Sono caduto. Mi sento soffocare. Bruciare. Ghiacciare.

Le mie sei ali sono pesanti. Le trascino. Rotte. Sono piombo.

Ma è il cuore che è spezzato. Ricordo ogni singolo istante. Inciso nella mia mente. Tradimento.

Michele che ti dice mostro, ti annienta.

L’anima brucia di dolore a quelle parole. All’espressione disgustata dipinta in volto. Non regge il mio sguardo però.

Papà non fa niente, anzi è lui a premere il grilletto. A decretare il verdetto. Un altro colpo andato a segno.

Condannano me e non quegli inetti schifosi.

Si può? Grido il mio dissenso. La platea assiste. Mormora concitata.

Mi additano. Deridono. “Ben fatto padre! Pecca di presunzione! Caccialo”

Alle mie orecchie arrivano queste parole.

Sono spade che si conficcano nel cuore, lo macerano.

Poi un pianto disperato, un unico grido di dolore. La luce nell’oscurità.

Qualcuno tiene a me. Mi ama ancora. Mi riscalda il cuore per un po’, dal gelo.

Il mio fratellino, Gabriele, si dispera. Mi difende. Cerca di convincerli a non farmi questo. Li supplica in ginocchio.

“Va tutto bene fratellino” Gli dò un bacio in fronte mentre mi abbraccia. Calore.

Raffaele lo trascina di peso, a un mio cenno. Lontano.

Il mio dolce fratellino non deve vedere.

Appena in tempo. Gli ho risparmiato questa ennesima lacerazione della sua Grazia.

Papà scaglia l’incantesimo. Luce. Dolore. Vortice. Osservo per l’ultima volta il paradiso, mentre cado come fossi una cometa.

“Addio Gabriele” penso, mentre con tonfo secco tocco il suolo e la Gabbia si sigilla.

Sono solo, ora nella Giudecca. Solo. Tranne che per i miei pensieri. Vivi. Pulsanti.

Il mio cuore oramai è nero. Come l’Oscurità che è in me.



Note autrice
La Giudecca è l'ultimo girone dell'inferno descritto nella Divina Commedia.
Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggerla. Ciao a tutti