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Autore: JEANPAGET    27/03/2017    5 recensioni
Ispirata da una foto still della 5x18.. penso abbiate capito quale : -) Speriamo sia la volta buona.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Nota: durante incontro, in corsivo sono i pensieri di Oliver. Per evidenziare i pensieri rispetto alle parole.

Sono nel mio ufficio, da solo. Questo e’ quello che devo fare. Restare solo.

E’ venuto nel mio ufficio. Lui. Chase. Prometheus. Il mostro. Un mostro come me. Il mio specchio. Risento ancora la mia voce in quell’urlo. Lo volevo fare. Uccidere. E mi piaceva.

Il suo sorriso malefico. Lo stesso che aveva stampato in faccia pochi minuti fa. Cosa voleva ancora da me? Mi ha spezzato. Nessuno c’era mai riuscito. Nessuno dei miei avversari mi ha mai colpito cosi’ duramente.

Cos’altro poteva volere da me. Ho gia’ chiuso con Green Arrow e la mia crociata.  L’espressione di John al mio dire che era finita. Contrariata. L’espressione di Curtis. Sorpresa. L’espressione di lei. Pietrificata. Orrore nei suoi occhi. No.. no. Lei no.

Scuoto la testa come se potessi scuotere via i miei pensieri. Ma sono io. Io sono quello che sono. Tutti i miei alter ego. Le mie maschere. Quante maschere. Il cappuccio sotto al quale mi nascondevo. Mi nascondevo da quella che non e’ mai stata la parte migliore di me. Oliver Queen. Ma adesso mi sono guardato in faccia. Lui me l’ha tirato fuori. Io sono il mio peggior nemico. Io sono un mostro.

Lui mi ha detto che non ha finito. Anzi, che ha appena incominciato. Che mi fara’ ancora soffrire. Che e’sempre dieci passi avanti a me, anzi che la distanza e’ aumentata adesso.

Mi ha detto che morire mi sembrera’ una liberazione. Tutto quell’odio nei suoi occhi. Non puo’ esserci solo vendetta per la morte di suo padre. Non giustifica tutto questo odio. Solo che non riesco a capire. Non riesco piu’ a lottare. Mi sembrava di aver passato l’inferno in quei 5 anni lontano da Star City. Ma niente e’ come l’inferno che sto passando adesso.

Non sono mai stato cosi’ vulnerabile. Mai cosi’ impotente. Come ha detto lui. Impotente. E dopo quel che mi ha fatto non riesco piu’ a guardami nello specchio. E quando mi lavo il mio petto brucia. Il fuoco dove avevo il tatuaggio Bratva. Dove ora c’e’ o un cratere di pelle devastata nonostante le cure. Distrutta. Come sono io.

Di giorno esco, mi sforzo e sono il sindaco di Star City.

Di notte mi rinchiudo al covo. Ho cambiato tutte le combinazioni. Ho detto a tutti di stare lontani da quel posto. Solo io. Nella mia fortezza della solitudine. Sottoterra. Al buio. Dove e’ giusto che stiano i mostri.

Sento dei passi. Per un attimo mi illudo. Vorrei tanto che…

Alzo gli occhi. E’ Susan. In un abito blu le fa risaltare la pelle chiara e i capelli scuri. Susan Williams. E’ una bella donna, volitiva, intraprendente, svolge il suo lavoro con tenacia.

Mi alzo. Ha l’espressione tormentata. So che quel che pensa. Ci sono passato.

“Oliver”

“Susan”

Mi avvicino a lei. Continua a guardarmi, tesa, come impaurita.

“Stai bene?” Le chiedo

“E’ quello che dovrei chiedere a te. Cosa ti ha fatto Chase?”  Mi chiede

“Meglio che tu non lo sappia.”

Si, davvero meglio che tu non lo sappia.

“Oliver io.. mi dispiace non essere passata prima, ma..”

“Non ti preoccupare. Capisco.”

“E’ che…” abbassa lo sguardo, si torce le mani. “Quei giorni assieme a lui. Quel coltello alla gola. Le sue parole. Ogni volta che chiudo gli occhi lo vedo e io..”

Lo so. Lo so. Io lo vedo anche con gli occhi aperti. Ha fatto in modo che non possa mai dimenticarlo. Ma lei non deve sapere. Nessuno deve sapere. Forse..

Le prendo le mani fra le mie.

“Lo so. E ripeto, ti capisco”

“Ho paura Oliver. “

Si anch’io. Ma non per me.

Le stringo le mani e la guardo. “Devi lasciare la citta’!”

“Cosa? No, Oliver. “

“Per il tuo bene. Lascia Star City. E di corsa.”

Sembra poco convinta. Come se provasse ad opporsi a qualcosa a cui non si vorrebbe opporre. E’ ora di finirla.

“Niente ma. Susan, quello e’ uno psicopatico. Ma ce l’ha solo con me. Ti ha rapita perche’ voleva incastrare me. Mettiti al sicuro. Va via da Star City.”

“Tu non puoi affrontarlo da solo. Hai bisogno di aiuto.”

E’ l’eterna storia con me. Tutti che mi dicono di non fare da solo. John. Laurel. I ragazzi del team. Lei

 “you are not alone. And I believe in you”  quel ricordo mi attraversa la mente in un lampo. Fa male.

Sono solo. E lei non ha piu’ fiducia in me. Non mi vuole parlare di quel che sta passando. Mi ha chiesto di fidarmi. Ma so che c’e’ qualcosa.

Riporto la mia attenzione su Susan.

“Non ti preoccupare. Me la cavero’. E’ quel che ho sempre fatto. Da solo.”

“Non ce la puoi fare.”

“Susan, tu non puoi aiutarmi. Nessuno puo’.”

Qualcuno potrebbe. Forse. Se solo…

“Oliver.” Mi guardi triste, come affranta.

“Susan. Non posso metterti in pericolo. Gia’ troppe persone conoscono la mia identita’. E sono in pericolo.”

John. Felicity. Mio figlio. Thea. Il team. Lance.

Le stringo le mani mentre le parlo. Sono stranamente calmo.

“Non voglio aggiungerne un’altra.”

“Ma io”

“Devi andare via. Ascoltami. Mettiti in salvo. Finche’ sei in tempo.”

Mi guarda e poi

“Ti sembrero’ una vigliacca. Ma andro’ via. Ho paura.”

“Non e’ colpa tua”

La colpa e’ solo mia

“Mi dispiace. Vorrei lottare di piu’ per te, per noi ma..”

“Susan” Le stringo le mani piu’ forte. Fa come una specie di smorfia.

“Guardiamo in faccia la realta’. Non c’e’ un noi.”

La sua espressione. Addolorata e sollevata allo stesso tempo?

“Oliver dici cosi’ perche’ vuoi allontarmi ma io so..” inizia con tono esitante

“No, Susan. Non voglio mentirti. Mi dispiace.”

“Ti dispiace?”

“Susan io tengo a te. Sei una bella persona. Mi hai aiutato in alcuni momenti duri. E te ne sono grato. “

Mi guardi con occhi quasi supplichevoli, come se potessi risparmiarti questo momento.

“Ma non ti amo.” 

La sua espressione e’ cambiata. Si e’ indurita. Lo so, sono stato netto, brusco. Ma e’ la verita’. La verita’ fa male. Io ho capito. Ho capito in quel buco fetido, incatenato, con il mio torturatore. Ho capito una volta per tutte.

“Ci ho provato. Davvero. Mi ero convinto che con te potevo andare avanti. Che potesse funzionare. Ma era solo un’illusione.  C’e’ troppa distanza tra noi. Il mio passato. Ci sono gia’ state troppe bugie nella mia vita. Basta con le bugie.”

Io stesso sono una bugia.

“Non e’ giusto per te. Non e’ giusto per me. Sei un’amica. Anche tu hai capito che non possiamo essere nulla di piu’. “

Abbassi il capo. Si, hai capito. Lo so.

“Mi dispiace Oliver. All’inizio volevo solo fare uno scoop della tua storia. Ma poi.”

“Si. Dispiace anche a me.”

Stiamo li fermi, a guardarci, in questo nostro addio, quando…

“Oliver, Oliver!”  Quella sua voce. Il ticchettio dei tacchi. Si, e’ lei.

“Oliver non hai idea di cosa ho scoperto !?“

Felicity, ansante, trafelata, sulla porta dell’ufficio. Il cappotto a sghimbescio, la coda che danza dietro alle sue spalle, gli occhiali storti sul naso, in mano una pen drive. E’ come se il sole fosse entrato nel mio ufficio. Un sole oscurato.. ma sempre il mio sole.

“Oh.. scusate!” Si e’ fermata di botto sulla soglia. L’espressione da ansiosa si e’ fatta imbarazzata.

“Non volevo disturbare.”

Il mio cuore si e’ riscaldato alla sua sola vista. Amore mio. Come ho potuto illudermi cosi’ con un'altra.

Felicity fa la mossa di girarsi per andare via.. no!

Lascio le mani di Susan di colpo, mi scosto da lei.

“Nessun disturbo. Susan stava per andarsene.“

Felicity guarda me e Susan di sottecchi, esitante. Come se volesse capire.

“Signor Sindaco!”  Veniamo interrotti da una delle segretarie.

“Scusi ma servono delle firme.”

“Vengo subito.” Mi giro di nuovo verso Susan. Sembra triste. Le tocco un braccio leggermente.

“Ti auguro tutto il bene possibile. Spero di rivederti un giorno”

Le do’ un leggerissimo bacio sulla guancia. Bacio che lei non ricambia.

“Ciao Susan. Abbi cura di te. “

Lei non dice nulla.

“Felicity aspetta, torno subito!”  Mi devo allontanare mio malgrado.

Quando torno dieci minuti dopo il mio ufficio e’ deserto. Non c’e’ piu’ nessuno.

Una donna e’ andata via. L’ho allontanata. Non tenevo a lei talmente tanto da rischiare la sua vita.

Una donna e’andata via. Si e’ allontanata da me. Mentre tutto quel che volevo era averla accanto per la vita. Ma non posso rischiare di perderla. Tengo troppo a lei per rischiare la sua vita.

She didn’t even know I was in her apartment

I swear to God, if you hurt her..

Quelle parole sono scolpite nel mio cervello. Non le farai del male Chase! Finche’ avro’ respiro non le farai male. Potrai togliermi tutto ma non l’amore che sento per lei.

Questo ho capito, una volta di piu’, mentre mi tenevi prigioniero. Susan torturata nel video non mi ha fatto l’effetto degli occhiali della mia Felicity nelle tue mani. Tu lo sai cosa Felicity e’ per me. E non lo sai.

Mi dispiace non sono le parole piu’ dure che ho dovuto dire. No davvero. Ti amo sono le parole piu’ dure che ho dovuto dire. Perche’ esigono impegno. Condivisione. Cose che non le ho potuto dare. Cose che lei si aspettava da me.

E’ lontana da me. E vicinissima. Dovrei allontanarla ancora di piu’. Dovrei. E non posso. Gia’ e’ difficile questo nostro attuale glaciale robotico rapporto.

Non posso vivere cosi’. Non posso mettere in pericolo chi amo. Nessuno sara’ al sicuro a Star City finche’ Adrian Chase rimarra’ vivo.

Estraggo il mio cellulare. Scorro la rubrica. Un numero che non pensavo mai di dover chiamare, non per questo motivo.

Schiaccio il pulsante prima di cambiare idea. Due squilli. Risponde subito.

“Da?”

“Anatoly. Sono io. Ho bisogno del tuo aiuto.”

                           ………………………………….

Oliver non avrebbe mai saputo quello che due donne si erano dette mentre non c’era

“Aiutalo Felicity”

“Io? Oliver sa prendersi cura di se’ stesso.” Si era schermita Felicity.

“Tu sei l’unica alla quale permettera’ di farlo. “ aveva commentato Susan, stranamente calma.

“Susan, non …” aveva tentato di ribattere Felicity

“Perche’ sei l’unica che ha nel cuore. Abbi cura di lui, Felicity. Addio.”

Susan era uscita dalla porta senza guardarsi indietro. Felicity l’aveva guardata allontanarsi. Poi aveva guardato verso la porta da dove era uscito Oliver.

No, non era quello il momento. Doveva agire da sola. Per aiutarlo. Per salvarlo. E salvare se’ stessa.

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Vorrei tanto che Oliver Queen nella serie avesse le palle (passatemi l’espressione) per dire all’equina che non la ama e non farsi mollare da lei, come di solito gli accade con le donne.  O che faccia la solita “manfrina” trita e ritrita del io devo stare solo ecc ecc. e il rischio di questa versione dopo le torture di Chase e’ altissimo.

Pero’ abbiamo visto tutte la sua reazione al rapimento della equina e quella al solo vedere gli occhiali di Felicity in mano allo psicopatico (immenso Stephen Amell!).

Non ci conto .. ma ci spero. Un bacio!

Ps: il titolo leggermente modificato rimanda alla famosa canzone di Elton John, Sorry seems to be the hardest word.

   
 
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