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Autore: DhakiraHijikatasouji    05/04/2017    0 recensioni
Stefano, un timido e curioso ragazzo orfano, con la vita rovinata dal bullismo. Sascha, il tipico Bad Boy con qualcosa da nascondere. Saranno i loro destini che, incrociandosi, daranno vita ad un incontro che il fato non avrebbe mai potuto separare.
"Le difficili sfide della vita esistono per questo, a farti vedere fin quanto puoi resistere...ebbene, facciamogli vedere che insieme noi resisteremo fino in fondo"
#SASCHEFANO
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Anima, St3pNy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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POV's Stefano
Era stato gentile quel ragazzo, che perlomeno si era preoccupato per me vedendomi in quel modo.
O almeno penso che si sia avvicinato a me per quello.
Comunque era ovvio che quando entrai in classe, sentii i brussii e le risate che mi accompagnavano al mio banco. La macchia sui pantaloni era ancora molto evidente. La professoressa intimò alla classe di fare silenzio mentre mi guardava anche lei stranita e arrabbiata mentre mi incamminavo a posto.
Prof - Si può sapere cosa ha combinato per presentarsi così a lezione?-
Sa - Sarà l'emozione del primo giorno, vero Stefanino?-
Stefanino...
Disse Sascha dandomi due pacche sulla spalla destra scuotendomi come se fossi un cadavere. Sì, perché io rimanevo immobile, come un morto seduto su una sedia per fargli una foto. Nell'antichità le foto ai morti le facevano, quindi se a quell'epoca io mi fossi messo in quel modo, avrei avvertito subito lo scatto della macchina fotografica.
Sa - Comunque è solo acqua, professoressa...sennò a quest'ora tutti saremmo distesi a terra dal tanfo-
Tutta la classe ridacchiava e la prof riordinò il silenzio prima di riposare di nuovo lo sguardo su di me.
Prof - Lei è il signorino Lepri eh, lo so perché quando ho fatto l'appello entrando in classe mancavano lei ed altri miei due alunni dell'anno scorso...penso che ce ne aspetteremo delle belle da lei. Ora, prendete pagina 20!-
Non badai al grande discorso che mi aveva fatto, anche perché avevo già provato a confessare la verità su quello che mi facevano passare, su quello che mi affliggeva all'infuori della scuola...aveva solo peggiorato le cose. Oltre al fatto che questa ci faceva subito cominciare a fare lezione random già il primo giorno. Era l'ora di storia.
Prof - Ah ehm...legga lei-
Ecco, quello divenne un grande problema dato che io non sapevo leggere. Cioè, sì, sapevo leggere...ma non bene, ecco.
Ero dislessico, insomma.
Sì...ehm...
-Sentivo le risate di Sascha e del ragazzo che mi aveva lanciato l'acqua addosso che erano entrambi proprio dietro di me e di certo non aiutavano.
Ma ovviamente loro non volevano aiutare!
Prof - Allora? Si muova! Non abbiamo tutto il giorno! Ho detto pagina 20! 20!-
Ripeté con voce stridula che faceva esplodere le orecchie. Riuscii perlomeno a prendere la pagina. Mi venne quasi un infarto a vedere che era una pagina intera, scritta a caratteri minuziosissimi.
D...al...Me...med...io...medio...e...evo...al...rina...rinascim...en...to.
-Potevo migliorare le mie condizioni in questo ambito, ma la mia vita di merda mi ha proibito anche un maestro che mi aiutasse a perfezionare le mie abilità di lettura. Solo il titolo ci avevo messo un eternità a leggerlo, quindi figuriamoci una pagina intera!
Prof - Bene, basta così. Vuole fare lo spiritoso, o forse non le è chiaro che siamo in classe e che questo è orario di lezione? Se non fosse già stato buttato fuori a prima ora, non avrei esitato a farlo io adesso, mi sono spiegata?-
Mi limitai ad annuire. Non era una di quelle professoresse intelligenti che sapevano captare il problema di un proprio scolaro. E comunque mi vergognavo a dire che ero dislessico. Sascha avrebbe avuto un motivo in più per prendermi in giro. Improvvisamente sentimmo bussare alla porta della classe. Il ragazzo di prima insieme ad un altro entrarono con le cartelle in spalla.
Prof - Vi sembra l'ora di arrivare a scuola, ragazzi? La giustificazione!-
Entrambi, in silenzio, tirarono fuori il foglio con la giustificazione che la professoressa guardò come se gli avessero scritto una barzelletta per niente divertente.
Prof - Andate a sedervi, e che non si ripeta mai più, è chiaro?-
A quella domanda non risposero mentre si incamminavano a posto. Ella sbuffò seccata e se ne tornò alla cattedra compilando il registro di classe. Quel ragazzo, che mi pare mi aveva detto si chiamasse Salvatore, si sedette nel banco vuoto accanto a me che mi rivolse un sorriso, interrotto dalla voce della professoressa.
Prof - Legga lei, Cinquegrana-
Poi prese a camminare tra i banchi con il libro in mano. Salvatore cominciò a leggere, ma ero convinto che quella della dislessia non sarebbe stata l'unica cosa brutta del giorno.
 
POV's Salvatore
Durante la lezione lessi e spiegai quello che avevo letto. Nel mentre pensavo al ragazzo seduto accanto a me, del quale non conoscevo ancora il nome. Mi sporsi verso di lui per vedere il nome sull'etichetta del libro che teneva chiuso: "Stefano Lepri". Si chiamava così, allora. La professoressa venne avvertita di una telefonata per lei da parte di qualcuno che non conoscevo e uscì di classe raccomandandoci l'ordine. Io ne approfittai per fargli una domanda.
S...Stefano? Ti chiami Stefano, giusto?
-Voltò lo sguardo verso di me, interrogativo. Io capii e indicai l'etichetta e Stefano, dopo un momento di riflessione, annuì.
In caso non te lo ricordassi, il mio nome è Salvatore e quello del ragazzo laggiù è Giuseppe
-Conclusi indicando quest'ultimo che era qualche banco più indietro che teneva la testa bassa sul libro. Stefano lo guardò e, annuendo nuovamente, ritornò con lo sguardo sul banco. Ormai era questo il nostro modo di comunicare: io gli facevo domande e lui rispondeva con i gesti della testa e del viso.
Ma annuisci e basta tu?
-Dissi ridendo. Sascha si sporse verso di noi mettendosi in mezzo e rideva anche lui.
Sa - Esatto, Salvatore, se vuoi un pompino chiedilo a Stefano, tanto sa dire solo di sì-
X - Che troietta!-
Aggiunse l'altro...che bastardi!
Vidi Stefano alzarsi di scatto e scappare via, fuori dalla classe.
Andate a fanculo...stronzi
-Gli dissi io per quello che potevo fare.
Sa - Eddai, dillo che ti piacerebbe!-
Mi disse dandomi una pacca sulla spalla che assomigliava quasi più ad una spinta. Sentii qualcosa di appiccicoso sui capelli. Luca, con una cerbottana, mi aveva appiccicato sulla nuca la sua gomma da masticare. Con un verso schifato mi alzai dalla sedia anche io e raggiunsi Stefano togliendomi la gomma dalla testa e buttandola nel cestino accanto alla porta della classe prima di uscire. Preferivo raggiungerlo e poi avere un rapporto dalla professoressa, piuttosto che sorbire loro stando zitto.
 
POV's Giuseppe
Vidi Salvatore correre dietro a quel ragazzo e anche io non potevo sottrarmi. Non volevo sottrarmi. Mi alzai, ma appena arrivai alla porta la professoressa stava rientrando.
Prof - Ma che fa?-
Me ne fregai e passai lo stesso nonostante le sue grida che mi intimavano di tornare in classe se non volevo un rapporto disciplinare.
Parole al vento.
Vidi Salvatore che si stava dirigendo verso il bagno dove probabilmente c'era ciuffetto.
Ehi, Sal
-Si voltò, aveva uno sguardo preoccupato e a dir poco arrabbiato.
Sal - Quello che gli fanno è ingiusto, Giuseppe. Vieni con me, andiamo a parlargli-
Sono venuto apposta
Sal - Benissimo, andiamo-
Lo seguii fino a che non entrammo nel bagno; ma, passata la prima parte, dove c'era il lavandino, alla seconda non si poteva accedervi perché la porta era chiusa a chiave. Salvatore bussò.
Sal - Stefano, Stefano sono io, Salvatore...apri, per favore-
Nessuna risposta. Provai io. Bussai stando ben attento se dal bagno provenisse un suono. Un qualsiasi suono.
Ste, sono Giuseppe, sono amico di Salvatore e vorrei conoscerti e parlare un po' insieme, ti va? Io e Sal siamo disposti ad aiutarti, ma non possiamo se non apri questa porta
- Dopo qualche secondo avvertii il suono di una chiave che girava nella serratura e Stefano ci concesse solo uno spiraglio aperto, dal quale spuntarono i suoi occhiali che mettevano in evidenza il rossore degli occhi. Salvatore lo abbracciò senza pensarci due volte, ma Stefano non stava ricambiando...sembrava uno zombie mentre un'altra lacrima scivolò sul suo viso toccando il braccio di Salvatore. Entrammo dentro per evitare di essere visti. Chiusi a chiave la porta dietro di me.
Allora, Stefano? Io sono Giuseppe, piacere
Gli tesi la mano che lui afferrò con sguardo esitante.
Sal - Benissimo, adesso ti prego, parla, Stefano-
-Perché non diceva niente? Non capiva che se stava zitto, sarebbe stato peggio? Ci sedemmo con le spalle contro il muro e Stefano in mezzo a noi. Esso scosse la testa come per capire se doveva parlare o meno.
S - S...state rischiando...un rapporto...per me?-
Disse tra i singhiozzi guardandoci entrambi. Vidi lo sguardo di Sal che era quasi al settimo cielo, come se fosse stato suo figlio a dire le sue prime parole.
Sal - Stefano, a noi non ce ne frega niente del rapporto, sei più importante te adesso. Ascolta, ormai conosci Sascha, no? L'avevi mai incontrato prima di oggi in classe?-
Annuì.
Sal - Dicci che è successo, Ste-
Con le mani spostò gli occhiali asciugandosi gli occhi per poi riabbassarseli sul naso, e cominciò a raccontare.
S - Stamattina, quando stavo venendo a scuola...sono andato a sbattergli addosso per sbaglio. Ha cominciato a sbraitare fino a che non mi ha messo le mani addosso e mi ha spinto per terra facendomi cadere i libri da tutte le parti. Quindi li ho raccolti e sono scappato e lui non mi ha seguito, non mi ha fatto più niente...fino a che non era suonata la prima ora e mi ha gettato una secchiata addosso quando ero in bagno. Poi avete visto anche voi quello che è successo-
Tirò su con il naso ed io e Salvatore ci guardammo un attimo negli occhi. Come se ci leggessimo nel pensiero, avevamo già capito che questo ragazzo avrebbe avuto le peggio cose da Sascha e gli altri. Questi erano solo scherzi di poco conto, ma noi sapevamo fino a dove potevano spingersi.
 
POV's Stefano
Salvatore mi mise un braccio attorno al collo tirandomi a sé abbracciandomi stretto. So che voleva rassicurarmi, consolarmi, confortarmi...ma tanto sapevo che questo non avrebbe cambiato niente. Anche Giuseppe mi abbracciò e mi sentivo sicuro. Anche se lo avevo appena conosciuto, mi ricordava quando da piccolo abbracciavo mio papà...prima che morisse in un incidente stradale. Ricominciai a piangere.
Sal - Stefano, oh Stefano, dai, non fare così...ricorda che per qualsiasi cosa ci saremo io e Giuseppe che ti aiuteremo per quello che possiamo-
No, non dovete, altrimenti anche voi subirete le stesse cose sempre, in modo frequente...come me
G - Guarda, Stefano, che anche noi ci siamo dentro...da più tempo di te, in verità-
Li guardai, prima uno e poi l'altro. Entrambi annuirono al mio sguardo.
E che vi fanno?
-Salvatore sospirò.
Sal - Più o meno quello che fanno a te...-
Non sembrava proprio convinto di quello che diceva. Forse mi stava nascondendo qualcosa, ma era abbastanza per oggi e non volevo deprimermi ulteriormente.
G - Allora, dato che già ci conosciamo, più o meno, possiamo essere amici...ti piace l'idea?-
Disse per sdrammatizzare. Volevano diventare miei amici? Quasi non potevo crederci.
Sul serio?
Sembravo un bambino al quale avevano appena fatto un regalo, ero felice. Non sapevo cosa voleva dire avere degli amici. Cioè, la sensazione da bambino l'ho provata, ma adesso non me la ricordo molto e comunque penso che da adolescenti sia diverso il sentire di ogni cosa.
Sal - Certo, almeno non sarai più solo-
Era da tanto che non sentivo queste parole. La solitudine era stata la mia unica amica per anni e adesso...era cambiato tutto in un istante. Ero così felice che per un attimo avevo dimenticato che ancora non ero uscito da quel buco nero.
 
POV's Sascha
Ridevo sì, per quello che avevo fatto. Per un attimo però avvertii un senso di colpa, come se avessi fatto qualcosa di sbagliato. Sapevo che quello che stavo facendo non era giusto, ma mi faceva stare bene. A distrarmi dai miei pensieri ci pensò Luca che mi passò una bustina con una polverina bianca al suo interno.
L - Non dirmi che stai pensando a quel frocetto, prendi questa va'-
Io la prensi e me ne misi un po' sulle mani per poi cominciare a sniffarla. In quel momento in corridoio non passava nessuno e non ci avrebbero scoperto. La droga mi salvava dalle malinconie che ogni tanto colpivano anche me. Lo ringraziai e me ne andai. Gli occhi si stavano arrossendo a causa della polverina e la lucidità stava venendo meno...ma era un effetto normalissimo.
(Qualche ora dopo...)
Entrai a casa e mio padre mi guardò.
P - Ciao, pezzente...sai che ti ho sempre odiato?-
Era ubriaco.
Sì, papà
Senza aspettare la risposta salii in camera. Gettai la cartella da una parte e mi sedetti sul letto. Aprii il cassettino del mio comodino tirando fuori una foto di mia madre.
Mi manchi...mamma. Dimmi, perché sto facendo questo? Ti sto deludendo, vero?
Osservai il neonato che teneva in braccio mentre una lacrima bagnò il suo viso. Sentii una frustata nella schiena. Era mio padre, non voleva che guardassi le foto di mia madre. Si era tolto la cintura e sicuramente mi aveva lasciato un segno. Avrei voluto ucciderlo quest'uomo, ma mia madre lo amava prima di morire. Anche se...la causa dell'incidente era stata colpa di mio padre.
P - Figlio di puttana, cosa stai facendo!?-
Come hai chiamato MIA madre!?!
Si mise a ridere.
P - Tu non sei mica figlio nostro, Sascha, ti abbiamo adottato ahahaha-
In quel momento mi cascò il mondo addosso.
Come...?
P - Esatto e adesso...-
Mi diede una cinghiata sul petto. Mancava poco mi prendesse il viso, ma non poteva farlo anche se avrebbe voluto.
P - Soffri, orfano di merda!-
Mi chinavo sempre più ad ogni botta portando le braccia sopra la testa e cominciando a piangere.
Non poteva essere...ero stato davvero adottato? Mia madre, quella donna che mi aveva protetto, che mi aveva cresciuto fino ad un anno fa, non era tale? Chi erano i miei veri genitori? Quest'uomo stava dicendo la verità o era sotto l'effetto di alcool?
Queste domande mi facevano esplodere la testa.
Dopo circa 40 frustate (sì, perché adesso misuro il tempo così) ero disteso per terra piangente. Quello che avrebbe dovuto essere mio padre uscì sputandomi addosso. Mi alzai a fatica e avevo le braccia piene di tagli per essermi protetto con quelle. Gridai al cielo tutte le bestemmie che esistevano in terra, mentre cercavo delle bende con la vista offuscata dalle lacrime. Se non lo fermavo in fretta sarei svenuto e non ci sarebbe stato nessuno che avrebbe chiamato il pronto soccorso.
Ero a sedere sul letto quando, guardando fuori dalla finestra, scorsi mio padre che prendeva la macchina. Andava a bere anche quella sera e speravo che ripetesse lo stesso errore perché stavolta invece di sbagliare, mi avrebbe fatto un favore. Sentii delle grida fuori. Appartenevano a dei ragazzi che stavano prendendo in giro un piccoletto. Aspetta un secondo!
Quello era il mio piccoletto...
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Nota dell'autrice (delle autrici): Salve a tutti, questo è il secondo capitolo e spero che vi stia piacendo. Scrivetemelo nelle recensioni (che ancora sto aspettando) e...niente, vi ringraziamo per le 35 visualizzazioni al momento. Ciao<3.
By Hijikatasouji e autrice in incognito <3

 
   
 
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