Questions
«Nick, sei mai stato innamorato?»
Non l’aveva vista arrivare, non era
riuscito a prevederla, semplicemente si era abbattuta su di lui, proprio come
una bomba. E Judy, sicuramente, non era consapevole dei danni e delle
conseguenze delle sue azioni.
Non era la prima volta che poneva
domande così dal nulla, un po’ come quando fuori c’è il sole e l’attimo dopo ha
già iniziato a piovere – e guarda caso tu ti trovi fuori senza ombrello.
Nonostante avesse già avuto
esperienze simili, non era mai in grado di prevenirle e sarebbe stato tutto più
facile, perché avrebbe avuto tempo per preparare una degna controffensiva,
invece così doveva riparare sulla soluzione che gli risultasse la meno peggio.
E lui odiava non avere tutto sotto
controllo, non sapere cosa dire e soprattutto quando.
Velocemente valutò le sue possibili
opzioni: se avesse negato, sapeva che la sua Carotina
non avrebbe demorso e, con insistenza, gli avrebbe impartito di ricordare quel
momento, perché era impossibile che non
fosse mai stato innamorato, no?; se le avesse dato corda, era conscio che
ne avrebbero avuto per un po’.
Forse, però, la volpe non sapeva
quantificare per quanto e dove quella discussione sarebbe realmente giunta con
un suo sì.
Ma preferiva di gran lunga la seconda
ipotesi, perché meno sfiancante.
«Sì, una volta» rispose secco.
Nutriva sempre una piccola speranza
che la curiosità della coniglietta venisse così appagata.
«E com’è?»
Non si stupì affatto della domanda,
quasi che l’attendesse.
Se non altro Judy non aveva indagato
sull’identità della sua presunta amata. O magari la stava prendendo alla larga,
molto alla larga.
In ogni caso non voleva scoprirlo.
«Non pensi siano domande da fare a
una madre piuttosto che a una povera
volpe che vorrebbe lavorare?» disse, adocchiando l’immensa pila di fogli sulla
sua scrivania – che solitamente avrebbe evitato come la peste, utilizzando le
sue energie altrove, anche nella cosa più semplice e stupida – e che, per la
prima volta, gli apparve come una plausibilissima
via di fuga.
«Tu? Che vuoi lavorare seriamente su
quei fascicoli?»
Il suo stupore – per niente celato –
quasi lo ferì, inarcò un sopracciglio, infastidito.
«Hai ragione. Normalmente le figlie
dovrebbero porre questa domanda alla madre o alle sorelle maggiori…»
continuò Judy – Dai che forse me la cavo!
– «…ma tu non conosci mia madre. Potrebbe saltare a
delle conclusioni affrettate. E sai come può finire in una grande famiglia come
la mia. Per questo ho pensato di chiedere a te.»
No, non aveva esattamente idea di
quello che un semplice – dipendeva dai punti di vista –quesito come il suo
poteva scatenare, ma poteva benissimo intuirlo, perciò questa volta non si
sentì di venire meno alla sua richiesta.
«Allora, com’è?»
Lo sapeva, Judy non mollava finché
non otteneva quello che voleva; questa sua caparbietà aveva il potere di
meravigliarlo ancora, nonostante ormai si conoscessero da diverso tempo.
«Uhm, vediamo…»
rivolse gli occhi al soffitto come per inseguire un ricordo e non era sicuro se
questa sua interpretazione l’avesse convinta, perché accidenti quella sensazione era lì con lui sempre, probabilmente da
quando i suoi occhi incontrarono per la prima volta quelli di una coniglietta ottusa, un po’ ingenua, dal cuore
grande, che aveva voluto aiutare un finto
padre a acquistare un ghiacciolo per il suo finto
figlio, fan degli elefanti, riconoscendo un’ingiustizia nella negazione a essere serviti. E Judy Hopps
non sopportava le ingiustizie, soprattutto quelle gratuite!
«Essere innamorati è una bella, bellissima sensazione, ma allo stesso
tempo può procurarti una grande sofferenza» disse, forse con un tono un po’
troppo solenne, Nick.
Voleva che comprendesse che si
trattava di una cosa seria, che non era solo come lo descrivevano sempre tutti,
vaneggiando di situazioni solo rose e fiori, come se i problemi non ci sarebbero
stati, come se si potesse provare solo felicità. Era qualcosa di più complesso
di così. C’era sì la gioia, immensa, quella che ti fa brillare gli occhi e ti
rende luminoso e immune alla negatività, ma poteva anche rivelarsi quasi come
una condanna.
Dopo la pausa studiata per fare in
modo che le sue parole ottenessero il giusto peso, scavando fin nell’anima
della coniglietta, la volpe riprese.
«Ogni mattina, quando ti svegli sei
felice, perché fondamentalmente provi amore. Per quanto possa sembrare un
cliché, i colori ti sembrano davvero più lucenti, dalle tonalità più vive e
belle, vedi ogni cosa intorno a te sotto una nuove luce.
Sei così felice che ti senti più
gentile del solito, ben disposto a aiutare gli altri.
Sei molto più tollerante di quanto ti
ricordassi e fai volentieri cose che normalmente avresti evitato in tutti i
modi .
Tutto questo con la consapevolezza di
vedere lei…» si lasciò scappare un sospiro.
Judy lo ascoltava attentamente e si
stupì di quanto Nick parlasse una lingua comprensibile – aveva sempre pensato
di non afferrare fino in fondo discorsi del genere, visto che in passato non si
era mai interessata più di tanto all’argomento – e come si ritrovasse
nell’esperienza personale del collega.
Aveva avuto il presentimento che
quello che aveva iniziato a provare da un po’ di tempo a quella parte potesse
definirsi amore, ma voleva una
conferma, per questo le era nata, urgente, quella domanda; altrimenti avrebbe
pensato di essere pazza.
Le sue lunghe orecchie scattarono al
dolce suono che Nick aveva impresso nel pronome personale lei.
Ora Judy era curiosa di scoprire chi
fosse quella lei che occupava i pensieri della volpe, che le suscitava
sentimenti così profondi, e pensarlo, le procurò una fitta allo stomaco e il
desiderio opposto di non volerlo sapere, perché era certa che con questa lei non sarebbe andata d’accordo, già
non la sopportava.
«Sai, basta davvero poco perché la
giornata migliori. È sufficiente stare in sua compagnia, scambiarci quattro
chiacchiere, vedere il suo fantastico sorriso. Perché se la persona che ami è
felice, di conseguenza lo sei anche tu. Se lei soffre, tu soffri insieme a lei
e vorresti fare di tutto affinché ritorni a sorridere.»
La coniglietta avvertì l’importanza
che per Nick doveva avere questa persona.
Che fortunata.
«Sai, sarebbe proprio una bella
dichiarazione.»
A me piacerebbe,
era tentata di aggiungere, ma fortunatamente la ragione le impedì di rendersi
ridicola.
Nick percepì le gote tingersi
leggermente di rosso, sperò che la sua pelliccia fulva nascondesse il lieve
rossore d’imbarazzo.
«E lei? Come è finita con lei?» si
sentì domandare, suo malgrado, la coniglietta.
La curiosità ebbe il sopravvento su
tutto il resto.
Quella richiesta lo sorprese, non
l’aveva minimamente calcolata.
Che le dico adesso?
«Carotina, non pensi
che per finire, dovrebbe iniziare?» la stuzzicò.
Era quello che riusciva a fare
meglio, dopotutto.
«Oh. Oh» realizzò, dispiaciuta.
Si pentì della risposta, perché,
accidenti a lui, sapeva che era emotiva e questo piccolo dispiacere poteva
evitarglielo.
Nick, volpe ottusa che non sei altro.
Avrebbe voluto dirle che non serviva
dispiacersi, perché in fondo non gli faceva così male, aveva imparato a
conviverci.
E forse poteva ancora continuare con
la farsa che la sua storia risaliva a
molti anni prima, che fosse ormai acqua passata.
Ma chi vuoi prendere in giro?
Era, ormai, da un po’ che desiderava
che potessero fare quel passo in più, perché la veste di solo amici iniziava a stargli stretta, ma nonostante avesse
osservato e decifrato ogni gesto di Judy, era giunto alla conclusione che,
forse, per lei era ancora presto oppure non l’avrebbe mai visto in altri
termini se non quelli di un caro
amico.
O forse non era stato in grado di
notare quei segnali, perché magari
per i conigli era palese quello che provavano l’uno per l’altro e bastavano
piccoli gesti per scegliersi; avrebbe dovuto documentarsi.
«Mi sono innamorata.»
Non seppe per certo se a ridestarlo
dai propri pensieri fu la serietà con cui la collega aveva pronunciato quella
confessione o per il significato intrinseco della stessa.
Su chi mai poteva aver posato i suoi
splendidi occhi ametista?
Doveva essere un coniglio, non poteva
essere altrimenti; non sapeva,però, motivare la sua certezza.
La sua mente vagliò i suoi ricordi
recenti per trovare la possibile cotta di Judy, valutò anche elementi
insignificanti, ma nonostante la breve analisi, non riscontrò nessun individuo
che avesse potuto catturare il suo interesse.
Non sapeva se avesse mai pensato
seriamente a una relazione interspecie, per lei, e in tal caso avrebbe dovuto
allargare il campo d’indagine.
E, in ogni caso, lui era fuori dai
giochi.
Percepì salirgli alle labbra un
ringhio sommesso, gutturale, che riuscì, a fatica, a domare.
«Buon per te.»
Le orecchie di Judy captarono il tono
infastidito di Nick, quasi che avesse sputato malvolentieri quelle parole, sentendosi
in dovere di dire qualcosa per non apparire scortese.
Rimase stupita e forse anche un po’
delusa: non si aspettava quella risposta, ma invero non era certa di quello che
voleva sentirsi dire.
«Comunque farò di tutto per far
decollare la mia storia» gli confessò, convinta.
«Non ne dubito, Carotina.»
Ed era sincero. Ormai aveva imparato
che per Judy non esisteva la parola impossibile,
se si intestardiva su qualcosa, costi quel che costi, la faceva funzionare,
come voleva lei.
Arrivò a immaginare la sua Carotina a imporre al malcapitato – nella sua fantasia
aveva le sembianze di un coniglio – di diventare il suo fidanzato,
minacciandolo con la sua penna carota, in
nome della legge.
In quella situazione non avrebbe
invidiato per nulla il poveretto, anzi riusciva persino a trovare la cosa anche
divertente.
«Comunque, sai cosa voglio fare ora?
Offrire una fetta di torta ai mirtilli alla mia
volpe preferita. Perché so che questo dialogo ti ha infastidito.»
La mia Carotina.
Judy sapeva decisamente come farsi
perdonare – non che, comunque, sarebbe riuscito a tenerle il broncio per troppo
tempo. Lei era così tenera – chécché
ne dicesse – che semplicemente
guardandola, si dimenticava il motivo per cui doveva avercela con lei e
semplicemente sorrideva.
E da quando la conosceva, il sorriso
era diventato di casa sul suo muso.
Era la proposta più allettante che
avesse sentito per quel giorno – e Nick non rifiutava mai un’occasione per fare
una piccola pausa durante il lavoro, ricevendo sempre dei rimproveri da parte
della partner – e era riuscita a scacciare, come neve al sole, l’inquietudine
provata alla rivelazione della compagna.
Ma se esistevano ancora momenti come
quelli, solo loro due, allora il
problema dei presunti e futuri spasimanti della coniglietta poteva aspettare.
La coda di Nick ondeggiava sinuosa,
mentre seguiva la coniglietta fuori dall’ufficio.
Ehilà, risalve
a tutti! ^^
Sono di nuovo qui. C:
Mi sa che devo ringraziare questi
due, perché mi stanno aiutando a ritornare a scrivere. Magari tra un po’ di
tempo, riuscirò a scrivere anche qualcos’altro. Ma ora, mi va di scrivere di
questi due. ♥
Perché. Perché sì. ♥
Spero che i personaggi siano IC e che
il tutto sia verosimile, nella mia testa aveva un senso preciso.
Grazie per aver letto. ♥
Alla prossima (perché ci sarà una
prossima volta, mi sa) ;)
Selly