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Autore: fefi97    29/04/2017    13 recensioni
[sterek; chiedimi se sono felice au]
Stiles e Derek si conoscono per caso.
Derek pensa che Stiles sia Isaac, Stiles pensa probabilmente che Derek sia la persona più strana che abbia mai incontrato. Ma carino.
Quel che è certo è che Derek non sia assolutamente la persona che Stiles aveva sempre avuto in mente per lui.
Per questo, ovviamente, si innamora di lui.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il caso vuole che io non sia capace, di assorbire la tua voce in pace....

 

 

 

 

-Scordatelo! -

-Oh andiamo, Derek! -

Derek guardò male Scott, che al contrario mostrava un pericoloso paio di occhi da... cucciolo.

Derek roteò gli occhi.

Patetico.

Rientrò in casa, se casa si poteva chiamare quel magazzino, Scott che gli trotterellava dietro come un cagnolino.

Jackson ridacchiò, sdraiato sul divano di Derek con una stupida rivista in mano.

-E' inutile che metti l'accento sul mio nome – borbottò Derek, posando per terra una scatola piena di stupide cianfrusaglie, le maniche della camicia di jeans arrotolate a mostrare le braccia allenate – Te lo scordi. -

Scott si voltò di scatto verso Jackson, che per reazione affondò ancora di più nel divano di Derek, alzando la rivista a coprirgli bene il viso.

-Jackie – tentò comunque Scott, mentre Derek si rassegnava a spostare da solo le scatole, nonostante contenessero le stupide cose di Scott, Scott che lo stava strinando da ore, mentre Jackson poltriva sul suo divano – Andiamo Jackie. Per una volta che ti chiedo un favore! -

-Scusami?!- Jackson abbassò “donne e motori” solo per poter gettare un'occhiataccia all'amico – Scott, ho passato l'adolescenza a scaricare le tue fidanzate! E nell'ultimo periodo i tuoi fidanzati! -

Derek sorrise blandamente, con un angolo della bocca, mentre continuava a fare avanti e indietro per trasportare tutta la roba di Scott all'interno del magazzino.

L'ultimo periodo era quello, come lo chiamavano tra di loro, “dell'epifania gay”.

Scott si imbronciò, lasciandosi cadere sul divano, sulle gambe di Jackson che lo fulminò.

-Sai che non sono capace di mollare qualcuno! Mi innervosisco, mi agito, mi dispiaccio! E poi non concludo niente! -

-E finisci per portare avanti due relazioni in contemporanea. - intervenne Derek, rientrando in quel momento con l'ultimo scatolone.

Scott si voltò verso di lui con i suoi occhioni scuri, spalancati e dispiaciuti, e Derek sbuffò.

Era impossibile rimproverare Scott, anche quando si comportava da stronzo, bastava che ti guardasse in quel modo, innocente, e magicamente passava dalla parte del giusto.

-Allison è quella giusta! -

-Cristo Scott! - sbottò Jackson, cercando di scalciarlo con scarso successo, mentre Derek si appoggiava con un sospiro rassegnato allo schienale del divano – Sei gay! Fattene una ragione! -

-Sono bisessuale - rimbeccò Scott, guardandolo male, mentre Jackson si dava in un verso scettico – E comunque tu dovresti solo stare zitto, finto etero! -

-Come si chiama il ragazzo che dovresti lasciare? - domandò Derek, prima che gli altri due cominciassero a bisticciare, come al solito.

-Isaac. Fa l'attore. - rispose Scott, mordendosi un labbro e guardandolo speranzoso.

Derek sospirò, passandosi una mano sul volto.

Essere più grande di qualche anno lo aveva sempre reso la guida del loro trio. Di sicuro il più responsabile, anche se ormai pure gli altri due avevano quasi raggiunto la soglia dei trenta.

Puntò Scott con il dito.

-Questa sarà la prima e l'ultima volta che mollo un ragazzo al posto tuo, sappilo! -

Scott gli saltò addosso, prendendo Derek di sprovvista e facendoli precipitare entrambi sul divano addosso a Jackson.

-Cristo, spostatevi! Mi soffocate! - si lamentò quello, scostando infastidito la mano di Derek che, divertito, gli scompigliava i capelli.

-Derek, sei il mio salvatore! - esclamava intanto Scott, facendo roteare gli occhi al più grande.

-Ti lascio abitare a scrocco nel vecchio magazzino dei miei, ti mollo il fidanzato... se vuoi anche un rene dillo! - ironizzò, mentre Jackson incautamente lo colpiva alla guancia con un pugno leggero, nel tentativo di spostarlo, dando il via a una lotta stupidissima in cui volarono amichevoli insulti.

Coglione.

Frocio.

Finto etero.

Musone.

Scroccone.

Scorbutico.

Deficiente.

Normale routine.

 

 

 

 

-Che poi che gli dico? Non l'ho mai neanche visto. -

-Derek non è difficile. Usa la tua parlantina.-

-Io parlo a stento. -

-Lo so. Era una battuta. -

-Non fare l'idiota Jackson o giuro che mi tiro indietro. -

-Gesù Der! Non c'è bisogno di fare grandi discorsi okay? L'importante è non lasciarlo parlare. Non deve avere il tempo di dire niente.-

-Niente? -

-Niente. Devi essere freddo, distaccato. Se comincia a parlare e ti lasci commuovere, sei finito.-

-Da quante fidanzate di Scott ti sei lasciato commuovere tu, Jackie?-

-Vaffanculo. E piantala di ridere!-

 

 

 

 

Derek abbassò lo sguardo sul foglietto spiegazzato in cui aveva appuntato l'indirizzo che gli aveva dato Scott. Prese un profondo respiro, maledicendo lo sventurato momento in cui era diventato amico di quell'idiota, vent'anni fa.

Poi suonò il campanello.

Ciao. Non mi conosci, ma ti devo parlare. Non dire niente finché non avrò finito.

L'attesa era snervante, Derek si stava spazientendo.

Suonò un'altra volta il campanello.

Se questo Isaac era lento di comprendonio come lo era ad aprire la porta, sarebbe stata dura.

-Eccomi! Arrivo! -

Derek trattenne il fiato.

Ciao. Non mi conosci, ma ti devo parlare. Non dire niente finché non avrò finito.

La porta si aprì, rivelando un ragazzo di circa venticinque anni, con gli occhi castani vispi e luminosi, quasi dorati. Aveva un sorriso gentile e contagioso, il viso pieno di nei, i capelli castani sparati in testa.

Derek per un istante si chiese perché Scott volesse lasciarlo.

-Ciao, posso...-

-Ciao. Non mi conosci, ma ti devo parlare. Non dire niente finché non avrò finito. - biascicò Derek, tutto d'un fiato, in tono monocorde.

Il ragazzo sbatté le palpebre, preso in contropiede.

-Ah... okay... -

-Posso entrare? - lo apostrofò Derek, spazientito.

Non vedeva l'ora di sbrigarsela.

-Io... certo... - mormorò il ragazzo, scostandosi appena per far passare Derek.

 

 

 

 

Non sto bene... oddio mi sento le caviglie in catene...

 

 

 

Derek parlava.

E parlava.

E parlava.

Dio, non aveva mai parlato così tanto.

Scott gliela avrebbe pagata anche per quello.

Il ragazzo, Isaac, ascoltava in silenzio, la fronte corrugata, i grandi occhi castano chiaro attenti.

Ogni tanto annuiva, apriva la bocca, cercava di dire qualcosa, ma quando coglieva lo sguardo di Derek, rimaneva in silenzio, mordendosi un labbro.

Derek perdeva un po' il filo del discorso quando si mordeva il labbro.

-... insomma, spero che tu possa capire. - concluse Derek, dopo circa mezz'ora. Sperava solo che il ragazzo non facesse scenate. Per ora era stato abbastanza condiscendente.

Gli aveva persino offerto the e biscotti.

Derek aveva fatto del suo meglio per ignorare la tazzina e il piattino davanti a lui. Poi aveva, dignitosamente, ceduto, sotto lo sguardo divertito del più giovane.

Il ragazzo aprì la bocca, poi guardò Derek, esitante.

-Posso parlare, ora? -

Derek quasi si lasciò scappare un sorriso. Annuì.

-Ecco, io capisco, ma... esattamente... chi sarebbe questo Scott? -

Derek lo fissò, la mascella d'un tratto rigida, il cervello che elaborava rapido quelle parole.

-Non... non sei Isaac? L'attore? -

Il ragazzo scosse la testa, con aria realmente dispiaciuta.

-Mh no, amico. Io sono Stiles. E faccio lo steward. -

 

 

 

 

 

-C'è qualcuno? - urlò Stiles dal piano superiore, affacciandosi dal balcone.

Derek emise un verso frustrato, sollevando gli occhi verso di lui.

-No. Cazzo, potevi dirmelo che non eri tu! -

Stiles gli sorrise, divertito, appoggiando il mento sulle mani posate sulla ringhiera verde.

-Mi hai detto di non interromperti. Ti assicuro che stare in silenzio è stato difficile. Quasi doloroso. Di solito parlo sempre.-

-Buono a sapersi. - biascicò Derek suonando di nuovo, frustrato.

-E così hai sbagliato piano, eh? - ridacchiò Stiles, che sembrava godersela un mondo.

-Non hai niente di meglio da fare?- sbraitò Derek, attaccandosi al campanello come un disperato.

-Niente di così divertente. - sorrise Stiles, con gli occhi che brillavano benevoli, fissi su Derek.

-Sai mi sono trasferito qui da poco – esclamò poi Stiles, mentre Derek ormai imprecava, lasciando un pugno contro il legno della porta – Ho incrociato qualche volta Isaac. E' carino, simpatico. Forse un po' strano, con quella sciarpa perenne. Ma tutto sommato un tipo adorabile. Perché il tuo amico vuole lasciarlo? -

-Sostanzialmente, perché è un idiota. - sibilò Derek portandosi le mani tra i capelli.

Stiles ridacchiò di nuovo, osservando la figura di Derek dall'alto, ammantata dalla luce aranciata del tramonto.

-Peccato, il tuo discorso era molto bello. Forse ci saresti pure riuscito a scaricarlo senza troppi danni. -

-Già, e l'ho sprecato con te! - borbottò Derek, continuando a guardare ostile la porta di quello che era, evidentemente, il vero appartamento di Isaac.

Non poteva crederci di avere veramente sbagliato piano.

-Dal mio punto di vista dovresti ringraziarmi – rispose Stiles, con un sorriso storto – Ti ho aiutato a collaudarlo. E ora sai che funziona – ridacchiò di nuovo. Derek, anche se non lo guardava, pensò distrattamente che avesse una bella risata – Fossi stato Isaac, avrei lasciato perdere questo Scott senza resistenze. -

-Ah si? - domandò distrattamente Derek, arretrando un po' per guardare meglio Stiles.

-Si – il sorriso di Stiles prese una piega maliziosa, tutto appoggiato alla ringhiera – Ci avrei provato spudoratamente con te. -

Stiles scoppiò in una risata leggera, quando Derek arrossì di botto. E non bastava la barba scura a nasconderlo a sufficienza.

-Ti ho messo in imbarazzo? - il tono di Stiles era scherzoso, ma con una punta chiara di dolcezza.

-Io dovrei andare – borbottò Derek, cominciando ad arretrare alla cieca -Mi spiace di averti... insomma, di averti fatto perdere tempo e... - imprecò a mezza voce quando incespicò nel gradino dietro di lui, mentre Stiles nascondeva un sorriso dietro la mano.

-Insomma, ciao. - biascicò Derek, poi senza aspettare risposta corse via, diretto alla sua macchina.

Mentre imboccava il vialetto, diede un'occhiata allo specchietto.

Stiles era ancora appoggiato alla ringhiera del suo balcone, e lo stava guardando.

Derek sentì di nuovo uno spiacevole calore salirgli dal collo fino alle guance.

 

 

 

 

 

Alla fine Jackson aveva accettato di rimediare il casino creato da Derek.

Jackson era un esperto a scaricare le donne – e gli uomini- degli altri, se la sarebbe cavata egregiamente.

Sicuramente molto meglio di quanto aveva fatto Derek.

Dio, che vergogna.

Derek ancora ci pensava a Stiles, alla figura di merda che aveva fatto.

Scott lo aveva rassicurato con una pacca sulla spalla, dicendogli che non faceva niente. Che comunque forse non era sicuro sicuro sicuro di voler mollare Isaac per Allison.

Derek aveva roteato gli occhi al cielo.

Jackson era entrato nel vecchio magazzino del negozio dei signori Hale con un'espressione trionfante, venerdì sera.

Derek stava roteando gli occhi da mezz'ora, sapendo che il pallone gonfiato si sarebbe vantato per ore di essere riuscito dove lui invece aveva fallito.

-Ce l'hai fatta?- domandò subito Scott, facendoglisi incontro ansioso.

Jackson sorrideva quieto, la giacca tenuta sulla spalla.

-Dì un po' – cominciò, mentre Derek lo guardava sospettoso, smettendo di preparare la cena – Perché non mi hai mai detto che il tuo Isaac aveva per coinquilina una figa da paura? -

 

 

 

 

 

-Spiegatemi perché devo partecipare pure io a questa cavolo di cena!-

Jackson sbuffò, appoggiato blandamente al carrello mentre Scott vagava con aria persa tra i reparti.

-Ancora? Lydia non viene se non viene pure Isaac e Isaac non viene se non può portarsi il suo amico. E, ovviamente, se Scott deve fare coppia con Isaac e io devo lavorarmi Lydia, serve qualcuno per il terzo ragazzo. -

-E, ovviamente, hai pensato subito a me. - brontolò Derek, facendo cadere una busta di insalata nel carrello.

Jackson gli rivolse un sorriso storto.

-Che c'è Hale, nervoso perché sarebbe il primo contatto umano dopo quella schizzata di Jennifer? -

Derek lo guardò male.

-Jennifer non era schizzata – al suono della risata di Jackson fece una smorfia – Non troppo. -

-Certo, e allora Kate era normale – Jackson fece un sospiro melodrammatico – Quasi quasi capisco perché alla fine ti sei dato al cazzo, sai? -

Derek gli diede una sberla dietro la testa, facendolo guaire oltraggiato.

-Ma sta zitto, finto etero. -

Derek prese il controllo del carrello, mentre Jackson lo seguiva, imbronciato.

-Ma almeno qualcuno l'ha visto questo ragazzo? - domandò poi Derek, scocciato.

Aveva la netta sensazione che Jackson e Scott lo avessero fregato, come al solito. In realtà quella volta Jackson aveva fregato pure Scott, anche se, a dire il vero, Scott non si era mostrato particolarmente dispiaciuto alla notizia che Jackson non fosse riuscito a scaricare Isaac.

Inoltre il fatto che parlasse sempre meno di questa Allison, lasciava trasparire che alla fine si fosse innamorato di Isaac.

Quindi per lui alla fine era andata anche bene fare coppietta con Isaac per permettere a Jackson di provarci con la sua coinquilina, una certa Lydia che, a detta di Jackson, era una vera bomba sexy.

Quello che ci aveva rimesso sul serio, era stato Derek.

Non solo lo avevano costretto a partecipare alla cena di quella sera, ma lo avevano anche incastrato con un ragazzo amico di Isaac.

E con la fortuna che aveva lui con le relazioni, probabilmente il ragazzo o sarebbe stato inguardabile o, Derek lo temeva maggiormente, un altro pazzo psicopatico.

Jackson sbuffò.

-No. Ma che ti importa? Se non ti dovesse piacere dopo questa sera non dovrai vederlo più – lo guardò, improvvisamente serio – Fammi questo favore, Derek.-

Derek ricambiò lo sguardo con un sopracciglio inarcato, poi sospirò, scuotendo la testa.

-Voi due mi farete impazzire. - borbottò, nell'esatto istante in cui Scott spuntava con un pacco di pasta in ogni mano.

-Spaghetti o farfalle? -

 

 

 

 

Derek imprecava tra i denti, parcheggiando la Camaro davanti al vecchio magazzino del negozio di antiquariato dei suoi genitori, “La tana del lupo”.

Quei due deficienti di Scott e Jackson si erano dimenticati di comprare il vino e lui era dovuto tornare indietro perché a detta di Jackson “che cazzo di serata è senza vino?!”

Derek aveva ceduto a tornare indietro a comprarlo solo perché, come aveva malignamente detto a Jackson, Lydia ci starebbe stata con lui solo da ubriaca.

Sempre digrignando con fare infastidito i denti, Derek bussò con forza alla porta di ferro del magazzino.

-Ce la fate almeno ad aprirmi? - latrò, già esasperato da quella stupida cena, senza che nemmeno fosse cominciata.

Quando la porta scorrevole si aprì, Derek per poco non fece cadere per terra la bottiglia di vino rosso.

Appoggiato con disinvoltura alla porta, c'era un ragazzo sui venticinque anni, con gli occhi castani e vispi, i capelli sparati in tutte le direzioni e il volto pieno di nei.

-Ehi! -

Stiles ammiccò, incrociando le braccia sulla camicia blu che indossava.

Derek non poté fare a meno di notare che i primi bottoni erano stati lasciati aperti a mostrare la gola bianca.

-Stiles – il ragazzo sorrise, inclinando appena il volto, mentre Derek lo fissava, ad occhi spalancati – Lo steward.-

Senza che potesse fare qualcosa per impedirlo, Derek sentì i propri muscoli facciali distendersi lentamente in un piccolo sorriso.

 

 

 

 

Il caso vuole che io non sia per niente, quello che tu avevi avuto in mente...

 

 

-Ehi. -

Derek sobbalzò appena, non aspettandosi che Stiles gli spuntasse alle spalle.

Lo guardò male da sopra la spalla, smettendo per un attimo di controllare la cottura dell'arrosto nel forno.

-Che ci fai qui? Torna in salotto con gli altri. -

Stiles ridacchiò, per nulla impressionato dalla sua sgarbatezza, sporgendosi per afferrare una patatina dalla ciotola.

Derek gli picchiettò con noncuranza la mano, facendogliela cadere.

-Smettila o ti rovinerai l'appetito. -

Stiles ridacchiò di nuovo, lasciando perdere le patatine e issandosi seduto sul piano cottura vicino a Derek, le gambe che penzolavano nel vuoto.

-Okay mamma. -

Derek roteò gli occhi, guardandolo però di sottecchi.

Stiles era carino, con un sorriso grande e luminoso.

Qualcosa gli si rimestò nello stomaco.

Derek riprese a controllare la cottura, pregando che Stiles non si accorgesse del fatto che fosse arrossito.

-Alloooooora – fece Stiles, evidentemente cercando, e riuscendoci, di essere molesto. Derek roteò di nuovo gli occhi, ma sorrideva appena – Noi siamo la terza coppietta, eh? -

Derek si raddrizzò dalla sua posizione leggermente piegata tanto in fretta che sbatté la testa sulla mensola sopra di lui.

-Eh? Cosa?- fece, portandosi una mano sulla testa mentre Stiles lo fissava ad occhi spalancati, tra il divertito e il preoccupato.

-Voglio dire – fece una risatina e Derek pensò per l'ennesima volta che avesse una risata carina – Isaac e il tuo amico Scott, Lydia e e il tuo amico galletto... io e te, no? -

Derek sbatté le palpebre, sentendosi inspiegabilmente agitato.

-Beh, io comunque non lo sapevo che eri tu il ragazzo di cui ci aveva parlato Scott! - sbottò, imbarazzato e sulla difensiva – Se lo avessi saputo di certo non avrei accettato! -

Il sorriso di Stiles gli tremolò sulle labbra fino a spegnersi.

Derek si sarebbe volentieri preso a sberle con una padella.

Stiles era anche meno carino quando non sorrideva.

-Oh – mormorò Stiles con aria triste, abbassando lo sguardo. Sembrava mortificato – Capisco. -

-No, non volevo dire... - Derek ormai annaspava mentre Stiles lo guardava, perplesso, probabilmente chiedendosi che problemi avesse – Cioè insomma... intendevo solo dire che... insomma che non volevo che ti sentissi obbligato a... cioè, non volevo che ci rivedessimo così e...voglio dire non che non mi faccia piacere, mi fa piacere, più che piacere, io... -

-Derek – lo interruppe Stiles con un sorriso pacato – Credo che l'arrosto stia bruciando. -

Derek rimase un attimo in silenzio, interdetto.

-Maledizione! - sbottò poi, mentre Stiles scoppiava a ridere.

Si affrettò ad aprire il forno, cercando di salvare il salvabile. Tossì, scacciando con la mano il fumo che si era condensato.

-Posso fare qualcosa? - domandò angelicamente Stiles, scendendo con un piccolo balzo dal ripiano.

Derek lo guardò male.

-Si! Puoi tornare dagli altri e smettere di distrarmi! -

Il sorriso di Stiles prese una piega maliziosa.

-Ti distraggo? -

Derek lo fulminò.

-Fuori! - sbottò, scacciandolo con un panno.

Stiles corse via, ridacchiando allegro e prendendo una patatina nella fuga.

Derek scosse la testa.

L'arrosto era completamente andato.

Ma comunque non riusciva a smettere di sorridere.

 

 

 

-Spero che la pasta vi piaccia. Purtroppo temo che l'arrosto si sia un po' carbonizzato. - esordì Derek, avanzando verso il grande tavolo apparecchiato con la pentola della pasta e lanciando contemporaneamente un'occhiataccia a Stiles.

Stiles abbassò lo sguardo, senza nascondere un grosso sorriso.

-Non preoccuparti – sorrise Isaac, gentile, un braccio di Scott intorno alle spalle – Ci sediamo allora? -

Lydia accolse quell'invito come una scusa per precipitarsi a tavola e fuggire via da Jackson, che pareva abbastanza irritato.

Il suo tentativo di conquista non doveva star andando bene. Isaac si sedette accanto a lei, con Scott vicino a capotavola.

Derek, mentre serviva la pasta, sbirciò Stiles con la coda dell'occhio, per vedere dove si sarebbe seduto.

Sperava che non si sedesse accanto a Lydia.

Si sentì pateticamente felice quando lo vide sedersi all'altro capo del tavolo, rendendo ovvio il fatto che si sarebbero seduti vicini.

Derek ebbe la strana impressione che Lydia gli avesse lanciato un'occhiataccia, soprattutto quando le si sedette accanto Jackson.

-Grazie Der! - cinguettò Stiles, fin troppo espansivo, quando Derek gli riempì il piatto.

Derek non riuscì a non trattenere un sorriso, anche se poteva vedere con la coda dell'occhio Scott e Jackson scambiarsi sguardi sbalorditi.

Una volta che furono tutti seduti, Lydia inarcò un sopracciglio, gli occhi verdi belli e un po' freddi che indugiavano da Stiles a Derek e ritorno.

-Sembrate piuttosto in confidenza. Come se vi conosceste già. -

Derek vide Scott dimenarsi agitato sulla sua sedia, mentre Jackson faceva vagare lo sguardo per tutta la stanza, fingendosi disinvolto.

Derek aveva avuto modo di confessargli in un momento di solitudine che Stiles era lo stesso ragazzo che aveva provato a scaricare credendo che fosse Isaac.

E questo, non era il caso che il vero Isaac lo venisse a sapere.

-Ahm... - cominciò Derek, lanciando un'occhiata a Stiles, che per la prima volta sembrava anche lui un pochino a disagio.

-Ho... incontrato Der in... a... sul lavoro. - azzardò Stiles, cacciando fuori un sorriso disinvolto.

Derek si sarebbe seppellito, mentre Isaac ridacchiava, incredulo.

-Sul lavoro? Ma se Scott mi ha detto che Derek ha paura dell'aereo! -

Derek lanciò un'occhiata fulminante a Scott, mentre Stiles gli riservò un piccolo sorriso beffardo, come a dire “davvero?”.

-Il lavoro di Derek.- precisò poi Stiles, trattenendo a stento una risata. Isaac se possibile pareva ancora più sorpreso.

-Il lavoro di Derek?!-

Stiles lanciò un'occhiata incerta a Derek, che però faceva di tutto per evitare il suo sguardo.

-Ehm... si. - rispose, mentre Jackson mollava la forchetta nel piatto in un gesto di esasperazione e Scott, alle spalle di Isaac, si prendeva il volto tra le mani.

-Ma...- Isaac si voltò verso Scott, che si affrettò a scoprirsi il viso – Non mi hai detto che il tuo amico Derek fa il centralinista per un centro di ascolto telefonico? -

Stiles sbatté rapidamente le palpebre mentre un pesante silenzio calava sulla tavola.

Per Scott e Jackson non era un mistero che Derek si vergognasse del suo lavoro. Era laureato in scienze informatiche e tutto quello che era riuscito a ripiegare era un pidocchioso lavoro come centralinista, per di più in un centro di ascolto.

Derek non doveva nemmeno dire niente. Il suo compito era presentarsi, invitare il cliente a parlare liberamente e poi stare in silenzio per la successiva mezz'ora, ascoltando, o fingendo di ascoltare, i problemi di qualche perfetto sconosciuto, che si rivolgeva al centro di ascolto telefonico per alleggerirsi la coscienza o sfogarsi, senza temere di essere giudicato.

Non era un lavoro particolarmente faticoso o impegnativo, ma Derek lo odiava. Eppure era già un anno che lo faceva.

-Mh, si – esclamò poi Stiles a sorpresa, con tono straordinariamente di nuovo allegro ed esuberante – Si, Derek è l'operatore che mi ha ascoltato quando ho chiamato il centro! E' stato così gentile con me che gli ho chiesto di vederci per un caffè! E' così che ci siamo conosciuti! -

Derek si voltò a fissarlo, incredulo, mentre Lydia inarcava le sopracciglia.

-Tu usi il centro d'ascolto? - domandò, quasi sprezzante. Derek le avrebbe volentieri schiantato il volto nel piatto.

Stiles la fissò, quasi con sfida.

-Certo. E' un servizio molto utile. -

-Ma... se posso chiedere... cosa ti è successo da aver bisogno di sfogarti con Derek? - domandò Isaac, curioso.

Derek deglutì, tesissimo, come d'altronde lo erano Scott e Jackson.

L'unico che pareva perfettamente rilassato era Stiles.

Stiles emise un sospiro melodrammatico.

-E' morto il mio pesce rosso! -

Le sue parole furono accolte da un silenzio attonito.

Stiles si sperticò in un altro sospiro drammatico, portandosi una mano al petto.

Derek si morse le labbra per non scoppiare a ridere, gli occhi bassi.

-Povero Blu! E' morto così all'improvviso, nel fiore degli anni! Il veterinario mi ha detto che probabilmente aveva avuto una crisi d'identità, perché si chiamava Blu ma era rosso. Era caduto in depressione perché non si riconosceva più, capite? -

Ancora silenzio.

Alla fine Jackson sbuffò una risata dal naso, e questo diede il via a una risata generale.

Solo Lydia non rideva, osservando Derek e Stiles stringendo le labbra.

Persino Derek rideva, guardando Stiles.

Stiles si voltò, intercettando il suo sguardo.

Smise di ridere.

Gli sorrise dolcemente, a labbra chiuse, gli occhi che brillavano.

Derek sentì nuovamente qualcosa rimestarsi nello stomaco.

 

 

 

 

 

-Quella rossa smorfiosa! - sbottò Jackson, praticamente lanciando i piatti nel lavello.

Scott, che stava finendo di sparecchiare, sospirò.

-Mi dispiace Jacks. Evidentemente non siete fatti l'uno per l'altra. -

-Eccerto, è una stronza! - scattò Jackson, a cui il rifiuto fin troppo palese di Lydia doveva star bruciando molto.

Scott gli diede una leggera pacca sulla spalla, poi ridacchiò.

-Vuoi la verità? Credo che Lydia abbia una piccola cotta per Stiles. -

Jackson spalancò gli occhi, sconvolto.

-Che cosa?! Quel ragazzino rachitico logorroico?!-

Scott roteò gli occhi.

-Dai, che stava simpatico pure a te. E poi – scosse la testa con un sorriso – Non credo dovresti preoccuparti di lui. E' palesemente partito per Derek. Eh, Derek? Derek? -

In mancanza di risposta, Scott e Jackson si voltarono in direzione del divano dove Derek era rimasto sdraiato da quando la cena era finita ed erano rimasti soli.

Aveva lo sguardo fisso sul soffitto, le gambe a penzoloni da un bracciolo, un braccio dietro la testa, l'altro sul petto.

Ma la cosa più inquietante di tutte, era che sorrideva come perso in un altro mondo.

E Derek non sorrideva mai.

Jackson e Scott si scambiarono un'occhiata eloquente.

Derek era in quelle condizioni più o meno da quando Stiles lo aveva salutato con un piccolo bacio sulla guancia, prima di essere trascinato via da Isaac e Lydia.

-Forse è Derek che è partito per il ragazzino. - sussurrò Jackson, divertito, beccandosi una giocosa gomitata da Scott.

-Derek? - chiese poi Jackson avvicinandosi cautamente al divano – Non sei entrato in una specie di catalessi, vero? -

Fece un balzo indietro quando Derek si sedette di scatto.

-Devo andare. - borbottò, scattando ad afferrare dal tavolino basso le chiavi della Camaro.

-Cosa? Non ti fermi a dormire qui? - domandò Scott, disorientato, mentre Jackson lo guardava come se fosse pazzo.

-Ci vediamo domani! - esclamò Derek, uscendo dal magazzino con la giacca di pelle infilata solo per metà.

Jackson e Scott si guardarono, ad occhi spalancati.

Poi Jackson rise, scuotendo la testa e tornando in cucina con le mani infilate nelle tasche dei jeans.

-Non me ne preoccupo no, di Stiles.-

Scott scosse la testa, guardando con un sorriso stupito la porta che nella fretta Derek aveva lasciata aperta.

 

 

 

 

-Sono un idiota. - sibilò Derek tra i denti, colpendo con stizza il volante della Camaro con la mano aperta.

Era appostato sotto casa di Stiles da tipo mezz'ora.

Perché poi?

Che sperava di ottenere?

Dio, perché si era rincretinito così, dal nulla?

Abbassò un po' il finestrino, per potersi accendere una sigaretta.

Aveva smesso su insistenza delle sue sorelle, ma quando era nervoso riprendeva il vizio.

Una sigaretta e poi sarebbe tornato da Scott.

Dio, ma che cazzo gli era venuto in mente ad appostarsi sotto casa di Stiles, come uno stalker?

Le luci erano spente, le tende tirate nelle palazzina di Stiles. Probabilmente il ragazzo stava dormendo.

-Derek? -

Derek sobbalzò, prendendo una testata sul tettuccio della Camaro e lasciando andare la sigaretta.

Isaac era accanto alla sua portiera, l'aria sorpresa e un sacchetto della spazzatura in mano.

-Mh... Ehi. -borbottò Derek, sentendosi ancora più ridicolo.

Fantastico. Adesso Isaac avrebbe sicuramente detto a Stiles che l'amico strano di Scott era appostato sotto il loro palazzo a fare chissà cosa.

Isaac sorrise, quasi intenerito.

-Che ci fai qui? Vuoi entrare un attimo in casa? -

-Cosa? No, no, grazie... sono qui per... per caso... sono di passaggio...- la voce gli si spense verso la fine, sapendo di aver detto la cazzata del secolo.

-Certo. - disse dolcemente Isaac, anche se aveva l'aria di uno che non ci aveva creduto neanche un istante.

-Io allora vado...- borbottò Derek, pronto a mettere in moto la macchina.

-Derek! - lo richiamò Isaac, con una scintilla di dispiacere negli occhi azzurri – Lui non è in casa. -

Lo stomaco di Derek si serrò dolorosamente.

Ma certo.

In fondo era sabato sera.

Stiles era giovane.

Non poteva di certo aspettarsi che la sua serata potesse concludersi con una noiosissima cena a base di arrosto carbonizzato con un tipo che apriva a malapena bocca.

Doveva essere a divertirsi. Con qualcuno, perché un ragazzo come Stiles non poteva stare da solo.

Isaac continuava a guardarlo, preoccupato.

-Io e Lydia l'abbiamo incrociato sul pianerottolo un'oretta fa, sembrava di fretta, non ci ha detto dove stesse andando... stai bene, Derek?-

Derek si riscosse dai suoi pensieri, guardando con occhi vuoti un mortificato Isaac.

-Io... si certo. E' meglio se... vado a casa. Ciao Isaac – esitò – Scott farà bene a tenerti stretto.-

Isaac spalancò gli occhi, sorpreso, ma prima che potesse dire qualcosa Derek aveva messo la retromarcia, diretto il più velocemente possibile a casa.

 

 

 

 

 

-Sei un idiota... che ti aspettavi, eh? E anche se fosse stato in casa... che gli avresti detto? Sei un idiota, Derek Hale. -

Derek cessò il suo monologo nel momento esatto in cui imboccò la via de “La tana del Lupo”.

Imprecò quando vide che il posto dove metteva di solito la Camaro era già occupato.

-Ma cazzo! Ci mancava solo questa jeep di merda!- imprecò Derek, posteggiando malamente la Camaro dietro quella ridicola macchina color puffo, da quanto poteva vedere grazie alla precaria luce dei lampioni.

Derek scese dalla macchina, furioso, guardandosi intorno.

-Chi cazzo ha parcheggiato così poi?! E' tutta storta! Ma la gente non sa leggere i cartelli?! Non sa cos'è la residenza privata!? E chissà dove è ora questo deficiente! -

Continuava a guardarsi intorno, biascicando imprecazioni, una mano sul fianco, l'altra che passava nervosa tra i capelli neri.

Fu allora che se ne accorse.

Stiles era appoggiato mollemente alla porta scorrevole del magazzino, gli occhi che brillavano divertiti ed emozionati insieme fissi su di lui, la pelle pallida illuminata dalla luna.

Derek spalancò la bocca, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi, troppo sorpreso per dire qualcosa.

Stiles sorrideva appena, mentre gli si faceva incontro lentamente.

Lanciò una rapida occhiata alla sua jeep.

-Brutto parcheggio, lo so. A stare sempre sugli aerei ho perso la mano. - sussurrò, gli occhi che brillavano come non mai.

Ecco ancora quell'odiosissima sensazione di qualcosa che gli si rimestava nello stomaco...

-Stiles...- riuscì ad esalare infine, sentendosi così imbranato, neanche fosse un dodicenne alle prese con la prima cotta.

Sentirsi così era una novità per lui.

Era sempre stato piuttosto sicuro di sé, con gli altri ragazzi che aveva frequentato dopo le sue fidanzate psicopatiche.

-Che ci fai qui? -

Stiles sorrise.

-Aspettavo te. Stavo per andarmene. Temevo fossi andato a casa tua e che non saresti più tornato.-

-Ero sotto casa tua – sputò Derek, prima che riuscisse a controllarsi – Ti aspettavo anche io. -

Stiles si bloccò sorpreso per un attimo, poi si sciolse in un sorriso dolcissimo.

-Sei un adorabile stalker. -

Derek arrossì di botto, abbassando lo sguardo.

-Senti chi parla. - borbottò, imbarazzato.

La risata insinuante di Stiles era talmente vicina che spinse Derek a sollevare gli occhi di scatto e a trattenere il fiato. Gli occhi di Stiles erano tondi e illuminati dalla luna, volteggiavano davanti a lui come se costituissero l'intera realtà.

Come se il mondo iniziasse e finisse con gli occhi di Stiles.

-Derek. - mormorò Stiles, ormai vicinissimo.

Derek riuscì soltanto a vedere le braccia di Stiles sollevarsi e circondargli il collo come al rallentatore, poi si ritrovò le labbra del ragazzino sulle sue.

Stiles si sollevò sulle punte, stringendosi con maggior decisione a lui, anche se Derek rimaneva immobile come un pezzo di legno.

Poi qualcosa in lui finalmente scattò.

Grugnì nella bocca di Stiles, che emise un mugolio eccitato, poi lo afferrò con decisione per i fianchi, prendendo il controllo del bacio.

-Sono ancora piuttosto sconvolto per la perdita di Blu...- sussurrò poi Stiles sulle sue labbra, mentre prendevano fiato, le mani di Derek possessive sui suoi fianchi magri – Posso contare sul tuo aiuto psicologico, Der? - gli occhi gli brillavano, malandrini – Ti avviso che ci potrebbero volere giorni, forse anche mesi per farmi stare meglio. Se non te la senti... lo capirò. -

-Mh – fece finta di pensarci Derek, con un piccolo sorriso, stando al gioco e tirandoselo ancora più vicino – La paga è buona? -

Stiles gli si sfregò leggermente addosso, facendolo gemere.

-Buonissima. -

La risata di Stiles fu soffocata dalle labbra di Derek, calate per divorarlo.

-Così non va bene... dovevi stare al gioco...- ansimò Stiles, facendo leggermente pressione sulle sue spalle per guardarlo negli occhi.

Derek quasi ringhiò, infastidito.

-Taci, Stiles. - sibilò, baciandolo di nuovo.

Stiles rise nel bacio, ma Derek non si sentì infastidito.

Si sentiva... felice.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi hanno già pulito il vetro e contemporaneamente le parole che ho inventato senza averle scritte...

Non fa niente, ricomincio dal presente...

 

 

 

 

-Stiles – sbuffò divertito Derek, mentre il suo ragazzo gli si appendeva alle spalle stile koala – Dai, devo andare a lavoro... -

-Appunto – piagnucolò Stiles, in ginocchio sul letto sfatto dietro Derek, cercando di impedire che si infilasse la camicia – Stai ancora un po' con me, dai... - sussurrò insinuante, tirando Derek per la camicia aperta, cercando di farlo cadere di nuovo sdraiato sul letto.

Derek diede in un finto ruggito esasperato, girandosi e intrappolando Stiles sotto di sé, che rise allegro, senza nemmeno tentare di liberarsi.

-Così non va bene... - gli sussurrò Derek, mordendogli giocoso un orecchio – Dovresti stare al gioco. Cercare di liberarti, non lasciarti divorare... -

-Mh... - rifletté Stiles con gli occhi che brillavano, la braccia nude che andavano a circondare il collo dell'altro – Lasciarmi divorare... è una proposta allettante, sai? -

Derek lo guardò esasperato, abbassandogli dolcemente le braccia e rimettendosi seduto, cercando di allacciarsi la camicia prima che Stiles cercasse di nuovo di corromperlo.

-Devo smetterla di addormentarmi a casa tua dopo che facciamo l'amore... poi ogni mattina è sempre la stessa storia. -borbottò Derek, anche se non era davvero infastidito.

Era felice.

Lui e Stiles stavano insieme da quattro mesi, le cose cominciavano ad essere decisamente serie.

Purtroppo, a causa del lavoro di Stiles, non si vedevano spesso quanto avrebbero voluto, ma quando erano entrambi a Beacon Hills, era impossibile separarli.

In particolare, Stiles era tornato la sera precedente dopo che era stato via quasi una settimana.

Derek gli aveva fatto una sorpresa andando a prenderlo all'aeroporto anche se la sola vista di un aereo gli metteva una patetica ansia addosso. In teoria doveva portare Stiles a una romantica cena a lume di candela, in pratica, Stiles gli era saltato addosso, ansimando che aveva bisogno di fare l'amore con lui, subito.

Erano così finiti a casa del più piccolo, che era un po' più vicina rispetto al loft di Derek all'aeroporto.

Stiles si lasciò ricadere con un verso capriccioso tra i cuscini, nudo a parte i boxer, un braccio a coprirgli drammaticamente il volto. Derek roteò gli occhi, alzandosi in piedi per mettersi i jeans.

-Chiedimi se sono felice! - berciò Stiles, soffocato dal suo braccio, sempre sdraiato a peso morto sul letto.

Derek gli lanciò una breve occhiata, mentre si allacciava la cintura. Con un sospiro, la lasciò perdere e mise un ginocchio sul letto, sporgendosi per accarezzare lieve i capelli del suo ragazzo.

-Sei felice? -

Stiles abbassò il braccio per lanciargli un'occhiata piena di infantile accusa.

-No! Per niente! Il mio ragazzo mi trascura così tanto. -

Derek soffocò una risata contro la tempia del suo ragazzo.

-Stanotte non la pensavi così mentre ero dentro di te e mi pregavi di muovermi. - sussurrò roco, baciandogli delicato il volto.

Stiles si scostò, sempre guardandolo male.

-Sono appena tornato! Dopo una settimana che non ci siamo visti! Dovremmo fare l'amore almeno sette volte al giorno, ogni giorno! -

Derek roteò gli occhi, anche se sorrideva divertito.

-Lo faremo. Solo non ora. -

-Oh avanti! - sbottò Stiles, mettendosi seduto sulle lenzuola sfatte – Mi vuoi lasciare qui, disponibile e pronto ad assecondare ogni tua fantasia, per andare al tuo stupido lavoro?!-

Derek si irrigidì e Stiles si morse un labbro, conscio di aver toccato un tasto delicato.

Quando parlò, la voce di Derek era stranamente fredda.

-So che rispetto al tuo, il mio lavoro può sembrarti stupido ma... -

-No, no! - lo interruppe Stiles allarmato, avvolgendo con le sue mani il volto di Derek, che non si ribellò ma lo guardava ferito – Non intendevo... Derek, non intendevo dire che il tuo lavoro è veramente stupido! E' un modo di dire, potresti essere un ingegnere spaziale e troverei comunque stupido il tuo lavoro, perché ti porta via da me!-

-Però lo pensi – sussurrò Derek, lo sguardo basso – Lo pensi, che sia stupido. -

Stiles scosse la testa, accarezzando delicatamente gli zigomi del suo ragazzo.

-Penso che meriteresti di più – mormorò cauto – Penso che sei una delle persone più intelligenti che conosca e che meriteresti un lavoro che ti piaccia, che ti soddisfi. Voglio dire – accennò un piccolo sorriso – oltre a prenderti cura di me, ovviamente. -

Derek sbuffò un sorriso.

Stiles ricambiò, premendogli un breve bacio sulle labbra.

-Dai, ti aiuto a vestirti. -

 

 

 

 

 

 

Stiles aveva ragione.

Il suo lavoro era stupido.

E Derek non aveva studiato per cinque anni per stare ad ascoltare in silenzio i problemi assurdi di gente tanto disperata da utilizzare un servizio come il centro d'ascolto telefonico.

-Derek, Stacy mi ha detto di dirti che c'è un ragazzo che si diverte a chiamare da mezz'ora e buttare subito giù appena gli si risponde. - lo informò Erica, passando davanti alla sua postazione con un caffè in mano.

Derek emise un grugnito.

Ci mancavano solo i deficienti di turno.

Sospirò quando il telefono squillò di nuovo. Rassegnato, si rinfilò l'auricolare.

-Servizio d'ascolto telefonico, ascoltiamo i vostri problemi senza giudicarvi. Sono Derek e sarò a sua totale disposizione per mezz'ora.-

-Oh. Solo mezz'ora?-

Derek per poco non si morsicò la lingua.

Allarmato, sbirciò i suoi colleghi nei cubicoli accanto al suo, ma ovviamente quelli stavano continuando tranquillamente a fare il loro lavoro.

Si premette di più l'auricolare all'orecchio, quasi temesse che gli altri potessero sentire.

-Stiles? - bisbigliò, guardandosi nuovamente intorno.

In risposta una bassa risata cristallina.

-Ciao lupone. -

Derek non rispose, ma deglutì.

Lupone.

Stiles lo chiamava così durante il sesso, il che non era esattamente confortante.

Non poteva nemmeno buttare giù, era contro la politica del centro.

Sperava soltanto che Stiles non facesse cazzate.

-E' da una vita che cerco di parlare con te, ma continuavano a rispondermi i tuoi colleghi. -

Derek continuava a rimanere in silenzio, guardingo.

Stiles emise un sospiro drammatico.

-Chiamo perché sono stato davvero, davvero un cattivo fidanzato e ho bisogno di sfogarmi con qualcuno. -

-Mh.- l'unico suono che Derek si riuscì a scucire.

-Temo di aver ferito senza volerlo il mio bellissimo fidanzato – la voce di Stiles si fece improvvisamente maliziosa – Sono stato proprio un bimbo cattivo con il mio daddy. Meriterei una punizione. Non pensi anche tu?-

Derek aveva la gola serrata e i jeans stretti, mentre si guardava nervosamente attorno.

-Sono a casa adesso... tutto solo... nudo...sul letto... -

-Smettila. - ringhiò Derek, afferrando con una mano il bordo della scrivania fino a farsi venire le nocche bianche.

-Ah... - gli rispose solo Stiles e Derek si passò una mano sulla faccia perché, davvero, il suo ragazzo non poteva essere così idiota da toccarsi mentre lui doveva lavorare.

-Sei a casa tua? - sibilò Derek, arrendendosi implicitamente, la mente ormai piena di Stiles nudo e arrendevole sul letto, un bimbo pronto per essere punito.

-No... ah... casa... casa tua... tra le tue lenzuola... tutto solo... -

Derek represse un nuovo ringhio.

-Resta lì. -

Avere Stiles ora, in quel preciso momento, valeva qualsiasi permesso scalato dal suo stipendio.

Stiles emise una risata sfiatata.

-E chi si muove, lupone?-

 

 

 

 

Stiles rise contro la spalla nuda di Derek, mentre quest'ultimo gli baciava stancamente i capelli sudati.

-Il miglior sesso pacificatore di sempre... - sussurrò, facendo sbuffare bonariamente Derek.

-Sei un idiota – lo riprese con tono morbido, poi gli prese il mento tra le dita per poterlo guardare negli occhi, una luce d'ansia negli occhi verdi.

-Non ho esagerato, vero? -

Non gli dispiaceva fare sesso rude di tanto in tanto, e il gioco di ruolo che aveva imposto Stiles, del bimbo cattivo e del daddy severo, imponeva una certa selvatichezza nel fare l'amore.

Tuttavia l'ansia di fare veramente male a Stiles persisteva sempre.

Stiles represse un'altra risata, guardandolo con occhi brillanti.

-Sei così dolce a preoccuparti di essere delicato anche quando sono io il primo a provocarti. – sospirò felicemente, sdraiandosi di prepotenza sul petto di Derek, guardandolo negli occhi.

-E' per questo che ti amo. -

La mano di Derek, che stava facendo su e giù sulla schiena del ragazzo, si fermò bruscamente, così come il suo respiro.

Stiles spalancò gli occhi, tirandosi un po' su, rendendosi conto di ciò che aveva appena detto.

Ma, soprattutto, si rese conto che Derek, oltre a guardarlo ad occhi sbarrati, non aveva la minima intenzione di fare altro.

-Okay – sussurrò mortificato, abbassando gli occhi – Questo è imbarazzante. -

Derek non rispose niente, non sbatteva nemmeno le palpebre. Stiles temeva gli fosse venuto un infarto.

-Io... mi dispiace, non era così che volevo dirtelo. - borbottò Stiles, rosso in viso, cercando di scendere dal corpo di Derek.

Il più grande però lo afferrò per un braccio, tanto forte da strappargli un sibilo.

-Vieni a vivere con me. - sputò fuori, tutto d' un fiato.

Stiles sollevò di scatto gli occhi nei suoi, guardandolo come se fosse impazzito.

-Cosa? Stai... stai scherzando?-

Derek però non era mai sembrato più serio, con la fronte aggrottata e gli occhi verdi cupi, quasi arrabbiati da quanto erano risoluti.

-Vieni a vivere con me. - ripeté, scandendo le parole.

Stiles sbatté velocemente le palpebre, faticando a stargli dietro.

-Mi... mi stai proponendo di... andare a convivere? Dopo che ti ho detto che ti amo? -

-Si. - rispose semplicemente Derek come se, appunto, fosse la cosa più semplice del mondo.

Stiles boccheggiò qualche minuto, il braccio ancora intrappolato nella presa dell'altro, gli occhi impazziti.

-Io... ehm... si, okay. - mormorò, impacciato.

-Okay. - fece eco Derek, ugualmente imbarazzato, lasciando andare lentamente la presa. Stiles si ridistese sul petto del più grande, anche se era molto più rigido rispetto a prima. Derek lo strinse e gli baciò i capelli, quasi meccanico.

-Dormiamo, ora. - sussurrò, allungando un braccio per spegnere la luce.

-Si. -sussurrò Stiles, rimanendo immobile tra le sue braccia, un orecchio premuto sopra il cuore dal battito calmo di Derek.

Tenne gli occhi aperti tutta la notte, il battito del suo cuore fastidiosamente accelerato.

Derek però non se ne accorse.

 

 

 

 

-Ti ha chiesto di andare a vivere con lui? -

-Dopo che gli avevo detto di amarlo. - confermò Stiles, la voce soffocata dalle maniche della felpa contro cui stava nascondendo il suo volto.

Isaac spalancò un po' gli occhi azzurri, il braccio bloccato e proteso nell'atto di mettere il sale nell'acqua che bolliva.

-E... lui non ha, insomma... non ha detto di amarti anche lui? -

Stiles grugnì.

-Secondo te perché adesso sono così confuso? Aah! - sbatté con stizza le braccia contro il tavolo di Isaac, sollevando finalmente la testa – Perché deve essere tutto così difficile quando si tratta di me? Perché non poteva dirmi semplicemente che mi ama anche lui? -

Isaac gli lanciò uno sguardo dispiaciuto, mentre buttava la pasta.

-Magari quattro mesi sono pochi per lui. -

-Ma non sono pochi per chiedermi di andare a convivere con lui, evidentemente.-

Isaac lo osservò, pensieroso.

-Tu vuoi andare a vivere con lui? -

Stiles gli rivolse un mezzo sguardo colpevole.

-Non lo so. Mi sembra... mi sembra presto. Lui non... insomma – si sfregò una mano contro la nuca – Non ha nemmeno detto di amarmi. Magari me l'ha proposto perché non sapeva come rispondermi senza ferirmi, perché evidentemente non prova lo stesso verso di me o... -

-Stiles! - Isaac scoppiò in una risata sincera – Non puoi crederlo sul serio! Derek è innamorato perso di te! -

Stiles si morse il labbro e abbassò gli occhi, non del tutto convinto.

Isaac sospirò, avvicinandosi a lui e posandogli gentile una mano sulla spalla.

-Stiles, se non ti senti pronto ad andare a vivere con lui, dovresti dirglielo e basta. -

Stiles riappoggiò il volto sulle braccia, in un sospiro stanco.

 

 

 

 

Troppo cerebrale per capire che si può stare bene anche senza calpestare il cuore... ci si passa sopra come sulle aiuole...

 

 

Stiles esitò per un lungo istante, trattenendo quasi il fiato, gli occhi fissi sulla schiena di Derek, intento a lavorare.

Stiles era in piedi dietro di lui, l'impeccabile divisa da steward addosso, un foulard azzurro intorno al collo, un trolley stretto nella mano destra.

Prese un grosso respiro prima di avvicinarsi cautamente al cubicolo di Derek, la testa incastrata tra le spalle come se stesse avanzando a fatica sfidando una bufera.

-Sono Derek e sarò a sua totale disposizione per mezz'ora.- stava dicendo Derek, in tono annoiato, l'auricolare in un orecchio.

Stiles si fermò accanto a lui e a quel punto Derek voltò di scatto la testa e lo vide.

All'inizio spalancò gli occhi verdi, sorpreso ma in qualche modo lieto di vederlo lì, ma poi osservò come era vestito Stiles, guardò il trolley al suo fianco, il foulard della compagnia aerea intorno al collo.

Rimase in silenzio, mentre i suoi occhi lo fissavano inespressivo.

Stiles gli sorrise dolente, gli accarezzò il viso, si chinò verso l'orecchio di Derek libero dall'auricolare.

Poteva sentire cosa la donna al telefono stesse dicendo a Derek. Stava piangendo.

-...lui se ne è andato un mese fa, senza alcuna spiegazione... -

-Mi dispiace io... io ho bisogno di tempo per pensare... - anche Stiles piangeva, bisbigliando all'altro orecchio di Derek.

-...stavamo bene insieme, io lo amavo così tanto... -

-...io ti amo Derek. Fottutamente tanto. E... e non riesco a capire se mi ami anche tu. Non voglio venire a vivere con te chiedendomi ogni giorno cosa provi. -

-... lui non me lo diceva mai che mi amava... ma credevo... credevo che mi volesse bene... -

-...ho bisogno di stare da solo a pensare... sto partendo per un volo diretto a Parigi. Ho un amico lì. Credo che ci rimarrò qualche giorno, per riflettere. Preferirei che non ci sentissimo...-

Stiles piangeva, la donna al telefono piangeva, l'unico impassibile rimaneva Derek, che fissava muto Stiles, muto sia per esigenze di lavoro, sia perché era completamente annientato per poter parlare.

Stiles gli baciò leggermente le labbra, le sue erano salate di lacrime, quelle di Derek asciutte, quasi aride.

Derek rimase a guardarlo mentre si asciugava frettolosamente le lacrime, recuperava il suo trolley e usciva velocemente dal cubicolo, senza più guardarlo.

-...insomma lei mi capisce, vero? - singhiozzò la donna al telefono, riscuotendo Derek dal suo torpore – Ce l'ha mai avuto lei il cuore spezzato? -

-Si. - mormorò Derek, poi buttò giù, scagliando l'auricolare dall'altro lato della stanzetta.

 

 

 

 

Scott e Jackson si guardarono esitanti, incerti su come procedere.

Derek non aveva detto una parola da quando si era precipitato al magazzino di Scott, dove lui e Jackson stavano cenando insieme.

Scott aveva appena fatto in tempo a chiedergli stupito come mai non fosse a cena con Stiles come gli aveva detto, prima che Derek con un grugnito che sembrava quasi un ringhio si lasciasse cadere a peso morto sul divano.

Non si era mosso per le successive due ore, non aveva detto una parola.

Se ne stava lì, con le mani sul petto, gli occhi fissi sul soffitto.

-Derek...- mormorò cautamente Scott, dopo che aveva perso la gara di sguardi con Jackson ed era stato scelto quindi come vittima sacrificale – Cosa è successo? Hai... - lanciò un'occhiata a Jackson, che lo incoraggiò a parlare inarcando le sopracciglia – Hai per caso litigato con Stiles? -

Derek grugnì e si voltò su un fianco, dando la schiena ad entrambi gli amici.

-Derek – sbottò Jackson, perdendo la pazienza, nonostante Scott lo stesse guardando terrorizzato, pregandolo con gli occhi di moderare il tono – Che cazzo è successo tra te e il ragazzino? -

Derek rimase immobile, in silenzio.

Quando ormai Scott e Jackson si stavano arrendendo al fatto che non gli avrebbe risposto, Derek sospirò, rotolando di nuovo sulla schiena.

-Ha detto che non vuole vivere con qualcuno di cui si debba domandare l'amore – Jackson e Scott si scambiarono un'occhiata sorpresa, ma Derek continuò a parlare, completamente atono – Ha detto... che ha bisogno di tempo. Che vuole riflettere. Che non posso chiamarlo – scoppiò in una risata priva di allegria – Mi ha scaricato, in pratica. -

-Lui dov'è adesso? - chiese cautamente Scott.

Gli occhi di Derek si incupirono.

-Parigi. Nella fottuta Parigi.-

-E che cazzo ci fai tu ancora qui, nella fottuta Beacon Hills?- esclamò Jackson, incredulo – Vai a riprendertelo, no? -

Derek voltò appena la testa verso di lui, leggermente sorpreso.

-Andare... andare a Parigi?-

Deglutì.

Prendere l'aereo... gli veniva male al solo pensiero.

Jackson lo guardò, impaziente.

-Certo! Dice di non essere sicuro che lo ami, no? Beh, dato che è ovvio che sei schifosamente innamorato di lui, vai a riprendertelo, cazzo! -

Derek lo fissava, ancora parecchio incerto.

-Derek non sei mai stato tanto felice come con lui in questi ultimi mesi. - sussurrò anche Scott, speranzoso.

-Ma... ma il lavoro? -

Jackson sbuffò, impaziente.

-Posso sostituirti io, sai che ci vuole a stare zitto mentre una vecchia depressa si sfoga! -

Derek si mise lentamente seduto, mordendosi un labbro.

Scott accennò un piccolo sorriso.

-Non dirmi che è la paura dell'aereo che ti blocca. -

Derek lo fulminò con lo sguardo.

-No. Certo che no. -

-E allora che cazzo ci fai ancora qui? - lo incalzò Jackson, inarcando le sopracciglia.

Derek lo guardò esitante, poi il suo sguardo si fece improvvisamente risoluto mentre annuiva.

 

 

 

 

 

Il caso vuole che io non sia per niente, quello che tu avevi avuto in mente...

 

 

 

 

Derek aveva preso tre calmanti prima di salire sull'aereo.

Lo avevano ridotto a un tale stato di sonnolenza che si era persino addormentato.

Aveva fatto un sogno terribile.

Aveva sognato di arrivare a Parigi e di non trovare Stiles. Qualcuno gli diceva che si era fatto sostituire da un collega.

Quando tornava a Beacon Hills, scopriva che Stiles era andato a cercarlo al centro telefonico mentre lui era a Parigi. E Jackson, Jackson che Scott aveva sempre sostenuto, scherzando o no, che fosse un finto etero, gli confessava di aver baciato Stiles, il suo Stiles, in un momento di debolezza.

Si era svegliato con un forte senso di nausea.

Quando era atterrato a Parigi, si era guardato smarrito intorno, vagando sperso per l'aeroporto.

Aveva chiesto di Stiles all'area informazioni della compagnia aerea del più giovane, dicendo di essere il suo ragazzo.

Non volevano dirgli dove alloggiasse, ma alla fine una giovane hostess, probabilmente mossa a pietà, gli aveva bisbigliato all'orecchio una via e il nome dell'hotel mentre le altre non prestavano attenzione.

Derek l'aveva persino abbracciata.

Nella fottuta Parigi pioveva.

Derek si era perso tre volte in metro, aveva imprecato contro i Francesi che lui sosteneva lo guardassero con aria di superiorità ( in fondo lo sanno tutti che i Francesi sono snob), si era bagnato dalla testa ai piedi, ma finalmente era arrivato all'hotel dove gli avevano detto si trovasse Stiles.

Capì di essere nel posto giusto quando nella hall incrociò alcune ragazze vestite da hostess che uscivano a braccetto, probabilmente dirette a cena.

Derek aveva dovuto insistere un po' per farsi dire il numero di camera di Stiles.

Alla fine un ragazzo, un giovane steward che lo aveva sentito, aveva esclamato: “Stiles Stilinski? E' il mio collega! Tu devi essere il suo famoso ragazzo, eh? Sta nella stanza accanto la mia, la 124!”

E Derek si era precipitato sulle scale, il cuore che pompava veloce, speranzoso.

Stiles parlava di lui? Allora gli importava ancora?

Aveva bussato alla porta di Stiles tanto forte da sbucciarsi quasi le nocche.

Stiles gli aveva aperto dopo poco, spalancando la porta.

Derek aveva notato subito che aveva gli occhi gonfi, come se avesse pianto. Sbirciò oltre le sue spalle e vide la valigia di Stiles aperta sul letto, ma non sembrava la stesse disfacendo.

-Derek... - boccheggiò Stiles, sconvolto e Derek riportò di scatto gli occhi nei suoi.

-Io... io stavo tornando a Beacon Hills - mormorò Stiles, ricominciando a piangere – Mi mancavi troppo. -

Derek non aveva bisogno di sentire altro. SI fece avanti, afferrando con forza le guance di Stiles, baciandolo con prepotenza, bagnandolo di pioggia, facendolo retrocedere dentro la stanza e chiudendo scoordinatamente la porta con un calcio.

Stiles si appese subito con le braccia al suo collo, continuando a piangere mentre ricambiava con foga il bacio.

-Che ci fai qui... tu hai anche paura dell'aereo... - sussurrò Stiles sulle sue labbra, mangiandosi quasi le parole.

E Derek avrebbe potuto dire che aveva avuto più paura di perderlo.

Che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.

-Mi ero imbottito di tranquillanti, ho dormito tutto il tempo. - mormorò invece, facendo scoppiare Stiles in una risata tremula.

Derek appoggiò la fronte contro la sua, guardandolo seriamente negli occhi.

-Chiedimi se sono felice.-

Stiles lo fissò, ricambiando lo sguardo con uno riflessivo e di nuovo vivace, nonostante i suoi occhi fossero ancora lucidi per le lacrime versate da poco.

-Sei felice? - sussurrò infine, sfiorando il naso con il suo.

-No. No, perché il mio ragazzo è un idiota che crede io non lo ami – sospirò, mente Stiles sorrideva, commosso – E io sono più idiota di lui, perché ho permesso che lo credesse. Mi puoi perdonare, per essere così... così tremendo da non saper nemmeno esternare i miei sentimenti?-

Stiles scosse la testa, accarezzandogli quasi ossessivamente i capelli bagnati.

Stiles scosse la testa, sorridendo.

-Solo se tu perdoni me, per essere fuggito via. -

-Stiles ho preso un fottuto aereo per convincerti a stare con me. Non credi che ti abbia già perdonato? -

Stiles rise, facendo scontrare nuovamente le sue labbra contro quelle di Derek.

Aveva come l'impressione, mentre Derek lo sospingeva dolcemente insistente verso il letto, che non avrebbero più avuto bisogno di chiedersi se fossero felici.

Era solo uno spreco di tempo.

Perché chiedere, quando puoi fare tutto ciò che è in tuo potere per fare felice la persona che ami?

 

 

 

 

Vedi Isaac, quello che devo dirti è una cosa piuttosto delicata, sono anche un po' imbarazzato e... “

Vuoi un po' di the,Derek? “

No, e ti avevo chiesto di non interrompermi.”

Mh, io il the lo faccio lo stesso.”

Non ce n'è... fa come vuoi. Ad ogni modo sono qui per il mio amico Scott. So che voi due vi frequentate da un po' e... ti prego non interrompermi. Ascolta me. A volte... a volte due persone non sono fatte per stare insieme. Magari stanno pure bene insieme, non gli manca nulla,ma... ma non sono destinate capisci?”

Derek, io non...”
“Isaac per favore. Era una domanda retorica, fa silenzio. So che magari... magari Scott ti sembrava il ragazzo della tua vita, tutto ciò che potessi desiderare, ma ti innamorerai di nuovo, okay? Quelli come te lo fanno, si innamorano sempre.”

...quelli come me?”

Zitto. Si. Hai... hai gli occhi di chi si fida. Di chi si innamora.

Quindi magari non oggi, magari non domani, ma ti innamorerai di nuovo. E forse lui all'inizio non ti sembrerà affatto perfetto per te, forse all'inizio penserai che non hai mai conosciuto una persona più strana di questo bizzarro tipo davanti a te e che lui non è affatto quello che avevi in mente per te. Magari rimpiangerai ancora Scott. Ma poi... poi ci sarà questo imbarazzante momento di silenzio in cui vi guarderete e capirai che è sempre stato lui, che è lui quello giusto.”

...”

...”

The, Derek?”

Mh? No, no, grazie. Aspetta ti aiuto, così ti bruci.”

Oh... grazie!”

Come cavolo la tieni la teiera? Faccio io. Tu siediti e stai zitto.”

Derek stai riempiendo due tazze.”

Ti ho detto di stare zitto. Allora dicevo... vedi Scott ha conosciuto questa ragazza e...”

 

 

 

 

 

ANGOLINO

 

 

Ehm okay.

Sta cosa non ha senso, ma ci lavoravo da un po' e quindi eccola qui!

E' ispirata al film (bellissimo) chiedimi se sono felice, e dato che l'ho scritta ascoltando Samuele Bersani (colonna sonora del film) ho messo nella storia alcune delle frasi che, per me, sono più belle e significative.

Non è niente di che, spero solo di avervi strappato un sorriso <3

Presto aggiornerò odi et amo ( si spera!) mentre Complicated troverà conclusione per fine Maggio (spero).

Un bacione e grazie mille per aver letto!

Fede <3


  
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