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Autore: pleasurerad    30/03/2017    1 recensioni
"Infondo, non tutto ciò che ci si lascia alle spalle è realmente finito"
Questa è la storia di due ragazzi, di come vivono la loro vita da semplicissimi diciotenni, di come passano il tempo, di cosa pensano, delle loro paure, dei loro sentimenti, insicurezze, ambizioni, e infine, di come si innamorano e di come hanno paura di ammeterlo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era il mio amore impossibile, sapete?

Quell’amore che nonostante tutto non finisce mai, quello che anche se sostanzialmente non è mai iniziato, non è nemmeno mai finito. Per me era quell’amore che mi porterò dentro per sempre, perché per quanto mi sforzi, io non riesco a togliermi l’immagine dei suoi occhi, delle sue labbra, delle sue mani, del suo corpo, e non riesco a non pensare ai piccoli dettagli, ai quei piccoli, stupidi, invisibili dettagli, che non avrei mai notato in tutta la mia vita, a cui non davo peso,in nessun caso e per nessun motivo, eppure, guardatemi ora… penso solo a quelli.

Ripenso al modo in cui camminava, a testa alta, sguardo dritto, con sicurezza, come se il mondo fosse suo, come se tutti dovessero fermare le loro vite per un secondo e ammirare quel bellissimo essere passare.

Assurdo no? Però io ero tra quelli che si fermavano, e cazzo, forse non avrei mai dovuto farlo.

Ricordo le labbra, così piccole, ma carnose al punto giusto, quel tanto che basta per amarle, alla bellissima forma che creavano quando sorrideva, e quella piccola fossetta di lato che rendeva tutto così dannatamente scontato, ma bellissimo. Il modo in cui le bagnava ogni tre quarti, o se le mordicchiava a come le muoveva per cantare quelle parole che sentiva attraverso quelle cuffiette costantemente nelle orecchie, e quando lo faceva ondeggiava anche la testa, come se non stesse camminando in mezzo alla strada, ma fosse in camera sua, e infine, ricordo come a volte tartassava quelle bellissime labbra con le mani.

Potrei aprire un intero capitolo basandomi sulle sue mani, a come erano perfette mentre suonava, o mentre faceva finta di suonare, quando le muoveva delicatamente nell’aria, come se tutto ad un tratto un piano fosse apparso dal nulla. O quando rollava e chiudeva con sicurezza una sigaretta, le sue dita si muovevano così meticolosamente ma allo stesso sembrava non gliene importasse niente, era tutto automatico, e ci credo, chiudeva sigarette ogni dieci minuti, ormai era diventata un’azione ripetitiva e facile, anche se a me non ne è mai venuta una come si deve, eppure ci ha provato a insegnarmi.

E poi cosa dire dei suoi occhi, anche se portava gran parte del tempo occhiali da sole, forse troppo grandi per il suo volto, ma  quando li toglieva, e permetteva a noi piccoli comuni mortali di ammirarli, era la cosa più bella del mondo.  Che poi possono sembrare così banali, insomma sono marroni, secchi, senza una sfumatura, niente, un banalissimo colore qualunque, eppure è stata la prima che ho notato, eppure ci continuo ancora a pensare, e poi che sguardo gente, da togliere il fiato, e quelle ciglia, e tutte le lentiggini, e quando arricciava il naso, ne ho parlato?

Sul suo corpo non mi esprimo proprio, uscirebbero cose assurde tanto che era perfetto, e lo adoravo.

Da quando ho notato la sua figura, un giorno qualunque mentre percorrevo la solita noiosissima strada di sempre, sul marciapiede opposto, non ho mai più smesso di osservarla. Non capivo da dove saltasse fuori, +così all’improvviso, ma non mi importava, aspettavo la mattina solo per poter incontrare il suo sguardo in uno di quei secondi in cui ci trovavamo allineati, anche se ci separava una strada di mezzo.

Insomma, quei pochi secondi al giorno mi sono bastati per  farmi fottere cervello, cuore e tutto quegli organi che l’assurdo concetto di amore comprende.

Ma aveva un difetto, un piccolissimo difetto forse, e non parlo del fatto che mi aveva rubato l’anima il cuore, e tutto ciò che era umanamente possibile, parlo di un’altra cosa, un aggettivo che la descrive perfettamente.

Era una cazzo di stronza.

Io non sono da meno, chiariamo questo punto.

Non sono il classico nerd che si innamora della tipa tosta, una classica storia all’americana al contrario, no, tutt’altro,  però lei… Era impossibile.

Non mi sono mai esaurito, tanto, ogni volta che si parlava di lei impazzivo, ogni volta che succedeva qualcosa era colpa sua, io non so come siamo arrivati a quel punto, so solo che era la persona con cui voleva passare ogni secondo, anche se quei secondi sarebbero stati pieni di discussione e schiaffi, anche se stavamo lì incazzati senza dire niente.

Volevo lei, e la volevo in tutti i modi, in qualsiasi stato d’animo, situazione,  ma doveva esserci lei.

È il mio amore impossibile, ma cazzo che male mi ha fatto.

 

   
 
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