Ringrazio
anche solo chi legge.
Ha
partecipato alla christmas challenge:
Pacchetto:
Capodanno.
Canzone: Last Friday Night, Katy Perry.
Venerdì notte
Zera
batté un paio di volte le palpebre,
due spesse ciocche rosso fuoco gli scivolarono davanti al viso pallido.
Socchiuse gli occhi, le sue iridi color ametista erano liquide. Si
leccò le
labbra, sentendole screpolate e corrugò la fronte;
allungò le gambe e si alzò
seduto sul letto. Sgranò gli occhi vedendo il soffitto
ricoperto di brillantini
che luccicavano illuminati dal sole che filtrava dalle finestre.
Ansimò e
abbassò il capo, sentendo qualcuno mugolare. C’era
un ragazzo, dai lunghi
capelli castani, addormentato, sul cui mento c’era pizzetto
castano.
Zera
scostò le coperte e si alzò in piedi.
Le sue gote erano arrossate, fu colto da un capogiro e tirò
a sé un lenzuolo
vermiglio, avvolgendosi il suo corpo ignudo. Ansimò, mentre
la sua vista si
oscurava, si piegò in avanti e vomitò. Si
rialzò, ansimando più forte, sentendo
un sapore acido in bocca.
<
Non devo mai più ubriacarmi il
venerdì notte > pensò.
La
luce del sole che entrava dalle
finestre gli illuminava i capelli rossi e le ciocche tinte di blu.
Zera
evitò dei boxer per terra, intravide
la figura di una giovane stesa a terra addormentata e la
saltò. Boccheggiò,
chiuse gli occhi sentendoli pizzicare e regolò il respiro.
Riaprì gli occhi e
abbassò la maniglia, uscì dalla camera e
proseguì lungo il corridoio. Superò il
bagno, sentendo il pavimento bagnato sotto le piante dei piedi nudi. Si
fermò,
scosse il capo avvertendo le orecchie fischiare e tornò
indietro. Entrò in
bagno, rischiò di scivolare un paio di volte, si appese al
portasciugamani.
L’acqua traboccava dalla vasca da bagno ricolma,
rovesciandosi sulle piastrelle
del pavimento.
Zera
si sporse in avanti e chiuse il
rubinetto, impallidendo vedendo dei pupazzi di plastica rosa a forma di
fenicotteri che galleggiavano nella vasca. Tenendosi al lavandino, si
allontanò
dalla vasca, cercando di non scivolare. Vomitò nuovamente
dentro il lavandino e
alzò il capo, vedendo che sullo specchio c’erano
scritti dei numeri e delle
parolacce con il rossetto.
Zera
sentiva la gola bruciargli e le
narici pizzicargli. Aprì il rubinetto del lavandino e mise
la testa sotto il
getto, inumidendosi i capelli. Si sfregò le mani sul viso,
tolse il capo da
sotto l’acqua e richiuse il rubinetto, nello specchio vide il
proprio riflesso
e riconobbe un segno rosso-violaceo sul proprio collo.
“È
un livido o un succhiotto?” domandò. Si
strinse di più nel lenzuolo e chiuse il rubinetto,
uscì nuovamente dal bagno.
Riconobbe la suoneria del proprio cellulare, si diresse nella stanza da
cui
proveniva il suono e recuperò l’apparecchio dal
tavolo, evitando i vari
bicchieri di carta e plastica. Si avvicinò il cellulare e
vide sul display una
cornetta rossa. Entrò sulla sua pagina Facebook e
impallidì, riconoscendo una
propria foto che lo ritraeva vestito solo con dei boxer rossi a danzare
su un
tavolinetto. Gemette e scosse il capo.
“Merda!”
gridò. Pestò ripetutamente il
piede per terra, tirò un calcio alla gamba del tavolo e
gridò di dolore, le
dita nude del piede si arrossarono.
“Ci
mancavano le mie foto su internet! Ben
iniziato anno di merda! Murikami è tutta colpa tua, non si
può dire quanto ti
odi!” ruggì.
Un
giovane uomo, appisolato sul divano,
afferrò un cuscino e glielo tirò addosso. Zera
sbuffò rumorosamente,
guardandolo cadere. Inspirò, socchiuse un occhio, si
avvicinò il naso alla
spalla e inspirò.
“Benissimo,
puzzo anche come un minibar.
Come se sistemare la casa non fosse già il mio secondo
problema più grosso”
biascicò. Avvertì odore di bruciato e lo
seguì fino alla cucina, la trovò
invasa da fumo nero. Sopra i fornelli accesi, c’erano delle
carcasse di barbie
bruciate, dalla plastica semi-liquefatta e i resti dei capelli in
fiamme.
Spense il gas, raggiunse la finestra e la spalancò,
scappò fuori dalla stanza
tossendo. Si allontanò, raggiungendo la finestra del
salotto, aprì anche quella
e si sporse, respirando a pieni polmoni.
Zera
saltellò sul tavolo, dando calci in
aria, scoppiò a ridere rumorosamente e dimenò i
fianchi.
Murikami
tolse dalle mani della giovane al
suo fianco una sigaretta, se la portò alle labbra e
l’aspirò. La figura di Zera
si rifletteva nelle sue iridi rosso sangue.
Zera
lo guardò, gli fece l’occhiolino e
diede un calcio a un bicchiere, facendolo cadere giù dal
tavolinetto.
“Fuori
di qui!” gridò il barista.
Zera
batté un paio di volte le palpebre,
indietreggiò e sentì le gambe tremare. Strinse
gli occhi e corrugò la fronte.
Vedeva delle macchie bianche grandi l’unghia di un pollice
brillare su uno
sfondo nero e una serie di striature vermiglie. Ritornò al
tavolo e vi appoggiò
nuovamente il cellulare.
Zera
s’immerse nell’acqua del mare e si
voltò, i capelli vermigli gli galleggiavano intorno.
La
luce della luna si rifletteva sulla
superficie nerastra del mare.
Zera
fu scosso da brividi, i suoi peli
vermigli erano ritti. Nuotò dimenando le gambe e si
voltò, vedendo l’altro
giovane nuotare verso di lui. I corpi di entrambi erano ignudi e i
capelli
rossi di tutti e due brillavano di riflessi argentei.
Dalla
spiaggia provenivano delle urla.
“10…
9… 8…”. Parecchie voci si
accavallavano in un conto alla rovescia.
Zera
deglutì rumorosamente, osservando gli
occhi vermigli del giovane di fronte a lui.
Murikami
si piegò, gli afferrò il viso tra
le mani e gli appoggiò la fronte sulla sua.
“Quando
sei sbronzo, mi somigli” sussurrò.
“2
… 1 … 0!”. Lo zero fu urlato una
trentina di voci di sesso diverso.
Murikami
lo baciò, schiudendogli le labbra
rosee con la lingua, Zera ricambiò il bacio.
Zera
si allontanò dal tavolo, rischiò di
cadere a terra e si appoggiò alla parete del corridoio
accanto a un poster.
Deglutì, i bordi del lenzuolo che lo avvolgevano si erano
inumiditi.
Zera
raggiunse la camera da letto e si
richiuse la porta alle spalle.
Murikami
osservò il rivolo di sangue che
scendeva dal labbro di Zera.
“Rischierai
di macchiarmi la camicia
nuova” disse.
L’altro
gemette e rischiò di cadere in
avanti, l’occhio nero gli pulsava.
“Non
avresti dovuto fare a pugni, ma
l’alcool non lo reggi proprio” valutò
Murikami.
La
porta si aprì, Zera si voltò e guardò
Murikami entrare.
“Lo
sai che il dj è svenuto nel cortile di
casa nostra?” domandò quest’ultimo. Si
chiuse la porta della camera da letto
alle spalle e appoggiò una bottiglia vuota di gin sul
comodino.
“Ca**o!
Questa festa è stata un’idea del
cazzo! Questa è una situazione del cazzo!”
sbraitò Zera.
Murikami
mise una mano sul fianco e piegò
di lato il capo, facendo ondeggiare i corti capelli rossi e sporse il
mento.
“Sei
davvero scurrile, dovresti stare
tranquillo” ribatté.
“Perché
cazzoo dovrei stare tranquillo?”
domandò Zera.
Murikami
lo afferrò per il braccio e lo
tirò a sé, avvicinandoselo. Gli poggiò
la fronte sulla sua e sorrise.
“Perché
altrimenti potrei calmarti io”
disse.
Zera
avvampò e deglutì a vuoto un paio di
volte. Murikami lo baciò, premendo le sue labbra contro
quelle dell’altro.