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Autore: benna_mordente    06/06/2009    1 recensioni
Solo il sogno di un ricordo.
Nulla di che.
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Swim

Tra cielo e terra

 

Da tempo aspettavo questo momento.

La superficie dell’acqua è liscia e lucida, appena appena increspata dall’impercettibile brezza, grazie alla quale si riesce ancora a sopravvivere in questa troppo calda primavera. Non voglio nemmeno pensare cosa succederà tra qualche mese.

 

Fortunatamente, abbiamo avuto la brillante idea di venire qui molto presto, così da viaggiare con le strade vuote, il fresco e il silenzio, e da trovare la struttura vuota una volta arrivati. Non so perché abbiamo escluso il mare, però, quando mi è stato proposto di venirci, non mi sono tirata indietro. Non nuoto da mesi, perché rinunciare ad una giornata in piscina? 

 

« Credo che andrò a fondo... » faccio io, ridacchiando, mentre mi avvicino al bordo.

« Non sperare che venga a salvarti! » mi risponde, sorridendo e con un espressione che dice “Sai che scherzo... (oppure no?)”.

Sorrido, gli do una spintarella; finge che gli abbia fatto male e, barcollando, si tuffa.

« Mi spiace: ti ho tolto l’entrata in acqua trionfale! » esclamo, alzando un po’ il tono, affinchè, tra uno spruzzo d’acqua e l’altro, mi senta.

« Oh, quella la lascio a te, coraggio! » mi incita, invitandomi anche con la mano.

Esito. Temo davvero di andare a fondo: non nuoto da un sacco, a metà vasca non ho già più fiato, non so tuffarmi. Preferisco sedermi pian piano sul bordo, immergendo le gambe in acqua. Mi si avvicina e fa:

« Prendi il sole? »

« Non so più nuotare... » accenno io, guardando prima il cielo, poi verso il mio interlocutore.

« Non cominciare » mi rimprovera gentilmente, tirandomi appena una gamba. Sa che non deve assolutamente trascinarmi dentro con la forza, se no m’incazzo; e, infatti, non sospetto che abbia la minima intenzione di farlo.

« Prometti che mi ripeschi se vado a fondo? » chiedo io, senza distogliere lo sguardo.

« Certo » fa, dolce, sorridendomi.

Mi rialzo, indietreggia appena. Cerco di ricordarmi come ci si tuffa. Una voce arriva in mio soccorso:

« Piedi uniti, ginocchia flesse, culo in su e spinta! » rido, abbandonando la posizione errata che avevo assunto pochi istanti prima. Mi ricompongo. Serro i piedi, piego le ginocchia, alzo il culo. È un attimo, il tempo di calibrare la spinta e tutto il resto. Salto.

Volo.

Il mio volo prosegue mentre sento l’acqua toccarmi il viso, le braccia, la pancia, le gambe. Ormai totalmente immensa, mentre lenta vado verso il fondo vasca, assaporo quel lento attimo a contatto col mio mondo: è come ritornare a casa.

Allargo le braccia, apro le gambe, cerco di rimanere sott’acqua ancora un po’. La luce filtra tra le pieghe delle increspature in superficie; bolle grandi e piccole corrono intorno a me, tra i miei arti, tra le mie dita, mi solleticano la schiena; silenzio e rumore si fondono in un suono tremendamente armonioso, che mi riempie completamente. Chiudo gli occhi, mi volto, guardo il cielo: è di un azzurro più bello del solito, macchiato da qualche nuvoletta bianca. Resterei così per ore.

Ma il mio eterno attimo termina subito, assieme alla scorta di ossigeno dentro di me. Riemergo, pian piano. Resto sospesa a pelo d’acqua, galleggio un po’.

Il suo viso si sovrappone al mio, la sua voce riempie il silenzio di cui ancora ho le orecchie imbevute:

« Non male » sorride.

Reimmergo le gambe e il resto del corpo, lascio fuori la testa.

« Il mio personale stile » faccio io, con finta aria di sufficienza.

« M’insegnerai... Allora? Vasche? »

« Ehi, piano. Sto ancora ricordando come si galleggia! » rido. Ride a sua volta.

« Sta zitta » fa dolce, prendendomi per la mano e portandomi sul bordo opposto, dove cade il cono d’ombra. Il sole si sta alzando pian piano, la temperatura si riscalda, il vento cala. Qualche altra forma di vita umana comincia ad arrivare.

M’invita a sbrigarsi a fare qualche vasca decente, prima che tolgano le corsie, cosa che avverrà tra un’ora. Invogliata, mi affretto a seguirlo verso il lato più corto del rettangolo che delimita la conca.

« Te lo ricordi lo stile? »

« Sai che non riesco a respirare »

« Allora andiamo ogni due »

E andiamo ogni due. È stancante, ma così bello.

Sento l’acqua che mi scivola addosso, sto volando di nuovo. Mi sento un pinguino.

Seguitiamo con lo stile per un’ora, poi la piscina si popola. Le corsie vengono rimosse, ci diamo un po’ alla rana. Sta cercando –in vano- di far sì che io avanzi mentre muovo braccia e gambe:

« E’ che non lo fai contemporaneamente! » fa con voce isterica, tentando di coordinare i miei movimenti.

« Mollami la gamba, o affogo » faccio io, ridendo. Ride a sua volta, ma mi rendo conto che non sono la migliore delle allieve.

L’impresa non gli riesce, facciamo qualche altra vasca in stile libero, poi io esco e resto ad guardare: si esibisce in ogni genere di stile, alcuni se li inventa anche. Ho i piedi ammollo, guardo il cielo.

Penso che, in fondo, la differenza tra lassù e qui sia sottile. Almeno, per me è così. Almeno oggi, almeno qui. Almeno con lui.

 

« Ti sei divertita? »

« Quando torniamo? »

« Presto, il tempo che recuperi un po’ di resistenza »

« Tanto ci sei sempre tu »

« Sempre »

« Ti voglio bene »

   
 
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