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Autore: Kutzie    07/04/2017    5 recensioni
[Johnlock][Post-Reichenbach]
Dal primo capitolo:
"-"Non avrei mai pensato di farti davvero vedere questo album."
John era seduto a gambe incrociate tenendovi appoggiato sopra un grande album rilegato in pelle marrone, ne accarezzava la copertina con lentezza guardandolo quasi con tenerezza e malinconia.
"Non sei mai stato uno da foto, ma quelle poche che abbiamo, o che ho fatto di nascosto, le tengo qui dentro."-"
Dal quinto capitolo:
"-“Tu non hai...Non hai il diritto di intrometterti nella mia vita” sbottò prendendo aria velocemente, cercando di trattenere le lacrime di rabbia e disperazione.
“Mi intrometto nella tua morte! Pensi mi interessi della tua vita?! Ti sbagli Dottor Watson. Ma a lui sì, a Sherlock interessa.”
“Interessava. E non ne sono più molto sicuro da ormai tre mesi” lo corresse l’ex militare dirigendosi vero la porta. “Non seccarmi ulteriormente Mycroft. Resta. Fuori. Dalla mia. Vita.” Scandendo bene le parole aprì la porta con forza.
“Lui non avrebbe voluto tutto questo” disse ancora il più grande degli Holmes.
“A lui non è interessato.” -"
Sette giorni, sette foto, sette ricordi che riconducono a loro.
I capitoli di questa storia sono già pronti e verranno pubblicati settimanalmente, probabilmente ogni Venerdì intorno alle sei.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 1
 
Giorno 1, Lunedì.
"Non avrei mai pensato di farti davvero vedere questo album."
John era seduto a gambe incrociate tenendovi appoggiato sopra un grande album rilegato in pelle marrone, ne accarezzava la copertina con lentezza guardandolo quasi con tenerezza e malinconia.
"Non sei mai stato uno da foto, ma quelle poche che abbiamo, o che ho fatto di nascosto, le tengo qui dentro."
Sentiva sotto i polpastrelli la consistenza ruvida del dorso e lo spessore delle pagine. Le sfogliava con parsimonia, guardando attentamente ogni foto che gli passava sotto gli occhi, alcune senza un senso ben definito, foto mosse oppure della mano di Sherlock che copriva l'obbiettivo perché aveva scoperto John ad immortalarlo a tradimento.
Memorie riaffiorarono nella mente del dottore che sorrideva lievemente facendosi trasportare dalle emozioni. Non aveva mai pesato che avrebbe potuto tenere così tanto ad un oggetto, aveva sempre pesanto che l’avrebbe messo in soffitta, l’avrebbe tirato nuovamente fuori solo molti anni dopo, magari con la fortuna di poter mostrare ai suoi nipoti i suoi trascorsi di avventure coraggiose e impavide piene di mistero e adrenalina.
Una foto particolare lo colpì mentre sfogliava pensieroso quel tomo, in quel fermo immagine era visibile Sherlock con in mano la scatola del 'Cluedo', intento a sistemare i pezzi su un tavolino tra le due poltrone. John aveva riservato particolare cura a quella diapositiva, era ben riposta, con una data a fianco, un velo di plastica a coprirla in modo che non si sciupasse molto velocemente.
"Sherlock, te lo ricordi? Qui, qui in questo giorno noioso, tutto ebbe inizio, quasi per caso"
 
"John, mi annoio!" urlava Sherlock dal divano della sala, la sua figura distesa per tutta la lunghezza del mobile, una gamba appoggiata sommariamente sopra lo schienale, l'altra lasciata diritta ad occupare tutti i posti a sedere, un braccio penzolante dal bordo e l'altro portato a coprirsi gli occhi.
"Intanto potresti toglierti quei vestiti e farti una doccia, è due giorni che sei in queste condizioni" aveva replicato il dottore senza nemmeno alzare gli occhi dal computer posato sulle sue gambe mentre si gustava una deliziosa tazza di tè seduto sulla sua poltrona.
Sherlock aveva sbuffato senza però muoversi di un millimetro. Dopotutto non indossava nulla di scabroso, i suoi soliti pantaloni del pigiama, a strisce bianche e azzurre, una maglietta bianca e la sua vestaglia blu.
"John, la mia mente ha bisogno di continuo movimento, capisco che per te sia difficile da comprendere, ma ho BISOGNO di dedurre, di fare qualcosa che tenga il mio cervello occupato. Mi annoio." pronunciando le ultime due parole si alzò in piedi di scatto facendo alzare lo sguardo a John che spazientito chiuse il computer con nervosismo.
"E va bene." aveva preso la sua giacca ed era uscito di casa senza proferire alcuna parola.
Sherlock sembrava spiazzato, osservava l'ingresso con la fronte corrugata e un'espressione di curiosità stampata sul viso; Perché mai John avrebbe dovuto lasciarlo da solo proprio mentre lui non aveva bisogno di solitudine? Fu tentato di chiamare qualche suo amico senzatetto e chiedere qualcosa che lo tenesse impegnato, almeno fino al prossimo caso, invece rimase lì, in piedi, immobile, ad aspettare di vedere la porta aprirsi e John rientrare. Non passò molto a dire il vero, una quindicina di minuti dopo John varcò la soglia di casa con in mano una scatola. Salì spazientito i 17 scalini scuotendo in segno di diniego la testa.
"Vuoi dedurre? Perfetto, facciamo un gioco allora" porse a Sherlock la scatola e si tolse la giacca. "Questo è Cluedo, un gioco per detective, sarà semplice giocare per te, ma almeno passiamo il tempo."
Sherlock si sedette alla sua poltrona avvicinando a se un tavolino, in modo che stesse esattamente tra le due poltrone. Era concentrato a leggere le istruzioni, le regole, i modi d'uso e probabilmente già pensava alle strategie utili per vincere. John si trovò a sorridere guardandolo mentre cercava di aprire le bustine e sistemare ogni pedina al proprio posto. Senza farsi vedere scattò una foto con il cellulare per immortalare un momento così unico. Sherlock che si impegnava a sistemare un gioco da tavolo con la lingua a toccare appena l'angolo destro della bocca e lo sguardo concentrato ma con un non so che di infantile. John si avvicinò a lui sedendosi sulla sua poltrona sospirando e tenendo stampato in faccia un mezzo sorriso. Sherlock dispose lentamente tutte le possibili armi del delitto nella piscina, sistemò le carte distribuendole e ne prese a caso tre che sarebbero servite a concludere il gioco svelandone l'assassino, l'arma e il luogo.
"Penso tu debba scegliere la tua pedina" disse il moro porgendogliene sei di differenti colori.
Il blogger prese la statuina gialla che corrispondeva al profilo di un soldato in pensione, debitore a molte persone. Sherlock sorrise sornione.
"Sapevo avresti scelto quella"
"Smettila e scegli la tua, il gioco non è ancora iniziato."
Sherlock prese in mano la pedina viola e la portò sulla sua casella di partenza.
"Sapevo avresti scelto quella" disse John ridacchiando.
"E come facevi a saperlo?" chiese fintamente curioso l'altro.
"Ti conosco fin troppo bene" disse risoluto guardando verso di lui mentre sistemava la statuina sul tabellone "Il gioco ha inizio" aggiunse fregandosi le mani.
"Quella è la mia battuta" protestò il detective mettendo il broncio.
Con uno sbuffo divertito, John diede inizio al gioco lanciando i dadi. Non si ricordava di preciso quanti anni erano passati dall'ultima volta che aveva giocato ad un gioco da tavola, forse era stato l'ultimo capodanno in famiglia, circa una ventina di anni prima, con la tombola e il gioco dell'oca; Non gli importava più di tanto, era solo felice, stranamente felice, di poter passare del tempo in quiete con il suo migliore amico. Dopo aver fatto la prima mossa toccò a Sherlock che ci mise più di cinque minuti a decidere da che parte spostarsi: destra, sinistra, di fronte; se ne stava lì, le mani giunte sotto il mento ad osservare placido il terreno di gioco. John si sentì stranamente rapito dal suo sguardo, le lunghe dita nodose ed affusolate giunte sotto il mento appena pungente, i lineamenti secchi e spigolosi del suo viso che trovavano l'apice della loro geometria perfetta sugli zigomi alti e a punta. Gli occhi sottili concentrati sull'obbiettivo e la fronte corrugata in modo tale che la radice del naso formasse una piccola protuberanza. John si fermò ad osservare, forse per più tempo del dovuto, le labbra del suo coinquilino; una forma perfetta, la parte superiore a formare un cuore sottile ed allungato. Per un secondo si chiese cosa volesse dire sentirle sulla propria pelle.
"John? Tocca a te."
Si risvegliò dai suoi pensieri scacciandoli dalla mente e raggomitolandoli in un angolo.
"Si scusa, pensavo" disse solo prendendo i dadi.
"Strano, non è da te. Sicuro di star bene?" chiese serio non nascondendo la sua palese presa per il culo.
"Taci e concentrati, perderai questa partita senza nemmeno accorgertene" disse sogghignando.
La partita continuò, John seguitava a prendere appunti sul taccuino cercando di escludere le ipotesi più improbabili per il delitto mentre il consulente investigativo se ne stava lì, segnando mentalmente ogni sospetto, ogni personaggio, ogni oggetto utile a risolvere l'enigma.
"Io penso sia la signora Peacock, nella sala da pranzo con il coltello" l'ennesima deduzione di John che fece un sonoro buco nell'acqua.
"Non essere idiota John. Non può essere la signora Peacock e non con il coltello, troppo banale." rispose Sherlock guardandolo serio.
"Nulla è banale in questo gioco. Dammi le prove che non è così oppure apro la busta e il gioco finisce" lo sfidò con un sorriso beffardo.
Il Detective lo guardò con gli occhi a due fessure mantenendo un cipiglio serio "Eccoti accontentato" detto questo allungò due dita affusolate che reggevano un paio di carte raffiguranti il coltello e la vecchia signora.
John borbottò qualcosa tra sé e sé e scosse la testa con una risatina.
Tutto procedeva a rilento, se l'ex militare partecipava attivamente, continuando ad accennare sentenze, cercando di indovinare quale sarebbe potuto essere il colpevole, l'altro aveva ormai in mano il suo turno da più di un quarto d'ora e se ne stava fermo, nella stessa posizione dell'inizio, con gli occhi fissi sulla busta che conteneva la risoluzione e quindi la fine del gioco.
"Dannazione Sherlock, sono venti minuti che guardi quella busta, se pensi di aver indovinato, basta che lo dici!"
Sherlock lo guardò per un attimo distratto dal suo tanto pensare.
"Ho la soluzione John, del tutto semplice e prevedibile. Non c'è alcun assassino, o almeno c'è, ma si da il caso che sia qualcuno di molto vicino alla vittima, più di una madre, un fratello o un compagno. Escludendo il coltello, la mazza, la statuetta e il trofeo, le soluzioni sono riconducibili a due armi: il veleno e la corda."
John seguiva incuriosito il ragionamento dell'amico.
"Quindi penso che solo una persona così vicina alla vittima poteva privarla della vita, si dà il caso che questo qualcuno sia la vittima stessa" concluse soddisfatto di se stesso.
Il biondo chiuse gli occhi, prese un profondo respiro per poi riaprirli e scuotere leggermente la testa posando le iridi blu su quelle del coinquilino.
"Mi stai dicendo che la vittima è essa stessa l'assassino?"
"Proprio così" asserì "che gioco noioso" aggiunse.
"Sherlock è contro le regole" disse il dottore alzandosi, una mano poggiata con rimprovero sul fianco destro, l'altra a stringersi la radice del naso.
"Non esistono regole in un caso di delitto" protesto il moro alzandosi a sua volta.
"Sherlock è un dannatissimo gioco, devi stare alle regole." indicò il tavolino con una mano.
"Quelle regole sono noiose e decisamente sbagliate. Poco verosimili. Davvero poco."  disse in sua difesa il detective.
"Allora spiegami, visto che le mie capacità cognitive sono dannatamente inferiori alle tue, come ha fatto la vittima ad essere il carnefice" chiese John umettandosi le labbra e saettando gli occhi da quelli di Sherlock alle sue labbra, dal suo collo nudo e invitante ai suoi capelli che Dio solo sa quanto avrebbe voluto sentire tra le dita e provare se fossero soffici quanto lo sembravano.
"E' così semplice John che mi fa quasi ridere dovertelo spiegare." il detective dicendo queste parole si avvicinò al suo coinquilino con un sorriso sornione e per un attimo l'espressione di John divenne una maschera di incomprensione quando il moro prese la sua camicia fra e mani e posò le labbra in modo urgente ma delicato sulle sue.
Ci fu un momento di stallo, entrambi immobili, Sherlock con gli occhi chiusi e le labbra premute sue quelle di John il quale con occhi spalancati fissava il viso attaccato al suo. Avrebbe dovuto staccarsi, avrebbe dovuto staccarsi e dire qualcosa, qualsiasi cosa che non fosse troppo imbarazzante da farlo arrossire fino alla punta delle orecchie, ma il suo corpo non sembrava collaborare con la sua mente, le sue mani si strinsero sulla vita del compagno avvicinandolo di più a lui, i suoi occhi si chiusero pesanti, come a volersi godere intensamente quel momento fino a che le sue labbra non decisero di iniziare a muoversi su quelle di Sherlock che prese ad accompagnare il suo movimento. Un bacio lento, delicato, quasi da film si potrebbe dire. Le mani del consulente investigativo circondarono il petto di John andando ad appoggiarsi sulla schiena, al contrario il dottore fece scivolare una delle sue su una natica mentre l'altra si insinuava(finalmente) tra i riccioli neri del suo coinquilino. Solo dopo svariati minuti si allontanarono l'uno dall'altro.
"E questo cos'era?"  chiese con un sorriso splendente il più basso dei due.
Sherlock lo guardò con lo sguardo che diceva -Seriamente John? Sei così stupido?-
"Naturalmente so cos'era" si affrettò a dire "Ma perchè?"
"Non lo so, sentivo solo l'esigenza di farlo, e lo volevi anche tu" rispose risoluto Sherlock.
"Come fai a sapere che lo volevo?"
"Era talmente palese che non riuscivi a staccarmi gli occhi di dosso"
John rise stringendo i capelli del moro tra le dita.
"Tempismo perfetto Mr Holmes, devo forse dedurre che avete dei sentimenti anche voi"
"Oh taci!" disse l'altro catturando nuovamente le sue labbra in un bacio.

 
John tornò alla realtà,passò lentamente due dita sulle proprie labbra sfiorandole delicatamente con i polpastrelli come a voler catturare quel contatto e poterlo rivivere.
"Penso sia il mio ricordo preferito" sussurrò appena, in modo che solo lui potesse sentirlo.
Chiuse con cura l'album davanti a sé, non prima di aver dato una carezza a quella foto ed averla osservata ancora qualche minuto, quel uomo in pigiama, il fisico magro, la barba sfatta di due giorni, i capelli costantemente in disordine e quegli occhi che non aveva capito, in quasi tre anni che lo conosceva, di che colore fossero davvero. Si alzò lentamente mantenendo un sorriso vuoto sulle labbra, un sorriso vuoto che si portava dietro ormai da più di due mesi. John Watson non era più nulla ormai, aveva il vuoto nel petto, si aggirava vacuo per le strade di Londra e tornava saltuariamente a Baker Street per vivere dei ricordi, portare via qualcosa di Lui, che avesse ancora il suo profumo. Passò una mani sulla lapide di marmo nera e una lacrima gli scivolò dalle ciglia.
"Ci vediamo domani Sherlock. Puntuale alle sette" rivolse ancora un piccolo sguardo a quel nome scritto con lettere d'oro in rilievo e si girò per tornare verso casa. No, verso un posto che era casa, ma che non lo era più da quasi tre mesi.

“E’ anche il mio ricordo preferito.” sussurrò ben nascosto dalla visuale dell’ex soldato, e non poté fare altro che trattenere le lacrime, perché lui era Sherlock Holmes e non poteva permettersi di lasciare spazio ai sentimenti che in quel momento gli stavano lacerando il petto e dannazione, avrebbe voluto essere chiunque im quel momento, chiunque meno che se stesso.
 “Alle sette puntuale” aveva aggiunto prima di guardarsi intorno, controllare che il cimitero fosse deserto per poi tirare alto il bavero del cappotto ed avviarsi a quella che da ottanta giorni, 20 ore e 37 minuti era diventata la sua dimora.

Angolo Autrice
Ciao a tutti, benvenuti nella mia prima fanfiction riguardante il mondo di Sherlock!
Innanzitutto mi chiamo Kutzie e grazie alla mia migliore amica ho scoperto questa serie TV. Naturalmente il mio personaggio prediletto è il piccolo e dolce Watson (Martin **) e sono qui per dare sfogo alla mia fantasia perversa e malata.
La Johnlock esiste, chi dice il contrario racconta delle gran cazzate! 
La storia si svilupperà così in 8 capitoli che verranno pubblicati ogni Venerdì alle sei di sera. Non mancate gli appuntamenti, mi raccomando!
Mi farebbe molto piacere se lasciate un piccolo commento, negativo o positivo (sempre nel limite del rispetto reciproco) per poter sapere se vi piace, se avete qualche protesta o qualche suggerimento (I capitoli sono già pronti non per questo non si possono modificare) e magari fangirlare insieme <3
Grazie di essere passati, alla prossima :*
Kutzie
   
 
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