L’occhio
La variabilità della mia prima notte
in mezzo a cere che hanno compiuto - in
ipocrite sembianze - mai Bellezza, ma mute,
laceranti brutture. Io ho applaudito:
acconsentendo a mostrarm’ indifferente
in un oceano di immortali, false
onde di omertà, di chi non si pente - e
va avanti chi per colpa loro si perse.
Danziamo in una cupa stanza imbruttita
dal vagare altezzoso delle nobili
facciate da cui cola una tiepida tinta.
Affogo allora tra queste loro inutili
coperture sciolte dalla bile acida - che
mi solletica le viscere e le fonde
con una visione della vita - che non posso
ma mi viene naturale abbracciare.