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Autore: Merry NIcEssus    08/06/2009    9 recensioni
Una ragazza dopo anni di insulti e prese in giro decide di vendicarsi. Per fare ciò cambia radicalmente trasferendosi in un'altra città. Quando torna è completamente diversa e disposta a tutto pur di fargliela pagare.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A 16 anni la mia vita faceva schifo, letteralmente.

Ero considerata da tutti una brutta secchiona lecchina.
Non avevo contatti con i ragazzi che evitavo come la peste poiché il gioco che consideravano più divertente era quello di prendermi in giro.
I loro insulti più frequenti riguardavano l’aspetto esteriore.
Dicevano che ero “una specie di sgorbio che non poteva neanche definirsi umano” , insultavano i miei capelli corti tagliati malissimo da me stessa, i miei occhiali simili a tappi di bottiglia, dicevano che ero grassa, cosa assolutamente falsa visto che il mio peso era perfettamente normale ma dovevano pur trovare qualcos’altro da offendere.
E non risparmiavano dai loro insulti neanche il mio rendimento scolastico.
Ero sempre stata molto brava a scuola e loro dicevano che avevo quei voti perchè ero lecchina con i professori.
Non si sarebbero potuti inventare una cretinata più grande.
I miei voti erano assolutamente meritati visto che spendevo tutto i mio tempo a studiare e a leggere.
In realtà io non ero poi così brutta ma la mia era una sorta di ribellione nei confronti della mia matrigna.
Diana, quello era il suo nome, era l’incarnazione della donna perfetta, o questo era quello che si pensava guardandola.
Era bionda con una pelle liscia e splendente e due occhi chiari che tutti definivano dolci.
Era alta e minuta e sapeva evidenziare le sue doti grazie ai vestiti che sceglieva con cura.
Una donna elegante e raffinata che aveva strappato imo padre al legittimo dolore per la morte di mia madre dopo solo cinque anni dalla sua dipartita.
Mia madre era morta quando io avevo solo sei anni mentre tornava a casa dopo una giornata di lavoro in un incidente con un camion.
 Era una triste sorte ma l’avrei accettata se mio padre non si fosse risposato quando io avevo 11 anni, un’età difficile in cui si da la colpa di tutto agli adulti, e lei era la persona perfetta con cui prendersela.
Dopo tante urla e litigi avevo avuto l’autorizzazione di mio padre a trasferirmi a casa di mia nonna che abitava in una piccola città del Minnesota dove sarei andata al liceo.
Era una cittadina adorabile anche se piuttosto fredda in inverno e io odiavo il gelo.
Mi trasferì li lasciandomi alle spalle un padre sinceramente dispiaciuto e una matrigna che ce l’aveva messa tutta per instaurare un bel rapporto con me e che avrebbe fatto qualunque cosa per riuscirci.
I primi mesi che trascorsi con mia nonna furono di un isolamento totale visto che non volevo vedere nessuno e ancor meno trovare della amiche.
Purtroppo quei mesi coincisero con i primi mesi del liceo nei quali tutti socializzavano e si trovavano degli amici.
Anche i più brutti e sfigati trovavano qualcuno con cui parlare e fu così che quando finì il mio volontario esilio si erano già formati tutti io gruppi e nessuno aveva spazio per me.
Non aiutava certo il fatto che per fare un dispetto alla mia matrigna mi fossi comprata degli occhiali e dei vestiti orribili.
Non sapendo come occupare il tempo iniziai a studiare sempre di più fino a diventare la più brava studentessa della scuola togliendomi così anche dalle simpatie degli altri secchioni che iniziarono a invidiarmi e a evitarmi.
Certe ragazze, che avevano un animo particolarmente gentile, a volte cercarono di fare amicizia con me ma ormai il mio animo era avvelenato dal risentimento ed ero diventata sempre più acida.
Rifiutavo la loro pietà che non meritavo, d'altronde mi ero scavata la fossa con le mie stesse mani.
La vita scorreva avanti triste e solitaria senza che io facessi qualcosa per cambiarla e senza che io provassi dolore per quello che mi succedeva.
I problemi arrivarono quando al mio sedicesimo anno di vita mi capitò di innamorarmi del più bel bastardo don giovanni della scuola.
Avete presente il capitano della squadra di football, quello che esce con cinque o sei ragazze insieme e solo con oche senza cervello?
Ecco uno di quello.
Naturalmente aveva anche una bellezza che lasciava senza fiato.
Aveva i capelli neri perennemente arruffati ad arte, degli occhi grigi che si accendevano di disprezzo ogni volta che si posavano su di me e un ghigno affascinante e maligno che gli faceva cadere tutte le ragazze ai suoi piedi.
Tutto questo sommato a un fisico da dio greco, merito degli allenamenti, faceva innamorare di lui quasi tutta la fauna femminile della scuola, me compresa.
Di pene d’amore soffrono quasi tutte le ragazze e mi sarebbe andato bene poterlo guardare di nascosto senza farmi vedere fino al giorno in cui il diploma mi avrebbe liberata da quel luogo di tormento, peccato che ciò non era possibile.
Io ero il bersaglio preferito degli insulti dei ragazzi popolari e lui era il mio peggior carnefice.
Da sadico bastardo che era passava la maggior parte del tempo ad insultarmi senza mai stancarsi e inventando insulti sempre nuovi e sempre più cattivi finchè un giorno la mia disperazione arrivò a culmine.
Ogni volta che lui mi insultava il mo cuore riceveva una pugnalata e dovevo trattenermi per non scoppiare a piangere, cosa che facevo appena riuscivo ad arrivare ai bagni.
Nessuno in realtà si accorgeva che io soffrivo veramente perchè ero riuscita dopo anni di pretta ad avere sempre un’espressione neutra per non far capire agli altri quello che provavo.
Quel giorno però venni beccata a fissarlo e tra le altre prese in giro sul mio presunto innamoramento per lui mi umiliò dicendo che neanche sotto tortura si sarebbe avvicinato a un mostro come me.
Non so cosa scattò quel giorno in me ma so solo che dal dolore iniziò a formarsi odio e determinazione.
Gliel’avrei fatta vedere io a quei deficienti.
Alzai lo sguardo incavolata e senza neanche accorgermene gli diedi uno schiaffo e mi girai per andarmene lasciandolo allibito per aver ricevuto un colpo nella sua splendida faccia.
Lasciai la scuola senza curarmi della campanella che informava dell’inizio delle lezioni pomeridiane e tornai a casa di mia nonna decisa a ricorrere a rimedi estremi per fargliela pagare.
Chiamai Diana, dopo che per anni mi ero rifiutata di parlarle, chiedendole aiuto: volevo cambiare.
La trovai sbalordita ma decisa a fare il possibile per aiutarmi nella speranza di riconciliarsi con me.
Quella sera stessa feci la valigia e ritornai a casa di mi padre.
Lui e la mia matrigna abitavano a Washington DC dove mio padre lavorava in un prestigioso studio notarile.
Venni accolta con molto affetto e sincera gioia e mio padre si impegnò per farmi trasferire in una scuola li vicino senza perdere l’anno.
Prima di andare nella nuova scuola però iniziò il mio cambiamento con l’aiuto di Diana.
I miei occhiali vennero buttati alla spazzatura senza essere cambiati visto che vedevo benissimo anche senza e il mio era soltanto un gesto di ribellione, la mia valigia non venne neanche aperta visto che venni portata subito a fare spese.
Impiegammo una settimana intera a girare tutti i negozi che le piacevano, ma alla fine mi ritrovai con un guardaroba pieno di vestiti belli e alla moda che mi stavano benissimo.
Per rimediare alla trascuratezza con cui avevo trattato il mio corpo iniziai a fare piscina e per sfizio personale frequentai un corso di autodifesa.
Il mio viso venne migliorato dall’estetista quando venni costretta da Diana a farmi l’ago nelle sopraciglia che non avevano mai visto pinzette.
Dimagrii tre chili diventando magra come tutte le cheerleader della mia scuola e mi lasciai tagliare i capelli dal parrucchiere della mia matrigna che riuscì a fare una specie di miracolo.
I miei capelli che prima erano ricci e ribelli e che per questo venivano sempre legati ora cadevano con degli eleganti boccoli intorno al mio viso dandogli un’aria ben diversa.
Alla nuova scuola i ragazzi iniziarono a interessarsi a me finchè non divenni la ragazza più ambita.
Io gli rifiutavo tutti perchè nel mio cuore c’era spazio solo per la vendetta contro quelli che mi avevano reso la vita un inferno per tanti anni.
Dopo poco più di un anno tornai alla mia vecchia scuola dopo aver stretto un bel rapporto con Diana e  con un aspetto completamente diverso.
Nessuno mi avrebbe riconosciuto e io avrei avuto giustizia.





Ciao a tutti. Mi è venuta in mente questa stria parlando con un’amica. Non so se la continuerò visto che probabilmente smetterò di scrivere per un po’ di tempo fino a che non raggiungerò un obbiettivo. Spero vi piaccia. A presto
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