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Autore: Andrws    21/04/2017    1 recensioni
Ai tempi dell'antica Grecia, era di grandi eroi e di epiche battaglie, l'equilibrio tra le divinità iniziò ad incrinarsi quando la custodia della Terra venne affidata ad Athena.
Da sempre quel dominio allettava molti tra gli Dei Olimpici, che quindi approfittarono del "passaggio di potere" per tentare la loro Sorte. Il primo come racconta l'Ipermito fu Poseidone, con inondazioni e assedi da parte dei suoi dei suoi seguaci, i Marine. L'assedio dei Marine arrivò ben presto al Tempio di Athena, che nonostante le numerose perdite, reagì prontamente. Creò quindi le Armature, affidandole ai suoi fedeli guerrieri, da allora in poi chiamati Cavalieri. Così ebbe inizio la "prima" Guerra Sacra, che terminò con la disfatta del Dio dei Mari, grazie alle gesta dei Dorati Cavalieri che raggiunta Atlantide, sconfissero i generali Marine e Poseidon in persona.
Non passò molto tempo perché la situazione si facesse propizia per altri contendenti. Alcuni anni dopo, difatti, il "Ratto di Elena", sconvolse l'intero mondo, tanto da influenzare persino gli schieramenti Divini. La Guerra di Troia esplose e con essa nacquero leggende, alcune narrate da Omero ancora oggi ampiamente note, altre invece solamente sussurrate, riservate alla conoscenza di pochi.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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XXVI – PARTENZA

 
Non appena giunti alla quarta casa (del Cancro) Keren si apprestò ad iniziare le riparazioni delle armature, partendo, come richiesto dal padre e Gran Sacerdote, da quella di Gyon.
Tuttavia non c’era molto da riparare: l’armatura di Pegasus era ormai più polvere che altro e come se non fosse abbastanza, la luce, che fino a qualche tempo prima le dava vita, era ormai estinta. Gyon, indossandola, aveva subito percepito che qualcosa non andava, anche se non avrebbe mai saputo spiegarlo a parole, ma aveva capito che Neven e anche lo stesso Keren se ne accorsero durante la riunione alla quattordicesima casa, tanto che il talento del Cancro aveva già pensato ad una soluzione che fosse meno pericolosa e più sbrigativa per tutti.
 
Gyon rilasciò i residui dell’armatura che stava indossando e quando si riunirono, formarono solo un’immagine spezzata e mancante del leggendario cavallo alato.
«Cosa si può fare?» – chiese così il giovane, speranzoso, Cavaliere di Pegasus al Dorato della quarta casa
«Beh in questi casi non ci sono molte alternative!» – rispose Keren
«Affinché si riaccenda la scintilla che animava la tua armatura, devi cospargere buona parte del tuo sangue su di essa, con una buona probabilità che tu muoia nel farlo»
«Keren ha ragione!» – aggiunse Polluce – «In una situazione meno critica, avrei permesso che tu ci provassi, anche per farti rendere conto che la tua armatura non va usata come un semplice oggetto che ti protegge, ma va preservata e rispettata come se fosse una parte del tuo corpo! Tu invece alla prima battaglia che ti sei trovato ad affrontare hai permesso ai tuoi avversari di distruggerla! Ciò non deve accedere mai più!»
«Su via Polluce, Gyon si è trovato in una situazione che un neo Cavaliere non avrebbe potuto affrontare diversamente, anzi il fatto che ne sia uscito vivo è già di per sé un miracolo!» – intervenne in sua difesa Ippolito
«Effettivamente in altre circostanze anch’io ti avrei fatto una ramanzina simile a quella che ti sta facendo Polluce, ma in questo caso mi trovo più d’accordo con Ippolito! Ciò non toglie che ciò che ha detto Polluce è alla base dell’essere Cavaliere… L’armatura va preservata e rispettata come se fosse un’estensione del tuo corpo! Ricordalo altrimenti sarà davvero arduo il tuo cammino!»
«Detto questo…» – continuò dopo un sospiro, spazientito dallo sguardo di Gyon, tipico di chi non aveva capito – «Tutti e tre avvicinate le braccia sopra l’armatura e feritevi in modo che il vostro sangue si riversi su di essa. Essendo in tre, il dissanguamento non dovrebbe debilitarvi. Dovreste perdere così circa 3 cotili di sangue a testa… non è troppo, ma potreste sentirvi disorientati»
Il sangue era iniziato a fluire, mentre Keren raccolse un po’ di quello di Gyon in una sorta di vaso o una coppa con strani simboli incisi sopra. Prese quindi diverse scaglie di metallo che fuse con il suo Cosmo e le mischiò al sangue insieme ad una strana polvere brillante.
«Cosa sono?»  – chiese Gyon incuriosito
«Stardust sand e alcuni metalli come Oricalco e Gammanion, i costituenti principali delle armature»
Mescolò quindi la mistura di sangue, polvere di stelle, Oricalco e Gammanion, dopodiché la riversò sull’armatura di Gyon, o meglio su ciò che di essa rimaneva, mentre dalle tre braccia continuava a fluire sangue in abbondanza.
Keren iniziò ad espandere il proprio Cosmo ed emanando sottili filamenti di energia, che reagirono con l’armatura e la polvere di stelle riversatagli sopra, ricostituì la forma grezza dell’armatura di Gyon, che rifinì poco dopo facendo apparire due strumenti dal nulla, un martello e uno scalpello. In circa dieci minuti l’armatura era di nuovo integra anche se ancora spenta.
«Wow, è diventata molto più bella!» – esclamò Gyon stupefatto
«Appena la indosserai sentirai anche una certa differenza!»
«Che intendi?»
«Lo vedrai!»
Mentre i due discutevano, Keren continuava a far brillare il proprio Cosmo per rifinire l’armatura e al contempo iniziare il processo che avrebbe riacceso in essa la vita. Gyon tuttavia già avvertita un po’ di annebbiamento contrariamente a Polluce e Ippolito, fisicamente superiori, forti del loro sangue in parte Divino.
«Su Gyon, resisti! Manca poco» – lo incoraggiò Ippolito, percependo l’annebbiamento del giovane
«Non è stanchezza, è impazienza! Non sto più nella pelle» – rispose il giovane, stropicciandosi gli occhi per schiarirsi la vista, suscitando un sorriso in Polluce
“Orgoglioso il ragazzo, ha carattere, mi piace” – pensò il Dioscuro tra sé e sé
Pochi istanti dopo una luce abbagliante venne emessa dall’armatura, mentre un’onda di energia rinvigorì Gyon, non appena tale luce lo raggiunse.
Stava indossando la nuova armatura di Pegasus, più splendente e magnifica che mai. A differenze delle altre Bronzee, aveva adesso uno stile più raffinato, più simile ad un’Argentea in tal senso, anche se ovviamente aveva meno Oricalco nella sua composizione.
«È fantastica Keren! Sento una potenza e una risonanza che prima mi non avrei mai immaginato, grazie!»
«È merito anche di Polluce e Ippolito… non dimenticare che in loro scorre sangue divino, inoltre, il tuo sangue non è servito solo a ridar vita all’armatura, ma ne ho mischiato un po’ alla lega che la costituisce, in modo da creare una connessione indissolubile tra te e l’armatura che ti permetterà di controllarla meglio. È questo che percepisci, l’aumento di risonanza di cui parlavi prima viene proprio da questo!»
«Davvero?! Incredibile, sei un genio!»
«No, non è una mia idea» – spiegò Keren – «Alle prime battaglie in cui furono usate le Armature, contro i Marine di Poseidon, molti neo Cavalieri non sapevano controllarle perfettamente, almeno non quanto i Marine sapevano controllare le loro Scale, d’altronde loro le avevano da molto più tempo, così mio padre sperimentò questa tecnica e ha funzionato»
«Capisco» – fece Gyon quasi disinteressato, preso dalla sua nuova Armatura e dalla potenza che percepiva
«Ora basta!» – spazientito Polluce prese di peso Gyon caricandoselo sulla spalla
«Grazie Keren! Scusa la mia fretta, ma non c’è tempo» – ringraziò il Dorato parigrado dirigendosi verso l’uscita, mentre Gyon si dimenava
«Fammi scendere» – ripeteva
«Scusa il suo atteggiamento, in certi momenti è davvero insopportabile!» – Ippolito, rimasto indietro, si scusò con Keren per l’atteggiamento dell’amico.
«Non preoccuparti, vai adesso altrimenti ti lascia qui!»
«Dai Ippolito, siamo già in ritardo!» – gli urlò Polluce
«Si arrivo» – rispose il giovane biondo raggiungendoli
«Dobbiamo passare da…»
«Si lo so, Ippolito, proprio per questo ti dicevo di sbrigarti» – lo interruppe Polluce – «Dove l’hai nascosta?»
«Non troppo lontano»
«Cosa hai nascosto?» – chiese Gyon ancora sulla spalla di Polluce – «La tua armatura?»
Qualche istante di silenzio calò tra i tre mentre Gyon impaziente continuò
«Va bene non faccio più domande, ma mi metti giù, per favore! Posso camminare anche da solo grazie!»
Così i tre iniziarono il viaggio verso Troia mentre Keren era di nuovo a lavoro per riparare le armature degli altri Cavalieri che sarebbero partiti con lui in missione per Mu.
Nel frattempo nella residenza estiva del Brutale Dio della Guerra, i Berserkers si preparavano ad una nuova spedizione in cerca degli Alberi Gemelli, i leggendari nati dal sacrificio degli antenati di MU nel tentativo di proteggere la loro terra e i suoi abitanti da uno dei cataclismi più devastanti che il nostro pianeta ebbe mai visto.
«Malfinas!» – urlò il Brutale, richiamando il sottoposto
«Raggiungi Kyodamos, nelle terre di MU, lui ti darà una lista di Muriani da trattare con riguardo se dovessi incontrarli, dopodiché con i tuoi sottoposti, inizierai, seguendo le indicazioni di Kyodamos, le ricerche degli Alberi Gemelli!»
«Sissignore!»
«Non c’è più molto tempo, Athena si sta riorganizzando e in poco tempo manderà i suoi più valorosi guerrieri ad aiutare i Muriani a riprendersi le terre e se non dovessimo riuscire a distruggere gli Alberi Gemelli prima di allora, può darsi che i Muriani ci scaccino via da quel continente. Capisci bene l’importanza di questa missione! I gruppi che finora ho mandato falliscono miseramente ogni giorno che passa! Confido nelle tue capacità Berserker, non mi deludere!»
«Non la deluderò Sommo Ares, ha la mia parola!»
«Purtroppo delle parole me ne faccio poco, Malfinas, voglio i fatti e ancora tu non sei neanche partito, quindi che aspetti?! Non ho bisogno che perdi tempo a rincuorarmi, PARTI E SBRIGATI» – gli urlò contro distruggendo quel poco che ormai rimaneva della sala»
Dopo che Malfinas e i suoi sottoposti uscirono dalla sala, Phobos e Deimos si teletrasportarono al cospetto del padre.
«Phobos, Deimos, a voi aspettavo!»
«Padre, tutto procede come pianificato a Troia, mentre per quanto riguarda la ricerca degli Alberi Gemelli, pensiamo che Loki sappia raggiungere il luogo in cui si trovano» – spiegò Deimos
«Siete sicuri di ciò?»
«Non del tutto, abbiamo provato a far parlare Skoll e Hati, ma loro non lo sanno, però nelle loro menti c’è la convinzione che loro padre sappia dove si trovino, in tal caso credo che dopo aver spremuto Loki dovremmo ucciderlo visto che non ci ha informato prima»
«Non essere così precipitoso Phobos! Loki è un pragmatico opportunista, se ha un’informazione preziosa per qualcuno non la rivela se non gli fa comodo e dal momento che per i suoi interessi ci ha aiutato a pianificare l’invasione di MU, non credo che ci tenga tanto alle sorti della sua gente per cui aspettava solo di poter ottenere qualcosa da noi per potercelo dire!»
«In effetti ha senso!» – constatò Phobos
«Ma allora cosa vuole?» – chiese Deimos
«Non saprei, quello che sappiamo è che abbiamo un alleato comune con Loki, per cui direi che sia arrivato il momento di sfruttare questa alleanza comune per trovarlo e ottenere queste informazioni, non siete d’accordo?» ­
«Si!»
«Perciò andate e fatevi aiutare a trovarlo! Quel serpente è sempre difficile da trovare, si nasconde nell’ombra e trova sempre il modo per cui sia tu a dover chiedere qualcosa a lui! Bastardo che non è altro, se non fosse per il fatto che ho bisogno di lui lo truciderei all’istante! Andate e non tornate finché non l’avete trovato»
«Sissignore!» – rispose in coro i figli, teletrasportandosi all’istante
 
Nel frattempo al Santuario l’alba stava sorgendo e Odin, Bor e Keren avevano finito da poco le riparazioni di tutte le Armature e solo con un paio d’ore di riposo dovettero prepararsi per la partenza. Il punto d’incontro, dove avrebbero ricevuto ulteriori istruzioni su come organizzarsi, era la prima casa dell’Ariete, e Neven insieme ad Athena erano ad attendere già da qualche minuto.  
Inaspettatamente il primo ad arrivare fu Chirone che non sarebbe dovuto partire.
«Chirone che ci fai qui?» – chiese incuriosito Neven
«Ho saputo da Kitalpha che Therium partirà con Kleiros, ma non sono riuscito ad incontrarlo per cui lo saluterò adesso» – spiegò il Cavaliere del Centauro
«Capisco, sei molto affezionato a quel ragazzo, vero? Come penso a tutti i tuoi discepoli»
«Si è vero li amati tutti come se fossero figli miei, a partire da Asclepio stesso, uno dei più difficili che abbia mai avuto, per non parlare di Achille, il più arrogante in assoluto, ma anche se sono già due anni circa che lo alleno Therium è ancora pieno di potenziale inespresso»
«Certo, ti capisco benissimo, provo lo stesso con mio figlio, nonostante ormai sia diventato un Dorato. Mi preoccupo sempre per lui, anche se non dovrei, perché sa farsi valere, ma conosce ancora poco del mondo e mi preoccupa sempre il fatto che possa sottovalutare alcune situazioni in virtù della sua inesperienza, anche se ho sempre cercato di insegnargli ad analizzare ogni situazione in tutte le sue possibili sfaccettature»
«È questo che ci tocca adesso, forse siamo ormai diventati vecchi, forse tu no, ma io lo sono parecchio… con gli altri miei discepoli sono stato molto più incosciente, al punto in cui è Therium, li avevo già lasciati andare per la loro strada, forse perché ho sempre avuto un altro discepolo più piccolo cui badare e quindi sono stato meno protettivo… non saprei… mi preoccupo troppo per quel ragazzo»
«Se ti servono preoccupazioni so io come dartele…» – disse divertito Neven
«Che intendi?»
«L’ultimo cui era stato affidato il compito di allenare i giovani aspiranti è Kitalpha che partirà in missione, quindi potresti prendere il suo posto che ne dici? Chi meglio di te dopotutto»
«Lo immaginavo che sarebbe finita così! Va bene, me ne occuperò io»
«Parlando di giovaniı – continuò poi Chirone – «Keren è riuscito a riparare l’armatura di quel tipetto insolente? Sembrava messa piuttosto male»
«Si ci è riuscito anche grazie al sangue di Ippolito e Polluce, ormai dovrebbero essere partiti da diverse ore. Anzi, conoscendo Polluce, non si saranno neanche riposati un attimo, neanche dopo aver dato letteralmente il sangue per riparare l’armatura di Gyon»
«Ai suoi ritmi potrebbero essere arrivati già a Troia» – concluse con una battuta sapendo che la partenza di Gyon avrebbe preoccupato Athena
«Quindi Polluce, Ippolito e Gyon sono partiti per Troia?» – chiese la giovane Dea, cercando di nascondere la sua preoccupazione quantomeno nella voce, non curandosi dell’espressione celata dalla sua maschera
«Si divina Athena, potete stare tranquilla, ho piena fiducia in quei tre riusciranno a completare la missione e a tornare sani e salvi»
«Non sono preoccupata» – rispose la Dea ancora mascherando la preoccupazione nella sua voce
“Perché fa così? Sa che c’è bisogno di nascondermi la preoccupazione per Gyon… forse per Chirone…” – perplesso Neven si chiedeva perché Eiren celasse la sua preoccupazione
Nel frattempo Bor, Odin, Thor e Baldur arrivarono dinanzi la scalinata della prima casa, seguiti da una ventina di compatrioti pronti a muovere guerra al Brutale.
Gli ultimi ad arrivare furono proprio Keren, Kleiros, Amida ed Equos seguiti dai Cavalieri sottoposti scelti per la missione. Appena giunti al cospetto della Dea e del Gran Sacerdote si inginocchiarono tutti, anche i Muriani.
«Perciò chi partirà con voi, per questa missione?» – chiese con tono riverente il neo Sacerdote
«Io» – rispose per primo Kleiros – «ho scelto due valorosi Cavalieri: Therium del Lupo, Cavaliere di Bronzo e Paun del Pavone, Cavaliere d’Argento e mio fratello» – continuò indicando i due giovani Cavalieri, il primo con lunghi capelli castani e occhi scuri come la notte più buia, mentre il secondo a vista si riconosceva come il fratello di Kleiros, di una somiglianza sconcertante considerando che si trattava di un fratellastro. Entrambi, infatti, avevano evidentemente i tratti del padre, alti e possenti fisicamente, capelli platinati e occhi verdi come il mare di un atollo tropicale.
«Kleiros, mi raccomando, tieni d’occhio il mio giovane e incosciente discepolo» – intervenne Chirone, suscitando anche un certo disappunto in Therium che corrugò il viso.
«Non vi preoccupare Nobile Chirone, non lo perderò di vista un attimo, ma sono sicuro che non ce ne sarà bisogno» – gli sguardi d’intesa tra i due sembravano suggellare quasi un accordo non verbale
«Io, Sommo Sacerdote, ho scelto KItalpha di Equuleus, Cavaliere di Bronzo e Mirs del Cane Maggiore, Cavaliere d’Argento»
«Signore… Divina Athena… non vi deluderemo e porteremo a termine la missione che ci avete affidato nel minor tempo possibile… riporteremo una vittoria così schiacciante che riecheggerà nei Secoli a venire» – disse con veemenza l’Argenteo, con la sua portandosi davanti il Dorato suo comandante e inginocchiandosi difronte la Dea.
«Sono sicuro che sarà così» – rispose Neven – «Ma non sottovalutare i Berserkers, sono avversari formidabili, per non parlare del rispetto per le gerarchie, rispetta il tuo comandante e non scavalcarlo nelle situazioni decisive di una battaglia, mi raccomando»
«Nobile Neven, non c’è bisogno che puntualizziate questi atteggiamenti, Mirs voleva solo rassicurarvi del fatto che darà il suo meglio… non è così Mirs?!» – intervenne Equos
«Mi assicuro solo che la sua irruenza e la sua voglia di mettersi in mostra non mettano a rischio la missione, né tantomeno le vostre vite!» – rispose secco e autoritario Neven
«Nobile Neven» – intervenne Amida cambiando discorso e stemperando così i toni – «Io porterò con me Alchiba del Corvo, Cavaliere di Bronzo e Medos dell’Indiano, Cavaliere d’Argento»
«Divina Athena… gente di Mu… faremo del nostro meglio per riportare la pace nelle vostre terre» – aggiunse il moro e cupo Alchiba mentre il rosso Medos rimase in silenzio.
«Io padre ho scelto Altarf del Cane Minore, Cavaliere di Bronzo e Menkar della Balena, Cavaliere d’Argento» – concluse Keren, al centro tra i due bestioni.
«Così… queste sono le squadre di Cavalieri che parteciperanno alla liberazione di Mu?» – chiese Bor alzandosi e avvicinandosi a Neven, Athena e Chirone.
«Si» – rispose Chirone
«Cavalieri…» – esclamò Neven, iniziando l’ultimo discorso prima della partenza – «Costui è Bor di Mu, il più anziano e saggio tra i discepoli di Efesto e reggente di Asgaror, la città di uomini più grande e potente di MU. Da questo in poi, fino alla fine della missione, seguirete i suoi ordini alla lettera, nessuna eccezione» – «Intesi?!» – urlò infine
«Sissignore!» – risposero in coro
«Adesso, disponetevi vicini intorno a me» – esclamò a gran voce Bor – «Purtroppo Ares ha modificato le difese di MU, in particolare mi riferisco alla barriera contro il teletrasporto… di conseguenza non riusciremo a teletrasportarci direttamente lì. Finché non riotterremo il controllo di Asgaror e quindi anche delle sorgenti delle barriere di difesa, nulla potrà entrare o uscire da MU con il teletrasporto… per cui lo useremo solo per avvicinarci, risparmiando diverse settimane di cammino… perciò vi teletrasporterò tutti in un’isola poco distante… da lì proseguiremo a nuoto!»
«Preparatevi Cavalieri, stiamo per partire!» – aggiunse Odin, pochi istanti prima di far scomparire tutti in una fioca luce blu.
   
 
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