciva a distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

"Conosci il mio nome?"

Gli era capitato altre volte che un uomo lo conoscesse senza che Dean l'avesse mai visto. Il fratello di una ragazza con cui era andato a letto, qualcuno a cui doveva dei soldi, un ubriacone con cui aveva cercato la rissa in un bar la sera prima. Ma no. Sam non era come gli altri.

Vestito di bianco, bello come un Dio, senza neanche un macchia d'erba sui pantaloni nonostante si trovassero circondati da erba ed alberi...non era tipo da rissa, da bar, da alcool. 

Voleva altro da Dean. Non soldi o vendetta per una sorella.

Camminò verso di lui, lentamente. Sembrava non toccare terra, e si mise a sedere al suo fianco, avvicinando piano il suo viso al collo di Dean. Quest'ultimo trattenne il fiato.

"Hai un buon profumo" Dean poteva sentire il respiro di Sam sulla guancia. Aveva paura, non riusciva a muoversi. Perchè? Cosa gli stava facendo quell'uomo? Chi o cosa era?

Una mano toccò la sua coscia, risalendo piano. 

"Ti osservo da un po' Dean, sai? Qui, da solo. Mi sono anche avvicinato altre volte, mentre dormivi" la mano di Sam ormai aveva raggiunto il cavallo dei pantaloni e prese ad accarezzare le parti intime di Dean "Aspetto da tanto questo momento" sussurrò al suo orecchio, così vicino da fargli venire la pelle d'oca.

Dean stava ansimando, rosso in viso, come le ragazzine che a 16 anni portava nel bagno della scuola. La sua erezione era ormai incontenibile. Stava per esplodere, lui sarebbe esploso, sarebbe morto così, ne era sicuro. Per colpa di un uomo. 

Un uomo...Dean, eccitato a morte da un maschio. Neanche nei suoi peggiori incubi.

"L-las..ah...lasciami andare" ansimò col fiato corto Dean.

"Lasciarti andare?" schernì Sam, sbottonando i pantaloni di Dean con una sola mano "Non ancora" sussurrò al suo orecchio, iniziando a massaggiare il membro di Dean da sopra la biancheria.

Esploso, sì, sarebbe esploso. 

"Chi sei?" riuscì a chiedere.

L'uomo che diceva di chiamarsi Sam sorrise. Bello come il sole. "Il diavolo" 

Così, come fosse la cosa più ovvia e naturale del mondo.

In quanti sarebbero scoppiati a ridere? In quanti sarebbero scappati via spaventati da un pazzo che diceva di essere il diavolo? Anche Dean l'avrebbe fatto. Anche Dean non gli avrebbe creduto.

Ma lo fece. L'uomo era il diavolo, era Satana. E non era stata la bellezza inumana di quel ragazzo a convincerlo. Era qualcos'altro.

Non sapeva cosa, una sensazione? Forse gli umani avevano dentro di loro un radar per riconoscere il diavolo.

Dean credeva in Dio, negli angeli, andava in chiesa...a volte. Raramente a dire il vero. Ma credeva, aveva fede. Credeva anche nel diavolo. Certo, lo aveva immaginato tutto rosso con le corna e la faccia mostruosa.

Ma, avesse avuto la lucidità mentale per ragionarci, non gli sarebbe parso certo strano. Il diavolo, il tentatore per eccellenza, l'angelo preferito da Dio, non poteva che essere disgustosamente bello. 

In quel momento dalle sue labbra uscirono tutte le preghiere che aveva imparato a memoria da bambino. Le sussurrò piano, quasi senza accorgersene. 

"Non ti servirà pregare Dio, Dean. Non ti ascolta" abbassò lo sguardo sulla sua mano, ancora sulle parti intime di Dean "anzi, spera non ti stia ascoltando. Non mi sembra proprio il momento giusto, sai?" e ancora quella risata. Una risata più adatta ad un coro di angeli che a Satana.

Dean si voltò verso di lui senza volerlo. Era come se il suo corpo e la sua mente non fossero più suoi. A pochi centimetri dalle sue labbra, dalle labbra del diavolo, sussurrò "non...non uccidermi" che patetico. Chiedere al diavolo di non ucciderlo. Bella mossa.

Sam non rispose. Avvicinò semplicemente le labbra a quelle di Dean, iniziando a baciarlo piano, lentamente. Dean chiuse gli occhi. Inerme accolse la lingua calda di Sam dentro la sua bocca. Una lenta tortura, la più eccitante delle torture. L'uomo, il diavolo, Sam, chiamatelo come volete prese poi a leccargli piano le labbra...lentamente, per poi tornare ad accarezzare la lingua con la sua.

E Dean esplose.

Non lui, ma qualcosa nel suoi pantaloni. Si era venuto nelle mutande come un ragazzino. Un orgasmo offerto dal diavolo. Bene.

Era sempre tutto annebbiato, ma quell'orgasmo...beh, l'aveva sentito eccome. Era venuto gemendo dentro la bocca del diavolo.
 Non proprio quel genere di cose che racconti durante la cena del ringraziamento.

Le labbra di Sam si allontanarono da quelle di Dean, ancora tremante per l'orgasmo.

"Non voglio ucciderti, ragazzino" a quel punto portò la mano con cui gli aveva provocato l'orgasmo più strano ed intenso della sua vita, alla bocca di Dean, facendogli leccare piano le dita. "Perché dovrei farlo? Proprio adesso che abbiamo cominciato a giocare". Sorrise.

Si mise in piedi, sempre guardando Dean, esausto, rosso in viso, col fiato corto, i pantaloni sporchi e le mutande bagnate. Lo guardò come un bambino guarda...sì... Come un bambino guarda il suo nuovo giochino.

"A presto". 

Dean chiuse gli occhi per un secondo e Sam...il diavolo, non c'era più.

Quello che lo aveva tenuto fermo, dentro una nebbia era scomparso insieme a lui. Ora Dean era vigile, sveglio. E spaventato da morire.

Si alzò in piedi abbottonandosi i pantaloni. Si asciugò il sudore dalla fronte, e a passo svelto s'incamminò verso casa. Il sole stava tramontando, e non aveva certo intenzione di attraversare il bosco al buio.

Anche se, alcune volte, i mostri sembravano preferire il sole. 



  ******Ciao a tutti, sono tornata. Avevo perso la password ma tutto normale, non preoccupatevi. Che dire, avevo voglia di scrivere qualcosa e l'ho fatto prendendo spunto da un racconto di King (chi mi seguiva anche sul vecchio account già sa del mio profondo amore verso di lui). Comunque sia, alcuni di voi in privato mi hanno chiesto di scrivere il seguito di The dark days are over, mi piacerebbe, ma pur non scartando l'ipotesi è più probabile io inizi una nuova serie. Non ora, però, magari più avanti. Che dire, spero vi sia piaciuta la nuova piccola storia dedicata al mio personaggio preferito ovvero LUCIFER SAM, e niente, tornerò presto per scriverne un'altra, sperando di non smarrire di nuovo la pass :P Un bacio******
   
 
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