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Autore: Petricor75    11/04/2017    0 recensioni
Questa fanfiction è una serie di oneshot, non seguono uno stile rigido e si muove tra missing moments, intermezzi tra episodi, scene particolari viste negli episodi, Xena e Gabs POV, sono narrati in diverse forme, l'intento è esplorare a modo mio i pensieri, le emozioni e l'evoluzione sia dei due personaggi che della loro storia d'amore. Ringrazio le mie beta, AwkwardArtist e GirlWithChakram. Sono graditi i feedbaks, di qualsiasi tipo, grazie. Disclaimer: ma ce n'è ancora bisogno?
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Gabrielle, Xena
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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CAPITOLO QUINDICI - IS THERE A DOCTOR IN THE HOUSE? Pt.1

Il tempio è immerso nella confusione più totale, Galeno, con quel suo ridicolo bastone, blatera rivolto ai suoi dei, pregandoli di miracolare la moltitudine di feriti più o meno gravi che agonizzano ovunque posi il mio sguardo. Hippocrates mi segue come un cagnolino, ma almeno è pronto a fare ciò che gli ordino e si rende utile. Gabrielle... sono davvero fiera di lei. Non ha fatto una piega quando le ho chiesto di assistermi con quel soldato ferito da una freccia al collo, c'era sangue ovunque, la situazione era critica, ma appena l'ho chiamata, era al mio fianco a seguire le mie istruzioni, come se mi assistesse da sempre in emergenze simili. Le è capitato varie volte di dovermi ricucire, certo, ma non aveva mai visto ferite tanto gravi. Dopo lo scempio che abbiamo visto questa mattina nella foresta, non credevo fosse pronta a questo, e invece... invece abbiamo lavorato fianco a fianco come se fossimo una sola persona. Ogni tanto alzo gli occhi dal malato che sto assistendo e la guardo mentre sutura la spalla del generale Marmax, e dalle sue espressioni, sono certa che gli stia raccontando una storia.

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Una nuova ondata di feriti irrompe nel tempio e subito la guerriera mi chiama in suo aiuto. C'è poco tempo per pensare, è così concentrata... così sicura, decisa e precisa, nelle istruzioni che dà a me e a tutti quelli che ci aiutano! Quante ne deve aver viste nei suoi anni oscuri! Lei è quel cacciatore trasformato in cervo da Artemis, ma ancora non ha conosciuto la pace del cervo. Eppure, ce la mette tutta, per rimediare a tutto il male che ha fatto. Spero che un giorno trovi quella pace dentro di sé...

Ho lottato con tutte le mie forze per salvare la vita a quest'uomo, lo guardo, con le lacrime agli occhi, sperando che si risvegli. Se solo Galeno non avesse interrotto Xena, obbligandola a difendere ciò che stava facendo, forse questo soldato sarebbe ancora vivo. Eppure... la sento affermare che non ce l'ha fatta per aver perso troppo sangue. Mi allontano dalla scena, colta dal peso di questa giornata terribile, la stanchezza accumulata mi crolla sulle spalle in un istante. Pochi attimi dopo, la mia migliore amica si avvicina, per offrirmi un conforto troppo breve, prima di tornare ad aiutare. Il suo tocco sul mio braccio calma il mio animo confuso e so che ha ragione, quando dice che devo abituarmi a tutto questo. Ma poi mi spedisce da Democritus, il bamboccione che ha una cotta per me, hah, nemmeno mi conosce! So che lo ha fatto per distrarmi e darmi un po' di respiro da ciò che è appena successo, per proteggermi da tutta la morte che ci circonda qui dentro, ma se quello continua a fissarmi con quegli occhi da pesce lesso io...

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"Gabrielle... tranquilla... tranquilla... sei al sicuro qui...", la confusione più totale vortica nella mia testa strappando e portandosi dietro ogni goccia del mio sangue, sento il mio corpo molle come mai prima d'ora, mentre sono inginocchiata accanto a lei, entrambe sotto shock, lei per le ferite, io nel vederla così agonizzante. Che ci faceva fuori dal tempio? Chi le ha permesso di uscire? Dove stavo in quel momento? Perché non mi sono accorta che non era più nei paraggi? Zeus! Perché le ho fatto attraversare questa dannata zona di guerra? Perché non siamo andate a sud come mi aveva suggerito? Perché non le dò mai ascolto? E lei che boccheggia, c'è sangue sul suo pallido viso, c'è sangue sui suoi vestiti, i suoi morbidi capelli mi rimangono appiccicati alle dita da quanto ne sono intrisi! Oh Gabrielle, che ti hanno fatto? Che ti ho fatto? "Gabrielle! Mi dispiace, Xena, non sono riuscito a trattenerla!", la voce di Democritus mi fa arricciare le labbra di disgusto e rabbia. Chiudo gli occhi, immaginandomi di afferrarlo stringendo le mie dita sul suo collo e schiacciarlo con tutta la forza che ho contro la parete del tempio, per impormi di non farlo sul serio. Devo riprendere il controllo, il mio bardo ha bisogno di me, uno, due, tre profondi respiri e il vortice malato dentro me si placa. La persona vicino a me non è Gabrielle, è una persona qualunque, ferita, che ha bisogno della mia assistenza. "Democritus, vieni qui e aiutami." Il mio tono è tornato calmo, concentrato. Lei ha bisogno di me, non posso permettere alle emozioni d'interferire.

"Avrebbe dovuto colpirlo un pollice più in basso, l'avrebbe ucciso."
"Lo sapeva, ecco perché è ancora vivo."
"Mi stai dicendo che avrebbe preferito morire, piuttosto che ammazzare un uomo che nemmeno conosce?"
"Gabrielle segue il suo codice. E il suo codice non include l'uccidere."
"Come ho detto prima, una ragazza come lei non avrebbe dovuto essere portata in una zona di guerra."

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Democritus colpito da una freccia, Galeno che mi supplica di aiutarlo, Hippocrates che parla di morte ed io che non posso che guardare il mio bardo immobile, priva di sensi, e mi rimbombano in testa le parole di Ephiny... 'Non perderò anche lei'. No, Ephiny, sono io che non la perderò! Torno al suo fianco, mi inginocchio con deferenza, le accarezzo i capelli, le parlo con una calma che non mi appartiene, non ora, ma reprimo la paura e nella mia voce sento un ché di falso... "Sai, se potessi tornare indietro, ti porterei a sud...", una risatina che non so nemmeno da dove mi viene, che non mi è di conforto e non le è di aiuto. Me ne rendo conto e le lacrime si affacciano pericolose, "Mi dispiace così tanto...", "Se la caverà.", Marmax s'intromette. "Avevi ragione, non avrei dovuto portarla qui.", "Facciamo tutti degli errori.", già, ma... "La mia boria potrebbe costare la vita alla mia migliore amica."

Poi le catapulte, detriti ovunque, mi sporgo sopra Gabrielle per proteggerla dalla polvere e da ciò che potrebbe arrivare dall'alto, sapendo che, se crollasse tutto, sarebbe tutto inutile, istruisco Hippocrates e Marmax perché mettano in salvo i presenti, ed Ephiny, che ha perso l'uomo che ama ed ora è in travaglio, rischiando la vita per mettere al mondo il frutto del loro amore. Non posso nemmeno pensare come deve essere stato vederlo massacrare dai soldati, solo per divertimento, non posso pensare che solo qualche anno fa, avrei fatto parte di quel... branco... Non so quanto tempo passi, per aiutare Ephiny nel suo complicato e doloroso parto, le catapulte colpiscono ancora, un respiro strozzato, proveniente dal suo giaciglio, Marmax che ordina ai suoi soldati di fermare l'attacco e mandare un messaggero alla controparte, sono accanto a lei, incoraggiandola e tranquillizzandola. E poi succede.

Un attacco di convulsioni, il panico dentro di me, cerco di tenerla ferma, ma è come se avessi perso tutta la mia forza, un orribile rantolo, accompagnato da una bizzarra immobilità. E poi silenzio. Il silenzio più pesante, più oscuro, più dannato del Tartaro stesso.

"È morta."

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"Gabrielle!"
"Nonna!"

"Non è morta!", ribatto in tono sprezzante, "Non glie lo permetterei.", aggiungo sicura. Guardo il corpo immobile del mio bardo, la tocco, la scuoto, "Dai Gabrielle, svegliati."

"Eccola la mia nipotina!"
"Oh, zio Morose!"

"Avanti, svegliati!", il suo corpo è molle sotto le mie mani, "Avanti, svegliati!", ha la bocca socchiusa, brillanti goccioline di sudore scivolano giù dalla sua fronte, sollecitate dalle mie scosse, "Mi stai spaventando, svegliati!", la imploro, non è il momento di fare scherzi stupidi.

"Talus?"
"Gabrielle!"

"Avanti Gabrielle, respira...", La sollevo in posizione semiseduta, mentre continuo a scuoterla in preda al panico più totale. Xena pensa, avanti fa' qualcosa! "Coraggio, respira... dai, respira!", un singhiozzo strozzato mi ammutolisce, il groppo in gola mi brucia come le fiamme del Tartaro.

"Sei arrivata!"
"Oh, Talus, è meraviglioso qui!"

Mi guardo intorno, completamente smarrita, come a chiedere aiuto. Marmax mi guarda con una pietà negli occhi che raramente ho visto dipinta sul volto di qualcuno. Realizzo che sono sola, in questa battaglia, nessuno vuole aiutarmi, nessuno può... "Forse ha solo bisogno d'aria...", esclamo ad alta voce, come a giustificare il mio rifiuto a lasciarla andare. "Devo fare in modo che le arrivi aria ai polmoni...", così mi curvo su di lei e le soffio aria in bocca, nella ridicola speranza che funzioni, e soffio, e soffio, e soffio non so per quante volte ma non succede niente! "Avanti, respira!", la collera si mischia al dolore, che si mischia alla paura, che diventa puro terrore, al pensiero che non c'è più... in preda ai singhiozzi, la guardo, nella speranza assurda che mi dica cosa devo fare, che mi dica come posso andare avanti nella mia vita senza di lei.  "Se mi dovesse succedere qualcosa, tu non diventerai un mostro."

"Lasciati abbracciare, Gabrielle, sapevo che un giorno ci saremmo rivisti."
"È bello rivederti, Talus."

Una furia irrazionale s'impossessa di me, mentre lotto con me stessa, con lei, con chi mi vuole allontanare dal suo corpo senza vita. Loro non sanno, non hanno idea di che cosa sia Gabrielle! Che cosa significhi per me, per la mia anima! "Non ascoltarli... coraggio so che sei lì dentro, avanti faglielo vedere! Dai... svegliati e respira...", non può lasciarmi adesso... lei è la mia luce! "Se mi dovesse succedere qualcosa, tu non diventerai un mostro."

"Ma io non sono qui per restare."
"Lo so, Gabrielle."

Il suo corpo esanime è più pesante che mai, mentre le circondo le spalle con un braccio, la sua pelle ancora umida di sudore, mentre le accarezzo il viso, assurdamente sicura che apra gli occhi. "Non ti sei mai tirata indietro di fronte a nulla in tutta la tua vita...", ma lei non mi ascolta, non mi sente, l'ira risale in superficie come un'onda anomala, "Coraggio, combatti!", grido fuori di me. "Combatti!". "Se mi dovesse succedere qualcosa, tu non diventerai un mostro."

"Devo tornare da Xena."
"Lo so, grazie per il saluto."

Marmax cerca di convincermi a lasciarla andare, ma che cosa ne sa lui? È un mostro quanto me! Lo odio! Lo odio perché io sono lui! Lo odio perché è tutta colpa mia! Lo odio perché ha ragione! "No... dai Gabrielle... dai... avanti..." La scuoto, le soffio di nuovo aria in bocca. E poi la colpisco. "Non lasciarmi!"

"Lo sai?"
"Certo, l'ho sempre saputo."

La colpisco, perché non mi può abbandonare. "Non osare lasciarmi! Non lasciarmi! Non lasciarmi!"

"E tu lo sai?"
"Che cosa?"

La colpisco perché non doveva uscire da questo dannato tempio. "Svegliati!"

"Non lo sai ancora, vero?"
"So che voglio tornare da Xena."

La colpisco perché mi ha salvata e adesso mi ha abbandonata. "Svegliati.", amore ti prego, "Svegliati!"

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Il volto sconvolto del guerriero è chino sopra di me, le sue lacrime mi gocciolano pesanti sul collo, mi solleva il busto per aiutarmi a respirare, ho un dolore tremendo al torace, la gola mi brucia, ma niente è più crudele che guardare la sua espressione, un misto di stupore, sollievo, paura, angoscia. Vorrei parlarle, capire cosa non va, ma non ci riesco, il mio corpo è senza forze, posso solo tenere gli occhi fissi nei suoi. Qualcuno intorno a noi dice qualcosa che non capisco, e poi lei, che dice che sono stata io a fare un miracolo. Non capisco... "Non è vero?", mi domanda cullandomi e baciandomi la fronte con tenerezza. Le sfugge un singhiozzo strozzato, un suono che non le si addice per niente, che non le ho mai sentito produrre, le lacrime continuano incessanti a bagnarle il volto. È sconvolta e non sono sicura di comprenderne il motivo. Con enorme sforzo, riesco a sollevare un braccio, ho bisogno di toccarla, di consolarla, le mie dita raggiungono a fatica il suo viso, fanno appena in tempo a bagnarsi delle sue lacrime che subito mi prende la mano e me la bacia, sforzandosi di sorridere. "Perché?", riesco a domandarle, ma lei non mi risponde, continua a cullarmi e mi dice di riposare, di stare tranquilla, e capisco che è il suo modo di tranquillizzare sé stessa.

   
 
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