Nota: durante
incontro, in corsivo
sono i pensieri di Oliver. Per evidenziare i pensieri rispetto alle
parole.
Sono nel mio ufficio,
da solo.
Questo e’ quello che devo fare. Restare solo.
E’ venuto
nel mio ufficio. Lui.
Chase. Prometheus. Il mostro. Un mostro come me. Il mio specchio.
Risento
ancora la mia voce in quell’urlo. Lo volevo fare. Uccidere. E
mi piaceva.
Il suo sorriso
malefico. Lo stesso
che aveva stampato in faccia pochi minuti fa. Cosa voleva ancora da me?
Mi ha
spezzato. Nessuno c’era mai riuscito. Nessuno dei miei
avversari mi ha mai
colpito cosi’ duramente.
Cos’altro
poteva volere da me. Ho
gia’ chiuso con Green Arrow e la mia crociata. L’espressione di
John al mio dire che era
finita. Contrariata. L’espressione di Curtis. Sorpresa.
L’espressione di lei.
Pietrificata. Orrore nei suoi occhi. No.. no. Lei no.
Scuoto la testa come
se potessi
scuotere via i miei pensieri. Ma sono io. Io sono quello che sono.
Tutti i miei
alter ego. Le mie maschere. Quante maschere. Il cappuccio sotto al
quale mi
nascondevo. Mi nascondevo da quella che non e’ mai stata la
parte migliore di
me. Oliver Queen. Ma adesso mi sono guardato in faccia. Lui me
l’ha tirato
fuori. Io sono il mio peggior nemico. Io sono un mostro.
Lui mi ha detto che
non ha finito.
Anzi, che ha appena incominciato. Che mi fara’ ancora
soffrire. Che e’sempre
dieci passi avanti a me, anzi che la distanza e’ aumentata
adesso.
Mi ha detto che
morire mi
sembrera’ una liberazione. Tutto quell’odio nei
suoi occhi. Non puo’ esserci
solo vendetta per la morte di suo padre. Non giustifica tutto questo
odio. Solo
che non riesco a capire. Non riesco piu’ a lottare. Mi
sembrava di aver passato
l’inferno in quei 5 anni lontano da Star City. Ma niente
e’ come l’inferno che
sto passando adesso.
Non sono mai stato
cosi’
vulnerabile. Mai cosi’ impotente. Come ha detto lui.
Impotente. E dopo quel che
mi ha fatto non riesco piu’ a guardami nello specchio. E
quando mi lavo il mio
petto brucia. Il fuoco dove avevo il tatuaggio Bratva. Dove ora
c’e’ o un
cratere di pelle devastata nonostante le cure. Distrutta. Come sono io.
Di giorno esco, mi
sforzo e sono
il sindaco di Star City.
Di notte mi rinchiudo
al covo. Ho
cambiato tutte le combinazioni. Ho detto a tutti di stare lontani da
quel
posto. Solo io. Nella mia fortezza della solitudine. Sottoterra. Al
buio. Dove
e’ giusto che stiano i mostri.
Sento dei passi. Per
un attimo mi
illudo. Vorrei tanto che…
Alzo gli occhi.
E’ Susan. In un
abito blu le fa risaltare la pelle chiara e i capelli scuri. Susan
Williams. E’
una bella donna, volitiva, intraprendente, svolge il suo lavoro con
tenacia.
Mi alzo. Ha
l’espressione
tormentata. So che quel che pensa. Ci sono passato.
“Oliver”
“Susan”
Mi avvicino a lei.
Continua a
guardarmi, tesa, come impaurita.
“Stai
bene?” Le chiedo
“E’
quello che dovrei chiedere a
te. Cosa ti ha fatto Chase?” Mi
chiede
“Meglio che
tu non lo sappia.”
Si,
davvero meglio che tu non lo sappia.
“Oliver
io.. mi dispiace non
essere passata prima, ma..”
“Non ti
preoccupare. Capisco.”
“E’
che…” abbassa lo sguardo, si
torce le mani. “Quei giorni assieme a lui. Quel coltello alla
gola. Le sue
parole. Ogni volta che chiudo gli occhi lo vedo e io..”
Lo
so. Lo so. Io lo vedo anche con gli occhi aperti. Ha fatto in modo
che non possa mai dimenticarlo. Ma lei non deve sapere. Nessuno deve
sapere.
Forse..
Le prendo le mani fra
le mie.
“Lo so. E
ripeto, ti capisco”
“Ho paura
Oliver. “
Si
anch’io. Ma non per me.
Le stringo le mani e
la guardo. “Devi
lasciare la citta’!”
“Cosa? No,
Oliver. “
“Per il tuo
bene. Lascia Star
City. E di corsa.”
Sembra
poco convinta. Come se provasse ad opporsi a qualcosa a cui non
si vorrebbe opporre. E’ ora di finirla.
“Niente ma.
Susan, quello e’ uno
psicopatico. Ma ce l’ha solo con me. Ti ha rapita
perche’ voleva incastrare me.
Mettiti al sicuro. Va via da Star City.”
“Tu non
puoi affrontarlo da solo.
Hai bisogno di aiuto.”
E’
l’eterna storia con me. Tutti che mi dicono di non fare da
solo. John.
Laurel. I ragazzi del team. Lei
“you are not
alone. And I
believe in you” quel
ricordo mi
attraversa la mente in un lampo. Fa male.
Sono
solo. E lei non ha piu’ fiducia in me. Non mi vuole parlare
di
quel che sta passando. Mi ha chiesto di fidarmi. Ma so che
c’e’ qualcosa.
Riporto la mia
attenzione su
Susan.
“Non ti
preoccupare. Me la
cavero’. E’ quel che ho sempre fatto. Da
solo.”
“Non ce la
puoi fare.”
“Susan, tu
non puoi aiutarmi.
Nessuno puo’.”
Qualcuno
potrebbe. Forse. Se solo…
“Oliver.”
Mi guardi triste, come
affranta.
“Susan. Non
posso metterti in
pericolo. Gia’ troppe persone conoscono la mia
identita’. E sono in pericolo.”
John.
Felicity. Mio figlio. Thea. Il team. Lance.
Le stringo le mani
mentre le
parlo. Sono stranamente calmo.
“Non voglio
aggiungerne un’altra.”
“Ma
io”
“Devi
andare via. Ascoltami.
Mettiti in salvo. Finche’ sei in tempo.”
Mi guarda e poi
“Ti
sembrero’ una vigliacca. Ma
andro’ via. Ho paura.”
“Non
e’ colpa tua”
La
colpa e’ solo mia
“Mi
dispiace. Vorrei lottare di
piu’ per te, per noi ma..”
“Susan”
Le stringo le mani piu’
forte. Fa come una specie di smorfia.
“Guardiamo
in faccia la realta’.
Non c’e’ un noi.”
La sua espressione.
Addolorata e
sollevata allo stesso tempo?
“Oliver
dici cosi’ perche’ vuoi
allontarmi ma io so..” inizia con tono esitante
“No, Susan.
Non voglio mentirti. Mi
dispiace.”
“Ti
dispiace?”
“Susan io
tengo a te. Sei una
bella persona. Mi hai aiutato in alcuni momenti duri. E te ne sono
grato. “
Mi guardi con occhi
quasi
supplichevoli, come se potessi risparmiarti questo momento.
“Ma non ti
amo.”
La sua espressione
e’ cambiata. Si
e’ indurita. Lo so, sono stato netto, brusco. Ma e’
la verita’. La verita’ fa
male. Io ho capito. Ho capito in quel buco fetido, incatenato, con il
mio
torturatore. Ho capito una volta per tutte.
“Ci ho
provato. Davvero. Mi ero
convinto che con te potevo andare avanti. Che potesse funzionare. Ma
era solo
un’illusione. C’e’
troppa distanza tra
noi. Il mio passato. Ci sono gia’ state troppe bugie nella
mia vita. Basta con
le bugie.”
Io
stesso sono una bugia.
“Non
e’ giusto per te. Non e’
giusto per me. Sei un’amica. Anche tu hai capito che non
possiamo essere nulla
di piu’. “
Abbassi
il capo. Si, hai capito. Lo so.
“Mi
dispiace Oliver. All’inizio
volevo solo fare uno scoop della tua storia. Ma poi.”
“Si.
Dispiace anche a me.”
Stiamo li fermi, a
guardarci, in
questo nostro addio, quando…
“Oliver,
Oliver!” Quella
sua voce. Il ticchettio dei tacchi.
Si, e’ lei.
“Oliver non
hai idea di cosa ho
scoperto !?“
Felicity, ansante,
trafelata,
sulla porta dell’ufficio. Il cappotto a sghimbescio, la coda
che danza dietro
alle sue spalle, gli occhiali storti sul naso, in mano una pen drive.
E’ come
se il sole fosse entrato nel mio ufficio. Un sole oscurato.. ma sempre
il mio
sole.
“Oh..
scusate!” Si e’ fermata di
botto sulla soglia. L’espressione da ansiosa si e’
fatta imbarazzata.
“Non volevo
disturbare.”
Il
mio cuore si e’ riscaldato alla sua sola vista. Amore mio.
Come ho
potuto illudermi cosi’ con un'altra.
Felicity fa la mossa
di girarsi
per andare via.. no!
Lascio le mani di
Susan di colpo,
mi scosto da lei.
“Nessun
disturbo. Susan stava per
andarsene.“
Felicity guarda me e
Susan di
sottecchi, esitante. Come se volesse capire.
“Signor
Sindaco!” Veniamo
interrotti da una delle segretarie.
“Scusi ma
servono delle firme.”
“Vengo
subito.” Mi giro di nuovo
verso Susan. Sembra triste. Le tocco un braccio leggermente.
“Ti auguro
tutto il bene
possibile. Spero di rivederti un giorno”
Le do’ un
leggerissimo bacio sulla
guancia. Bacio che lei non ricambia.
“Ciao
Susan. Abbi cura di te. “
Lei non dice nulla.
“Felicity
aspetta, torno subito!” Mi
devo allontanare mio malgrado.
Quando torno dieci
minuti dopo il
mio ufficio e’ deserto. Non c’e’
piu’ nessuno.
Una donna
e’ andata via. L’ho
allontanata. Non tenevo a lei talmente tanto da rischiare la sua vita.
Una donna
e’andata via. Si e’
allontanata da me. Mentre tutto quel che volevo era averla accanto per
la vita.
Ma non posso rischiare di perderla. Tengo troppo a lei per rischiare la
sua
vita.
She didn’t
even know I was in her
apartment
I swear to God, if
you hurt her..
Quelle parole sono
scolpite nel
mio cervello. Non le farai del male Chase! Finche’
avro’ respiro non le farai
male. Potrai togliermi tutto ma non l’amore che sento per
lei.
Questo ho capito, una
volta di
piu’, mentre mi tenevi prigioniero. Susan torturata nel video
non mi ha fatto
l’effetto degli occhiali della mia Felicity nelle tue mani.
Tu lo sai cosa
Felicity e’ per me. E non lo sai.
Mi dispiace non sono
le parole piu’
dure che ho dovuto dire. No davvero. Ti amo sono le parole
piu’ dure che ho
dovuto dire. Perche’ esigono impegno. Condivisione. Cose che
non le ho potuto
dare. Cose che lei si aspettava da me.
E’ lontana
da me. E vicinissima.
Dovrei allontanarla ancora di piu’. Dovrei. E non posso.
Gia’ e’ difficile
questo nostro attuale glaciale robotico rapporto.
Non posso vivere
cosi’. Non posso
mettere in pericolo chi amo. Nessuno sara’ al sicuro a Star
City finche’ Adrian
Chase rimarra’ vivo.
Estraggo il mio
cellulare. Scorro
la rubrica. Un numero che non pensavo mai di dover chiamare, non per
questo
motivo.
Schiaccio il pulsante
prima di
cambiare idea. Due squilli. Risponde subito.
“Da?”
“Anatoly.
Sono io. Ho bisogno del
tuo aiuto.”
………………………………….
Oliver non avrebbe
mai saputo
quello che due donne si erano dette mentre non c’era
“Aiutalo
Felicity”
“Io? Oliver
sa prendersi cura di
se’ stesso.” Si era schermita Felicity.
“Tu sei
l’unica alla quale
permettera’ di farlo. “ aveva commentato Susan,
stranamente calma.
“Susan, non
…” aveva tentato di
ribattere Felicity
“Perche’
sei l’unica che ha nel
cuore. Abbi cura di lui, Felicity. Addio.”
Susan era uscita
dalla porta senza
guardarsi indietro. Felicity l’aveva guardata allontanarsi.
Poi aveva guardato
verso la porta da dove era uscito Oliver.
No, non era quello il
momento. Doveva
agire da sola. Per aiutarlo. Per salvarlo. E salvare se’
stessa.
=============
Vorrei tanto che
Oliver Queen
nella serie avesse le palle (passatemi l’espressione) per
dire all’equina che
non la ama e non farsi mollare da lei, come di solito gli accade con le
donne. O che faccia
la solita “manfrina” trita e
ritrita del io devo stare solo ecc ecc. e il rischio di questa versione
dopo le
torture di Chase e’ altissimo.
Pero’
abbiamo visto tutte la sua
reazione al rapimento della equina e quella al solo vedere gli occhiali
di Felicity
in mano allo psicopatico (immenso Stephen Amell!).
Non ci conto .. ma ci
spero. Un
bacio!
Ps: il titolo
leggermente
modificato rimanda alla famosa canzone di Elton John, Sorry seems to be
the
hardest word.