Note: fic partecipante al concorso “Lifetime”, tratto dal progetto Olimpiadi del CoS e del
Writers Arena. Si tratta di una one-shot sul fandom “Il curioso caso di Benjamin
Button”. Il proverbio cinese da me scelto è: “Perché l’amore è la chiave
principale che apre tutte le porte dell’impossibile”. Questa shot è stata betata
da kokò, che ringrazio infinitamente. Buona lettura, spero vi piaccia. Commenti,
critiche, recensioni et similia, sempre molto gradite e
apprezzate^^.
Beyond the time
Apro
pigramente gli occhi, lasciandomi colpire dal raggio di sole che filtra dalle
tapparelle semi-aperte. Mi stiracchio lentamente, attento a non far cigolare le
molle del materasso per non svegliarti. Mentre allungo le braccia, flettendo i
muscoli che di giorno in giorno si fanno sempre più tonici, mi cade lo sguardo
sull’orologio che indosso da sempre al polso sinistro. Le piccole lancette
girano sul quadrante, lente ma inesorabili. Posso quasi sentirne il suono
delicato diffondersi per tutta la stanza: tic, tac, tic, tac…un rumore tanto
fievole e ovattato, ma anche potente come quello dello sparo di un cannone.
Perché per me ogni secondo che passa, ogni giro di quelle dannate lancette
significa andare avanti e allo stesso istante tornare indietro: più vecchio e
allo stesso modo più giovane, schiavo di un tempo che mi scorre intorno a un
ritmo diverso rispetto a quello degli altri.
“Ho
sette anni, ma sembro più grande della mia età”. Così dissi quella volta di
parecchi anni fa, dove pur essendo un bambino a tutti gli effetti, dimostravo
più di settant’anni. Quando vivevo ancora all’ospizio e tu eri solamente una
bambina che mi veniva a trovare confidandomi i tuoi segreti. Quando già occupavi
tutti i miei pensieri.
Altro
tempo era passato, custode dei miei strani cambiamenti e dei ricordi che si
celavano tra di essi. L’orologio che mi sta davanti, con le sue lancette dorate,
è solo l’ennesimo testimone di quello che è successo: andavo contro il tempo,
continuando a ringiovanire. I capelli si facevano più folti, diventavo più alto
e robusto, riacquistavo le forze. E invece tu da qualche parte del mondo,
crescevi veramente, diventando più grande. Ovviamente mi ricordavi come il
vecchietto simpatico e un po’ strano che vedevi da bambina e, quando più tardi
ci siamo rincontrati, per te, preadolescente amante della danza, fu strano
vedere quanto fossi cambiato.
Le
nostre strade si divisero ancora, mentre la sabbia nella clessidra scendeva
granello per granello, e gli anni passavano, facendo cambiare i numeri sulle
pagine dei calendari. Ogni notte lontana da casa, ogni sera che passavo
guardando una luna diversa, immaginavo il tuo viso, spesso augurandoti la
buonanotte e chiedendomi se ci saremmo mai incontrati a metà strada di quel
buffo cammino che percorrevamo, tu in un senso, io nell’altro. Mi sembrava quasi
impossibile, eppure continuavo a sperare.
Ci
rincontrammo a New York, dove tu, famosa ballerina, mi tentasti duramente. Per
un attimo fui quasi disposto a dartela vinta, ma con quella serie di eventi
accaduti dopo quell’incontro, a cui posso dare il nome di senno di poi, capisco
di aver fatto la scelta giusta.
Fu
infatti a Parigi, dopo il disastro del tuo incidente che ci rincontrammo. Ero
venuto a portarti dei fiori, ma tu, troppo orgogliosa e con il cuore a pezzi
dopo l’abbandono forzato alla danza, mi cacciasti via. Ormai mi ero rassegnato
al fatto che i nostri cammini non si sarebbero mai incrociati, continuando a
rimanere visibili l’uno per l’altro, ma destinati a non trovarsi mai: due binari
paralleli su cui scorre il treno della vita.
Passarono
le stagioni, il ticchettare delle lancette segnò altri anni.
E,
magicamente, ora siamo allo stesso punto. Ci siamo trovati: chiamalo caso,
destino, fortuna. Chiamalo amore. Ormai infatti siamo entrambi sulla quarantina,
entrambi abbastanza adulti e abbastanza giovani. E’ strano pensare che l’amore,
ciò che abbiamo inseguito in tutti questi anni, sia sempre stato a portata di
mano, benché separato da noi da una porta invisibile: il tempo. Il tempo che
ancora ci perseguita, perché mentre io mi stendo in modo indolente, preparandomi
a diventare un trentenne, poi un ventenne e poi un adolescente, tu, ancora
addormentata, stai pensando ad invecchiare, alle prime rughe, alla pensione. Le
strade, impercettibilmente, stanno riprendendo il loro corso, dopo aver trovato
solo un punto d’intersezione, tornando ad essere due linee parallele. E’ come se
ti stessi già, a poco a poco, perdendo di vista. Penso che nella vita niente
dura, e questo è un gran peccato.
Ma
mentre socchiudi gli occhi, battendo piano le palpebre per svegliarti,
stiracchiandoti sul mio petto, con i capelli ramati che si spandono sulla mia
pelle, penso che in realtà l’amore ci ha sempre accompagnato e probabilmente ci
accompagnerà sempre, sia quando tu sarai vecchia, sia quando io avrò
l’acne.
Perché
l’amore è la chiave principale che apre tutte le porte
dell’impossibile.