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Autore: MalandrinaLunastorta    08/04/2017    8 recensioni
Un ragazzo non può indossare per sempre gli stessi vestiti, si sa.
O almeno, Marinette lo sa.
Ma come farlo capire a Chat Noir?
Un fanfic un po' osé e forse un po' OOC, nata da uno stato di trance mattutino molto interessante.
[Marinette/ChatNoir]
Genere: Commedia, Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Gatti, lattice e tramonti di fuoco.

Il gatto vigilantes più assillante della città si trovava ancora una volta nel suo balcone.
L'avevo trovato poggiato alla ringhiera, i capelli spettinati dal vento, ad osservare il tramonto color pesca di quella sera.
Erano passati diversi anni da quando il giovane era entrato - o forse sarebbe più adatto dire piombato – nella sua vita.
Non ne conosceva ancora l’identità celata, né lui la sua, ma il gattone aveva cominciato a frequentare il terrazzo di Marinette quasi per caso dopo un paio di salvataggi occasionali da qualche akuma di turno, ignorando che la ragazza in questione fosse impegnata a salvare Parigi assieme a lui in una tutina rossa a pois.
Adesso, a diciotto anni suonati, la tutina in questione era stata logicamente modificata seguendo i cambiamenti fisici di Ladybug, con il piccolo intervento della sua adorata kuami.
Mentre Marinette faceva accomodare il suo chaton al tavolino, dove gli avrebbe servito come ogni giovedì un thè aromatizzato e dei biscotti alla cannella, il suo occhio cadde sull’indumento dell'amico.
Formulò con finta non curanza la domanda: “Chat, ho notato che Ladybug ha aggiustato qualche particolare della sua tuta. Non credi sia il caso che anche tu modifichi la tua?”
Il gattaccio chiacchierone si mostrò sorpreso, sollevando le orecchie appuntite in alto: “Perché dovrei? Non credi che la mia divisa mi doni puuurfettamente così com’è, Principessa?”
Marinette sollevò gli occhi al cielo, alla solita gag del micione: “Ma certo, minou, ma non credi che sia l'ora di abbandonare il lattice in certe zone?”
Il micio si accomodò meglio sulla sedia, poggiando un braccio sullo schienale in certe zone e allargando le gambe: “Non cosa a cosa alludi, mew cara Principessa.”
Un sorrisino diabolico si sollevò dalle labbra della moretta: “Ah, no?”
Se con Adrien o gli altri ragazzi del liceo non sapeva rapportarsi liberamente, pensando almeno due volte a cosa dire o cosa fare, con Chat Noir aveva sviluppato un rapporto di confidenza per cui ogni tanto veniva fuori il lato più testardo o sbarazzino della ragazza.
Per questo motivo prese il coraggio di alzarsi e andarsi a sedere a cavalcioni dell'amico, lasciandolo non poco di stucco.
“P-p-p-principessa?”
“Tranquillo, mon chaton, non ti mangio mica.”
Detto questo, la bocca di Marinette iniziò ad avvicinarsi a quella di Chat Noir.
Rimase qualche istante immobile a pochi centimetri di distanza, forse ripensandoci, poi invece si posò lieve sulle labbra del ragazzo, iniziando a muoversi con sensualità assieme al bacino.
Mentre la mora perdeva il controllo delle proprie intenzioni, rendendo il bacio più appassiknato, le mani appuntite del gatto mascherato iniziarono a muoversi, strattonando la maglietta di lei e intrufolandosi tra le sue pieghe alla ricerca del suo corpo.
La bocca di Marinette si era nel frattempo staccata, tra un ansito e un altro, ed era scesa a mordicchiare il collo tiepido del ragazzo, tempestandolo di segni molesti.
La voce di Chat Noir era a spezzoni, mentre tentava di riacquistare il controllo della situazione in maniera fallimentare.
Non aiutava l'incontro che stava avvenendo tra l'inguine di lui e quello di lei, le cui intimità andavano strusciandosi sotto ai tessuti dei rispettivi indumenti.
“Principessa, non sono i gatti quelli che mordono e graffiano?” produsse un gemito di piacere mentre i denti di lei mordicchiavano un punto debole della sua mandibola “E-e non avevi promesso di non mangiarmi?”
Gli occhi di Marinette sembrarono risvegliarsi da un sogno, mentre quella si staccava di scatto dal corpo del ragazzo.
Scesero ad osservare un protuberanza che era sorta a livello della patta dei pantaloni, il cui materiale non celava nulla: “Oh, guarda un po’ chi si è alzato là sotto. Forse il tuo gattino ha capito a cosa alludevo quando parlavo di sostituire il lattice della divisa con qualche altro materiale…”
Detto questo, con un sorriso pienamente soddisfatto ma le guance arrossate e la maglietta spiegazzata, l'ormai imperturbabile Marinette fece ritorno in camera sua.
Lasciava dietro di sé un gatto allibito, imbarazzato e molto, molto insoddisfatto.
“Marinette! Tu mi vuoi uccidere tutte e nove le vite, principessa!”


~spazio autrice~
Aehm, saaalve.
Si, sono un po’ matta.
Si, la Marinette in questione è un po’ OOC.
Si, mi imbarazza terribilmente aver scritto questa fic.
Ma l'ho trovata troppo tutto per non scriverla.
Remus
  
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