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Autore: Stray_Girl    23/04/2017    0 recensioni
!!! SPOILER CAPITOLO FINALE DEL MANGA !!!!
Dal testo:
Rimase alcuni istanti in silenzio, il capo chino, la giacca del fratello ancora tra le mani. L’unica cosa positiva di quel momento era che presto anche lui se ne sarebbe andato, quella sofferenza non sarebbe durata ancora molto a lungo. Sospirò, voltandosi e alzando lo sguardo sulla chioma rigogliosa dell’albero. A quanto pareva, non sarebbe riuscito a rivederli, dopotutto.
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice, Gilbert Nightray, Oz Vessalius, Vincent Nightray
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Il ragazzo scese lentamente le scale, fino a trovarsi di nuovo in quel piccolo giardino dominato dall’albero sotto cui si ergeva la tomba di Lacie. Soffiava una leggera brezza, e i raggi del sole che attraversavano la chioma dell’albero disegnavano a terra bellissimi giochi di luce. Perfino il cinguettio degli uccelli pareva essersi attenuato, e il tutto era avvolto nel silenzio, come se fosse l’immagine di un sogno.
Gilbert si accovacciò davanti la lapide, fissandola mentre i pensieri scorrevano liberi. Erano passati centodieci anni da quando lui e il suo padroncino Oz erano finiti per caso in quel giardino, trovando l’orologio di Jack. Da lì era poi partito tutto: l’attacco ad Oz da parte dei Baskerville durante la Cerimonia per la maggiore età, il ritorno di Oz dall’Abisso dopo dieci anni, la ricerca dei ricordi di Alice, la battaglia contro l’ultima reincarnazione di Glenn Baskerville …
Buffo, pensò Gilbert, come tutto quel casino si fosse evoluto da un posto così tranquillo, e come dopo tutto quello che era successo quel luogo fosse rimasto intatto.
- Questo posto non cambia mai.
Si voltò, vedendo un ragazzo biondo dagli occhi bicromatici venire verso di lui. Sorrise.
- Vincent!
- Non ci vedevamo da un po’, nii-san.
- Da un po’? Sono passati quattro anni e non mi hai nemmeno mai scritto … Non mi preoccuperò più la prossima volta che sparisci, sappicelo – rispose ridacchiando Gil, arruffando i capelli del fratello minore. Vincent si tuffò tra le braccia del ragazzo, stringendolo in un abbraccio.
- Ma come, e io che ho girato il mondo solo per te! – cantilenò col suo solito fare da bambino. Improvvisamente, però, il biondo si fece serio. Non disse nulla in particolare, né si mosse, ma Gilbert avvertì subito che c’era qualcosa.
- Vince? Tutto bene?
- Gil … Mi dispiace. Sembra che … Il mio corpo abbia raggiunto il limite.
Gil sentì il proprio cuore perdere un colpo. Perché tutto gli stava scivolando dalle mani? Non aveva già perso abbastanza? Perché doveva perdere anche suo fratello? Davvero era destinato a rimanere solo?
Sospirò profondamente, cercando di lasciare quei problemi a dopo. Non poteva dimostrarsi debole davanti a Vincent, doveva infondergli coraggio in quegli ultimi istanti. Ricambiò l’abbraccio, stringendolo affettuosamente a sé.
- Capisco … Allora precedimi, io ti raggiungerò presto. Sono contento che tu sia venuto da me, Vince.
- Anch’io sono contento di essere con te, Gil – sorrise Vincent, chiudendo gli occhi e sospirando profondamente – Sono contento di essere nato.
Le ultime parole del ragazzo furono poco più di un sussurro, mentre il suo corpo si dissolveva in polvere portata via dal vento. Gilbert alzò gli occhi, seguendo con lo sguardo la folata che si portava via suo fratello. Si morse il labbro, cercando di trattenere le lacrime. Era esattamente come tanti prima: era di nuovo solo, senza sapere dove andare, senza sapere cosa fare. Non era cambiato nulla, anche se lui non era più un bambino tremante e impaurito ma un uomo cresciuto sopravvissuto ad una dura battaglia.
Rimase alcuni istanti in silenzio, il capo chino, la giacca del fratello ancora tra le mani. L’unica cosa positiva di quel momento era che presto anche lui se ne sarebbe andato, quella sofferenza non sarebbe durata ancora molto a lungo. Sospirò, voltandosi e alzando lo sguardo sulla chioma rigogliosa dell’albero. A quanto pareva, non sarebbe riuscito a rivederli, dopotutto.
- Ohi Vincent, sei quaggiù?
- Ehi, aspetta, non correre!
Quelle voci improvvise lo pietrificarono sul posto. Incredulo, si girò di scatto verso l’ingresso del giardino, giusto in tempo per vedere due ragazzini sbucare dall’ombra. Il biondino gli rivolse un’occhiata sorpresa tanto quanto la sua, poi gli sorrise amichevolmente.
- Non abbiamo ancora riacquistato tutti i ricordi, e Vincent dice che è strano …
Una lacrima scivolò lungo la guancia del ragazzino.
- Ma è bello rivederti, Gilbert.
Il ragazzo lanciò dietro di sé la giacca del fratello, iniziando a correre verso i ragazzi e gettando le braccia attorno ai due, stringendoli a sé più che poteva. Solo allora, sentendo il calore emanato dai loro corpi, sentendo i loro capelli che gli solleticavano le guance, seppe che quello non era un sogno. Oz e Alice erano davvero tornati, erano davvero di nuovo lì con lui.
- Bentornati – sussurrò, trattenendo a stento lacrime di gioia. Alice si dimenò appena, tentando di sciogliersi da quell’abbraccio.
- Testa d’alghe, non respiro! Scollati di dosso! E non stare così vicino al mio servitore, lui è MIO!
Gilbert rise, lasciandoli andare. Sorrise, posando le mani sulle teste dei ragazzi e arruffando loro gentilmente i capelli.
- Temevo di non riuscire a rivedervi di nuovo … Sono contento che siate tornati. Non è rimasto molto ormai, del resto.
- Che intendi dire, Gil? – domandò sorpreso Oz, alzando lo sguardo sull’amico. Sperava fosse solo una sua impressione, ma in cuor suo sapeva che la risposta del ragazzo non sarebbe stata piacevole.
- Io sono un Baskerville, e come tale ho un’aspettativa di vita più lunga rispetto agli altri … Ma il tempo sta per scoccare anche per me.
- Non ti azzardare a morire proprio ora, stupido testa d’alghe – lo minacciò Alice, scoccandogli la peggiore delle occhiatacce e mettendosi le mani sui fianchi – Siamo appena arrivati, devo ancora cominciare ad insultarti. Non puoi andartene adesso.
- Alice.
La ragazzina si voltò verso Oz, che le aveva messo una mano sulla spalla. Il biondo scosse la testa, un sorriso triste che gli incurvava appena le labbra, poi si voltò di nuovo a guardare Gilbert.
- Saluta Break, Eliot e tutti gli altri da parte nostra. Di certo ti stanno aspettando.
- Non mancherò.
Oz mosse un passo in avanti, tuffandosi di nuovo nel petto di Gilbert e stringendo nelle mani la giacca nera del ragazzo.
- Mi mancherai – sussurrò, la voce tremante per lo sforzo di trattenere le lacrime.
- Anche tu, più di quanto pensi … Padroncino – gli rispose Gilbert, ridacchiando. Anche Oz rise appena.
- Ti ho detto di non chiamarmi mai più co … - fece, alzando lo sguardo, ma si ritrovò a fissare il vuoto. Di Gilbert non era rimasta che la giacca, ancora stretta tra le sue mani. Oz se la portò al petto, stringendola, mentre silenziose lacrime argentee gli rigavano il volto.
- Addio … Gil.  
 
   
 
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