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Autore: ninita    19/04/2017    2 recensioni
"È passato poco più di un mese dalla fine del Cell-Game. Vegeta è solo, circondato dai suoi terribili ricordi ed oppresso dalla voglia di estraniare i suoi sentimenti, confidandosi con l'unica persona con il quale da sempre avrebbe dovuto farlo."
Ho voluto aggiungere una mia fanart, concepita per questa fic e partorita, purtroppo, dopo...spero vi piaccia.
Buona lettura
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Monte Paoz, 29 Giugno
Anno 767
 
Il tempo scorre inesorabile. Consuma il corpo e l'anima strappandola in brandelli, crea un vuoto attorno a sé. Soffoca l'ultimo crudele alito di vita alla quale cerco disperatamente di aggrapparmi.
Le ore per me sono divenute anni, anni perduti, annegati da questi sentimenti contrastanti che mai e proprio mai avrei creduto potessero spezzarmi... Ma credo che tu non potresti mai capire, non avresti mai capito. Anche se in realtà credo di essere proprio io quello che brancola nel buio.
 
La mia intera esistenza è il riflesso di quel vuoto; della morte, della distruzione di cui io stesso mi sono circondato spargendo quel sangue che mi vedo ancora colare denso fra le dita. A poco importa a chi appartenesse quel sangue: ad un nemico, ad un innocente, ad un amico...
…A me stesso.
L'odore della morte inebriava i miei sensi, penetrava all'interno del mio spirito, mi consumava da dentro come una droga. Una sensazione così stupendamente seducente… Uccidere a sangue freddo per me era la spinta più erotica che poteva scuotermi dall'oblio, l'unica azione che lentamente scheggiava le mura della mia frustrazione.
Esatto. Uccidevo per il semplice piacere di farlo.
Il piacere di udire le grida strazianti che mi perforavano i timpani, di leccare le gocce purpuree che mi schizzavano in faccia i corpi smembrati con forza, di percepire la voglia di vivere in un paio di occhi terrorizzati che piano si velavano dell’oscurità della morte. Ridere in faccia alla Scura Signora cercando ogni modo per poterle giacere a fianco. Che fosse stata chiamata per me o per qualcun altro non aveva rilevante importanza: baciarla, lasciarsene cullare e poi abbandonarla, tornando alla realtà…tornando alla mia miserabile vita, godendosi l'adrenalina che sempre mi lasciava scorrere nelle vene, impetuosa e furibonda.
Sai…
Anche in quel dannato giorno in cui mi fu comunicata la distruzione del nostro pianeta, la mia reazione è stata la stessa identica di quando con orgogliosa indifferenza assistevo all'ultimo spezzato sospiro che troncava la vita alle mie vittime. Provai come un sentimento di beatitudine nell'essere rimasto l'unico della nostra razza a poter competere alla conquista dell'Universo. Voglio essere sincero con te... mi pento dolorosamente di quella mia reazione. Me ne sono reso conto dannatamente troppo tardi però.
Ed è tutta colpa tua.
Fin dal primo giorno in cui ti ho incontrato il mio orgoglio saiyan non ha fatto altro che crescere esponenzialmente, accecato dalla rabbia di poterti sconfiggere, di porre fine alla tua esistenza, di oltrepassarti in tutto e per tutto facendoti pentire di avermi risparmiato quel lontano giorno, qui, sulla Terra. Come hai potuto?
Come hai potuto recare un offesa simile al tuo Principe?
L'unico e solo a cui avresti dovuto regalare una morte dignitosa, da vero guerriero saiyan.
Sono tornato per te.
Ho versato lacrime velenose per te, bruciavano il mio viso ancor più di quelle che ho vergognosamente versato in preda alla disperazione di non potermi vendicare dei soprusi e le sofferenze che mi sono state inferte per decenni da quel lucertolone di Freezer.
…E poi Namek.
Avevo un cazzo di piano e tu l'hai fatto saltare in aria spargendone i resti e disintegrandone anche l'ultimo inutile brandello. In men che non si dica mi hai strappato via l'unica cosa che mi dava la forza di continuare a vivere, quello che fin da cucciolo mi faceva combattere, mi faceva sopravvivere, il desiderio più grande di tutti.
Uccidere con le mie stesse mani Lord Freezer. Dannazione.
Mi duole ammetterlo ma è stato su quel miserabile pianeta che il mio orgoglio ha cominciato realmente a brillare. Anche se il rancore mi bruciava l'anima, quella fu la prima volta che, nella mia vita, fu come se avessi lasciato da parte il mio fottuto egoismo, orgoglioso di qualcun altro. Sì. Il mio amato, immenso orgoglio, che tanto mi riserbavo di trattenere tutto per me.
Me lo hai rubato.
Ed è stato nel secondo in cui tu mi hai fissato, scoprendomi agonizzante al suolo, soffocante del mio stesso sangue, implorandoti di porre fine alla straziante agonia che per trent'anni mi teneva incatenato, che aveva schiavizzato il nostro popolo portandolo all’estinzione.
Nonostante tu mi guardassi dall'alto in basso ho scorto nei tuoi occhi la reale ammirazione che avevi nei miei confronti, ed io ho capito che saresti stato tu a compiere quella vendetta.
Beh… ti ho fissato anche io, quella volta. I tuoi occhi mi riportarono indietro nel tempo, vidi tuo padre, vidi mia madre, vidi la nostra gente, vidi il Re…mio padre. Mi hai reso la morte meno ostile, riportandomi in un soffio nelle aride radure del nostro perduto pianeta, solleticato dalla polvere alzata dalla brezza che danzava, lieve, come i miei ultimi sospiri di vita. In quell'interminabile secondo ho capito che entrambi la  bramavamo, quella rivalsa, mi parlavi attraverso quelle pupille, potevo scandirne la rabbia dal dolore, il buio dalla luce, la disperazione dalla speranza.
Quella scintilla che ho visto scoccare tra i nostri due spiriti mi suggerì che niente era perduto. La nostra razza, il nostro pianeta sarebbe sopravvissuto spavaldo dentro di noi, ormai uniti da una fibra ininterrotta che ci avrebbe legati per sempre come fratelli. Che importanza aveva se come acerrimi nemici o fedeli compagni? Eravamo gli ultimi due. Gli ultimi due superstiti finalmente pronti a lavare l'onta nel sangue.
Te ne rendesti finalmente conto: anche tu facevi parte di quel popolo.
Ma nonostante tutto, anche quella volta, mi sentii tradito… da te, come durante il nostro primo incontro. Ed è stato così che silenziosamente mi hai annullato, rinvigorendo l'odio e la repulsione che riposavano mesti all'interno del mio sterno, quando avrei anche voluto cavarmi gli occhi dalle orbite alla tua vista, coperto d'oro. Hai fatto sì che il mio smisurato disprezzo crescesse a nuova vita, più rigoroso di prima, ribollendomi il sangue: corrodendomi i muscoli, corrodendomi le ossa, corrodendo l'ego che ribellandosi si scatenò, tormentandomi anche durante il sonno, accecandomi sempre più. Disperatamente cercavo di arginare la furia impegnando la mente ed il corpo, senza sosta, senza riuscirci, nei miei allenamenti, cercando uno sfogo, in attesa di poter finalmente superarti ed eliminarti. Qualcosa che mi proteggesse da me stesso. Ma c’era qualcosa che ostacolava i miei obiettivi: quella femmina terrestre, mi ha stregato ricoprendomi delle sue sempre più frequenti attenzioni, ha contribuito ad offuscare la mia mente con la sua conturbante sensualità, fino a farmi sentire di nuovo incatenato. Non volevo più sentirmi schiavo, non avrei più sopportato quella vita: sono nato libero, da saiyan, da assassino, non avrei permesso mai più a nessuno di farmi scivolare in quella trappola in attesa di morire dentro, neanche ad una melensa musa dagli occhi di cielo…
Dannato Kakaroth.
…nello spazio, ero finalmente riuscito a tornare lo spietato e cinico Principe di tutti i saiyan, ero riuscito a debellare quei sentimenti, quelle futili sensazioni che non mi erano permesse, represso ogni mia tentazione; il mio cuore sostituì il vuoto che quella donna creò con la sua antipatica dolcezza ed i suoi stupidi, amorevoli e farfalleschi atteggiamenti, con pura, sana, perversa malvagità. E adesso? Cosa mi è successo adesso?!
Come ogni giorno mi ritrovo qua, annegando nella mia amata solitudine, seduto a terra di fronte alla tua cazzo di tomba, specchiandomi per ore nel vitreo involucro che protegge la tua sfera a quattro stelle… e te lo dico io che cosa mi è successo:
Mi sono perso. E non riesco a ritrovarmi.
 
Ed il tempo scorre… inesorabile. Soffoca la mia voglia di vivere, asciuga le lacrime che ormai non ho più la forza di piangere, ha ricostruito pezzo per pezzo il muro della mia frustrazione. Ha innalzato una barriera che mi protegge da qualsiasi sbadataggine.
Non ho più la voglia di combattere, non ho più la voglia di uccidere, non ho più la voglia di odiare tantomeno la forza di fuggire. Ho perso tutto.
Eravamo diversi io e te… due poli esattamente opposti. Le nostre vite, così antagoniste, non ci hanno permesso di essere plasmati dalle stesse esperienze; per me tutto questo è nuovo e mi sento indifeso di fronte a tutte queste novità, le emozioni che mai prima d'ora avevano percorso il mio oscuro animo mi hanno scosso, sono divenute un tormento che accumulatosi è imploso lasciandomi un inerme ed inutile guscio vuoto.
Tu invece… sei cresciuto grazie a tutto questo, grazie a quello che voi chiamate “amore", grazie alla lealtà, alla generosità ed al calore che hai sempre dimostrato e che ti è stato ricambiato da chi hai incontrato lungo il tuo cammino. I sentimenti rendono deboli, non sono nato per capirne i significati; inducono a pensieri subdoli che offuscano la mente. In battaglia la potenza è tutto e la mente deve essere fondamentalmente lucida…ma allora, a cosa è servita la mia potenza, il mio orgoglio, la mia tenacia quando non sono neanche stato capace di proteggere mio figlio?
Vederlo inerme, steso al suolo. Non un movimento, non un sussulto o un minimo alito di vita che scuotesse il suo maledetto petto; quella seta color lilla sparsa al suolo, volteggiava mossa dalla brezza ed io, per la prima volta ho sentito sulla mia pelle il dolore che si prova quando il cuore si dilania nel petto, trafitto ed elettrizzato dallo stesso lampo di energia che in attimo me lo ha portato via. MIO FIGLIO.
Non si dovrebbe assistere alla morte di un figlio…
È vero, non l'ho accolto quando è venuto alla luce, non ho rabbrividito udendo il suo primo vagito e nemmeno mi sono mai interessato ai suoi cambiamenti, al suo livello combattivo, al colore dei suoi capelli o alla forma dei suoi occhi: ero talmente sopraffatto dall'ingordigia del Super Saiyan che non mi sono reso conto che probabilmente era proprio quel piccolo bastardo che mi avrebbe dato la spinta, il propulsore per il raggiungimento dei miei obbiettivi. Ero cieco Kakaroth. Mai avrei creduto di voler morire al posto di qualcun altro. Sentire l'odore del mio stesso sangue impregnare la terra ha contribuito ad accecare la mia razionalità, lasciando che il mio istinto mi guidasse verso ciò che era più giusto fare per vendicarlo, senza però riuscirci. Sono avvezzo a scagliarmi in missioni suicide, lo sai bene… in questo mi ricongiungo molto a te.
Al contrario di ciò che è stato, non sono sopravvissuto a quel torneo, Kakaroth. Ciò che di me è tornato a casa erano solo carne ed ossa, un corpo svuotato dai miei fallimenti, senza anima perché bloccata là, cullata dal deserto, protetta da quelle montagne; la disperazione riempì quel vuoto, una strana sensazione di panico si contorceva nelle mie membra obbligandomi a digrignare i denti dal dolore… poi… Lei. Dannazione… lei, ignara, mi sorrise, era felice di vedermi mentre io avrei voluto solamente mettere fine alla sua esistenza per quello. Avrei dovuto soffocarla, stringerla tra le braccia mentre piano si abbandonava al dolce riposo eterno, per non doverla vedere distrutta dal dolore per la perdita di nostro figlio. Nulla. Lei sorrideva, soffocando me con quei suoi occhi frizzanti e disgustosamente amichevoli. Quel sorriso…
Quel tuo sorriso… mi tormenta.
Non riesco a farmene una ragione: sapevi di morire, sapevi già quello a cui saresti andato incontro eppure sorridevi, riserbandoci quel tuo sguardo rassicurante. Hai sacrificato la tua vita per questo insulso pianeta, per la tua famiglia, per i tuoi amici… per me. Hai gettato via la tua vita per… ME.
 Ti odiavo, ti ho sempre odiato, vivevo per poterti sconfiggere, non importava quando, né come, né cosa avessi dovuto fare per dimostrarti la mia superiorità ed invece adesso, ogni inutile giorno della mia vita arranco stremato per trasportare questo macigno che è diventato il mio cuore. Mi hai lasciato solo Pagliaccio, solo a soffrire per il mio orgoglio, solo a soffrire per la perdita della nostra gente, solo e senza una scintilla che mi dia l’input per combattere, allenarmi e superarmi.
Tu, di nuovo, hai offeso il tuo unico e solo Principe.
Ma adesso, a distanza di anni, non bramo la mia sete di vendetta. So che tu puoi ascoltarmi, puoi vedermi, puoi aiutarmi: riesci a sentire il mio tormento e la mia voglia di abbandonare la mia vita sulle comode ali della morte, cessando una volta per tutte di esistere. Io, che ridevo di fronte ad essa… adesso la temo. Riesci a contare i miei sospiri stanchi quando i miei incubi tornano imperterriti a tormentarmi, annullando il mio sonno, ogni notte.
Senti il mio cuore battere furiosamente quando una ragazzina dagli occhi di cielo mi sfiora, mi cerca e mi desidera: aiutami ad allentare la tensione che mi attanaglia e che mi spinge via da lei; aiutami a capire come farla smettere di versare lacrime amare per me, aiutami a guardarla negli occhi, perché quegli occhi ti rispecchiano, perché tu vivi dentro di lei ed io non riesco più ad avvicinarmici, schiacciato dal suo amore, dal suo affetto. Aiutami perché tutto questo calore mi spaventa. 
Tu… che in questi anni mi hai sempre considerato una persona degna della tua fiducia, nonostante tutto; che mi hai incitato spingendomi oltre il baratro dei miei limiti e che mi hai ascoltato accettando il tuo passato e diventandone fiero; tu che mi hai insegnato il significato della parola misericordia facendomela provare direttamente sulla pelle, aiutami a reagire. Aiutami a ritrovarmi, dimmi qual è il mio posto in questa fottuta vita. Tu, mio miglior nemico e mio peggior amico, aiutami ad intrecciare di nuovo quel filamento che ci univa come fratelli.
Perché quel tuo sorriso mi tormenta…
 Ma adesso sono comunque qui, di nuovo di fronte alla tua cazzo di tomba…
…perché io senza di te non sono niente.  


Without You I'm Nothing by cimbilindi
  
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