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Autore: endless_night    28/03/2017    1 recensioni
Riuscii a percepire dei passi e l'eco di una voce proveniente da fuori quella stanza, mi resi conto di non essere piú solo.
"Ma allora sei qui, credevi di nascondert-"
Ah. Chuuya. Non di nuovo.
Di sicuro lui aveva appena pensato lo stesso di me, 'non di nuovo, non Akutagawa'.
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Chuuya Nakahara, Ryuunosuke Akutagawa
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Riuscivo a percepire un soffio di vento sulla mia pelle, sentivo i muscoli delle spalle rilassarsi, per la prima volta forse da anni, sentivo come se un filo invisibile stesse tirando in varie direzioni per rimettere insieme dei pezzi dentro di me. Era vero che ero andato in frantumi, ma non avevo mai voluto ammetterlo. Inizialmente non mi concessi neanche il tempo per riflettere, per rendermene conto, ma ripensandoci fu proprio da quel momento che tutto aveva iniziato a rompersi. Dentro di me, solo distruzione. Al di fuori, calma assoluta. La più inquietante reazione che potessi avere.
Ma ormai avevo raggiunto il punto di non ritorno, sapevo fin troppo bene che non ci sarebbe stato nulla da fare, se non continuare a vivere, in qualche modo, a sopravvivere portando con me solo il ricordo.
L'uomo che aveva promesso di darmi una ragione di vita, di dare speranza e luce nella mia oscurità, anche lui mi aveva abbandonato.
Che ore erano? Forse le tre, le quattro, ormai avevo perso il conto dei minuti passati accovacciato su questo pavimento freddo. Sentirsi soli ormai era abitudine, era un sentimento di routine, come se un dolore simile si possa definire tale. 
Ah, sì, avevo lasciato la finestra aperta, per guardare l'oscuritá della notte, almeno quella non mi abbandonava mai. Riuscivo a sentirmi a mio agio soltanto quando il nero del cielo rispecchiava lo spettro di emozioni che si stagliavano dentro il mio petto. 
Ma poi ho iniziato a ricordare quel giorno, quando tutto è cambiato, la consapevolezza di essere stato illuso- per cosa, poi? Sapevo che non avrei mai trovato risposte alle mie domande, quindi perchè perdere altro tempo a rimuginare sul passato? 
Mi hanno sempre detto che penso troppo, inizio a credere che abbiano ragione. 
Strinsi ancora di piú le ginocchia al petto, come per farmi forza, ma nella direzione e nel modo sbagliato; avrei dovuto alzarmi, non comprimere ancora di piú la mia cassa toracica fino a non riuscire a respirare. 
La conseguenza fu un inevitabile colpo di tosse non appena l'ossigeno rientró nei miei polmoni. 
Riuscii a percepire dei passi e l'eco di una voce proveniente da fuori quella stanza, mi resi conto di non essere piú solo. 
"Ma allora sei qui, credevi di nascondert-" 
Ah. Chuuya. Non di nuovo.
Di sicuro lui aveva appena pensato lo stesso di me, 'non di nuovo, non Akutagawa'.
In effetti Chuuya sospiró. 
"Credevo di aver trovato Elise, stiamo giocando a nascondino. È particolarmente brava, dannazione" si giustificó Chuuya, mentre si avvicinava a me. 
Mi resi conto solo in quel momento della condizione pietosa in cui mi aveva trovato il mio collega: colto dall'imbarazzo, mi misi a sedere in modo piú dignitoso, sperando che non mi apostrofasse, sperando che ignorasse del tutto la situazione. 
E cosí fu. 
Non era da Chuuya, perchè non mi stava dicendo nulla? Perchè invece si era accostato alla finestra aperta, studiando quella notte senza stelle?
"Comunque" disse, finalmente rompendo il silenzio che era caduto tra di noi, "che diavolo stavi facendo qui da solo?"
Non mi lasció neanche il tempo di prendere fiato per rispondere, Chuuya faceva sempre così.
"Alzati, non ti è concesso stare a terra qui. Sai qual è l'unica ragione per cui puoi stare sul pavimento, incapace di muoverti, senza sensi di colpe e senza prender parole da nessuno della Port Mafia?"
Mi voltai leggermente con la testa, per accennare ad un 'no' in risposta; non avevo per niente voglia di parlare, ma a quanto pare Chuuya ne aveva abbastanza per entrambi.
"Il vino!" Nemmeno si rendeva conto di quando alzava la voce.
"Il vino!" esclamó per la seconda volta, "il vino è la ragione, il vino è l'unica scusa.
Quindi alzati da lì e vieni a bere con me.
Consideralo un ordine, se puó in qualche modo farti sentire meglio".



Non mi era mai piaciuto l'alcohol. Si chiama liquid confidence per un motivo, l'effetto scompare dopo un po', una volta svanito l'unica cosa che ti resta è un infinito senso di tristezza, nonchè rimpianti delle azioni compiute in quello stato febbricitante e--
Oh, l'effetto non poteva già essere sfumato. Non su di me, non ancora, come spiegare altrimenti la mano che sentivo premere sulla mia coscia, che man mano scivolava sui pantaloni fino ad arrivare all'allacciatura--
Abbassai lo sguardo ed i miei occhi si posarono su una chioma rossa, instantaneamente la realtà della situazione mi crolló addosso, facendo quasi più male delle fitte alla testa che stavo iniziando a percepire solo in quel momento. 
Ero seduto su una poltrona, nella stessa stanza in cui mi ero accovacciato a terra la sera prima; mi voltai quel poco necessario per guardare fuori dalla finestra, accorgendomi che il sole stava sorgendo. 
Io e Chuuya avevamo passato le restanti ore di quella notte a bere, insieme.
Lo avevo ignorato quei pochi istanti per guardarmi intorno e studiare le circostanze e il rosso aveva già slacciato i miei pantaloni senza indugiare un secondo, facendomi dubitare della sua sobrietà. 
Afferrai Chuuya per i capelli e tirai indietro, costringendolo ad alzare gli occhi e a guardarmi in volto: era evidentemente ancora ubriaco. 
Mi fissó con occhi vacui, un'espressione vuota e un mezzo sorriso accennato sulle labbra. Pensava che lo stessi sfidando? 
"Non dirmi che ti vuoi fermare ora" mi stuzzicó, leccandosi le labbra.
Cercai di ricordare tutti gli avvenimenti precedenti della notte, tutto quello che era successo dopo il primo bicchiere di vino. 
Chuuya ne aveva versato troppo, mi aveva preso a parole per la mia ignoranza in materia di vini e cantine, per me rosso o bianco erano la stessa cosa... "Così insulti la mia intelligenza, la Port Mafia tutta e mia madre in persona", aveva detto qualcosa di simile-- 
"Ah!" un gemitó fuggì dalle mie labbra. Portai immediatamente le mani alla bocca, sconvolto dall'eco della mia voce che rimbalzava sulle pareti della stanza vuota. 
Chuuya si era stancato delle mie inesistenti risposte, in tutta la notte non ero riuscito a parlare molto, non che io ricordassi... Cercai disperatamente di ricordare che cosa mi fossi lasciato sfuggire sotto l'influenza dell'alcohol ma nulla, era impossibile concentrarsi quando ondate di piacere mi offuscavano la mente,  quando la lingua di Chuuya aveva iniziato a muoversi piano su di me. 
Non avevo ancora lasciato la presa, quindi strinsi ancora di piú tra le dita i capelli rossi di Chuuya, non intendevo incoraggiarlo quanto più guidare i suoi movimenti su di me, odiavo non avere il controllo della situazione. 
Quando chiusi gli occhi mi lasciai scappare un altro gemito; improvvisamente i ricordi dal black out alcolico tornarono a me in un colpo solo. 
Ci eravamo promessi di non scendere a disgustosi sentimentalismi, Chuuya aveva proposto di sfogarci in qualsiasi modo purchè ció non implicasse baciarsi. Io mi ero limitato a tossicchiare in risposta e-- "Ahh! Dazai-san...!" la mia voce tremó nel dire quel nome. 
Entrambi eravamo lì per lo stesso motivo. Colmare un vuoto lasciato da qualcun altro.
Ero al limite, Chuuya se ne rese conto sentendomi ansimare quel nome. Il nome di quell'uomo che lui stesso bramava. 
Bastarono pochi istanti per raggiungere il mio apice, nonostante Chuuya se ne fosse reso conto non si scostó da me, deciso a prendersi cura del mio corpo fino all'ultimo. 
Subito dopo Chuuya si pulì il viso senza dire una parola. 
Sapevo che nella sua mente poteva sentire forte e chiaro l'eco di quel nome, sapevo che anche lui stava pensando a come sarebbe stato stare con...
Ma ormai non importava. A quanto pare avevamo stretto un patto e Chuuya non era intenzionato a tirarsi indietro. 
Prendersi cura l'uno dell'altro, io e Chuuya? 
Il rosso appoggió la fronte sulla mia gamba, ansimando, ancora cercando di riprendere fiato. 
Avevamo appena scoperto un nuovo modo di restare da soli. 
   
 
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