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Autore: SheDark    23/04/2017    0 recensioni
Tratto dal testo:
"Michael era capace di mettermi a disagio con la sola sfrontatezza, era una sensazione che odiavo e con cui allo stesso tempo avevo imparato a convivere.
«Tu mi odi vero?» formulai la domanda che mi frullava in testa da tempo con una semplicità che lasciò di stucco anche me.
Sapevo che avrei dovuto aspettare per avere una risposta."
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Prima storia della serie 5 Stuff Of Season (5SOS)
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '5 Stuff Of Season (5SOS)'
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Stavo decidendo come vestirmi per quando saremmo andati a prendere Michael. Ero eccitata all'idea di rivederlo, quella settimana senza di lui era stata lunga e noiosa e non vedevo l'ora di potermi buttare tra le sue braccia.
«Samantha, Marvin» la voce di Daryl mi raggiunse dal corridoio, «vi state preparando? Tra mezz'ora dobbiamo essere fuori casa!»
Cazzo! Non pensavo fosse così tardi.  Cominciai a fissare l'armadio in cerca di ispirazione, non avevo la minima idea di cosa indossare, come al solito d'altronde.
Il mio telefono iniziò a squillare attirando la mia attenzione e così mi precipitai a rispondere. «Ehi Michael, come va?».
«Ciao Sam, mi sono seduto ora, appena finiscono di salire gli altri passeggeri partiremo.» si bloccò e lo sentì parlottare con qualcuno, «Scusa, l'hostess mi ha chiesto di spegnere il cellulare. Ci vediamo tra un'ora e mezza, ti voglio bene!»
«Anche io te ne voglio, ci vediamo dopo!» Chiusi la chiamata posando il telefono sulla scrivania e iniziai finalmente a vestirmi.
Eravamo partiti da appena una ventina di minuti quando la canzone che stava passando alla radio venne improvvisamente sospesa per lasciare posto alla voce dello speaker radiofonico.
«Ci scusiamo per l'interruzione, abbiamo appena saputo di una tragica notizia: il volo aereo “Y O S M” da Melburn diretto al Sydney Airport delle ore tredici e cinque ha incontrato una turbolenza che ha portato i piloti a perdere il controllo del veicolo che è precipitato. Sul luogo dello schianto sono accorsi subito vigili del fuoco e paramedici, non si  hanno ancora notizie dei danni e dei sopravvissuti...»
Ci misi qualche secondo per elaborare le informazioni date dalla voce alla radio,  la notizia mi colpii come una fucilata, smisi di ascoltare mentre la testa iniziava a pulsare isolando i rumori intorno e le parole successive diventarono mute. Iniziai a sperare che non fosse lo stesso volo di Michael.

I sopravvissuti al disastro aereo erano stati ben pochi e purtroppo Michael non aveva avuto questa fortuna.
Maledissi il cielo senza una nuvola chiedendomi come potesse essere così sereno difronte a tanto dolore, sembrava burlarsi della nostra perdita. Mi strinsi ad Ashton che era venuto al funerale anche se non aveva mai realmente conosciuto Mike e lo ringraziai per il suo sostegno, mi guardai intorno osservando i presenti che si erano raccolti nel camposanto dove si stava tenendo la funzione: la scomparsa prematura di Michael aveva  lasciato un grande vuoto in tutti quelli che lo conoscevano.
Luke e Calum mi stavano accanto, il primo cercava di mantenere uno atteggiamento distaccato ma gli occhi gonfi e umidi lo tradivano, il secondo invece aveva lo sguardo perso nel vuoto; quando si accorse che mi ero voltata ad osservarlo mi posò una mano sulla spalla per darmi conforto ed io mi sforzai di fargli un sorriso per ricambiare.
Tornai a guardare verso Daryl e la donna che si aggrappava alla sua spalla; la madre di Michael era accorsa appena aveva saputo della tragica notizia ed ora piangeva insieme all'uomo che un tempo aveva amato, uniti dal dolore della morte del loro unico figlio. 
Professori e compagni di scuola, amici e parenti si avvicinavano un po' alla volta ai genitori distrutti per fare le loro condoglianze e, dopo essersi congedati, si raccoglievano in gruppi ristretti per scambiare due parole sull'accaduto oppure si dirigevano verso l'uscita del cimitero senza neanche voltarsi.
Mi avvicinai al buco rettangolare nel terreno e mi sforzai di guardare giù, verso la bara di legno lucido, e mi si formò un groppo alla gola, al suo interno c'era il mio amato Michael (o almeno quello che erano riusciti ad estrarre dalle macerie dell'aereo), la testa iniziò a girarmi mentre un saporaccio aspro mi risaliva in gola e dovetti distogliere lo sguardo per non rischiare di vomitare. Mi voltai con uno scatto senza riuscire a stare li un secondo di più ed andai anche io da Daryl e l'ex-moglie abbracciando entrambi, mia madre mi raggiunse ed io mi lasciai stringere tra le sue braccia cominciando a singhiozzare.  

Presi un biscotto, il primo cibo che toccavo in tutta la giornata, e lo mandai giù a forza mentre Ashton si sedeva accanto a me sul letto, Luke e Calum erano rimasti a tenermi compagnia fino a mezz'oretta prima  mentre lui aveva deciso di fermarsi anche per la notte per non lasciarmi da sola neanche un minuto.  Mi ritenni fortunata ad avere amici come loro.
Ashton mi porse una tazza fumante, «Tieni, bevi: ti aiuterà a calmarti. Hai bisogno di riposare.»
«Ho solo bisogno di piangere, di nient'altro.» obiettai tirando su col naso e sfregandomi gli occhi già arrossati, «Grazie» obbedii comunque prendendo la tazza ed iniziando a bere la camomilla calda.
«Vuoi che rimanga qua con te o che vada a dormire sul divano?»
Sospirai e gli porsi la tazza mezza vuota, «Puoi restare qui?»
«Va bene, vado a posare questa e torno subito.»
Mentre aspettavo che Ashton tornasse mi misi sotto le coperte di quel letto troppo grande per una sola persona, dove la fredda mancanza di un altro corpo mi faceva sentire ancora più persa, e senza che potessi controllarmi iniziai nuovamente a piangere. Alle mie spalle il materasso si abbassò sotto al peso del mio migliore amico che si sdraiava sopra le lenzuola  iniziando a fregarmi la schiena con la mano per farmi calmare, riuscendo nel suo intento, e finalmente mi addormentai.

 

*  *  *


 

Mi svegliai in un sussulto, sotto alle tende socchiuse spuntava la leggera luce rosaa dell'alba; mi sentivo le ciglia appiccicaticce e le guance umide, serrai le palpebre cercando di sopprimere il pianto ma quando le riaprii una lacrima scivolò solitaria sulla guancia aggiungendosi alla macchia umida sul cuscino. Il respiro tranquillo alle mie spalle indicava che Ashton stava dormendo beatamente, almeno lui.
Mi tormentava il pensiero di non avere più Michael al mio fianco o che non avrei più sentito la sua voce come quando si metteva a cantare per me, non lo avrei mai più rivisto.
«Michael perché te ne sei andato?» mormorai prima di riprendere a singhiozzare.
Un braccio si strinse intorno alle mia spalla e quel contatto riuscì a farmi calmare leggermente, poi un leggero bacio si posò sulla mia tempia.
«Non vado da nessuna parte.» sussurrò una voce al mio orecchio.
Mi voltai senza riuscire a nascondere lo stupore: davanti a me c'era Michael, Michael con i suoi stravaganti capelli rosa, Michael dagli occhi magnetici grigio-verdi , il mio Michael!
«Pensavo di averti perso!» dissi stringendomi al suo torace cercando di non piangere. «Ho fatto un terribile incubo.»
«Lo so, ma era solo un sogno, sta tranquilla. » cercò di consolarmi sfregandomi la schiena.
Ero così sollevata che tutto fosse solamente un brutto sogno!
Ci furono alcuni minuti di silenzio e pensai che Mike si fosse riaddormentato.
«Sai, anche io ho avuto un incubo...» riprese invece, lo guardai incuriosita, «tra due ore dobbiamo alzarci per andare a scuola.»
«Scemo!» risi dandogli uno scappellotto sul braccio.
«Almeno ti ho fatto ridere. Che ne dici se dormiamo ancora un po'?»
Sbadigliò e chiuse gli occhi senza nemmeno aspettare una risposta, posai la testa sulla sua spalla e mi addormentai anch'io.

 

*  *  *

 

Il primo giorno di scuola dopo le vacanze autunnali stava passando con snervante lentezza e appena la campanella annunciò la pausa pranzo mi precipitai fuori dall'aula. Assaporai l'aria fresca del cortile dirigendomi verso uno dei tavolino, pochi secondi dopo Luke si sedette di fronte a me e poi anche Calum e Michael ci raggiunsero unendosi a noi.
«Come stai?» mi chiese premuroso Michael, che aveva preso posto al mio fianco, posandomi una mano sulla gamba.
«Bene, credo.» risposi incerta e quando lo vidi rabbuiarsi gli sorrisi per tranquillizzarlo.
«Buon appetito ragazzi!» Calum attirò l'attenzione, tutti ci voltammo a guadare l'enorme panino che teneva avidamente tra le mani, ci fissò per un po' aggiungendo: «Che c'è? Dovrò pur crescere no?» prima di dargli un morso degno di uno squalo.
«Cal devi crescere di altezza non di larghezza.» lo punzecchiò Michael.
Scoppiammo a ridere mentre il diretto interessato rispondeva con una smorfia, poi iniziammo anche noi a mangiare.
«Come mai stamattina non vi ho visto sul bus?» ci domandò Calum voltandosi verso me e Mike.
Arrossi per essere stati scoperti, «Ehm, abbiamo preso la mia macchina.»
«Perché? Mi avevi detto che non ti piace venire a scuola con l'auto.» si intromise Luke.
«Perché qualcuno, non faccio nomi, » indicai il ragazzo seduto accanto a me che assunse subito l'aria del “non so di cosa parli” «ha voluto dormire più del dovuto.»
«Ah si? E allora chi era quella che ronfava accanto a me?» rispose a tono Michael.
«Mi sembrava solo brutto lasciarti fare tutta quella fatica da solo, mi sono sacrificata.» scherzai dandogli un buffetto sulla guancia paffuta.
«Che sacrificio.» aggiunse non abbastanza sottovoce Calum scambiando uno sguardo d'intesa con Luke.
Io e Michael ci voltammo all'unisono fulminando con gli occhi entrambi.
«Comunque ragazzi, visto che abbiamo la macchina, volete vi diamo un passaggio?»
Sia Luke che Calum accettarono riconoscenti. La campanella di ripresa delle lezioni suonò richiamando la nostra attenzione, Luke ci salutò dandoci appuntamento nel parcheggio mentre io, Michael e Calum ci dirigemmo tutti e tre al laboratorio di chimica.
 

*  *  *

 

Michael aveva deciso di fermarsi da Calum per il resto del pomeriggio; parcheggiai la Mini nel garage accanto alla macchina di mia madre, segno che era tornata prima dal lavoro, salutai Marvin che guardava i cartoni in soggiorno e mi ritirai in camera mia.
Scossi la testa arresa notando che dall'anta socchiusa dell'armadio spuntava il lembo di tessuto, mi avvicinai per mettere a posto ma appena la toccai quella si spalancò facendomi cadere addosso tutto il suo contenuto. Era arrivato il momento di fare un po' di pulizia. Mi rimboccai le maniche e iniziai a dividere i vestiti in tre mucchi.
«Buongiorno mamma.» la salutai vedendola passare nel corridoio.
«Ciao Samantha,» si affacciò sulla porta incuriosita, «che stai facendo?»
«In quell'armadio non ci stanno tutti questi vestiti,» spiegai, «così ho deciso di buttarne alcuni.»
«Tu che butti di tua spontanea volontà degli indumenti? Chi sei e dove hai messo mia figlia?» scherzò sapendo quanto io ci tenessi.
«Ho solo pensato che cambiare ogni tanto fa bene, e poi così avrò spazio per nuovi vestiti.»
«Ecco, mi sembrava troppo strano.»
Risi, «Ti va di darmi una mano? Su quelli sono indecisa: non so se tenerli o darli via.» dissi indicando il mucchio più grande.
Annui e io iniziai a mostrarle i vari vestiti. Alla fine ne escludemmo solo un paio che andarono a fare compagnia agli altri da buttare, mamma si propose di aiutarmi anche a ripiegare tutto il resto e a rimetterlo a posto.
«Come è andata oggi?» chiese mentre piegava una maglietta, «Ho visto che avete preso la Mini. Che hanno detto i vostri compagni?»
«Niente, non è la prima volta che vado a scuola in auto...» 
«Non intendevo della macchina, ma su di te e Michael.» si corresse.
«Bhe, credo che a scuola lo sappiano da un po' che tu e Daryl convivete.»
«E sanno anche di voi?»
«Di...noi?» non riuscivo a capire a cosa si riferisse.
«Che state insieme.» spiegò pacatamente.
Mi limitai a guardarla sbalordita chiedendomi com'era possibile che lo sapesse, pensai anche di negare tutto e dirle che aveva preso un granchio, ma mentire non sarebbe più servito.
«Era solo un sospetto, ma la tua faccia e la scena muta me lo stanno confermando.» continuò sorridendo e non riuscii a trovare neanche una linea di rabbia o sconcerto nella sua voce come invece mi sarei immaginata. «Pensavate davvero che non ce ne fossimo accorti?»
«Come lo avete capito?»
«Avete completamente smesso di discutere, trovavate sempre scuse per rimanere da soli, vi chiudevate a chiave in camera...» iniziò ad elencare e ad ognuna io mi vergognavo sempre di più, «e poi un mattino Daryl ha beccato Michael uscire dalla tua camera e tornare nella sua, il poverino era così assonnato che non si è nemmeno accorto di lui. Persino un cieco lo avrebbe capito.» terminò ironicamente.
«E non siete arrabbiati?»
«Cielo, no! Perché dovremmo?» disse posando l'ultimo vestito e richiudendo l'armadio, «L'importante è che non ci facciate diventare nonni prima del previsto.» scherzò uscendo dalla camera lasciandomi attonita.
Daryl rincasò qualche ora dopo ma per la vergogna decisi di restare in camera, uscendovi solamente verso ora di cena. Appena scesi l'ultimo scalino la porta dell'entrata si aprii e si richiuse annunciando l'arrivo di Michael, mi buttai tra le sue braccia baciandolo prendendolo alla sprovvista.
«Che fai, ci possono vedere!»
Ovviamente lui non sapeva che mia madre e suo padre sapevano già tutto. Sorrisi dandogli un altro bacio, «Non c'è più bisogno di fingere: i vecchi lo sanno.» mi guardò sconcertato e fece per parlare ma lo precedetti «E no, non solo arrabbiati.»
«Quando poi avete finito verreste a preparare la tavola?» ci raggiunse la voce di Daryl confermando le mie parole.
Qualche secondo dopo iniziammo entrambi a ridere. Eravamo stati davvero due stupidi a tenere segreta una cosa che era già stata scoperta. Fortunatamente i nostri genitori avevano preso bene la notizia della nostra relazione, non sarebbe potuta andare meglio. Non avremmo più dovuto nasconderci.

   
 
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