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Autore: Fede02    06/04/2017    2 recensioni
Le compagnie Kamishiro e Arclinght sono rivali da anni, ma quando spunta sul mercato una nuova minaccia, decidono di allearsi. La situazione si complica quando Byron Arclinght decide di creare un accordo matrimoniale tra Thomas Arclinght e Rio Kamishiro, per suggellare il patto. Il signor Kamishiro, però, non è della stessa idea. Non volendo gettare la figlia tra le braccia di uno sconosciuto, decide di far trascorrere ai due un po’ di tempo insieme. C'è solo un piccolo innocente e micidiale problema: Thomas e Rio si odiano.
Che cosa succederà tra le due famiglie? Fra i due scoccherà l'amicizia o anche qualcosa di più?
Bè, sta a voi scoprirlo… siete pronti ad entrare in un AU ricca di colpi di scena?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Byron Arclight/Tron, Rio, Ryoga/Shark, Thomas Arclight/ Four
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Le lancette dell'orologio scattarono segnando l'inizio di una nuova ora. Il signor Kamishiro, concentrato sui progetti della nuova campagna promozionale, non si accorse dei rumori provenienti da dietro la porta del suo ufficio, fino a quando l'uscio non venne spalancato. Delle risate si diffusero per la stanza, mentre due bambini continuavano a rincorrersi. La più giovane dei due, spaventata dalla vicinanza del fratello, andò a nascondersi sulle ginocchia dell'uomo. Il suo corpo venne circondato da delle forti braccia protettive, che l’alzarono facendola sedere sulla scrivania. La bambina dai lunghi capelli blu sorrise all'uomo, mettendo le manine sulle guance del padre.

“Ehi! Così non vale! Non ti puoi far aiutare da papà!” disse l'altro bambino, puntando i piedi a terra.

“Io non ho chiesto aiuto. È lui che mi ha aiutata; vero papà?”

“Sì sì,  sono stato io a salvare questa piccola principessa, ed ora, vista la mia bravura, voglio un bacio” fece l'uomo indicandosi la guancia. La bambina ridacchiò, per poi scoccare un bacio sulla pelle ruvida dell'uomo. Il bambino sbuffò infastidito, avvicinandosi al padre.

Diede un paio di colpetti alla gamba dell'uomo, attirando la sua stazione: “Io e Rio possiamo andare a giocare in giardino?”

L'uomo fece finta di pensarci, per poi annuire con il sorriso sulle labbra. Scoccò un bacio sulla fronte della figlia, facendola poi scendere dalla scrivania. Si chinò per ripetere la stessa azione fatta in precedenza, ma il bambino si scostò. L'uomo sorrise, scompigliandogli i capelli. I due si allontanarono andando alla porta, quando la voce dell'uomo li fece fermare: “Ryouga, sei tu al comando, quindi stai attento a tua sorella” Il bambino si mise sull’attenti, annuendo vivacemente. L'uomo scosse la testa divertito, mentre i due uscivano dalla stanza. Fece per rimettersi al lavoro, quando sentì la voce della figlia in lontananza: “Uffa… perché sei sempre tu al comando…”

Inutile dire che l’uomo venne scosso da una fragorosa risata.

 

Nel frattempo, in una villa non troppo lontana da lì, un bambino aspettava il ritorno di una persona a lui cara. Era seduto su un gradino dell’enorme scala posizionata davanti all'ingresso, in attesa di un qualsiasi segno che avrebbe acceso le sue speranze. Sbadigliando vistosamente, strinse a sé la bambola di peluche che aveva preso dalla sua stanza, sperando che potesse dargli un qualche conforto. Stava aspettando da ormai due ore, ma suo padre non era ancora tornato. Lo aveva atteso pazientemente, non vedendo loro di fargli vedere i suoi nuovi progressi, per ricevere elogi e ricompense. Per lui era davvero molto importante il suo rapporto con suo padre. Lo aveva sempre visto come una fonte di ispirazione, come qualcuno da imitare; infatti teneva molto all'uomo, nonostante le sue continue assenze. Improvvisamente sentì dei rumori provenienti dall'esterno, che fecero accendere il suo viso di gioia. Si alzò in piedi, correndo giù dalla scalinata per accogliere suo padre con un caloroso benvenuto, ma arrivato di fronte alla porta, l’unica persona che vide fu Christopher. Il ragazzo era di ritorno dalla lezione di scherma che, a quanto pare era stata faticosa, vista la stanchezza del viso. Il bambino cercò di mantenere una faccia contenta: un voleva certamente mancare di rispetto al fratello, né voleva mostrare la sua evidente delusione. Il fratello gli sorrise, capendo il problema.”, capendo il problema.

“Thomas non ti devi preoccupare, sono sicuro che papà sarà qui a momenti. Intanto preparati come meglio puoi, in modo da fare bella figura davanti ai suoi colleghi” gli disse Christopher, sistemando il borsone che aveva con sé, su un mobiletto. Il bambino annuì andando a prepararsi. Al suo ritorno, trovò davanti l’uscio, già pronti per uscire, Michael e Christopher. Il primo era suo fratello minore, un bambino di quattro anni, vispo e sempre con un ottimo umore. L'alto invece, era il maggiore dei tre. Era una persona seria e responsabile, che si scioglieva solo in presenza dei suoi fratellini.

Aspettarono a lungo di fronte alla porta, e del signor Arclinght ancora non c'è n'era traccia. Stavano per arrendersi all'evidenza che non sarebbe più venuto, quando arrivò, tutta trafelata, una cameriera. Bisbigliò qualcosa a Christopher che, sgranando gli occhi, corse al telefono. Stette all’apparecchio una decina di minuti, e quando finalmente terminò la telefonata, rimase congelato sul posto. Thomas guardò Michael, confuso, però il bambino era troppo piccolo per capire che qualcosa non andava. Il biondo si avvicinò al maggiore, tirando il lembo della sua giacca, e Christopher sembrò riprendersi dal suo stato di shock.

"E-Ehi, è successo qualcosa?" chiese a quel punto, preoccupato per lo strano comportamento del fratello. Il maggiore non rispose subito, andando a sedersi su un gradino, si prese la testa tra le mani, iniziando a singhiozzare. Thomas, confuso, si mise davanti a lui, aspettando una spiegazione. Finalmente Christopher si decise a parlare, ma quello che disse gli fece raggelare il sangue: "Era... era l'ospedale. Hanno chiamato per dire che... che papà..." non riuscì a finire la frase, che riprese a singhiozzare.

"Hanno detto che ha avuto un incidente, e che... non si sa se si salverà" Thomas sentì il suo battito rallentare, mentre le sue gambe cedevano sotto il peso della disperazione. Come... com'era possibile? Aveva parlato con suo padre proprio quella mattina come se niente fosse; ed ora rischiava di non rivederlo? Aveva fatto qualcosa di male per meritarsi tutto quel dolore? Gli avevano sempre detto di comportarsi bene, dicendogli che alle persone brave capitavano cose belle. Ma allora perché veniva punito in quel modo?! Non riuscendo più a reggersi in piedi, Thomas cadde a terra in ginocchio, permettendo alle lacrime di rigare il suo pallido viso.

Non poteva sapere che Byron Arclinght, a distanza di un paio d'ore, avrebbe ripreso conoscenza, tornando alla sua vita come se niente fosse. Ci sarebbe stato solo un micidiale cambiamento in lui: non sarebbe stato più lo stesso.

 

   
 
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