Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Mnemosine__    30/03/2017    1 recensioni
Poseidone, l'unico che sembrasse avesse prestato fede al giuramento di non avevre figli, ne aveva aveva avuto uno da una mortale.
E aveva anche la faccia tosta di chiedere alla figlia maggiore di mantenere il segreto e di aiutarlo a nascondere il bambino?
"Cosa vuoi che faccia?" Chiese senza tanti convenevoli quando suo padre le aprì la porta.
"Vivere qui. Dovrai proteggerlo dagli occhi degli dei e dei mostri."
"Cioè vuoi che rinunci alla mia vita per fare da baby-sitter. Va bene, lo farò. Ma se Zeus lo scoprirà ti prenderai tutta la colpa.
"Grazie"
"Ringrazia di avermi fatto giurare." Ringhiò lei. "Allora? È un maschio o una femmina?"
Poseidone fece segno a Sally di avvicinarsi con il fagottino.
"Ti presento Perseus, tuo fratello." Elisabeth sbuffò imponendosi di odiare da subito il fagottino, lo avrebbe solo protetto come voleva suo padre e quando la pulce fosse stata abbastanza grande l'avrebbe lasciato e sarebbe tornata a fare i cavoli suoi.
Quando, però, gli occhi dei due si incontrarono tutti questi propositi andarono dritti dritti al Tartaro.
Quel bambino era speciale.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ade, Apollo, Nico/Will, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Blood Brothers'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il cavallo era al centro della piazza. Intorno al gigante di legno c'erano ballerine e danzatori, schiavi servivano il vino ai nobili e i suonatori intonavano canti di vittoria. 
Tutti facevano festa, i Greci avevano abbandonato Troia. 
Tutti tranne una. 
Lissandra sapeva chi c'era dentro al cavallo, sapeva che Troia sarebbe stata distrutta appena i suoi abitanti avessero chiuso gli occhi. Ma le era stato intimato di tacere. 
Il destino della città era quello della caduta. 
La figlia di Poseidone, dopo aver controllato che Pammone fosse occupato con una concubina, era nei suoi appartamenti con suo figlio e il principe Troilo.
"Aferio, quello che sto per dirti e molto importante. So che farai fatica a crederci, ma giuro sullo Stige che è la verità." Disse prendendo il bambino per le spalle. 
"Tuo padre non è chi credevi che fosse." 
"Non credo di capire." Disse lui confuso.
"Pammone non... non è tuo padre. Lo ha solo creduto. Tuo padre è una persona diversa, ma che ti ama immensamente."
"Mamma, stai delirando?" Chiese Aferio.
"No. Ascoltami è importante. Devi andartene dalla città, dovete andarvene entrambi." Disse guardando il figlio e Troilo. 
"Mamma, forse devo chiamare un guaritore." 
"Aferio, tua madre sta dicendo la verità." 
"Tuo padre è la persona che ti è sempre stata accanto, molto più di quanto lo sia stato Pammone."disse lei indicando il giovane. 
"State scherzando?" Il bambino indietreggiò. 
"Aferio, devi credermi. Guardati allo specchio, a chi somigli di più, a Pammone o Troilo?"
"Molti hanno detto che i miei occhi azzurri sono strani." Disse lui guardandosi. "Ma credevo di averlo preso da te, mamma." 
Lei scosse la testa e guardò Troilo.  
Aferio iniziò a guardare il suo riflesso distogliendo lo sguardo solo per posarlo su alcuni tratti del principe. 
"Se state dicendo davvero la verità, perché me lo dite adesso?" Chiese alla fine.
"Perché dovete andarvene dalla città, e io non posso venire con voi." 
"Cosa? Ma abbiamo vinto, perché dovremmo andarcene?" 
"Fidatevi di me. Non abbiamo vinto." Disse lei mordendosi un labbro.

~•~

"Posso aprire gli occhi, adesso?"
"Non ancora." Disse Apollo. "Tra poco."
"Ma volete spiegarmi dove diavolo mi state portando?" Chiese lei ormai esasperata.
"Ho solo pensato che per iniziare una storia nuova avresti dovuto chiudere per bene quella vecchia." Disse lui così vicino che la ragazza poteva sentire il suo fiato caldo sul collo. 
"Ci siamo." Disse Ade. "E ricordati Pollo che anche il capodanno lo faremo qui negli inferi." 
"Certo, certo." Disse Apollo sbrigativo prima di togliere lentamente le sue mani dagli occhi della figlia di Poseidone e poggiargliele sulle spalle. 
"Finalmente, non c'è la facevo..." ma la voce le morì in gola. Si portò le mani al petto e una lacrima solitaria le scese sulla guancia. 
"Dieci minuti." Intimò Ade prima di sparire insieme a Nico e Apollo.

~•~

"Promettimi che starai con tuo padre, promettimi che vi prenderete cura l'uno dell'altro." 
Troia era in fiamme, i Greci stavano per arrivare al palazzo, tutti il resto era già distrutto. 
"Lo prometto mamma." Disse il bambino mentre l'abbracciava. 
Troilo si unì all'abbraccio in pochi secondi."Vi amo tutti e due, immensamente." Sussurrò. 
Le porte dell'appartamento di Troilo si aprirono. 
Sia Lissandra che il principe sguainarono le spade. Tre uomini armati fino ai denti erano di fronte a loro.
"Sono qui per primo, cugina. Come avevi chiesto, e tu mi rivolgi contro una lama come ringraziamento?" Chiese il Pelide. 
Lei fece un sospiro di sollievo. "Dei, Grazie." Disse rinfoderando la spada. 
"Mamma ma lui è..." 
"Si, è un mio amico. Vi aiuterà ad andarvene via da qui." 
"C'è una nave che vi aspetta esattamente sulla spiaggia, i miei soldati eseguiranno gli ordini del principe come se fossero i miei." Disse indicando Troilo. 
"Vi porteranno in un luogo sicuro, dove potrete ricominciare una vita pacifica." 
"E tu?" Chiese lei ad Achille "Non vuoi andartene?" 
"Il mio destino è un'altro, ricordi? La gloria eterna." 
Disse abbracciandola. 
 "È stato un onore combattere con te." Disse lei ricambiando l'abbraccio. 
"Ora dovete andare." Si rivolse al figlio e la principe. 
"Non guardatevi indietro. Correte via il più velocemente possibile." 
"Ma perché, tu non vieni?" Chiese il bambino. Lei sussultò. 
Achille le mise una mano sulla spalla. "Tuo nonno Poseidone è stato informato da Afrodite che non sei figlio di Pammone, ha lasciato a tua madre poche ore per metterti in salvo prima di metterla... in punizione." 
"In punizione?"
"Esatto. Deve imparare ad eseguire gli ordini e prendersi la responsabilità di tutte le sue azioni." 
La ragazza sorrise al figlio "Ti voglio un modo di bene, non dimenticarlo mai." 
"Anche io ti voglio bene mamma." Disse lui abbracciandola stretta. 
Quando gli occhi verdi di Lissandra incontrarono quelli azzurri di Troilo, il ragazzo fece un passo in avanti per stringerla stretta. Lui sapeva cosa l'aspettava, che non avrebbe vissuto abbastanza a lungo per rivederla. 
"Ci rivedremo presto nell'Elisio." Sussurrò lei inspirando il suo profumo. 
"No. Non dirlo nemmeno per scherzo. Tu devi continuare a vivere, noi ci rivedremo un giorno, certo, ma non dovrà essere tanto presto." La guardò negli occhi. "Promettimelo. Promettimi che non morirai." 
"Lo prometto."

~•~

"Com'è possibile?" Sussurrò lei alternando lo sguardo tra le due anime che aveva di fronte. Un uomo orami quarantenne ed un giovane.
"Mamma?" Chiese il ragazzo. 
"Siete... siete cresciuti." Disse Elisabeth senza parole. 
"E siete qui davanti a me." Concluse scoppiando a piangere. 
"Ma sei ancora viva?" Chiese il giovane. 
Lei annuì piano. "So di non potervi toccare, ma non so cosa darei per potervi abbracciare di nuovo."
"Quanti anni sono passati, nel mondo dei vivi?" Chiese di nuovo Aferio. 
"Tanti. Troppi." Rispose lei facendo una carezza sul viso incorporeo del figlio, ritirando la mano quando passò attraverso la sua pelle. 
"Mi mancate tanto." Disse cercasi lo sguardo di Troilo, invano. 
"Anche tu." Disse il ragazzo. 
"Quanti anni hai? Cioè sei giovane, a quanti anni sei morto?" Chiese lei con voce tremante. "Dimmi che non sei morto così presto..."
"Non lo sai?" 
"Mi hanno tenuto in isolamento per cinquant'anni dopo che hanno scoperto che non eri figlio di Pammone." Elisabeth portò lo sguardo sui suoi piedi.
"Quando sono uscita volevo venire da te, anche se ti avrei trovato vecchio. Ma quando mi hanno detto che eravate stati uccisi non c'è l'ho fatta. Non ho voluto sapere altro." 
"Venti. Avevi vent'anni quando Pammone ci ha trovati." Disse il ragazzo. 
"Si è salvato in qualche modo dai Greci e si è rifugiato da un nostro cugino, chiedendogli soldati. Sono arrivati di notte, e senza onore hanno ucciso tutti. Noi compresi. Qualcuno doveva averlo informato." Fece un sorriso. "Ma la sua anima non ha ancora trovato pace  e  noi siamo nell'Elisio."
Alcune lacrime le scesero sulle guance.
 "Apollo e il nonno hanno fatto affondare la sua nave." Continuò il ragazzo. "Sai bene che chi muore in mare non avrà mai una sepoltura e la sua anima sarà come stretta a vagare nel limbo per l'eternità. Onestamente credo che sia andata meglio a noi che a lui in ogni caso." 
"Sei così grande." Disse lei guardandolo negli occhi. 
"E io non ti ho visto crescere." 
"Ma ci hai salvati." 
"Per poi non essere con voi al momento del bisogno." 
"Sei stata punita." 
Lei annuì facendo un leggero sorriso. Portò lo sguardo sull'altra anima, che non aveva proferito parola per tutto il tempo. 
"Troilo?" Lo richiamò. Il principe non disse niente e tenne lo sguardo fisso in un punto lontano da lei. 
"Perché non dici niente?" 
Chiese lei facendo un passo in avanti. "Dei, mi manchi immensamente. Non c'è giorno in cui non penso a voi." 
Lui alzò gli occhi e la guardò, serio. "Non devi dirlo nemmeno per scherzo." Disse. 
"Cosa? Perché?" 
"Noi non ti dobbiamo mancare, siamo morti da più di duemila anni ormai, dovresti averci dimenticati." 
"Come potrei dimenticarvi?"
"Non puoi continuare a vivere nel nostro ricordo. Devi trovarti un altro, farti una nuova famiglia. Devi essere felice." 
"Ma io sono felice. Vi ho rivisti, dopo così tanti anni vi ho potuto parlare di nuovo." 
"Dovevi averci dimenticati. Prima o poi ci rivedremo, ma fino ad all'ora vivi la tua vita immortale, ama di  nuovo, divertiti. Sicuramente c'è qualcuno che ti piace, adesso." 
Lei rimase zitta, non disse niente. 
Aferio sorrise. "Ti abbiamo vista arrivare con Apollo e un ragazzo, chi è dei due?"
"Nico è fidanzato." Disse lei sottovoce. 
Troilo sorrise insieme al figlio. "Rifatti una famiglia, vera. Quello ti viene dietro da troppo tempo." Disse prima di sparire, lasciando sola la ragazza.
Quando Ade riapparve portandosi dietro il figlio e Apollo i fantasmi se n'erano andati da pochi minuti. 
Elisabeth era girata di spalle, il corpo era percorso da piccoli brividi e tremolii momentanei. 
Apollo la chiamò "Liz?" 
Poi si rese conto che stava piangendo e l'abbracciò da dietro circondandola con le sue braccia. 
"Tesoro..." 
"Portala a casa, è stato un duro colpo per lei rivederli." Disse Ade. 
"Grazie." Apollo lo guardò negli occhi. "So che non l'hai fatto solo per avere Nico e Will qui per Natale e Capodanno." 
"Certo che l'ho fatto per quello, per cos'altro sennò? Per te no di sicuro." Rispose Ade guardando la nipote. 
"Cerbero ci aspetta." Disse Nico indicando il grande cane che li aspettava all'entrata dei campi.
Apollo annuì riportando lo sguardo su Ade, per ringraziarlo ancora, ma il suo se n'era andato. 

Quando tornarono al Campo Apollo portò Elisabeth nella cabina tre, la stese a letto rimboccandole le coperte e aspettò che si addormentasse, seduto su una poltrona. 
La figlia di Poseidone non aveva aperto bocca per tutto il tragitto dal bosco alla casa, si era limitata a camminare, in silenzio e trattenendo le lacrime. 
Apollo aveva provato a starle vicino, ma sapeva che in momenti come questi le prole erano inutili, doveva lasciare che lei si sfogasse. 
Si era fatto portare una tazza di camomilla con un sonnifero da Austin, così che Elisabeth si addormentasse subito senza che si accorgesse del sonnifero. 
"Cos'è?" Chiese con la voce leggermente impastata, a causa del pianto. 
"Camomilla. Ti aiuterà a rilassarti." Disse lui portandogliela alle labbra. 
"Questa non è camomilla." Disse Elisabeth sentendo il  diverso sapore.
"È una camomilla speciale." Le sorrise. "Bevi." 
Lei, ormai sotto l'effetti del calmante, annuì piano. 
"Ecco. Adesso starai meglio." Disse Apollo poggiando la tazza sul comodino. 
"Apollo?" Lo chiamò piano lei. 
"Starò qui tutta la notte, dolcezza, non ti preoccupare." Disse lui prendendole la mano. 
"No, non volevo dire quello." Gli occhi iniziarono a chiudersi. "La domanda che mi hai fatto pochi giorni fa, ti ricordi?" 
Lui si grattò la testa. Le aveva fatto un sacco di domande in quei giorni, come faceva a ricordarmene una in particolare? Sarà stato quando le aveva chiesto di comprare i costumi da bagno con i soli abbinati? 
Oppure quando le aveva domandato se lo preferiva con la cresta o i capelli ricci?
"Certo." Sorrise accondiscendente. 
"Sono ancora in tempo per risponderti?" Chiese lei iniziando ad addormentarsi. 
Lui, ancora più confuso, annuì. 
"Si..." 
Lui sfilò la mano da quella di Elisabeth e se la portò in tasca, dove le dita sbatterono contro qualcosa di duro e liscio.  Era un qualcosa di quadrato, quasi rettangolare e spigoloso. 
Non ricordandosi cosa ci avesse messo dentro lo tirò fuori. 
In mano aveva una piccola scatolina di velluto rosso, contenente l'anello che avrebbe voluto regalarle dopo la proposta di matrimonio.  
Aprì la scatola e rimirò il piccolo anellino che aveva scelto per lei. 
Lo sguardo gli cadde sulla figlia di Poseidone, che intanto si era girata per stare più comoda. 
Poi guardò di nuovo l'anello.
"Aspetta che..." Disse Apollo accorgendosi poco dopo che ormai la ragazza si era addormentata, e che non si sarebbe svegliata prima di quindici ore. 
Non sarà stata mica quella domanda, vero? 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Mnemosine__