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Autore: itaintmaddi    14/04/2017    1 recensioni
Clara Miller è una splendida diciottenne ex eroinomane e sta scontando la sua pena nel carcere di Litchfield. Ad un anno preciso dal suo arrivo, arriva una detenuta che le sconvolge la permanenza: Julia Walsh, dai corti capelli azzurri. Potrebbero essere solo amiche -- o qualcosa di più, eventualmente -- se Julia non facesse parte di una grossa fetta del passato di Clara, e la stessa Clara si fosse ripromessa di lasciarsi tutto il passato alle spalle.
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Threesome, Triangolo
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Oggi è il mio primo anniversario alla prigione di Litchfield: un avvenimento che va festeggiato, dato che un anno in questo posto senza essere ancora impazzita per il cibo, i vestiti o le docce in comune per me è un grande traguardo. Ho aperto gli occhi circa dieci minuti prima della sveglia giornaliera e sono rimasta lì, ferma immobile, a fissare il soffitto accompagnata dal leggero russare della mia compagna di 'stanza': sì, come al Liceo. Lei si chiama Piper Chapman. È una bionda, alta e magra, e per mia fortuna non appartiene alla categoria A, che, ironia della sorte, indica le Assassine. È l'unica categoria di cui conosciamo l'esistenza, e nessuna di noi qui dentro vi appartiene. Le condannate per omicidio stanno in Massima Sicurezza, noi qui siamo quasi innocue. Spaccio di sostanze stupefacenti nel mio caso, traffico illecito di grosse somme di denaro per Chapman, ma anche proteste politiche non acconsentite, rapine a mano armata, esperimenti su esseri umani e molti altri: questo è il nostro campo. Se non sapessi che la fuori c'è un mondo che mi aspetta, qui potrei considerarmi a posto: frequento le lezioni per il diploma, mi danno da mangiare e un letto in cui dormire, mi sono addirittura fatta delle amiche. Chapman è una di queste. È arrivata dopo di me, ma qui ha trovato la sua ex ragazza, Alex Vause, mia amica anche lei, e ora potrei scommetterci che ci danno dentro ad ogni occasione buona che hanno. E non scherzo, hanno un talento nello scomparire senza farsi notare, come prima del pasto serale o all'ora della doccia. Comunque, soldi a parte, quelle due mi sembrano le ragazze più innocenti e intelligenti dell'insieme, quindi mi sono convinta che erano quelle giuste per mantenere la mia sanità mentale.

Mi chiamo Clara Miller ed ero una eroinomane e spacciatrice. I primi mesi qui sono stati un inferno, con crisi di astinenza ogni pie' sospinto e l'impellente bisogno di sniffare della polverina bianca, ma poi mi sono disintossicata e ora sto bene. Anche se non credo che bene sia la parola giusta, visto che comunque mi trovo in prigione e non uscirò per anni, e a quel punto avrò perso ogni conoscenza o sarò troppo vecchia per trovarmi un lavoro o sposarmi o avere dei figli. Quando la mia consulente mi chiede come sto, io mi limito a dire che sto e basta. Lei si è abituata a ricevere questa risposta e prosegue con la sua psicoanalisi che consiste nel chiedermi come me la passo. Diciottenne. Lesbica. In un carcere femminile. Fino all'età di venticinque anni.

Lei: « C'è di peggio »

Io: « Tipo? Potrei avere come compagna una che si masturba con un coltello e che vuole farmi provare? »

Lei: « Potresti. Oppure pensa ai bambini che muoiono di fame in altre parti del mondo. »

Io: « Io non sono più una bambina »

Lei: « Questo è appurato. Ma almeno non muori di fame. »

Io: « Ma almeno loro sono liberi. »

Mi sono alzata e me ne sono andata. Credo sia stata la frase più filosofica della mia vita, e ne vado parecchio fiera. Scommetto che Platone, Socrate e quei filosofi che dovevo studiare a scuola mi hanno applaudito.

 

La voce della vigilante Nebrija interrompe il mio flusso di pensieri.

« Buongiorno, detenute. Un'altra giornata di merda qui a Litchfield! » tuona negli autoparlanti.

Piper si alza seduta sul materasso, sbadiglia e le sue tonsille mi danno il buongiorno appena prima di lei.

« Programma di oggi? » mi dice, mentre raccoglie l'asciugamano e il bagnoschiuma per la doccia.

« Lezione, rompimento di palle, e magari una partita a basket » rispondo io, già pronta per la doccia. Aspettare il mio turno al mattino è qualcosa che detesto, quindi cerco di andare il prima possibile.

« Ehy, ma » alza la testa e i suoi occhi si allargano, e la sua bocca diventa una linea dritta perfetta. « E' oggi? »

Io annuisco. Lei mi dà una pacca amorevole sulla schiena e insieme raggiungiamo le docce. Piper è per me la figura che più si avvicina ad una sorella maggiore.

Nel corridoio incrociamo Big Boo: una grossa donna tatuata e mascolina, leader del movimento lesbico di Litchfield. Mi fa l'occhiolino e io le sorrido di rimando: non abbiamo mai scopato, ma lei non smette di provarci. Invano, aggiungerei.

« Tanto non te la dà, Boo » le assicura Chapman, ridacchiando.

« Io aspetto » ribatte lei.

« Oggi sembra una giornata allegra » noto. È strano, ma a volte, grazie a qualche avvenimento fuori dal comune, tutte sembrano ritrovare il lato umano che avevano perso.

Piper alza le spalle. « Sarà che oggi danno le assegnazioni per il nuovo lavoro » osserva lei. E in quel momento, ecco cosa scatta in me: devo iniziare a lavorare. Devo dare soltanto l'ultimo esame, perciò sono considerata papabile per il nuovo lavoro. Non sappiamo cosa sia, ma sappiamo che è pagato dieci volte più di tutti gli altri, e il mio posto è quasi assicurato. Piper ora lavora come elettricista, ma non le dispiacerebbe unirsi a me, qualsiasi sia l'impiego.

« Giusto » mi limito a dire, mentre penso a quanto, da domani, la mia vita normale cambierà. E non ho idea di quanto.

Nei bagni, la fila non è molta, e io ho la fortuna di poter usare una doccia libera quasi subito. Ho però il tempo di assistere alla scena di Piper che si infila nella doccia con Vause e insieme sprecano più acqua del consentito. Mentre le guardo, penso a come ho davvero bisogno di tornare ad essere innamorata veramente di qualcuno. Sono sola da un anno ormai, e apparte qualche rapporto con qualche detenuta, la mia attività sessuale è molto poca. Ma non si tratta solo di questo, no: ho bisogno di provare qualcosa per qualcuno, di essere innamorata anche dei suoi più semplici difetti, di incantarmi davanti ad ogni suo gesto e di conoscerla talmente a fondo da poter prevedere ogni singola reazione ma allo stesso tempo di rimanerne colpita ogni volta. D'altronde sono ancora in piena fase ormonale, e ho deciso che nessuno può biasimarmi se voglio questo.

Quando una volta l'ho spiegato a Nicky, Nicky Nichols, una trentenne ex eroinomane (proprio come me), lei mi ha detto che sì, capiva la mia necessità.

Lei: « Ma ehy, non siamo mica in un programma tv di appuntamenti al buio. Sai, quelli dove alla fine si mettono sempre insieme e li vanno a cercare dopo tre mesi e loro vivono insieme e lei è già incinta del secondo figlio. »

Io: « Trovo molto surreale che dopo tre mesi possano aspettare già il secondo figlio. »

Lei: « Vabbè, hai capito. Comunque, se vuoi riempire il vuoto che ti invade dentro, Nicky è sempre disponibile per una bella scopata. »

Io: « Credo che per stavolta passerò. »

Immagino che una diciottenne in forma, con il viso da ragazzina ma il corpo da donna, con dei lunghi capelli neri e (modestamente) proprio un bel culo sia la preda preferita di qualsiasi detenuta omosessuale qui. È un vero peccato che io abbia anche un cervello.

La mattinata al corso di psicologia non è stata affatto divertente né interessante né stimolante. L'insegnante ci ha fatto un lungo discorso sulla psicologia interiore di una detenuta (non sembrava molto preparata, e lo dico per esperienza) per poi concludere che IL SUICIDIO NON E' UN MODO PIU' SEMPLICE PER USCIRE DA QUI!!! insomma, una buffonata. Tutto questo perchè negli ultimi tre mesi ci sono stati due suicidi (due amanti con una storia particolarmente burrascosa) e questo non va bene per la reputazione di Litchfield. Come se un carcere femminile potesse avere una buona reputazione.

A pranzo, mi sono seduta con Boo, Piper, Alex, Nicki e Lorna Morello, pseudo-amante della Nichols, mezza italiana, fanatica del rossetto fucsia e dall'anima dolcissima. Hanno parlato per tutto il tempo del nuovo lavoro, dopo che qualcuno ha annunciato all'autoparlante che un'ora dopo avrebbero reso pubbliche le assegnazioni. Sono stata zitta e cercavo di avere sempre la bocca piena se qualcuno mi chiedeva qualcosa, ma una volta svuotato il mio vassoio ho dovuto parlare per forza.

Big Boo mi ha chiesto se mi fossi inghiottita anche la lingua.

« No, per vostra sfortuna la ho ancora. » ho detto a testa bassa, giocherellando distrattamente col bicchiere.

Non ho visto Piper e Nicky che si scambiavano uno sguardo d'intesa, ma potrei scommettere che l'abbiano fatto, perchè poi Nicki ha detto « Clara, sei per caso triste per la fine ufficiale e definitiva del tuo percorso di studio e l'inizio della vita reale? »

Io ho alzato la testa con espressione ferita e forse un po' incazzata, perchè lei ha ridacchiato e si è scusata. « Consideriamo la prigione come una grossa iniziazione per la vita vera. » ha aggiunto poi, come se questo potesse farmi sentire meglio.

« Oh, sarò grata di essere stata qui una volta fuori » ho detto.

Alex ha alzato gli occhi. « Nervosetta? Su col morale, stai per iniziare un lavoro da ricchi. »

Io ho soltanto sollevato le sopracciglia.

Lorna mi ha preso la mano. « Oggi è un anno che conosciamo Clara! » ha esclamato, come se la mia permanenza qui fosse qualcosa da festeggiare. Però ho sorriso: la spontaneità di Lorna mi devasta ogni volta, e con lei non posso comportarmi in modo cattivo.

« Come farei senza di te, Morello? » le ho chiesto, cercando di mantenere il mio sorriso.

Lorna si è mostrata lusingata.

« Come faremmo, senza di te, vuoi dire. » mi ha corretto Nicky, guardando Lorna con così tanta intensità che probabilmente aveva dimenticato dell'esistenza di noialtre.

Al che Boo si è alzata. « Allora innamorate, che ne dite di andare a vedere chi di noi diventerà ricca? »

L'abbiamo seguita in silenzio. Ero grata che Lorna avesse calmato le acque.

 

La lista dei nuovi posti di lavoro è stata affissa alla bacheca di fronte ai telefoni. C'erano moltissime detenute che si spingevano l'un l'altra per cercare disperatamente il proprio nome sulla lista. Abbiamo aspettato che la folla si diradasse, fra facce deluse e cori di felicità, e poi siamo andate a leggere. Ovviamente, il mio nome era uno dei primi. Piper mi ha dato una lieve pacca sulla spalla e poi ha continuato a leggere. C'era il suo nome, e insieme ai nostri anche quello di Boo e quello di Nicki. Quelli di Lorna, Alex, Red, Trish o qualsiasi altro membro della Red's Family, come amiamo chiamarla noi, non c'era. Boo, Nicky e Pip hanno esultato, ma poi si sono contenute sotto lo sguardo deluso di Morello e Vause (ma soprattutto di Lorna).

La giornata non è stata un granchè: quando tutte sono tornate ai loro impieghi, io sono tornata nel dormitorio e ho letto un libro che mi ha prestato Piper, 'Orgoglio e Pregiudizio'. Lo dovevo leggere per i corsi, e per quanto sia molto eterosessuale, la storia mi è piaciuta. Non so dire se abbia colmato un po' il mio bisogno di affetto o se non abbia fatto altro che aumentarlo. Comunque Jane Austen scrive molto bene, forse un po' antiquato ma bene. Forse se avessi letto di più, quando ero fuori di qui, come mi consigliava la mia migliore amica Micaela, non avrei sentito il bisogno di farmi. O forse sì.

Una volta finito (mi mancavano una cinquantina di pagine e io leggo molto velocemente) ho deciso di andare in biblioteca a cercare altri romanzi che raccontassero una storia d'amore. C'era Poussey Washington sul posto, una nera poco più grande di me, minuta e atletica. Qualche mese fa era rasata a zero, ma ora i capelli stavano iniziando a crescere disordinati.

La conversazione è stata breve ma d'effetto: abbiamo imparato diverse cose l'una sull'altra.

Io: « Ciao »

Lei: « Ehy, Miller. Oggi sembri più triste del solito. »

Io: « Me l'hanno detto. Sarà che un anniversario di permanenza qui non è la mia festa preferita. »

Lei: « Probabilmente è così. »

Io: « Probabilmente. »

Lei: « Cosa cerchi? »

Io: « Romanzo rosa. Sai, per colmare il mio disperato bisogno di affetto. »

Lei (con sguardo molto comprensivo): « Sono un'esperta, ho divorato mezza biblioteca per questa ragione. »

Io: « Allora puoi capire. Senti, di storie lesbo qualcuno ne ha scritte? »

Lei: « Purtroppo non ne abbiamo. Sarebbe il libro migliore di sempre. E non lo dico perchè mi manca la mia ex ragazza o perchè sono effettivamente lesbica. »

Io: « No, certo. Sei sicura che proprio non ne avete? »

Lei: « Sicurissima. Però puoi andare sul classico e leggerti Romeo e Giulietta. Etero ma tragico. »

Io: « Non so se il tragico è quello che mi ci vuole. »

Lei: « Almeno non vorrai essere come loro e ti farai qualche domanda temporanea tipo se ne vale la pena innamorarti. Tieni. »

Comunque Romeo e Giulietta è molto bello ma è difficile da leggere senza perdere il filo del discorso. Non so come facessero i poveri e illetterati contadini inglesi ad assistere a quelle tragedie e a capire cosa stavano dicendo. E Washington aveva ragione: per tutta la notte ho sognato di una mia amante senza volto che per tre volte moriva in modo diverso perchè in teoria non potevamo stare insieme. Gay e tragico.

   
 
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