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Autore: Roberta_Bavia    30/03/2017    1 recensioni
Questa storia parla di sofferenza e disperazione, ciò che ha provato Bellamy nel non essere riuscito a convincere Clarke ad entrare ad Arkadia dopo il disastro a Mount Weather.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellamy Blake, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solo tra la folla
 
 
“Isolation
Brings you to the end
Until you love again.”
 
 
“Io non voglio entrare.”
Quelle parole gli rimbombavano nella mente.
“Ci rivedremo.”
 
 
Clarke aveva abbandonato il campo da due giorni e Bellamy, che si era ripromesso di starle accanto, non era riuscito a fare nulla per convincerla a restare.
Guardò fuori dalla recinzione, con il fucile in mano, cercando in qualche modo di distrarsi da quell’ossessione che lo tormentava giorno e notte.
 
 
“Se hai bisogno di perdono, te lo concedo.”
Ma non era riuscito a convincerla.
Lei avrebbe detto qualsiasi cosa per fermarlo, e ci sarebbe riuscita.
Lo aveva già fermato, lo aveva già salvato.
Ricordava bene le sue parole, che pochi mesi prima avevano come incatenato il suo cuore.
“Vuoi essere perdonato? Va bene, lo farò io.
Sei perdonato.”
E anche se non era riuscito a crederci fino in fondo, si era sentito più leggero, sollevato.
 
 
Ed ora quelle parole che tanto avrebbe voluto gridarle quando si era voltata per andare via, ma che erano rimaste incastrate nella sua gola, stavano diventando la sua ossessione:
“Non andare. Ho bisogno di te.”
 
 
Salì sulla torre di vedetta e incrociò Miller.
“Ci sono novità? Vedi qualcuno?” chiese, speranzoso e preoccupato, sporgendosi leggermente per osservare il cancello di Arkadia.
“No, Bellamy” rispose lui, “ancora nessuna notizia di Clarke.”
Il moro sospirò, allontanandosi dal parapetto.
La testa gli doleva, era stanco e indolenzito per la mancanza di sonno.
Si massaggiò le tempie, mentre una mano gli si appoggiava sulla spalla.
 
 
Alzò gli occhi e vide che Miller lo guardava, agitato.
“Vedrai che tornerà, sta bene. È una in gamba.”
La furia si impossessò di Bellamy.
Si scrollò di dosso la mano dell’amico e a stento si trattenne dal gridare.
Invece, sussurrò, con tutta la rabbia che aveva in corpo:
“E che ne vuoi sapere tu, eh? Non sei mai rimasto solo nel bosco, senza provviste, senza armi, senza…”
La voce gli si spezzò, si guardò intorno per provare a calmarsi, mentre cercava di non pensare a quello a cui le sue parole alludevano.
“Tu non sai un bel niente, Miller. Niente.”
Si voltò, arrabbiato, allontanandosi dalla recinzione, allontanandosi dal mondo che lo circondava.
Allontanandosi da tutti quelli che cercavano di fare breccia nella sua corazza.
 
 
Mentre, a testa bassa, attraversava il campo in tutta fretta per rifugiarsi nella sua camera, una mano lo trattenne per la spalla.
“Ehi, tutto bene, Bellamy?” disse Kane.
“Lasciami in pace.” rispose lui, laconico, liberandosi dalla sua presa.
“Se vuoi parlare…” lo sentì dire, ma era già scappato via.
 
 
-No, non sono io ad essere scappato- pensò. -Non sono io a rischiare la vita. Non sono io che…Basta!-
Bellamy, seduto ai piedi del suo letto, si teneva la testa tra le mani.
 
“Sei perdonata.”
 
Come aveva potuto abbandonarlo?
Si alzò, diede un pugno sulla scrivania, trattenendo a stento un grido di disperazione.
E in un instante andò in pezzi.
 
 
Qualcuno fuori dalla porta bussava incessantemente.
Ma lui non voleva incontrare nessuno.
Non voleva parlare con nessuno.
L’unica persona che poteva aiutarlo si trovava a chissà quanti chilometri di distanza.
 
 
Diede un calcio al letto e poi vi si sedette accanto, guardando le sue mani,
che non riuscivano ormai a salvare nessuno.
“Basta.” sussurrò, mentre le lacrime cominciavano a farsi spazio nei suoi occhi.
   
 
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