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Autore: wislava    20/04/2017    8 recensioni
Derek, ad un colloquio di lavoro, scambierà Stiles, il Capo, per un impiegato qualunque e lo tratterà male, ma nonostante questo, verrà comunque assunto.
Quello che non aveva capito era che Stiles lo aveva fatto solo ed esclusivamente per vendicarsi. Perché Stiles potrà sembrare dolce e innocente all'esterno, ma in realtà come capo è terribile...
Possibile che l'amore possa nascere anche con una partenza così terribile?
Storia scritta dopo aver letto un Prompt sulla pagina Sterek Prompt.
STEREK [5298 parole]
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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BABY BOSS EXTREME CHALLENGE

 

Note prima di iniziare la lettura:
Ho scritto questa one-shot seguendo un prompt dalla pagina facebook Sterek Prompt curata dalla bravissima EdSheeran e dal fantastico DarkStar. Qui il link del prompt.
Non ho indicato l'età di nessuno, né ho scritto in che città è ambientata, solo che è in California.
Spero vi piaccia!
Buona Lettura.

 

 

Finalmente era arrivato. La giornata non poteva essere cominciata peggio. Non solo era rimasto imbottigliato nel traffico, rischiando di arrivare tardi, ma le sue tubature avevano deciso di dare forfait e di scoppiare, costringendolo a chiamare l'idraulico che aveva fatto un preventivo esorbitante, quindi aveva un disperato bisogno di soldi. Grazie al cielo guidava una Horex VR6[1], la migliore moto al mondo. Modello nuovo, inserti in pelle, Black Edition, come piaceva a lui. Peccato però che, per comprarla, aveva svuotato completamente il suo conto bancario con tutti i risparmi di una vita.

Ma Derek non aveva resistito e non si pentiva di nulla. Per fortuna, la casa dove viveva, era riuscito ad acquistarla usando i soldi dell'assicurazione sulla vita dei genitori che, purtroppo, erano passati a miglior vita dopo un incidente, neanche a dirlo, in moto. Le due ruote erano una passione della famiglia Hale.

La moto, però, era quello che lo aveva portato lì, niente nientepopodimeno che alla grande, gloriosa, famosissima, a volte odiata, Apple.

Quando aveva ricevuto la mail nella quale gli avevano fissato un colloquio, Derek si era sentito al settimo cielo. Aveva mandato il proprio curriculum un po' a caso, non sperandoci veramente, anche se poteva vantare una laurea un management informatico conseguita alla Berkley.

Quindi Derek era relativamente sicuro di sé, anche se fino a quel momento aveva lavorato come meccanico in un'officina poco distante da casa.

Parcheggiando la moto, Derek si guardò intorno.

Sembrava di essere in una specie di campus universitario. Di fronte a lui vi era un'enorme edificio squadrato, tutto in vetro, con la mela che fungeva da logo proprio in centro, enorme e probabilmente poteva essere vista dallo spazio.

Derek fece una smorfia, ficcando le chiavi della Horex nel giubbino di pelle nera che indossava.

Entrando, guardandosi sempre intorno, notando quanta gente sembrasse sfigata, Derek venne squadrato da capo a piedi: era bello. Maglia aderente bianca sotto la giacca, jeans slavati e stivali da motociclista. Mentre tutti gli altri erano ragazzetti insulsi, con gli occhiali e alcuni, Derek rabbrividì, portavano delle bretelle che, anziché renderli degli Hipster con un gusto discutibile, li facevano assomigliare un po' a Steve Urkel[2] di Otto sotto un tetto.

Derek dovette trattenersi dal ridere come un matto.

Arrivò a passo sicuro fino al bancone di quella che sembrava una reception. Dietro la scrivania c'era un ragazzo con tutti i capelli mossi, dai tratti sembrava avesse origini messicane, che Derek lesse dalla targhetta appuntata al petto chiamarsi Scott.

Il ragazzo era forse quello più normale tra tutti. Aveva una semplice maglietta rossa e non portava l'apparecchio.

“Buon giorno” borbottò Derek. L'educazione e la gentilezza non era proprio il suo forte. “Sono Derek Hale, ho un colloquio con l'amministratore capo della sezione...” Derek dovette sbirciare la mail che aveva stampato. “Battlestar Galactica...?”

Scott ridacchiò. “E' una domanda?” chiese prima di prendere quello che sembrava un inalatore per asma e aspirare.

Derek spostò il peso da una gamba all'altra, incrociando le braccia al petto. “No. Sono solo sorpreso che in un'azienda come la Apple le sezioni si chiamino come un gioco per bambini.”

Scott sorrise ancora. “Ti stai confondendo con Battleship. Battlestar Galactica è una serie TV” il ragazzo assunse un'espressione dubbiosa. “Beh, diverse serie TV. La prima si chiamava solo Galactiva ed è andata in onda sulla fine degli anni settanta. Poi c'è stato il sequel negli anni 80 e poi...”[3]

“Ok, fermo lì marinaio” lo stoppò subito Derek, per niente interessato a quelle quisquilie.

Scott si ammutolì subito, un po' offeso.

“Posso sapere dove trovare il capitano?” chiese Derek continuando a prendere in giro l'intera sezione.

Scott strinse i denti. “I bulli qui non ci piacciono, e comunque se vuoi prendere in giro fallo bene. Dovevi dire astronauta dato che la serie è ambientata nello spazio.”

Derek seppe di averlo fulminato con lo sguardo quando Scott si strinse nelle spalle, abbassando lo sguardo. “Sali le scale qui a destra” disse infine il giovane. “Ultimo piano, gira a sinistra e prosegui fino in fondo. Devi seguire uhm...”

“Cosa?” chiese Derek massaggiandosi le tempie.

“Le stelline appiccicate per terra. Ultima porta a sinistra.”

Derek annuì e girò i tacchi. Sopportava tutto quello perché aveva bisogno di soldi per pagare l'idraulico, purtroppo il suo stipendio di meccanico non gli permetteva una buona entrata come invece gli offriva la Apple.

 

Seguendo le stelline, che avevano fatto incazzare Derek come una iena, il motociclista stava quasi per raggiungere la porta del manager quando una voce lo fermò.

“Derek Hale, sei tu?”

Derek, girandosi, si trovò di fronte un giovane ragazzo. Era anche carino, ma, come tutti in quella compagnia, era un nerd.

Occhiali dalla montatura spessa e nera, camicia grigia sopra una maglietta rossa e dei pantaloni beige anonimi.

“Che vuoi?” chiese Derek sgarbato.

Il ragazzo piegò leggermente di lato la testa, come a studiarlo, ma qualunque cosa stesse cercando alla fine non dovette trovarla perché sorrise.

“Vieni, devi fare il colloquio con me.”

Derek sbuffò, ma lo seguì comunque.

Si accomodarono in una stanza molto strana e davvero molto piccola. Lui e quel giovane ci stavano appena. Il nerd si accomodò su una sedia girevole, dando le spalle ad una scrivania dove vi era un computer con, per sfondo, uno strano paesaggio di un lago. Derek invece prese posto sulla piccola sedia lì affianco cercando di non urtare uno strano trofeo blu con una targa. Derek poteva giurare di aver letto Torneo di Quillish o Quindish.

“Bel trofeo” disse per rompere il ghiaccio.

Il ragazzo sorrise. “Ti piace il Quiddich? Ottimo! Ogni sezione ha una squadra, ma uno dei nostri battitori si è infortunato e non potrà giocare per almeno tre mesi. Il prossimo torneo si avvicina e siamo molto nervosi perché, come saprai, ci servono i punti per vincere la coppa. Non vogliamo perdere contro quelli della sezione Lost!”

Derek era confuso, cosa che lo rese ancora più arrabbiato.

“Si, va bene” disse liquidando il ragazzo, accompagnando le parole con un gesto della mano.

“Posso parlare con il capo?” chiese poi.

Ma il nerd lo ignorò sistemandosi meglio sulla sedia, appoggiando il piede ad un cassetto della scrivania.

“Parlami un po' di te. Come mai hai mandato il tuo curriculum solo ora? Hai una laurea niente male e potevi entrare in compagnie come queste già dopo il college e invece hai lavorato come meccanico.”

Derek lo fulminò con lo sguardo. “Semplicemente mi piacciono di più le ruote che i router” rispose secco.

Il giovane fece una smorfia pensierosa e annotò qualcosa su un quaderno che teneva tra le mani.

“Ok...” sussurrò. “E come ti vedi in un team?”

Derek sbuffò. “Senti coso.”

“Puoi chiamarmi Stiles” lo interruppe il giovane facendo un sorrisetto saputo.

“Coso” rimarcò Derek appoggiando un braccio sullo schienale delle sedia, in una posa che gridava 'non me ne frega assolutamente niente di te'.

“Non ho tempo per queste cose, portami dal tuo capo.”

Il sorrisetto di Stiles sparì e il giovane assunse un espressione beffarda e incazzata insieme.

“Sono io il capo” disse con voce fredda.


 

Quello che accadde successivamente Derek non lo capì mai.

Era convinto che Stiles, che a quanto pareva era l'amministratore capo della sezione Battlestar Galactica, lo avrebbe buttato fuori a calci, mandandolo al diavolo per come si era comportato. Invece le parole del Boss lo sorpreso, e non poco.

“Bene, Hale. Cominci domani. Puntuale alle otto, mi raccomando. Non abbiamo delle regole sul vestiario, diciamo soltanto che non si possono indossare costumi da bagno o da cosplay. Quindi, sii te stesso!”

Il sorriso abbagliante di Stiles quasi stordì Derek, ma quando il Boss gli allungò la mano per sigillare l'accordo, Derek fu felice di stingerla.

“Va bene” rispose il neo assunto.


 

Derek era felice. Aveva accettato senza pensarci due volte. Aveva bisogno di soldi e la Apple pagava bene. In più il capo non sembrava essersi offeso dal suo comportamento. Derek era convinto di averla fatta franca.

E invece si sbagliava.

 

Il giorno seguente, Derek arrivò in orario indossando una camicia con una cravatta rossa e dei pantaloni neri. Credeva che avrebbe lavorato in un ufficio, insieme ad altri dipendenti nerd, invece aveva preso un altro granchio.

“Derek Hale!” urlò Scott quando lo vide entrare. Il ragazzo era già dietro la scrivania e sembrava felice di vederlo.

“Scott” lo salutò il più gentilmente possibile Derek.

“Stiles ti vuole subito nel suo ufficio, dovrai darti da fare” lo mise in guardi Scott. “Stiles è un capo molto severo. Tutti i suoi precedenti assistenti si sono licenziati in meno di quarantotto ore. Buona fortuna.”

Derek quasi cadde per terra dalla sorpresa. Non aveva di certo capito che era stato assunto per essere il nuovo assistente personale dell'amministratore capo che, per di più sembrava una versione maschile di Miranda Priestly de Il Diavolo veste Prada. E forse anche più cattiva.

 

Derek però non era tipo da arrendersi facilmente, così si diresse verso l'ufficio del suo nuovo Boss cercando di mostrarsi sicuro.

Bussò un paio di volte, prima di ricevere il permesso ad entrare.

Non aveva pensato troppo a che genere di ufficio dovesse avere Stiles Stilinski, ma di certo non credeva fosse così.

Le pareti erano a righe verde smeraldo e argento, colori che Derek mai avrebbe creduto si intonassero così bene. I mobili erano di legno verniciato nero, che rendevano l'ambiente molto elegante e, anche se a prima vista potevano sembrava impersonali, in realtà rendevano l'ambiente caldo.

La grande vetrata dietro la scrivania e sulla parete di destra permetteva una bellissima visuale dei giardini del complesso, dove Derek vide impiegati muoversi su biciclette con il logo della compagnia e tavoli da pic nic.

Sulla parete di sinistra vi era una bella libreria, con vicino uno schedario, probabilmente con dentro dei documenti o dati tecnici.

Sulla scrivania c'era l'ultimo modello di iMac sul mercato: bianco, bellissimo. Doveva essere il modello più grande, quello sui 27 pollici. Derek aveva visto la pubblicità su un catalogo di informatica. Costava più di 2,300 dollari.

Dietro a quel computer, ovviamente vi era il giovane capo, come Derek aveva iniziato a chiamarlo nella sua testa.

“Hale. Sei in ritardo” esordì Stilinski.

Derek gettò furtivamente un'occhiata all'orologio che portava al polso, erano le otto e cinque minuti.

“Sono solo cinque minuti di...” provò a ribattere, ma fu subito zittito dall'amministratore.

“Cinque minuti del mio tempo che ho perso. Dovrai recuperarli questa sera.”

Derek rimase impietrito. Di certo quello che gli aveva confidato Scott si dimostrava veritiero.

“Le tue mansioni da oggi in avanti sono quelle di obbedire ad ogni mia richiesta e nel portarla a termine nel minor tempo possibile, siamo intesi?”

“Si, signore” rispose Derek.

“Bene. Ufficio accanto, arredalo come più ti piace, va bene Derek?”

Derek fu nuovamente preso in contro piede. L'ultima frase di Stiles era suonate gentile, insieme al sorriso che aveva accompagnato il tutto. Forse non sarebbe stato così terribile.

 

 

Derek si sbagliava. Di nuovo.

Nell'arco della sua prima giornata di lavoro aveva dovuto soddisfare molte richieste strampalate.

La prima mansione era stata quella di recuperare un caffè. Derek aveva creduto che sarebbe stato semplice, avrebbe dovuto fare solo un salto alla caffetteria della compagnia al primo piano, invece poi erano arrivati i dettagli.

Caffè lungo macchiato con latte di mandorla, freddo ma non ghiacciato, con una bustina di zucchero di canna e una di dolcificante, in un bicchiere medio che non risultasse troppo freddo al tatto, mescolato con una cannuccia, cannuccia, perché secondo Stiles il bastoncino di legno avrebbe alterato il sapore del caffè. Quando aveva consegnato tra le mani di Stiles la bevanda, il Boss aveva iniziato con le domande.

“Latte di mandorla?”

“Si.”

“Freddo ma non ghiacciato?”

“Si.”

“Una bustina di zucchero di canna e una di dolcificante?”

“Si.”

“Hai mescolato con una cannuccia?”

“Si.”

“E come hai mescolato lo zucchero?”

Derek tentennò. Sentiva l'ansia farsi largo nelle sue membra. “Err... girando la cannuccia.”

Derek vide come a rallentatore gli occhi di Stiles sbarrarsi. “Girando? Lo sanno tutti che il caffè non va mescolando girando il tondo ma con movimenti precisi avanti e indietro verticalmente e poi orizzontalmente. Lo zucchero si scioglie in modo più omogeneo così. Ma devo spiegarti tutto? Credevo che la tua laurea alla Berkley ti avesse quantomeno insegnato qualcosa.”

Derek non aveva potuto ribattere. Che cosi mai si poteva dire in propria difesa?

Era semplicemente tornato con la coda tra le gambe nel proprio ufficio, che aveva le pareti rosa.

“Che giornata di merda.”

 

Derek ci mise poco tempo a capire il perché fosse stato assunto da Stiles.

Non c'entrava la sua laurea alla Berkley, in fatto che fosse un bel ragazzo o che fosse capace. Stiles lo aveva assunto come suo assistente personale solo per vendicarsi con lui per come Derek gli si era rivolto al colloquio.

Derek non lo aveva capito, era stato proprio Stiles a rivelarglielo un paio di giorni dopo.

Derek ne era rimasto sconcertato, all'inizio. Ma poi si era ricreduto.

Stiles poteva anche sembrare dolce e innocente all'esterno. Molte volte Derek era rimasto ingannato da quel suo sorrisetto carino e ammiccante, da una parola gentile che, però, Stiles diceva solo per fargli abbassare la guardia. In realtà come capo, Stiles, era terribile. E non lo pensava solo Derek: tutti gli impiegati tremavano quando Stiles passava, cercando di accontentarlo in tutto e per tutto, anche nelle richieste più assurde. Derek ancora non si era abituato a tutte le strane mansioni che doveva svolgere, compreso slacciargli e allacciargli di nuovo le stringhe delle scarpe ad ogni ora, anche se aveva imparato come si doveva mescolare il caffè.

Tutti avevano timore di Stiles e sembrava che niente potesse scalfire il Baby Boss. Derek però non poteva accettarlo. Avrebbe voluto licenziarsi dopo i primi dieci minuti, ma aveva resistito.

Più che per il bisogno di soldi, non voleva dare la soddisfazione a Stiles di vederlo andare via, di vederlo arrendersi. Anzi, si era ripromesso – dopo aver appena ricevuto il caffè lungo macchiato con latte di mandorla, freddo ma non ghiacciato, con una bustina di zucchero di canna e una di dolcificante, in un bicchiere medio che non risultasse troppo freddo al tatto, mescolato con una cannuccia non girando, ma muovendo la suddetta cannuccia avanti e indietro prima in verticale e poi in orizzontale, non usando il bastoncino di legno che altrimenti avrebbe alterato il sapore in piena faccia – che avrebbe esaudito in tutti i modi ogni ordine di Stiles, così da lasciarlo senza parole. Lo avrebbe sfidato e avrebbe vinto.

Ma se Derek da un lato poteva gestire quel lato subdolo e calcolatore del Baby Boss, dall'altro si ritrovava completamente senza armi, nudo di fronte agli atteggiamenti dolci, quasi amorevoli di Stiles, come se il Baby Boss stesse cercando di sedurlo, come se stesse cercando di farlo innamorare.

E Derek non poteva pensare a quello, perché anche se dispotico, arrogante, perfettino e fin troppo polemico, Stiles era anche bello, divertente e tremendamente sexy.

 

 

“Derek, vieni qui” disse Stiles dall'altra parte della cornetta. Da un paio di giorni a quella parte, Derek aveva dato il proprio numero privato di telefono a Stiles, per evitare che il Baby Boss gli intasasse la mail con troppi messaggi dove gli ordinava di raggiungerlo.

“Si, capo?” chiese Derek quando fu di fronte a Stiles.

Stiles era concentrato, con le testa e le spalle chine sulla scrivania. “Ho bisogno che mi controlli questi comunicati” disse allungandogli un plico di fogli. “Mi servono entro questa sera, per la riunione delle cinque.”

Derek sbarrò gli occhi. “Ma... sono già le quattro e quaranta!”

Stiles quasi gli lanciò la penna addosso. “Credi che non sappia leggere un orologio, Hale?”

“No, mi dispiace. Intendevo che...”

“Lo so, lo so. Ma dannazione!”

Stiles la penna la lanciò sul serio, ma per fortuna non mirò a Derek, che comunque sentì la penna sfiorargli l'orecchio.

“Doveva farli Hannah, dal reparto marketing, ma quella Baker è così argh! E ora devo rifarli tutti e non so dove sbattere la testa!”

Stiles sembrava davvero sconvolto e Derek provò un improvviso senso di protezione. “Cosa ti manca da fare?” chiese gentilmente Derek prendendo l'unica altra sedia della stanza per sedersi di fianco a Stiles.

“Devo riscrivere gli ultimi dati di vendita e confrontarli con le indagini di mercato. Abbiamo perso molto nell'ultimo periodo in confronto con la Samsung per quanto riguarda i cellulari e poi c'è anche la causa legale contro quei dannati cinesi ladri!”

Derek ridacchiò leggermente. “La Samsung è coreana” specificò.

“Lo so ragazzone” sussurrò Stiles guardandolo da sotto in su, sbattendo le ciglia e sporgendo il labbro in un broncio adorabile.

Derek quasi avvampò, resistendo dal darsi un pugno da solo per essersi eccitato a quella smorfia.

“Dammi qua, io guarderò queste indagini e tu finisci i dati di vendita, che con quelli non posso aiutarti. Poi vedremo se tutto coincide.”

Stiles annuì. “Va bene, ma se fai un lavoro di merda ti trasferisco nella filiale del Congo.”

“Esiste una filiale in Congo?”

“Quanto sei stupido Hale.”

 

La riunione era andata a gonfie vele. Alla fine, per il rotto della cuffia, lui e Stiles erano riusciti a controllare e riscrivere tutti i dati. Ormai Derek era alla Apple da più di tre mesi e aveva segnato il record per assistente di Stiles con permanenza più lunga.

Alla fine non gli dispiaceva il lavoro. In quel tre mesi aveva guadagnato abbastanza per pagare l'idraulico e altri lavori di manutenzione e a comprare qualche regalino per sua sorella Cora, tra cui un nuovo iPad, dato che aveva lo sconto dipendenti.

Lavorare con Stiles era una sfida. Ogni giorno non sapeva che lato del Boss avrebbe avuto davanti, rabbioso, lunatico, eccitato,... le possibilità erano infinite.

Il lavoro però era sempre entusiasmante. Quella sera gli sarebbero toccati gli straordinari, per colpa dell'uscita del nuovo iPhone 8 e già tremava al pensiero di come sarebbe stato nervoso Stiles.

 

“Bene, Derek” disse Stiles sfregandosi le mani. Sembrava un qualche cattivo di Topolino.

“Questa sera saremo solo tu ed io, non sei contento?”

Derek alzò un sopracciglio. “Devo davvero rispondere?”

Stiles rise. “Io sono molto felice, invece ragazzone.”

Derek non aveva ancora abbassato il sopracciglio. “Ok.”

Stiles gli si avvicinò e iniziò a pungolargli la guancia con l'indice. “E sorrisi un po', capitan musone!”

Derek dissimulò un sorriso con uno sbuffo. Delle volte Stiles era proprio ridicolo.

“Possiamo iniziare a lavorare? Vorrei tornare a casa prima della prossima era glaciale, grazie.”

“Vedi che quando vuoi sei divertente?” ribatté Stiles. “Dai, Diego, prendi gli ultimi dati di vendita. Dobbiamo essere pronti per domani. Il reparto di marketing ha già annunciato che prevedono più di dieci mila persone solo a nel centro Apple di Los Angeles.”

Derek mugugnò. “Ogni nuova uscita mi stupisco di quanta gente voglia l'ultimo modello. E non costa neanche poco. E comunque, Diego? Allora tu sei Sid!”

Derek vide con la coda dell'occhio Stiles ammiccare, prima di farsi serio e annuire. “Quando andavo al college invidiavo da morire chi poteva permettersi un iPhone. Io ho sempre girato con in tasca un nokia. Non potevo permettermi altro, soprattutto uno degli ultimi modelli.”

“Davvero?” chiese Derek curioso. Voleva sapere di più sul passato del suo Baby Boss.

Stiles annuì. “Mio padre è sceriffo di contea in una piccola città, neanche troppo lontano da dove siamo noi. Nei weekend lo raggiungo in meno di due ore di macchina. Ma lo stipendio di un poliziotto non è di certo alto, se conti poi il costo della retta del college, altre spese come libri, cibo, prodotti per il bagno. Non avevo certo spiccioli per comprarmi le patatine, figurati un telefono nuovo.”

“Wow... io... non ne avevo idea” commentò Derek.

Stiles si strinse nelle spalle. “Ora va bene. Ho un ottimo lavoro e ho quasi finito di saldare il debito studentesco quindi i gingilli fighi – e le patatine – posso permettermele. Tu invece non hai mai avuto simili problemi eh?”

Derek fu quasi punto sul vivo. “I miei genitori erano benestanti si, ma solo quando sono morti ho ricevuto molto denaro dalla loro assicurazione sulla vita. Darei indietro tutti quei soldi in un attimo se significasse riaverli.” Era la cosa più sincera che Derek avesse mai detto a Stiles. Non capiva per quale motivo si stesso aprendo emotivamente così l'uno all'altro, eppure non poteva dire di essere spaventato. Sentiva quasi come se si stesse liberando di un peso.

“Mi dispiace Hale” sussurrò Stiles. Improvvisamente, Derek si ritrovò il proprio Baby Boss sulle ginocchia, intento ad abbracciarlo. Le braccia di Stiles erano intorno al suo collo, mentre i capelli gli solleticavano il naso. Stiles aveva un buon odore, acre come quello dei limoni, ma con una nota fresca, che a Derek ricordava l'estate.

“So come ci si sente. Anche io ho perso mia madre.”

A quella confessione, Derek portò le proprie braccia a stringere la vita del Baby Boss, attirandolo maggiormente a sé.

Rimasero in quella posizione per quasi dieci minuti, senza il bisogno di dirsi altro, poi, come se entrambi avessero percepito che il momento fosse piano piano passato, sciolsero l'intreccio, tornando ognuno alle proprie occupazioni, in un silenzio cordiale però, amichevole.

 

Impiegarono quasi tutta la sera per finire e, quando Stiles decretò che non potevano essere più pronti di così per l'imminente vendita, entrambi uscirono dagli uffici, nel buio della sera.

Erano da poco passate le nove ed entrambi avevano fame. Fu naturale per Derek invitare Stiles a mangiare un boccone, in un piccolo ristorante poco distante.

Stiles accettò di buon grado, insistendo però per prendere la moto dell'assistente.

“Ma è a meno di dieci minuti a piedi!” ribadì per la terza volta Derek, che non voleva affatto pensare a come Stiles si sarebbe aggrappato a lui sulla due ruote.

“Ma io voglio provare l'ebbrezza di salire sulla tua moto! Sei un vero centauro tu, no? E allora che ti costa? Insomma, sono sempre il tuo capo e tu devi fare tutto quello che ti dico.”

Derek ficcò la mano destra in tasca per evitare di tirare un pugno.

“Negli orari di lavoro. E mi sono già assorbito mille richieste assurde.”

“Pff! Assurde, che mai ti avrò chiesto di fare?” sminuì il capo.

“Comprare gli assorbenti?” rispose prontamente Derek. “Perché, poi? Non ne hai bisogno! O farmi comprare tutte quelle riviste per ragazzine! Non posso più entrare nell'edicola qui vicino senza che l'impiegato mi rida in faccia.”

“Primo, gli assorbenti erano per Erika. Due, le riviste erano per indagini di mercato.”

“Indagini di mercato?” sbottò Derek. “Certo, perché sapere la nuova pettinatura di Katy Perry o di come Miley Cyrus e Justin Bieber siano gemelli separati alla nascita serve alla Apple, come no.”

“Allora, hai letto davvero quelle riviste?” lo spiazzò Stiles.

Derek arrossì. “Non è questo il punto!”

“Oh mio dio! Hai davvero letto quelle riviste!”

“Taci!” urlò Derek.

“Comunque” cambiò discorso Stiles agitando una mano come a scacciare una mosca, mantenendo però un'espressione sadicamente divertita.

“Non mi pare che fossero mansioni così strane o complicate. O imbarazzanti.”

Derek alzò gli occhi al cielo. “Certo, perché è stato molto divertente passarti il filo interdentale quella volta, eh?”

Stiles ridacchiò. “Stavo mangiando le pannocchie. Avevo le mani unte. Sarebbe stato controproducente e una perdita di tempo andare a lavarmi le mani, passarmi il filo interdentale, rilavarmi le mani e continuare a mangiare per poi rifare tutto da capo. C'eri tu, il mio assistente musone.”

“Le persone normali prima mangiano e poi, solo quando hanno finito, si passano il filo interdentale.”

“Ma io non sono come le altre persone” disse Stiles indiscutibilmente fiero di sé.

“Già, lo so” ammise Derek con un sospiro. “Sei talmente strambo che persino il più strambo degli strambi si toglierebbe la corona stramba degli strambi per dartela in modo strambo.”

“Hai detto sei volte la parola strambo. Quello strambo ora sei tu! Non conosci dei sinonimi?”

“Strambo!” urlò Derek.

“Antipatico!” ribatté Stiles.

“Tiranno!”

“Idiota!”

“Malvagio!”

“Bullo!”

“Precisino!”

“Burbero!”

“Molesto!”

“Adorabilmente imbranato!”

Derek sbuffò. “E tu sei insopportabilmente carino! Non ti sopporto!”

“Ah si?” urlò Stiles. “L'odio è reciproco caro il mio bel assistente!”

“Andiamo a cena o no?!” chiese Derek pestando un piede. “Ho maledettamente fame!”

“Va bene!” gridò Stiles. “Dammi un dannato casco e portami a mangiare!”

“To'!” disse Derek lanciandogli il casco. Stiles quasi lo mancò e, per afferrarlo, fece mulinare le mani come se fosse stato un mulino con delle pale impazzite. “Magari un pochino più gentilmente?” disse Stiles. Ma sul viso aveva un sorriso divertito, cosa che ammorbidì Derek.

“Salta su” disse mentre si metteva a cavallo della moto a sua volta.

“Non mi farai cadere vero?” chiese Stiles. “Posso fidarmi?”

Derek sorrise mettendo in modo. “Puoi fidarti.”

 

 

La cena fu davvero piacevole e Derek capì di avere molte più cose in comune con il proprio capo di quanto avesse creduto.

“Dai, sali. Ti do un passaggio fino a casa” offrì Derek a Stiles quando la serata fu finita.

Stiles accettò di buon grado e, dopo un paio di indicazioni urlate sopra il rombo del motore e il rumore del vento, Derek parcheggiò fuori un complesso di appartamenti.

“Bel posto” commentò quando, entrando notò la piscina comune. Stiles fece spallucce. “Per una persona va bene, ed è vicino al lavoro quindi è ottimo. Ci vado a piedi ogni mattina.”

“Quindi non hai una macchina?” chiese.

“Certo che ce l'ho! Ma in settimana la tengo nel garage sotterraneo.”

Derek annuì, accompagnandolo fino alla porta di casa. Dovettero salire una rampa di scale e percorrere quasi tutto il corridoio.

“Mi sono divertito questa sera” sussurrò Stiles giocherellando con le chiavi.

“Si, anche io. Sorprendentemente.”

Stiles rise, coprendosi la bocca con la mano. “Come se non ti piacessi, Hale.”

Derek fece un sorriso un po' storto. “Chi te lo ha detto?”

Stiles si fece serio. Mosse un paio di passi avvicinandosi più di quanto avesse mai fatto prima, fino a quasi far sfiorare le loro labbra. “Nessuno. Me lo dicono i tuoi occhi” sussurrò il capo prima di dargli un bacio sulla guancia e aprire veloce la porta.

“A domani, Derek” salutò Stiles.

“A domani Baby Boss” sussurrò Derek, ma la porta era ormai chiusa.

 

 

Nonostante fosse palese per entrambi la loro reciproca attrazione e il fatto che, la cena al ristorante, si fosse rivelata un vero e proprio primo appuntamento, nessuno dei due fece qualcosa per portare la loro relazione oltre il classico rapporto tra capo e impiegato.

Passò così una settimana e poi un mese. Ormai Derek non lavorava alla Apple perché gli faceva comodo, non restava per dimostrare a Stiles che lui non si arrendeva e non restava neanche per l'alto stipendio. Restava perché lì aveva trovato il proprio posto. Aveva trovato degli amici, Boyd e Isaac, una confidente, Erika. Persino Scott era diventato una sorta di amico, insieme all'altro receptionist, Jackson.

Le dinamiche tra Stiles e Derek si erano leggermente attenuate. Non che Stiles non ordinasse più a Derek strane mansioni o strampalate richieste, ma Derek ora le svolgeva quasi divertito, ricambiando il favore con delle vendette ben piazzate. Era una sfida continua tra i due e Derek ne era entusiasmato, come Stiles.

Se Stiles gli chiedeva di portargli il caffè, Derek si divertiva a mescolarlo con il bastoncino di legno, per vedere se Stiles se ne sarebbe accorto o no.

Quando Stiles gli chiedeva di allacciargli le scarpe, Derek faceva apposta, quando si avvicinava la fine del proprio turno, a fargli un nodo impossibile da sciogliere, talmente stretto da costringere Stiles a tagliare i lacci – più volte aveva ricevuto sms minatori dal capo, che aveva dovuto buttare via già tre paia di stringhe.

Ma nei momenti seri erano diventati una vera e propria squadra. Lavoravano in sincrono, sembravano capirsi e continuavano a stuzzicarsi.

Derek quasi aveva perso la ragione quando Stiles, stiracchiandosi, aveva fatto in modo che la maglietta gli si alzasse mostrando la pancia piatta e un accenno di addominali, con il più bel sentiero tra i sentieri felici di peli che, come una freccia, indicava a Derek dove fosse nascosto il tesoro proibito.

Ma Derek sapeva cosa doveva fare per poter vendicarsi. Avrebbe dovuto aspettare un po' per farlo, ma l'occasione giusta sarebbe capitata a breve, quando sarebbe giunto l'ennesimo torneo di Quiddich – Derek aveva dovuto imparare a pronunciarlo bene – dove lui aveva già accettato di partecipare come battitore.

Stiles, neanche a dirlo, avrebbe giocato come cacciatore.

 

Derek attese la fine della partita. La sezione Battlestar Galactiva aveva finalmente sconfitto la sezione Lost, riprendendosi il trofeo che Derek aveva notato il giorno del proprio colloquio.

Era stato anche merito di Derek, che aveva afferrato lo straccio dorato che un Jackson succinto vestito da boccino, agitava invogliando i giocatori a catturarlo.

Derek afferrò la bottiglietta d'acqua più vicina, guardando direttamente Stiles che gli restituì un sorriso felice per la vittoria, prima di rovesciarsela addosso, inzuppandosi tutto dalla testa ai piedi.

Non avendo mai lasciato gli occhi di Stiles, Derek vide e lesse tutte le espressioni che il Boss fece, dal felice, al confuso, allo sbalordito fino all'ultima: eccitato.

Derek voleva solamente ripagare Stiles con la stessa moneta, ma aveva decisamente sopravvalutato il controllo del Boss.

Stiles, infatti, non si limitò ad osservare come Derek aveva fatto prima di lui. Stiles gridò un vaffanculo sentito al mondo e, l'unica cosa che Derek percepì dopo quello scatto, fu Stiles avvinghiatoglisi addosso.

“Ora non mi scappi più” sussurrò il capo prima di baciarlo con impeto.

Le labbra si incontrarono con ferocia, le lingue si intrecciarono e morbidi mugolii proruppero dalle gole, inascoltati a causa degli applausi e fischi che il pubblico di colleghi stava elargendo.

“Deduco quindi ti piacerti” commentò Derek divertito quando le loro bocche si staccarono. Stiles ancora aggrappato a lui.

“All'inizio ti ho odiato” ammise Stiles. “Ti ho assunto solo perché volevo vendicarti di come mi hai trattato al colloquio, vendicarmi delle tua supponenza. Ma poi ti ho conosciuto Derek Hale e, nonostante fossi da tempo attratto da te, mi sono reso conto che non mi piacevi solo fisicamente. Non so se posso parlare di amore, è ancora presto. Ma forse, se ci diamo una possibilità...”

Derek lo zittì con un secondo bacio. “Parli davvero troppo” sussurrò. “Mi dispiace come mi sono comportato. In questi mesi che ho lavorato qui ho capito che l'aspetto esteriore non deve influenzare i giudizi. Tu potresti anche essere un nerd, come lo è Scott e Isaac, ma siete delle persone fantastiche. Sei una persona fantastica, Stiles. Bella dentro e fuori, anche se un po' tiranna.”

“Quello perché ho costantemente paura di sbagliare qualcosa e quando vado in panico divento petulante e cattivo.”

“Lo so” gli rispose Derek che almeno un po', di Stiles, lo aveva capito.

“Quindi...” iniziò Stiles.

“Quindi... vuoi uscire con me? Ad un appuntamento? Uno organizzato questa volta.”

Stiles annuì. “Va bene, ma continuerò a chiederti di allacciarmi le scarpe e di pulirmi i denti con il filo interdentale e di portarmi il caffè. E non credere che non mi sia accorto del fatto che qualche volta lo mescoli con il bastoncino di legno!”

Stiles si stava agitando come un'anguilla, muovendo l'indice destro come se fosse stato un direttore d'orchestra. “Va bene Baby Boss. Non saresti tu se non fossi difficile da accontentare.”

“E ti sta bene?”

“Non sarebbe una sfida altrimenti. E dovresti saperlo. Amo le sfide.”

 

 

Note:
[1]Horex VR6 → Qui la foto
[2]Steke Urkel e Otto sotto un tetto → qui una foto di Steve e qui la pagina di wikipedia della serie tv.
[3]Battleship e Battlestar Galactica → Battleship sarebbe Battaglia Navale, il gioco da tavolo, con il quale Derek si confonde. Battlestar Galactica invece sono tante serie TV, remake, sequel ecc... qui la pagina di wiki se volete saperne di più

Ciao a tutti!
Come ho scritto nelle note sopra, questa storia l'ho scritta perché ispirata da un prompt.
E' venuta fuori in una manciata di ore e quindi spero che sia venuta su bene.
Avevo pensato di farla rossa, di inserire una scena hot alla fine, ma ho preferito lasciarla così. E' un mezzo finale aperto, Stiles e Derek si sono appena messi insieme e tutto è ancora da decidere e stabilirsi. Non escludo neanche che un domani decida di scrivere una seconda parte, una extreme challenge combo.
Il titolo voleva ricordare un po' un livello di un videogioco, l'ultima sfida da superare per poter vincere mentre il Baby Boss è come mi sono immaginata Derek chiamasse Stiles anche nei momenti intimi (si perché questo Stiles ce lo vedo a dettar legge anche a letto).
Non sapendo nulla di come sia gestita un'azienda così grande e informatica come la Apple, prendete tutto con le pinze, anzi, come licenza poetica.
Inoltre devo decretare che la frase su Justin Bieber e Miley Cyrus che sono fratelli siamesi è di proprietà della mia beta.

Ringrazio la mia beta, GirlWithChakram, che ha corretto la storia in pochi minuti e chiunque vorrà lasciarmi una recensione o inserirà la storia tra le seguite/preferite/ricordate o chi leggerà in silenzio.

A lunedì! (Per chi segue l'altra mia storia, The Brothel).
Wislava <3

 

   
 
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