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Autore: Hil 89    07/04/2017    2 recensioni
Ho paura
Di cosa?
Di dimenticarla
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I’M HERE NOW


 
“Scott” 
“Derek, Stiles è da te?” 
“No, perché?” 
“Sai che giorno è oggi?” 
“Si” 
“Mi ha chiamato suo padre. Ha detto che stamattina era più strano del solito, dopo pranzo è uscito e non è più tornato. Sono preoccupato” 
“Vado a cercarlo” 
“Sto uscendo anch’io” 
“Scott. Vado io. Ti chiamo quando lo trovo” 
“Derek?” 
“Si?” 
“Grazie” 
“Ci sentiamo dopo”



Derek uscì dal loft di corsa, i sensi all’erta per cercare di fiutare l’odore di Stiles. 
Iniziò a muoversi rapido per le strade di Beacon Hills, ma non lo trovava da nessuna parte: era andato al liceo, nel bosco, davanti alle rovine della sua vecchia casa, era passato perfino al cimitero, ma non era ancora riuscito a trovarlo. 
Arrivò davanti all’ospedale e fu colpito da un forte odore di lacrime e tristezza, alzò la testa e lo vide: Stiles era seduto sul bordo del cornicione del tetto. 
Entrò di corsa nell’ospedale e si mosse rapido verso le scale d’emergenza, salì a due a due gli scalini e si fermò di fronte alla porta, fece un respiro profondo e poi l’aprì.  
Stiles dondolava le gambe le vuoto, lo sguardo d’ambra era perso lontano e le guance erano bagnate di lacrime. Derek si avvicinò lentamente a lui e prese posto al suo fianco, “Stiles” lo chiamò piano muovendo la mano verso di lui per accarezzargli delicatamente un braccio, l’umano si voltò verso di lui con gli occhi vitrei, Derek fu sopraffatto dai suoi sentimenti: tristezza, angoscia, ansia, dolore e paura. 
Il mannaro non disse nulla, gli porse la mano, che Stiles non tardò a stringere, e lo aiutò a scendere dal cornicione per poi avvolgerlo tra le braccia. Aumentò la presa su di lui quando lo sentì tremare, il più piccolo infossò la testa nell’incavo del suo collo ed artigliò la stoffa della sua maglia mentre altre lacrime presero a scorrere sulle sue guance. 
Derek lo lasciò piangere, restando in silenzio ed accarezzandogli di tanto in tanto la schiena, quando si fu calmato, Stiles si allontanò appena da lui e si lasciò cadere a terra, il lupo si sedette al suo fianco. 
“Sai perché sono venuto qui?” la voce di Stiles era appena un sussurro, “È l’ultimo posto dove mi ha sorriso” continuò tirando su con il naso, una nuova lacrima rigò la sua guancia pallida. 
Derek allungò un dito e l’asciugò con una carezza, poi spostò la mano tra i suoi capelli e prese ad accarezzargli piano la base della nuca. 
“Ho paura” bisbigliò avvicinandosi impercettibilmente al corpo del lupo, il moro notando quel gesto si mosse verso di lui permettendogli di appoggiare la testa alla sua spalla, 
“Di cosa?” chiese passandogli una braccio intorno alle spalle per stringerselo contro, 
Di dimenticarla” continuò con voce rotta stringendo la stoffa della sua maglia tra le mani “Il suo volto, la sua voce, i suoi abbracci. Ho paura di dimenticare come mi sentivo quando era viva”. 
“Non succederà” il tono di Derek era fermo, ma dolce, Stiles si alzò per poterlo guardare negli occhi, il suo sguardo verde era determinato, 
“Come fai ad esserne certo?” chiese incapace di mascherare il tono carico d’ansia 
“Perché lo so” rispose sicuro mentre gli prendeva il volto tra le mani e si posizionava in ginocchio tra le sue gambe “Chiudi gli occhi” continuò il moro iniziando a muovere i polpastrelli in circolo, il più giovane ubbidì “Fai un respiro profondo. Concentrati sul suo profumo, te lo ricordi?” chiese con un tono di voce basso 
“Vaniglia ed un pizzico di zenzero” rispose Stiles, ancora con un tono leggermente incerto 
“Bravo. Il tono della sua voce?” 
“Caldo, allegro, amorevole” continuò diventando più sicuro ad ogni aggettivo 
“I suoi occhi?” 
“Dolci, comprensivi, furbi” 
“I suoi abbracci?” Derek non smetteva di accarezzare la sua pelle umida mentre continuava a porgergli quelle semplici domande, mantenendo sempre un tono tranquillo 
“Sicuri, soffocanti a volte, ma belli” 
“Qual è la prima cosa che ti viene in mente se persi a lei?” 
“La mattina della domenica si alzava presto per cucinare i pancake ai lamponi, poi veniva a svegliarmi con un bacio sulla fronte” un piccolo sorriso nacque sulle labbra di Stiles ripensando a quel ricordo,  
“Poi?” 
“La sera, prima di dormire mi leggeva sempre la stessa favola e saltava le pagine apposta per vedere se ero attento” 
Derek percepì il battito del suo cuore farsi più regolare, segno che si stava rilassando, “Qualcos’altro?” 
“Ero un bambino iperattivo, non passava giorno che non combinassi qualche guaio. Lei sorrideva sempre. Quando mi sgridava, cercava di essere seria, ma poi non ci riusciva e scoppiava a ridere” 
“La sua risata, com’era?” 
“Contagiosa. Spensierata. Vera” 
“Apri gli occhi” Stiles ubbidì ancora ed incrociò il suo sguardo verde incredibilmente limpido, portò le mani sui suoi polsi e li strinse forte, prima di sorridere lievemente. Si avvicinò a lui per poterlo abbracciare, Derek lo strinse forte a sé e gli baciò una tempia 
“Te lo prometto, ragazzino. Finché ci sarò io, non ti dimenticherai mai di tua madre” gli promise accarezzandogli la schiena, 
“Ed io non vado da nessuna parte, lo sai!” concluse baciandolo sulla fronte. 
“Posso stare da te questa notte?” chiede l’umano sistemandosi meglio nel suo abbraccio, 
Derek annuì “Non hai bisogno di chiederlo” rispose staccandosi appena per poterlo guardare negli occhi, “Avvisa tuo padre però, era preoccupato”. 
Stiles si alzò per recuperare il telefono dalla tasca dei pantaloni e compose il numero dello sceriffo, il mannaro ne approfittò per scrivere un breve messaggio a Scott.
È con me. Sta bene. D.” 



Entrarono in silenzio nel loft del mannaro, Stiles si fermò al centro della stanza girato ad osservare Derek che chiudeva il portone di ferro, il lupo sentendo le iridi d’ambra del ragazzino su di sé, si voltò ed incatenò il suo sguardo al suo mentre muoveva alcuni passi verso di lui 
“Prima, sul tetto, mi hai detto quelle cose…” iniziò il più giovane, spostando l’attenzione sulle dita delle sue mani, il moro gli prese il mento con ferma dolcezza per costringerlo a rialzare lo sguardo e gli donò uno dei suoi rari sorrisi, “Vieni. Sediamoci” gli disse prendendolo per mano ed intrecciando le loro dita per condurlo verso il divano. 
Stiles lo seguì, Derek si sedette contro il bracciolo e se lo trascinò addosso facendolo sedere tra le sue gambe, il ragazzino si sistemò meglio nel suo abbraccio appoggiando la schiena contro il suo torace solido. 
Il mannaro prese ad accarezzargli le cosce, con movimenti lenti e rilassanti ed iniziò a parlare piano, contro il suo orecchio: “All’inizio anch’io avevo paura di dimenticare i miei genitori, Laura... credevo che la rabbia e la sete di vendetta mi avrebbero permesso di riavvicinarmi a loro” il suo sguardo si era fatto lucido, ed il tono di voce si era fatto più lieve, “Non fu così. Ogni giorno che passavo ad odiare Kate, mi allontanava sempre di più da loro. Il loro ricordo si affievoliva, diventava sfuocato. Con il tempo capii che dovevo concentrarmi sui momenti felici, sulle sensazioni.. il dolore per la loro perdita restava, ma diventava sopportabile. La cosa più importante però, è che ogni volta che chiudevo gli occhi vedevo il sorriso dolce di mia madre, lo sguardo furbo di Laura e le iridi scure, ma comprensive di mio padre. E mi sentivo meno solo”. 
Stiles si voltò verso si lui e gli accarezzò una guancia “Mi racconti qualcosa di loro?” chiese con voce sottile mentre si sistemava a cavalcioni su di lui per poterlo guardare negli occhi ed osservare ogni sfumatura del suo sguardo, Derek annuì ed appoggiò entrambe le mani sui suoi fianchi 
“Mamma era sempre elegante, ogni volta che mio padre la portava fuori a cena, Laura e Cora si sdraiavano sul suo letto e la osservavano mentre si preparava” il tono di voce del moro era malinconico, le iridi verdi erano leggermente lucide e Stiles lo osservava rapito, era la prima volta che parlava della sua famiglia, gli sfiorò nuovamente la pelle delle guance mentre lo invitava silenziosamente a continuare.
“Papà invece era forte e fiero. Anche se l’Alpha era mia madre, mio padre non ne risentiva affatto. L’amava. Di quell’amore totale, incondizionato e vero che faceva brillare gli occhi di mamma ogni volta che incrociava il suo sguardo. Mi capitava spesso di vedere mio padre perso ad osservarla. E quando mia madre se ne accorgeva, le sue gote si coloravano appena e diventava ancora più bella” 
Stiles vide il suo sguardo farsi più liquido e sentì una lacrima pizzicargli l’angolo dell’occhio, la ricacciò indietro mentre appoggiava entrambe le mani sulle sue spalle, sentì le dita del mannaro stringere la pelle delle sue anche per attirarlo di più contro il suo corpo. 
“Laura invece non la smetteva mai di parlare, ma era anche molto saggia. Dava sempre dei buoni consigli e la sua risata era squillante, ma mai fastidiosa” continuò spostando le mani sulla base delle sua schiena, sul volto di Derek nacque un piccolo sorriso “Cora ed io abbiamo ereditato i tratti duri di nostro padre, mentre Laura aveva preso la classe e la fierezza di mia madre” concluse fissando le sue iridi limpide nello sguardo ambrato di Stiles. 
Era la prima volta che Derek si confidava cosi apertamente con qualcuno, ma gli era venuto cosi naturale parlare a Stiles dei suoi genitori, il moro rafforzò la presa sui fianchi del più giovane mentre quest’ultimo si mosse lentamente verso il suo volto, per depositare sulle sue labbra un bacio a stampo, dolce e delicato, così diverso da quelli che di solito si scambiavano, 
“Ti amo, Sourwolf” bisbigliò contro la sua bocca, prima di appoggiare la fronte contro quella del moro, “Ti amo così tanto” ripeté stringendosi a lui. 
Derek lo abbracciò forte, immergendo il naso tra i suoi capelli, “Anch’io ti amo, ragazzino” rispose baciando la pelle sensibile del suo collo, sfregò il naso dietro il suo orecchio per poi mordergli il lobo, “Dovresti dormire, è tardi” gli sussurrò contro voce calda, “Domani devi andare a scuola” continuò il moro baciandogli ancora il collo. 
Stiles gemette mentre appoggiava la testa alla sua spalla “Possiamo rimanere così ancora per un po’?” chiese mentre si accoccolava meglio nell’abbraccio del mannaro, Derek rise appena contro la sua pelle, 
“Tutto il tempo che vuoi” rispose lasciandosi scivolare di schiena sul divano per potersi stendere ed avere così il corpo del più piccolo sul suo. 
Stiles sospirò quando sentì le dita del lupo accarezzargli la schiena, i polpastrelli seguivano il contorno delle sue vertebre con movimenti lenti e rilassanti, mosse un braccio per poter appoggiare il palmo della mano all’altezza del cuore di Derek per sentirne il battito calmo e regolare, il lupo gli sfiorò la tempia con le labbra e cullato dal suo calore, chiuse gli occhi. 
L’alba li sorprese così: abbracciati, stretti l’uno all’altro, respiravano all'unisono ed un lieve sorriso era dipinto sui loro volti rilassati. 
  
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