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Autore: ___Page    30/03/2017    6 recensioni
Potevano insultarsi, prendersi in giro, incolparsi a vicenda, picchiarsi, litigare. Ma sapevano, senza ombra di dubbio, che ci sarebbero sempre stati l'uno per l'altro.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Natsu, Zeref
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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IT'S A DRAGNEEL THING
 






«Inspirate e trattenete tutte le energie positive... Eeeed espirate e rilasciate le energie negative... Benissimo, così... Inspirate e concentrate tutte le preoccupazioni... Eeeed espirate e lasciatele andare... Rilassate... Rilassate i musc...»
Una serie di tonfi risuonò nell'ampio locale. Larcade aprí un occhio e constatò, per il proprio sollievo, che nessuna delle allieve sembrava turbata dal rumore estraneo.
«...scoli e svuotate la mente... Liberatevi di tutte le preoccupazioni e cattivi pensieri... Concentratevi sul rumore dei vostri resp...»
«È finita Zeref!»
«...spiri... Ruotate le braccia all'esterno per allargare bene il...»
«Sei un povero illuso se pensi di potermi battere così facilmente, fratellino!»
«...torace...- Larcade aprí di nuovo l'occhio, cercando di mantenere il tono della voce tranquillo e conciliante. -Riempite bene i polmoni e concentratevi sul pavimento...»
«Arrenditi!»
«Ma come?! Proprio ora che cominciavo a divertirmi?!»
«Sentite come il pavimento vi sostiene e rilassate completamente i muscoli e rilasciate tutta la tens...»
«L'hai voluto tu Zeref!»
Chelia aprì un occhio e girò il capo verso il soffitto da cui provenivano i rumori.
«Sono tutto un fuoco!!!»
«Perdonatemi solo un istante.» disse Larcade, alzandosi in piedi. «Arrivo subito, voi continuate con la respirazione»
In poche falcate attraversò la stanza e spalancò la porta che dava sulle scale che portavano al suo appartamento. Anche se “suo” non era il possessivo corretto. Quello corretto, purtroppo, era “loro”. Spalancò la porta di casa e ignorò deliberatamente le condizioni in cui versava il salotto, puntando direttamente il suo sguardo sempre serafico sui suoi due fratelli, un groviglio di arti sul pavimento al centro della stanza, da cui spuntavano un ciuffo rosa e uno nero.
«Io sto cercando di fare lezione.»
«Larcade, non metterti in mezzo!» lo ammonì Zeref, schiacciando la faccia di Natsu sul pavimento e deformandogli la guancia.
«Io sto cercando di fare lezione.» ripeté Larcade più deciso. «Fate ciò che più vi aggrada ma, per l'amore di Ankhseram, abbassate la voce o più tardi farò ascendere le vostre bianche anime al cielo, chiaro?»
Il silenzio calò in casa Dragneel e Larcade era a metà delle scale quando si illuse di essere riuscito una volta tanto a zittire i propri fratelli. L'illusione ebbe vita breve.
«Dovresti proprio imparare a minacciare meglio Larcade!»
«E tenere a mente che sei il più piccolo.»
«"Farò ascendere le vostre anime al cielo"? Sul serio?! È anche più ridicolo di quella volta che Zeref ha minacciato di picchiarmi con quel grosso libro!»
«Enciclopedia.»
«Ecco sì! Con l'enciclopedia!»
«A chi hai dato del ridicolo comunque?»
Larcade chiuse gli occhi e sospirò. D'accordo. Li avrebbe uccisi. Più tardi. Non appena Zeref avrebbe avuto un nuovo crollo apatico-depressivo dei suoi.
 
§
 
«Com'è successo?» domandò Larcade, osservando perplesso il cencio bucato e sfatto che Zeref teneva in mano, un'espressione di sofferente orrore sul viso.
«Io... io non ne ho idea...» soffiò con voce rotta. «Ho seguito alla lettera le istruzioni del foglio.» strinse tra le mani il capo a brandelli, distrutto dal senso di colpa. «Ho fatto come si è raccomandato Natsu! Il lavaggio a 90 gradi che dura 40 minuti! Non capisco davvero!»
Approfittando della differenza di statura, Larcade si sporse oltre la spalla di Zeref, scrutando il foglio scritto a mano appeso sopra la lavatrice. «Sicuro che non fosse il lavaggio a 40 gradi che dura 90 minuti?» domandò con la sua solita parlata calma e un po' strascicata.
Zeref spostò gli occhi dal foglio a suo fratello al gilet e di nuovo al foglio prima di prodursi in un verso sofferente. «Ah!! Che io sia maledetto! Neppure le stupide istruzioni di un foglio riesco a seguire!! E ho rovinato il gilet preferito di Natsu!! Rovino tutto quello che tocco! Sono il peggior fratello del mondo!»
Larcade lo osservò disperarsi, a sopracciglia corrugate «Il mese scorso quando mi hai rovinato la kesa mi hai a malapena chiesto scusa.» gli fece presente, le braccia conserte.  
Zeref girò il viso verso di lui, improvvisamente calmo «Cosa c'entra? Tu non sei il mio fratello preferito.»
Larcade si limitò a socchiudere gli occhi con disappunto senza fare un plissé. Ormai aveva imparato a ignorare quegli exploit di suo fratello.
La porta d'ingresso si aprí con un tonfo.
«Sono a casa!» salutò Natsu dall'ingresso.
Zeref guardò in panico verso l'ingresso del bagno, poi i resti in brandelli del gilet di Natsu e infine suo fratello più piccolo.
«Larcade tieni qui un attimo che devo controllare una cosa in cucina.»
Senza pensare, il biondo prese quello che Zeref gli stava tendendo e lo osservò uscire dalla porta che dava sulla veranda proprio nel momento in cui Natsu si affacciava alla porta del bagno.
«Ehi Larcade come and... Che... Che cosa... È il mio gilet quello?!?!»
Larcade posò gli occhi sulla stoffa bucherellata che teneva in mano e sospirò.
Merda.
Si era fatto fregare di nuovo.
 
§
 
«Quindi vediamo se ho capito correttamente. Eri fuori con Brandish e Whal e, mentre attendevi il tuo turno al bancone, Mavis, la ragazza con cui prendi il caffè tutti i giorni al lavoro, ti si è avvicinata per salutarti e ti ha proposto di bere un drink insieme e tu sei scappato?»
Zeref lo guardò di sottecchi, l'espressione miserabile e le mani incastrate tra le ciocche corvine. «Sì.» confermò con un gemito sofferente.
«Sei conscio che bere un drink insieme al bar è come prendere il caffè insieme al lavoro?» domandò Larcade, il tono sempre calmo e conciliante.
«No invece!» scattò Zeref, mettendosi dritto. «È proprio questo il punto! Non è la stessa cosa! Al lavoro è territorio neutro, al lavoro siamo solo colleghi! Al lavoro non posso farle del male con la mia sola presenza!»
«Per Ankhseram quanto la fai sempre tragica.» commentò sottovoce il biondo.
«Lei è troppo... Troppo pura, troppo bella, troppo tutto! È troppo per me!»
«In altre parole sei terrorizzato.» concluse Larcade, guadagnandosi un'occhiata assassina dal fratello.
«Sono realista. Il mio è un gesto di un altruismo verso di lei. Sai che rovino tutto quello che tocco.»
«Questo lo confermo!» intervenne Natsu mentre Larcade sospirava rassegnato. «Guarda che ha fatto al mio gilet!» aggiunse poi, schiacciando come un ossesso la X sul joystick per caricare l'attacco contro il mostro che stava combattendo sulla Play, la lingua che spuntava all'angolo della bocca in un'espressione di stupida concentrazione. 
«Non è affatto la stessa cosa Natsu.»
«Ha ragione invece! È proprio di questo che parlo!» protestò Zeref.
«No!» ribatté Larcade in un raro slancio di audacia. «Il problema è che voi due non sapete godervi la vita!»
Zeref fece per ribattere un paio di volte ma rinunciò in assenza di argomentazioni valide mentre Natsu si limitava a un "Parla per te!" esibendosi intanto in una strana contorsione sul divano, il joystick saldo tre la mani.
«Io, cari miei, la vita me la godo eccome.»
«Beh anche io!» proseguì il rosa imperterrito. «Non dici sempre che mangiare e dormire sono due dei grandi piaceri della vita? Io lo faccio! È Zeref quello che passa le notti in bianco e fa quella dieta assurda! Sì!!! Ho vinto!!!»
«Natsu quella non è una dieta, è che sono celiaco.» gli fece presente il moro e Natsu lasciò finalmente perdere il videogame per stamparsi una mano in fronte. «Celiaco! Ecco qual era la parola! A me veniva circonciso ma Lucy sosteneva che non c'entra niente con il cibo.»
Larcade e Zeref lo fissarono alcuni secondi prima di scambiarsi un'occhiata.
«Il tuo fratello preferito.» gli fece notare Larcade.
Zeref socchiuse gli occhi «Non fare la vittima ora.»
«Vittima? Non ho mai desiderato così tanto di essere adottato.» affermò Larcade. «E comunque mangiare e dormire sono sì due piaceri della vita ma dovrebbero essere finalizzati al terzo, di cui entrambi soffrite una tragica mancanza nelle vostre esistenze. Guardatevi! Tu scappi davanti a una creatura che non raggiunge il metro e cinquanta e tu, a venticinque anni, passi il sabato sera a giocare a quell'abominio solo perché sei troppo cocciuto per ammettere di essere innamorato della tua migliore amica e geloso del tizio con cui è uscita stasera! Non farei a cambio con voi nemmeno per diventare uno Spriggan!»
Fu il turno di Natsu e Zeref di scambiarsi un'occhiata prima di tornare sul fratello minore con sguardi di rimprovero.
«Cosa fai? Giudichi bene e razzoli male?» chiese Zeref, più infastidito di quel che avrebbe voluto ammettere dalla veridicità delle parole di Larcade. «Non ti ho mai visto con una ragazza da che ricordi.»
Larcade arcuò entrambe le sopracciglia e fece per ribattere ma fu una voce molto più roca e femminile a risuonare nella stanza.
«Larcade...»
Le mascelle di Zeref e Natsu toccarono quasi il pavimento quando una ragazza castana, completamente nuda a parte dei braccialetti alla schiava su entrambe le braccia, apparve con nonchalance sulla soglia della stanza. «Ti ci vuole ancora molto? Io e Lisanna cominciamo ad avere freddo.» mormorò sensuale.
«Arrivo subito, Cana.» rispose il biondo con un sorriso che era tutto un programma.
Zeref e Natsu la osservarono sparire in corridoio prima di girarsi verso il fratello che aveva riabbassato un solo sopracciglio e li guardava con non poco trionfo negli occhi. «Non mi hai mai visto con UNA ragazza? Non posso darti torto, fratellone.» commentò, alzandosi in piedi e avviandosi per lasciare la stanza. «Buona serata.»
 
§
 
Prese un profondo respiro e il coraggio a quattro mani. Era arrivato il momento. O adesso o mai più.
Non era difficile. Erano solo quattro parole. “Lucy, io ti amo.”
Doveva solo smettere di pensare e dirlo.
«Luce...» cominciò determinato. «Luce, io...» Bene così. «Io... stavo pensando che siamo amici da tanto tempo giusto?! Giusto! Ecco e allora io pensavo che magari a volte potremmo andare a fare qualcosa insieme, tipo... tipo al cinema o a mangiare fuori! Cioè so che lo facciamo già ma non ti farei certo pagare il conto e poi potremmo andarci non proprio come amici, sai per cambiare! O possiamo andarci come amici, come preferisci cioè a me va bene, davvero, anzi sai cosa?! Facciamo come al solito, fingi che non abbia detto nulla!»
«Per tutti gli Spriggan.» sospirò Larcade, mandando gli occhi al cielo, mentre Zeref arcuava le sopracciglia così tanto che scomparvero dietro la frangia nera.
«Natsu cos'era quello?»
Il rosa spostò gli occhi dall'uno all'altro dei suoi fratelli, boccheggiando. «Io l'ho detto che non è una buona idea!» protestò.
«Che cosa? Dichiararti a Lucy o fare le prove con noi?» domandò atono Larcade.
«Tutte e due le cose!»
«Natsu è ridicolo. Lucy è palesemente innamorata di te di cosa hai paura?» argomentò Zeref, la fronte agrottata.
«Senti da che pulpito!» lo rimbeccò Natsu, portando le mani ai fianchi.
«In effetti non so nemmeno perché ci preoccupiamo tanto.» rifletté Larcade. «Può dirle anche così, gli cadrà comunque tra le braccia.»
«Ma Larcade, l'amore è una cosa importante! È il motore che muove il mondo e la vita!» ribatté Zeref, stringendo passionalmente i pugni nell'aria. «Lucy ricorderà questo momento per il resto della sua vita, il momento in cui il suo cuore ha trovato posto tra le mani di Natsu! È giusto che sia romantico, è giusto che le tolga il respiro e la parola e l'anima!»
Natsu, più basito che mai, spostò lo sguardo da Zeref a Larcade, che invece osservava il primogenito Dragneel con un misto di scetticismo e rassegnazione. «Dovrei registrarti e usarlo contro di te quando si parla di Mavis.»
Un lampo di psicopatica ira balenò negli occhi del moro. «Mavis è un altro discorso. Non ti intromettere.» lo ammonì sottovoce.
Larcade sospirò e lanciò un'occhiata all'orologio. «Natsu devi andare. Sei già in ritardo.»
«Cos... Merda» esclamò il rosa, guardando l'ora. Si precipitò a recuperare la giacca di pelle e la sua inseparabile sciarpa prima di lanciarsi incespicando verso la porta, rischiando tre volte di cadere faccia avanti in corridoio. «Auguratemi buona fortuna!» li incitò una volta davanti all'uscio.
Larcade e Zeref si scambiarono un'occhiata di striscio. «Natsu sicuro di stare bene?» domandò il maggiore, a cui non era sfuggito il tremito alla mano del fratello mentre la sollevava per afferrare la maniglia.
«Bene?!» chiese Natsu con un sorriso nervoso forzato. «Sto più che bene! Sono tutto un fuoco! Buona serata!» ruggí mentre si gettava sul pianerottolo e si sbatteva la porta alle spalle.
Larcade e Zeref rimasero immobili a fissare la porta, immersi nel silenzio assoluto per alcuni secondi, finché il biondo non lo spezzò. «Lo seguiamo?»
«Assolutamente.» rispose Zeref mentre si alzavano in piedi
 
§
 
«Secondo me non suona.»
«Dagli fiducia Larcade. Vedrai che adesso si fa coraggio e suona.»
«Ho il miei dubbi al riguardo.»
«Ma non è che le ha fatto un'improvvisata. Sono d'accordo di vedersi e lui è troppo educato per tirarle il pacco. Vedrai che suona.»
«Sai cosa mi preoccupa?»
«Cosa?»
«Se ci trova qui ci uccide. Non so se abbiamo fatto bene a seguirlo.»
«Stai scherzando? Certo che abbiamo fatto bene! Guarda quanta fortuna ha portato a me! Se non mi aveste pedinato non mi sarei mai messo con Lucy!» insistette Natsu prima di dare una pacca sulla spalla a Larcade. «E comunque non temere fratellino. Se ci becca e si arrabbia ci penso io a...»
Il suono limpido di un campanello trillò nel quartierino silenzioso e i due fratelli Dragneel nascosti tra i cespugli si girarono di scatto verso la casa della famiglia Vermillion.
«Ha suonato.» sussurrò Natsu, chiaramente sorpreso.
«Ma tu non eri quello convinto che sicuramente avrebbe suonato?» domandò Larcade, un sopracciglio alzato.
«Sì sì certo, ma sai come dice sempre mamma, no? Spera nel peggio ma preparati al meglio!»
«Ehm... credo tu debba inverti...»
«Zeref!»
La voce ovattata dalla distanza ma chiaramente entusiasta di Mavis interruppe Larcade.
«Ciao Mavis.» la salutò Zeref con voce malferma.
«Sono quasi pronta, devo mettere solo le scarpe. Vuoi entrare un attimo?» propose indicando con il pollice dietro di sé. Zeref si pietrificò sul posto.
«E-entrare?» chiese, in panico.
«Oh-oh.» mormorarono all'unisono Larcade e Natsu giusto un attimo prima che loro fratello maggiore, colui che sarebbe dovuto essere loro esempio e modello, partisse a razzo, con uno scatto degno di un centometrista olimpico.
Ancora sorridente, Mavis rimase immobile sulla porta, lo sguardo fisso di fronte a sé, mentre il suo cervello cercava di metabolizzare cosa fosse appena successo. Ma prima di poter pienamente realizzare che il suo tanto agognato appuntamento si era appena dato alla fuga altre due figure entrarono e uscirono dal suo campo visivo. Sbatté le palpebre interdetta, non certa di aver visto bene almeno finché non sentì una voce urlare il suo nome.
«Non preoccuparti Mavis! Te lo riportiamo subito!» urlò Natsu, ondeggiando il braccio teso nell'aria, senza smettere di correre fianco a fianco con Larcade. «Zeref!!! Torna qui!!!»
 
§
 
Non sapeva come fosse accaduto.
L’uscita fissa mensile con i loro cugini piaceva a Larcade perciò non comprendeva come fosse finito seduto sul divano del proprio salotto a fissarli con infinita rassegnazione e una spruzzata di disappunto. Non comprendeva come fossero arrivati a quel punto.
Con il Fairy Tail chiuso per alcuni piccoli ma urgenti lavori di manutenzione era del tutto normale che avessero optato per una serata videogame a casa Dragneel. Ma come si fosse passati dalla serata videogame a quella sfida di Twister all’ultimo sangue tra Natsu, Sting, Gajeel e Zeref sfuggiva alla sua comprensione.
«Stavolta ti batto Natsu! Vedrai che ti batto! L’ho promesso a Lector, porca miseria!»
«Mettiti in fila Sting! Se vuoi dichiarare vittoria su Salamander dovrai battere anche me perché non ho intenzione di andarmene sconfitto, stasera! Vi farò fuori tutti se necessario! Questa pedana è troppo piccola per tutti e quattro!»
«Finitela di minacciare Natsu o ve la dovrete vedere con me! Solo io posso minacciare di batterlo, chiaro?!»
Un sospiro rassegnato raggiunse le orecchie, ormai assuefate all’incessante lite in corso, di Larcade che si voltò verso l’unico altro cugino che non si era unito alla partita.
«Se penso che potevo essere al cinema con Frosch e Meldy adesso…» mormorò Rogue, il tono piatto.
«Che andavano a vedere?»
«Vaiana.»
Larcade sollevò un sopracciglio. «Sul serio avresti preferito un cartone animato?»
«Puoi biasimarmi?» domandò Rogue ed entrambi si girarono verso l’ammasso di corpi che si agitava sulla variopinta pedana, li fissarono un paio di secondi e sospirano all’unisono.
«Ohi vi decidete a girare o no?» ruggì Gajeel da in mezzo al gruppo.
Larcade mosse pigramente la mano verso la tavola con la ruota dei colori ma si bloccò con l’arto a mezz’aria. Lui e Rogue erano i più intelligenti della famiglia, un quoziente intellettivo molto superiore alla media e un lievissimo problema di sociopatia. La cosa aveva creato sempre parecchi problemi ad entrambi, soprattutto durante l’adolescenza, ma c’erano delle occasioni, soprattutto quando erano insieme e bastava loro un’occhiata per capirsi, in cui avevano ringraziato la loro singolare capacità di ragionamento, la loro mastodontica memoria e la loro rapidità di analisi.
E infatti bastò ad entrambi un’occhiata per valutare cosa sarebbe successo a tutti e quattro se solo…
«Mano destra sul blu!» esclamarono all’unisono, la freccia ancora ferma su “piede destro sul verde”.
Sorrisero soddisfatti mentre la sala riecheggiava di tonfi e imprecazione e i loro quattro imbarazzanti parenti crollavano uno sull’altro faccia a terra.
 
§
 
«Cappuccino con latte di soia. Ecco a te, Hisui.» la servì con un sorriso gentile il sempre sorridente e gentile cameriere della caffetteria dell’università di cui, per un qualche motivo, nessuno studente riusciva a memorizzare il nome.
«Hisui? Che nome affascinante.» mormorò una voce alla sua destra e la ragazza si voltò, sorpresa. «E azzeccato.» aggiunse il ragazzo moro dagli occhi amaranto al suo fianco, sorridendole tenebroso.
Un lieve rossore colorò le guance della verdina che però scosse subito e si schiarì la gola. «Grazie. Ma non credo di averti mai visto prima... uhm…» lasciò la frase in sospeso in attesa di un nome.
«Zeref.» venne subito in suo soccorso il moro, tendendole una mano che lei strinse un po’ dubbiosa.
«Zeref…» ripeté, pensierosa.
«E non mi hai mai visto prima perché in effetti, ahimè, è passato parecchio tempo dall’ultima volta che ho messo piede nella nostra bella università e in questa caffetteria.» proseguì, guardandosi intorno nostalgico, per poi addossarsi con le braccia al bancone. «Studiavo scienze politiche. E tu?»
Hisui sbatté le palpebre, presa in contropiede da quello strano ragazzo ma, per un qualche motivo, non riuscì a non rispondere alla sua domanda. «A-astronomia.» affermò un po’ malferma.
«Davvero?!» si illuminò Zeref a quelle parole. «È incredibile! Natsu! Ehi Natsu! Sai che Hisui studia astronomia?» chiamò, rivolgendosi a un ragazzo dai capelli rosa che si trovava alla sinistra della verdina.
«Sul serio?!» chiese Natsu, avvicinandosi di più. «Anche la mia ragazza studia astronomia! Magari la conosci, si chiama Lucy! Lucy Heartphilia!»
«Ah io… io…» boccheggiò Hisui, un po’ intimorita da quel fuoco incrociato di cui non capiva il senso. Sapeva solo che erano ben strani quei due tipi e prima si allontanava meglio era. «Credo di conoscerla di vista, sì.»
«Ah che meraviglia l’università! Ti permette di conoscere un sacco di persone, confrontarti, allargare i tuoi orizzonti!» riprese Zeref, appassionato.
«A volte mi chiedo se non avrei dovuto farla.» sospirò Natsu.
«Non esistono professori abbastanza pazienti da tollerarti in nessuna facoltà, Natsu.»
«Hai ragione.»
«Ma nonostante questo Lucy ti ha spiegato un sacco di cose sull’astronomia, no?»
«Assolutamente! E ho trovato tutto così interessante! Ah, sai chi è appassionato di astronomia?» chiese rivolgendosi di nuovo a Hisui che li osservava a occhi sgranati, incapace di muoversi.
«No. C-chi?»
«Nostro fratello Larcade.» rispose Zeref.
«Che guarda caso è seduto proprio laggiù.» aggiunse Natsu, indicando un tavolo per due un po’ defilato e posto proprio davanti la vetrina della caffetteria, a cui era seduto un ragazzo di cui si intravedeva solo un ciuffo biondissimo spuntare dietro un’edizione tascabile di Siddharta.
«Penso che avreste un sacco di cui parlare.» aggiunse Zeref, prendendo in mano il cappuccina con latte di soia di Hisui.
«Ehi, quello…»
«Un sacco di argomenti in comune.» s’intromise anche Natsu, afferrandola per le spalle e sospingendola deciso verso il tavolo.
«Natsu ha ragione! C’è l’astronomia…»
«Ehi fermi! Ma che…»
«…l’agopuntura…» proseguì Natsu, senza fermarsi.
«…la meditazione…»
«…la soia. Eccoci qua!» concluse, forzandola seduta sulla sedia di fronte a Larcade che abbassò il libro di scatto proprio mentre Natsu e Zeref, che aveva posato il cappuccino davanti a Hisui, si dileguavano.
Larcade stava già per protestare, colto alla sprovvista da quell’improvvisa intrusione, ma perse l’uso delle proprie sinapsi quando vide chi aveva di fronte.
«Hi-Hisui!» esclamò prima di riuscire a fermarsi.
La verdina lo scrutò indagatrice. «Ci conosciamo?»
«No!»
«E come sai il mio nome allora?»
Larcade la fissò a occhi sgranati alcuni istanti, raggelato. «Ah, io… io… io ho… tirato a indovinare ecco!» esclamò alla fine, rosso come un pomodoro.
Una risatina sfuggì alle labbra di Hisui e la sua espressione si addolcì. Ora che lo guardava meglio aveva l’impressione di averlo già visto in giro per l’università, in effetti. Era un bel ragazzo ma, soprattutto, così imbarazzato era incredibilmente adorabile. Sembrava un bambino troppo cresciuto.
Piegò le labbra in un sorriso mentre si sporgeva appena in avanti con il busto, intrecciando le dita sopra il proprio cappuccino. «Secondo i tuoi fratelli, potremmo avere parecchio in comune.»
«Ma davvero?!» rise ebete Larcade prima di realizzare bene ciò che aveva appena sentito. «Aspetta! I miei fratelli?!» chiese, girandosi poi verso la finestrona alla sua sinistra.
Dall’altra parte della strada Zeref e Natsu li stavano osservando e subito si lanciarono in una serie di gesti di incoraggiamento quando Larcade incrociò i loro sguardi.
Il minore dei Dragneel li fissò incredulo qualche secondo per poi scuotere la testa divertito e tornare a focalizzarsi su Hisui, ricambiando il suo radioso e dolce sorriso.
Perché potevano insultarsi, prendersi in giro, incolparsi a vicenda, picchiarsi, litigare. Ma sapeva, senza ombra di dubbio, che lui ci sarebbe stato sempre per Natsu e Zeref e che Natsu e Zeref ci sarebbero sempre stati per lui, quando avessero avuto bisogno l’uno dell’altro.
«Allora…»
Perché aveva i migliori fratelli del mondo e voleva essere per loro il migliore fratello del mondo.
«…sbaglio o quel cappuccino è con il latte di soia?»
Perché era una cosa da Dragneel.
 
     

      
  
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