Una ragazza dopo anni di insulti e prese in giro decide di vendicarsi. Per fare ciò cambia radicalmente trasferendosi in un'altra città. Quando torna è completamente diversa e disposta a tutto pur di fargliela pagare.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
A 16 anni la mia vita faceva schifo, letteralmente. Ero considerata
da tutti una brutta secchiona lecchina. Non avevo
contatti con i ragazzi che evitavo come la peste poiché il
gioco che consideravano più divertente era quello di
prendermi in giro. I loro insulti
più frequenti riguardavano l’aspetto esteriore. Dicevano che ero
“una specie di sgorbio che non poteva neanche definirsi
umano” , insultavano i miei capelli corti tagliati malissimo
da me stessa, i miei occhiali simili a tappi di bottiglia, dicevano che
ero grassa, cosa assolutamente falsa visto che il mio peso era
perfettamente normale ma dovevano pur trovare qualcos’altro
da offendere. E non
risparmiavano dai loro insulti neanche il mio rendimento scolastico. Ero sempre stata
molto brava a scuola e loro dicevano che avevo quei voti
perchè ero lecchina con i professori. Non si sarebbero
potuti inventare una cretinata più grande. I miei voti
erano assolutamente meritati visto che spendevo tutto i mio tempo a
studiare e a leggere. In
realtà io non ero poi così brutta ma la mia era
una sorta di ribellione nei confronti della mia matrigna. Diana, quello
era il suo nome, era l’incarnazione della donna perfetta, o
questo era quello che si pensava guardandola. Era bionda con
una pelle liscia e splendente e due occhi chiari che tutti definivano
dolci. Era alta e
minuta e sapeva evidenziare le sue doti grazie ai vestiti che sceglieva
con cura. Una donna
elegante e raffinata che aveva strappato imo padre al legittimo dolore
per la morte di mia madre dopo solo cinque anni dalla sua dipartita. Mia madre era
morta quando io avevo solo sei anni mentre tornava a casa dopo una
giornata di lavoro in un incidente con un camion. Era
una triste sorte ma l’avrei accettata se mio padre non si
fosse risposato quando io avevo 11 anni, un’età
difficile in cui si da la colpa di tutto agli adulti, e lei era la
persona perfetta con cui prendersela. Dopo tante urla
e litigi avevo avuto l’autorizzazione di mio padre a
trasferirmi a casa di mia nonna che abitava in una piccola
città del Minnesota dove sarei andata al liceo. Era una
cittadina adorabile anche se piuttosto fredda in inverno e io odiavo il
gelo. Mi
trasferì li lasciandomi alle spalle un padre sinceramente
dispiaciuto e una matrigna che ce l’aveva messa tutta per
instaurare un bel rapporto con me e che avrebbe fatto qualunque cosa
per riuscirci. I primi mesi che
trascorsi con mia nonna furono di un isolamento totale visto che non
volevo vedere nessuno e ancor meno trovare della amiche. Purtroppo quei
mesi coincisero con i primi mesi del liceo nei quali tutti
socializzavano e si trovavano degli amici. Anche i
più brutti e sfigati trovavano qualcuno con cui parlare e fu
così che quando finì il mio volontario esilio si
erano già formati tutti io gruppi e nessuno aveva spazio per
me. Non aiutava
certo il fatto che per fare un dispetto alla mia matrigna mi fossi
comprata degli occhiali e dei vestiti orribili. Non sapendo come
occupare il tempo iniziai a studiare sempre di più fino a
diventare la più brava studentessa della scuola togliendomi
così anche dalle simpatie degli altri secchioni che
iniziarono a invidiarmi e a evitarmi. Certe ragazze,
che avevano un animo particolarmente gentile, a volte cercarono di fare
amicizia con me ma ormai il mio animo era avvelenato dal risentimento
ed ero diventata sempre più acida. Rifiutavo la
loro pietà che non meritavo, d'altronde mi ero scavata la
fossa con le mie stesse mani. La vita scorreva
avanti triste e solitaria senza che io facessi qualcosa per cambiarla e
senza che io provassi dolore per quello che mi succedeva. I problemi
arrivarono quando al mio sedicesimo anno di vita mi capitò
di innamorarmi del più bel bastardo don giovanni della
scuola. Avete presente
il capitano della squadra di football, quello che esce con cinque o sei
ragazze insieme e solo con oche senza cervello? Ecco uno di
quello. Naturalmente
aveva anche una bellezza che lasciava senza fiato. Aveva i capelli
neri perennemente arruffati ad arte, degli occhi grigi che si
accendevano di disprezzo ogni volta che si posavano su di me e un
ghigno affascinante e maligno che gli faceva cadere tutte le ragazze ai
suoi piedi. Tutto questo
sommato a un fisico da dio greco, merito degli allenamenti, faceva
innamorare di lui quasi tutta la fauna femminile della scuola, me
compresa. Di pene
d’amore soffrono quasi tutte le ragazze e mi sarebbe andato
bene poterlo guardare di nascosto senza farmi vedere fino al giorno in
cui il diploma mi avrebbe liberata da quel luogo di tormento, peccato
che ciò non era possibile. Io ero il
bersaglio preferito degli insulti dei ragazzi popolari e lui era il mio
peggior carnefice. Da sadico
bastardo che era passava la maggior parte del tempo ad insultarmi senza
mai stancarsi e inventando insulti sempre nuovi e sempre più
cattivi finchè un giorno la mia disperazione
arrivò a culmine. Ogni volta che
lui mi insultava il mo cuore riceveva una pugnalata e dovevo
trattenermi per non scoppiare a piangere, cosa che facevo appena
riuscivo ad arrivare ai bagni. Nessuno in
realtà si accorgeva che io soffrivo veramente
perchè ero riuscita dopo anni di pretta ad avere sempre
un’espressione neutra per non far capire agli altri quello
che provavo. Quel giorno
però venni beccata a fissarlo e tra le altre prese in giro
sul mio presunto innamoramento per lui mi umiliò dicendo che
neanche sotto tortura si sarebbe avvicinato a un mostro come me. Non so cosa
scattò quel giorno in me ma so solo che dal dolore
iniziò a formarsi odio e determinazione. Gliel’avrei
fatta vedere io a quei deficienti. Alzai lo sguardo
incavolata e senza neanche accorgermene gli diedi uno schiaffo e mi
girai per andarmene lasciandolo allibito per aver ricevuto un colpo
nella sua splendida faccia. Lasciai la
scuola senza curarmi della campanella che informava
dell’inizio delle lezioni pomeridiane e tornai a casa di mia
nonna decisa a ricorrere a rimedi estremi per fargliela pagare. Chiamai Diana,
dopo che per anni mi ero rifiutata di parlarle, chiedendole aiuto:
volevo cambiare. La trovai
sbalordita ma decisa a fare il possibile per aiutarmi nella speranza di
riconciliarsi con me. Quella sera
stessa feci la valigia e ritornai a casa di mi padre. Lui e la mia
matrigna abitavano a Washington DC dove mio padre lavorava in un
prestigioso studio notarile. Venni accolta
con molto affetto e sincera gioia e mio padre si impegnò per
farmi trasferire in una scuola li vicino senza perdere l’anno. Prima di andare
nella nuova scuola però iniziò il mio cambiamento
con l’aiuto di Diana. I miei occhiali
vennero buttati alla spazzatura senza essere cambiati visto che vedevo
benissimo anche senza e il mio era soltanto un gesto di ribellione, la
mia valigia non venne neanche aperta visto che venni portata subito a
fare spese. Impiegammo una
settimana intera a girare tutti i negozi che le piacevano, ma alla fine
mi ritrovai con un guardaroba pieno di vestiti belli e alla moda che mi
stavano benissimo. Per rimediare
alla trascuratezza con cui avevo trattato il mio corpo iniziai a fare
piscina e per sfizio personale frequentai un corso di autodifesa. Il mio viso
venne migliorato dall’estetista quando venni costretta da
Diana a farmi l’ago nelle sopraciglia che non avevano mai
visto pinzette. Dimagrii tre
chili diventando magra come tutte le cheerleader della mia scuola e mi
lasciai tagliare i capelli dal parrucchiere della mia matrigna che
riuscì a fare una specie di miracolo. I miei capelli
che prima erano ricci e ribelli e che per questo venivano sempre legati
ora cadevano con degli eleganti boccoli intorno al mio viso dandogli
un’aria ben diversa. Alla nuova
scuola i ragazzi iniziarono a interessarsi a me finchè non
divenni la ragazza più ambita. Io gli rifiutavo
tutti perchè nel mio cuore c’era spazio solo per
la vendetta contro quelli che mi avevano reso la vita un inferno per
tanti anni. Dopo poco
più di un anno tornai alla mia vecchia scuola dopo aver
stretto un bel rapporto con Diana e con un aspetto
completamente diverso. Nessuno mi
avrebbe riconosciuto e io avrei avuto giustizia.
Ciao a tutti.
Mi è venuta in mente questa stria parlando con
un’amica. Non so se la continuerò visto che
probabilmente smetterò di scrivere per un po’ di
tempo fino a che non raggiungerò un obbiettivo. Spero vi
piaccia. A presto Recensite
please