Nelle catacombe della mia anima non trovo niente a parte te.

Ho sempre pulito ogni cosa, perché niente andava bene, niente era mai abbastanza.
Ho grattato via tutto, perché il resto era nocivo.

Resto io, fragile, a cuore aperto, in attesa che tu giunga a fermare l'emorragia.

Perché sto morendo.

Muoio ogni giorno, fino a che non giungi a dirmi che sto bene, che mi salverai da quest'incubo perpetrato nel tempo, nella storia.

Quanto vorrei saper viaggiare negli anni, per poterti trovare prima. Per poterti dire: “Vieni con me, ci salveremo”, prima che l'onda ti travolga ancora e ancora.

Non mi do pace, se penso che eri già in qualche piega di me e non ti ho cercato. Non ti ho cercato abbastanza, come non cerco mai ciò che non so di desiderare.

Resto io che non mi sento abbastanza, che tremo, piango, ho le crisi isteriche e penso solo che potevo trovarti prima, perché solo tu rendi l'Inferno sopportabile. Solo tu rendi la dannazione umana qualcosa che in fin dei conti si può caricare sulle spalle.

Tu che mi togli il coltello di mano ogni volta che cerco d'infliggermi il colpo di grazia, tu che perdi ore per farmi respirare ancora un altro po'.

Tu. tu, immensamente. Tu nella mia testa, nella mia pelle. Tu appena apro gli occhi e penso solo che questo nuovo giorno mi farà piangere sangue e accetto di piangere solo per vederti infine per poche ore. Tu quando il mondo si annebbia e non lo vedo, quando resto inerte e posso solo guardarti negli occhi, per chiederti aiuto. Per chiederti di non lasciarmi morire.

Ti prego, non lasciarmi morire.

Tu quando ogni cosa mi tradisce, quando ogni sogno svanisce.

Tu quando la pelle mi cade a pezzi, a brandelli di dolore.

Tu quando mi ricomponi a forza di abbracci.

Non voglio imparare ad esistere senza di te.

Non chiedermelo mai, perché nulla ha senso, se non ci sei.