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Autore: cioccolatoprego    07/06/2009    9 recensioni
che succederebbe se geoffrey e tutti gli altri venissero nel nostro secolo, al seguito di un beau metallaro?
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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dove effetto seta Questa storia è ambientata dopo il terzo libro, ma non ci sono spoiler, i personaggi sono quelli che appaiono fino al secondo libro.


DOVE
EFFETTO SETA





- Quel ragazzino! - urlò Martewall - Così rumoroso!
Sua moglie gli lanciò un'occhiata di rimprovero. - Geoffrey! Non chiamare così nostro figlio!
Martewall sbuffò, e si sistemò più comodamente tra le coperte. - Non riesco a dormire con questo rumore!
Brianna sospirò. - Beau! Fai silenzio, tuo padre non riesce a dormire!
-  Ma... madre! Stavo ascoltando la canzone preferita del conte Jean! Volete ascoltarla? Si chiama "Jesus Christ Superstar".
Martewall sobbalzò. - Com'è che si chiama?
- E' davvero meravigliosa, vedete, viene da un film che... ma già, voi non conoscete la Scatola Portentosa...
Geoffrey guardò sua moglie, stralunato. - Ma che cos'ha il ragazzo? In questi ultimi tempi... farnetica!
La donna scosse la testa. - Non lo so. Ma una cosa posso dirla: non era così prima che il conte Jean lo mandasse in visita dal suo amico, quello delle isole oltre la Scozia.
- Vuoi dire sir Daniel?
- Proprio lui. Da quando lo ha visitato, Beau è stranissimo.
- Ma... dev'esserci qualcosa sotto, ne sono certo. Il Falco è una gran brava persona, ma un po' strambo.
- Dici? Io... aaah!!!
Brianna si bloccò di colpo e urlò, vedendo la porta aprirsi per far entrare... no, quello non era Beau, non poteva essere lui...
- ' Giorno madre!
- T... TU!!! Che hai fatto, disgraziato?! - eslamò Martewall, sconvolto.
- Bella, papi! Come butta?
Geoffrey respirò a fondo, desiderando di svegliarsi  da quell'incubo. Suo figlio. Era suo figlio quello sulla porta... quell'essere spaventoso!
- Figo, il mio nuovo look, eh? - chiese il ragazzino, con aria innocente.
Il cavaliere lo guardò. Ai piedi, Beau portava giganteschi stivali con megazeppa - viola - quasi dell tutto coperti da un pantalone blu, di stoffa stranissima, largo almeno tre volte più del necessario e pieno di strappi e catene varie. Non portava la camicia, bensì una strana tunica, piuttosto corta, ma molto larga. Era nera, il colore del casato, una cosa positiva, no? Peccato che il loro emblema non prevedesse teschi. Inoltre il ragazzo aveva evidentemente rinunciato a pettinarsi i capelli, perché aveva deciso di fare un gesto estremo, rapandosi a zero e lasciandosi solo una grosso cresta, ritta in mezo alla testa, stile Mohicano. Poi, a guaio fatto, aveva cercato di abbellire l'obbrobrio rimanente, con la brillante idea di tingersi alcune ciocche di un improponibile rosa shocking. Ciliegina sulla torta, non aveva avuto di meglio da fare che bucarsi orecchie, naso e sopracciglia.
Era difficile descrivere i suoi abiti - se di abiti si poteva parlare - senza sentirsi male. Tuttavia ci provò. - Sei atroce. Togliti immediatamente quella roba.
Beau lo ignorò. - Madre, che ve ne pare?
Brianna non rispose. Era svenuta.
- E voi, papi?
Geoffrey prese in seria considerazione l'idea di diseredarlo. - Non chiamarmi papi.
- Papino?
- No.
- Papuccio?
- No!
Beau sospirò. - Come posso farmi una cultura in questa casa di ottusi medievali? Meno male che c'è il conte Jean...
- Ah! Dunque è stato lui! - esclamò il cavaliere - Di sicuro è un tentativo di sabotare il mio nobile casato... ma non ci riuscirà!
Beau si indignò. - Il conte è un benefattore, che mi ha salvato dalle tenebre dell'ignoranza!
 - Come non detto. C'è riuscito, a sabotare i Martewall.
- Non è vero!
Geoffrey serrò i denti. - Ah, no? Bene, allora, lo manderò a chiamare: dovrà darmi molte spiegazioni... come al solito.
- Okay, ora gli tele... cioè, lo chiamo.
- Eh? Guarda che non devi andare in Francia a chiamarlo (che poi scappi), basta che gli spedisco un piccione...
Il ragazzo scosse la testa. - Ma no, adesso lo chiamo, ho un apparecchio speciale, poi ti spiego.
- Cosa?!
Ma Beau era già uscito. A Martewall non restò che sdraiarsi di nuovo sul letto, e rilassarsi. Oh, e far rinvenire sua moglie, anche.
- 'Notte, papi! - risuonò la voce del figlio dai corridoi.
- E non chiamarmi papi!

Quando il barone si svegliò, l'indomani, si aspettava grandi cose. Già. Avrebbe risolto uno dei grandi misteri della sua vita: chi diavolo era il cosiddetto Falco d'Argento?
- Geoffrey?
Si voltò verso Brianna. - Si?
- E' arrivato.
In un attimo, Martewall si fiondò nel cortile, incontro all' ospite. Ma come poteva essere stato così veloce?
- Benvenuto, Falco.
- Salve, Geoffrey. Come stai?
- E lo chiedi pure?! Ti devo parlare, è urgente.
- Ah. Beh, si, Beau me l'aveva accennato.
- E' proprio di lui che si tratta: è diventato impossibile da controllare!
Alla presenza dell'interessato, il barone e sua moglie iniziarono a raccontare a Ian le numerose malefatte del figlio. Il conte riflettè a lungo. Poi guardò il ragazzino, che annuì, in risposta ad una domanda silenziosa.
- Beh? - chiese Geoffrey, che odiava essere all'oscuro di qualcosa. E spesso e volentieri lo era.
- Dunque. - iniziò Ian, con voce grave e solenne - Amici miei, dovete essere forti. Ciò che so per dirvi... potrebbe scioccarvi, lo so. Ma conto su di voi, sul vostro sangue freddo. Io... e sir Daniel... e Donna, Martin e gli altri... non siamo di qui. Siamo molto, molto diversi.
- L'ho sempre detto, io. - bofonchiò Martewall.
- Il fatto è... - continuò il Falco, in tono apocalittico - che noi veniamo dal futuro.
La prima reazione fu sorpresa. Poi ammirazione, per l'originale senso dell'umorismo del conte. Poi orrore. Shock. Disperazione. Svenimento.
- E ora che facciamo? - si domandò Ian, guardando marito e moglie senza sensi.
- Magari da svegli penseranno che sia stato un incubo. - suggerì Beau, speranzoso.
- Si, come no! Non sono mica scemi! Casomai, penseranno che io sia ammattito!
Il ragazzino si illuminò. - Ehi, ho un'idea! Portiamoli nel futuro! Sir Daniel ci ha lasciato la connessione aperta, no?
- Mm... va bene.
Ci fu un lampo. Un attimo dopo, tutti erano spariti.

Il sole splendeva su Phoenix, entrando in una casa tranquilla, dove quattro persone erano apparse dal nulla. Uno di loro, un uomo sdraiato a terra, mugolò alla luce improvvisa e, controvoglia, aprì gli occhi. Si guardò intorno, stupito. Dove si trovava? La risposta arrivò da sola, scontata eppure e terrificante: nel paese del Falco... nel futuro! Geoffrey era convinto che nessuno fosse in grado di  viaggiare nel tempo, ma, ormai, da Jean ci si poteva aspettare di tutto. Osservò di nuovo la stanza: era piccola, piena di strani marchingegni e cianfrusaglie. Su un letto era adagiata Brianna - lui invece era sul pavimento - e del conte e Beau, nessuna traccia. Non ci voleva molta fantasia a capire che se l'erano svignata: dopo quello che avevano combinato! Ma non appena gli avesse messo le mani addosso... Per meglio sottolineare il concetto, il barone tirò fuori la spada. In quel momento, la porta si spalancò.
- VOI! - urlò Martewall.
- Chiudi! - strillò il suo caro figliolo, rivolto a Ian.
La porta si richiuse.
- Geoffrey, che sucede? - chiese Brianna con dolcezza, svegliandosi.
- Guardati attorno!
- Oh... che bella casa...
- Bella?!
- Si... ma un po' strana... dove...?
- Dal caro conte, ecco dove!!
La moglie parve capire in quel momento. - Nel... futuro?
- Proprio così! - confermò Martewall, lieto che capisse.
Brianna svenne.
- No! Di nuovo! - si lamentò il marito, esasperato.
- Posso? - domandò una voce dalla porta. Senza attendere risposta, entrò. Era una donna piccola e robusta, sulla cinquantina, che lo squadrò con aria critica. - Piacere, sono Sylvia Freeland. La madre di Daniel.
Geoffrey non rispose. Era una trappola, di sicuro. Il Falco voleva stordirlo con le ciance di quella plebea? La donna avava infatti attaccato a parlare a raffica, criticando qualsiasi cosa vedesse, dalla polvere - spessa un dito - a ogni singolo abito del barone e della moglie. Poi notò la spada. - Oh, cielo! Ma quella è una lama... enorme!
Il cavaliere sogghignò: adesso le avrebbe fatto vedere chi erano i Martewall!
- Con questa spada, infatti, ho...
Ma Sylvia lo interruppe. - E' proprio ciò che mi serve! Posso prenderla? Grazie!
Detto questo, afferrò la spada e sparì. Geoffrey rimase immobile, attonito. Dove diavolo era capitato?
Nel corridoio, però, la donna si scontrò con un'altra persona.
- Daniel! Attento a dove cammini!
- Si, mamma, scusa, mam... mamma?! Che cos'è quella spada?!
- Oh, questa? Me l'ha data quel simpatico signore nello studio, quando sono andata a pulire - c'è una polvere indecente - e sono sicura che mi sarà utile: i coltelli non tagliano niente!
Con un orribile presentimento, Daniel corse nello studio. Fu accolto da un barone ancora scioccato, che si riprese subito, vedendolo. - Sir Daniel! Ci siete anche voi! Vi ordino di spiegarmi che cosa succede!
Daniel deglutì. - Va bene... ma sarà una cosa lunga.
E così, Geoffrey fu informato di Hyperversum e delle incredibili avventure di Ian, Daniel e co.
- Ti trovi nella vecchia casa di Ian, ora mia e di Jodie. Quella prima era mia madre, venuta a fare le pulizie. - concluse Daniel.
- E la mia spada? - chiese Geoffrey.
- Beh... te la restituirà, prima o poi.
- Per il tuo bene, spera che sia più prima che poi.
Daniel sospirò. - Ti sei calmato, almeno?
- Un po', si.
- Bene. - il ragazzo si affacciò sul corridoio - Potete uscire!
Da un armadio a muro, un uomo e un ragazzo uscirono con aria circospetta. - Salve, papi.
Il barone respirò a fondo. - Non chiamarmi papi, o ti decapito appena mi riprendo la spada.
Ian lo guardò sconvolto. - Geoffrey!
- Perchè, dov'è la tua spada? - chiese Beau, candido.
- Me l'ha presa una tizia. - sbuffò Martewall.
- Mia madre. - chiarì Daniel.
Ian inorridì. - E' terribile!
- Puoi dirlo forte! Quella spada me l'ha data...
- La signora Freeland si farà male!
Il barone sgranò gli occhi, indignato. - Cosa?
- Dobbiamo andare ad aiutarla!
In quel momento videro Sylvia che, in giardino, potava un albero.
- Mamma!
- Sylvia!
- Lady Freeland!
- La mia spada!
La donna si girò, e fece ciao con la mano.
- Beh, forse non ha bisogno di aiuto. Se la cava bene. - disse Ian.
L'inglese lo fulminò. - Quella è la mia spada!
- Zitto, tu! Se sei qui, lo devi alla tua poca fede!
Martewall chiuse la bocca.
- Piuttosto, amico mio - cominciò Ian - dovresti fare una doccia, sei spaventosamente sporco.
- Si, il sangue non va di moda qui. - confermò Daniel - A mia madre ho dovuto dire che siete appena tornati da un cosplay in cui tu facevi Ken il guerriero.
- Eh? - fece Geoffrey, confuso.
- Dai, non perdere tempo! - lo incitò il Falco - Vieni, qui c'è il bagno.
Lo condusse ad una stanzetta scandalosamente piccola, e indicò una grossa fune metallaica. - Allora: premi qui per far uscire l'acqua, e qui per spegnere. Come bagnoschiuma, questo, e come shampoo, quest'altro. Qui c'è la spugna. A dopo.
- Dove sono i servitori? - chiese Martewall, ma il Falco si era già allontanato.
- Allora, che ne dite di una pizza? - chiese Ian allegro - Usciamo!
- Si! - esultò Beau.
Daniel li guardò indeciso - Ma... sei sicuro a lasciare i nostri ospiti da soli? Capisco che non è più casa tua, però...
- Massì, che vuoi che facciano!
- Okay, se lo dici tu... - si arrese Daniel.

Quando tornarono, sazi e contenti, l'acqua stava scendendo per le scale.
- Geoffrey!
Si fiondarono in bagno, dove trovarono l'acqua aperta e Martewalla a terra. In una mano stringeva la spugna, nell'altra il bagnoschiuma aperto. E del bagnoschiuma gli colava anche dalla bocca.
- Lo ha inghiottito!
Si catapultarono quindi in ospedale, salutando appena Sylvia che affettava il pane. Fortunatamente, i medici risolsero tutti con una lavanda gastrica. Ian, Daniel e Beau tirarono un sospiro di sollievo, prima di venire convocati dai medici per le spiegazioni. Il Falco non smentì la sua astuzia: - Vedete, è un eremita che è vissuto vent'anni su una montagna. Lo stiamo ospitando e lo abbiamo convinto a lavarsi, solo che, accidentalmente, ha inghiottito il bagnoschiuma.
I medici li guardarono perplessi. Poi uno disse: - Il paziente ha infatti una discreta collezione di cicatrici. Ma, a parte quelle, devo dire che la pelle è estremamente morbida e liscia. Che bagnoschiuma usate?
Daniel lo guardò sdegnato. - "Dove effetto seta", quello rosa.
Dopo qualche ora, i tre riportarono a casa un Geoffrey semplicemente stravolto. Ad accoglierli, oltre a Sylvia che scrostava il sangue dalla doccia con la spada, c'erano Brianna, rinvenuta, e Jodie, tornata dal lavoro. Le due, aiutate dalla signora Freeland, prepararono la cena, e consolarono il barone, convinto di aver subito un attentato.
- Coraggio, Ken il guerriero è invincibile! - cercò di rincuorarlo Sylvia.
- Ken chi? - fece eco Geoffrey.
- Ma come chi? Il tuo cosplay, Joe! - eslamò la donna.
- Joe?!
- Mamma, forse è meglio che torni a casa.
- Si, hai ragione. Arrivederci ragazzi! Joe, grazie per il tuo maxi-coltello.
Quando la signora se ne fu andata, Jodie e Brianna corsero in camera da letto. Daniel le guardò perplesso. - Jodie, cos'è qusto piumone rosa? Ci sono anche della scritte: Jodie, Lisa, Martha, Gina, Lilly... ma che roba è?!
- E' la coperta per i pigiama party! Vattene, Daniel, questa stanza adesso sarà per noi signore!
Così Daniel fu mandato via. Quando fece per andare nella cameretta, Ian lo cacciò: - E' o non è la mia vecchia camera, questa?
Il ragazzo si risolse quindi a dormire sul divano. Ma in quel momento anche Donna decise di sfruttare la connessione aperta con il futuro, e arrivò in compagnia di Etienne, Isabeau, Ponthieu, i due Henri, Kerwick e Leowynn. Le tre ragazze furono immediatamente accolte in camera da letto, e così Beau, che riuscì a intenerirle. Gli altri furono costretti ad accamparsi in salotto, utilizzando dei sacchi a pelo. Tutti tranne Geoffrey, che si accovacciò davanti alla camera delle ragazze, per controllare che non succedesse nulla. Si acucciò lì, con la spada - finalmente recuperata - ritta in pugno, e nessuno riuscì a smuoverlo. Skip, il cane di Daniel, cercò di annusarlo, e per poco non divenne uno spezzatino.

Il mattino dopo, Ian fu il primo a svegliarsi. Dopo aver convinto anche gli altri ad alzarsi - in particolare Martewall, che non voleva muoversi, e che fece alzare a forza - accese il computer.
- Forza, ragazzi! - eslamò - E' ora di tornare a casa!
Tutti annuirono, anche se un po' dispiaciuti. Martewall mugugnò qualcosa di incomprensibile.
- Che c'è? - gli chiese Ian - Ancora arrabbiato per il piccolo calcio di stamattina?
- O forse vuoi rimanere ancora un po'? - domandò Brianna.
- Nooo!
- Allora piantala di brontolare e sorridi! - concluse Ian - Stai per tornare a casa! Una casa un po' squallida, però...
- Che hai detto?!
- Su, fratello, calmatevi. - intervenne Leowynn - Il conte scherza.
- Io rimango ancora un po'. Vi raggiungo fra una settimana. - disse Beau.
- Non se ne parla!
- Suvvia, Geoffrey, lascialo restare. - lo pregò Brianna - Anzi, rimaniamo anche noi con lui!
- Ottima idea! - approvò Kerwick.
Martewall lo guardò male. - Cos'è, vuoi conquistare Dunchester mentre non ci sono?
- Per favore, papi, devo andare al centro commerciale!
- Basta che non mi chiami papi!
- Allora posso?
- Che devi comprare?
- "Dove effetto seta"!


Per la realizzazione di questa storia ringrazio tantissimo la mia sorellona, per i suoi fantastici consigli!

Una piccola recensione sarebbe graditissima.

Baci, cioccolatoprego.

 




  







  
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