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Autore: Susannah_Dean    30/04/2017    4 recensioni
Un'esplosione in un quartiere di periferia, un mistero da risolvere e un pericolo da combattere. Una giornata come le altre su Mobius, se non fosse per un passato che non vuole essere dimenticato e dei legami impossibili da spezzare. Riusciranno i nostri eroi a salvare la situazione ancora una volta, o sarà il destino a lasciarli senza scampo?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Knuckles the Echidna, Rouge the Bat, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Se non fosse stato per i ghiaccioli, la situazione sarebbe cambiata radicalmente.
Logan e Nadir, in teoria, sarebbero dovuti tornare subito a casa, una volta finita la scuola. I loro genitori passavano le giornate a lavorare, oppure a cercare un impiego nuovo. Non c’era nessuno che potesse portarli a scuola o venirli a prendere, perciò la loro unica possibilità era fare la strada da soli e in fretta, magari in compagnia degli altri bambini, in modo che gli adulti avessero meno di cui preoccuparsi.
Solo che Nadir, quella mattina, aveva riportato in negozio i vuoti delle bottiglie di birra di suo padre, e aveva ricevuto in cambio una discreta quantità di monetine di cui non avrebbe dovuto rendere conto a nessuno. Ce n’era abbastanza per due ghiaccioli, così aveva convinto il suo migliore amico a restare indietro rispetto agli altri con lei per comprarne un paio. Una volta persi di vista i loro compagni, si erano dunque infilati nel bar più vicino e ne erano usciti gustando trionfanti i loro tesori, che raramente si potevano permettere.
Ora camminavano lentamente, sperando di finire i ghiaccioli prima di arrivare a casa, in modo che nessuno dei prepotenti della strada cercasse di rubarglieli. Non avevano fretta: dei membri delle loro famiglie, solo la madre di Logan aveva qualche chance di essere già a casa ( e il fratello maggiore di Nadir, ovviamente, ma la bambina sapeva benissimo che lui non si sarebbe accorto di niente, così come lo sapeva il suo amico), ma se anche fosse davvero riuscita a tornare prima da dove faceva la donna delle pulizie, sicuramente sarebbe stata troppo impegnata a fare qualche commissione per cronometrare l’ora di arrivo del figlio.
Mentre camminavano, parlavano. Certo, “parlare” era la definizione sbagliata: Logan era sordo dalla nascita, e tutto quello che potevano fare era utilizzare il linguaggio dei segni. Con una mano impegnata a sorreggere i ghiaccioli, i gesti diventavano confusi e spesso assurdi, ma i due bambini ridevano dei risultati dei loro tentativi, perciò la frustrazione di non capirsi non aveva alcun posto. Comunque, quando ormai erano vicini a Stormtop Lane, a casa e agli altri ragazzi, si fermarono e smisero di discutere. In questo modo avrebbero potuto finire il proprio dolcetto e allo stesso tempo notare chiunque avesse tentato di avvicinarsi, non più impegnati ad osservare l’uno le mani dell’altra.
Questo permise loro di restare fuori dai guai. Sfortunatamente, diede anche loro l’occasione di vedere ogni cosa.
Fu tutto troppo rapido perché potessero reagire. Solo più avanti sarebbero stati in grado di raccontare cosa fosse successo prima, ma in quel momento tutto ciò che il loro cervello poté assimilare fu l’accecante lampo verde che riempì la strada, accompagnato da un boato potente come tutti i fuochi d’artificio che avessero mai visto messi insieme. Dopo, più nulla. Solo un improvviso silenzio, quasi più assordante di qualunque rumore lo avesse preceduto.
I ghiaccioli sfuggirono dalle mani inerti dei due bambini. Logan non poteva urlare, paralizzato dalla propria condizione, ma Nadir sì, e inizio a gridare. Gridò e gridò e non smise per un pezzo, ma nessuno le disse di piantarla.
A Stormtop Lane non c’era più nessuno che potesse sentirla.
 
 
La strada non somigliava a un campo di battaglia.
Shadow aveva visto dei campi di battaglia: terreni spogli, di solito, devastati dai combattimenti e punteggiati soltanto da persone, vive o morte, in piedi o accasciate a terra.
Qui era accaduto esattamente l’opposto. I palazzi sporchi e pericolanti erano ancora in piedi, esattamente nella stessa condizione in cui erano stati il giorno prima. Soltanto che adesso erano completamente vuoti, così come i marciapiedi davanti ad essi.
Gli agenti della GUN avevano messo delle transenne intorno al quartiere, e ora stavano di guardia per impedire che la folla al di fuori di esse riuscisse ad entrare. Erano davvero in tanti: curiosi, giornalisti, ma soprattutto abitanti di quegli appartamenti a cui ora non potevano avvicinarsi. Questi ultimi erano gli unici per cui Shadow potesse provare un briciolo di compassione: qualunque cosa fosse successa alle persone scomparse, queste persone erano state loro parenti ed amici, e adesso non avevano alcuna notizia su di loro, e tutto ciò che potevano fare era guardare i tecnici che la GUN aveva mandato a Sand Blast City insieme a uno stuolo di macchinari per misurare il livello di chissà quali valori. E lui stesso, naturalmente. Il fatto che lui fosse dentro (anche se vicino alle transenne) e loro no doveva star aumentando la loro confusione. Gli sarebbe piaciuto dar loro una spiegazione; in realtà, gli sarebbe piaciuto prima trovarne una.
Sperava che Rouge arrivasse presto. Aveva piena fiducia negli agenti di basso grado quando si trattava di raccogliere dati e controllare la situazione, magari anche sparare dritto, se necessario, ma poteva contare sulle dita di una mano gli individui in grado di usare il cervello all’interno dell’agenzia, e in quel momento riusciva a vedere solo sé stesso e la vice del comandante Tower. Un occhio esperto come quello della pipistrellina lo avrebbe aiutato a dare senso a una scena che di senso non ne aveva neanche un po’.
Come se l’avesse evocato, Shadow sentì un frullio d’ali alle sue spalle e si voltò, sentendo un briciolo di sollievo. Rouge era arrivata, e ora tentava di riprendere fiato, respirando affannosamente. Doveva aver volato ad alta velocità, per arrivare lì in fretta da dovunque fosse partita. – Sono venuta appena ho ricevuto il messaggio dalla base. Cosa è successo? – Chiese non appena fu in grado di parlare.
- Non lo sappiamo, in realtà – rispose l’altro, ignorando i suoi poco dignitosi tentativi di non soffocare. – I testimoni dicono di aver visto un lampo verde e poi più nulla. I nostri satelliti, tuttavia, hanno rilevato un picco altissimo di energia del Caos in quel preciso momento. Per questo ci hanno mandato qui.
- E cosa ha causato, questo…questo picco? Non vedo danni. – La voce della sua partner costrinse Shadow a guardarla meglio, perplesso. Sembrava agitata, come se stesse avendo difficoltà a mantenere la compostezza. Era una conseguenza della fatica?
- E’ questo il problema. Non ha toccato gli edifici, né l’asfalto, ma le persone che erano presenti sono scomparse. Svanite all’improvviso. Rouge?
La pipistrella era sbiancata di colpo. Vacillò, reggendosi alla transenna più vicina, e per un attimo Shadow pensò che avrebbe dovuto sorreggerla prima che svenisse. Per fortuna, Rouge riacquistò l’equilibrio sulle usuali scarpe coi tacchi alti e fece un respiro profondo, pur senza riprendere colore, prima di riprendere a parlare. – Cosa vuol dire svanite? Sono state…polverizzate? Quella gente, là fuori, parla di un’esplosione.
Il riccio nero scosse la testa. – Non hanno trovato resti. Sono solo scomparse. Prima c’erano, e un attimo dopo non c’erano più. – Esitò un momento. – Stai bene?
- Tutti? – Chiese lei invece di rispondere. – Tutti quanti?
- Tutti quelli che erano presenti. Mi vuoi dire che succede?
Di nuovo, Rouge non rispose, ma si staccò dalla transenna e iniziò a camminare in direzione del passaggio più vicino, come intenzionata a uscire fra la folla. Shadow le si parò davanti, tentando di fermarla. Era estremamente confuso: quella reazione così emotiva non era normale per lei, in grado di solito di mantenere la calma anche nelle peggiori condizioni. Il suo passo quasi traballante non poteva tranquillizzarlo, oltretutto. – Mi dici cosa succede?
- Lasciami passare. – La voce di Rouge era ora appannata, come se lei non stesse davvero prestando attenzione a cosa diceva. – Devo controllare. Prima di tutto devo controllare chi c’è ancora.
- Devi…? Sei impazzita? – Il riccio la osservò attentamente. All’improvviso, un’idea gli si accese nel cervello: se non era impazzita davvero, c’era soltanto un’altra opzione possibile. – Conosci qualcuno in questo posto?
- Lasciami. Passare – Sibilò lei, spingendolo via con un improvviso scatto di rabbia. Shadow la lasciò fare. Voleva vedere chi stesse cercando, nonostante il suo desiderio di farsi dare una risposta, e rimase ad osservarla mentre scrutava la massa di gente con ansia malcelata, a destra e a sinistra, prima di afflosciarsi e incurvare le spalle. Era una scena terribile: mai, da quando l’aveva conosciuta, l’aveva vista così abbattuta.
Le si avvicinò di nuovo, cauto. – Rouge – iniziò, tentando ( e probabilmente fallendo) di suonare rassicurante. – Chi diavolo stai cercando?
La giovane alzò lo sguardo su di lui, e Shadow rimase spiazzato nel vedere l’espressione sconvolta nei suoi occhi. Poteva essere successo di tutto in quella strada, esplosioni di Caos, angoli di città diventati quartieri fantasma, ma niente avrebbe potuto sorprenderlo più di un’occhiata del genere ricevuta da una persona normalmente così calma.
Rouge deglutì, tentando evidentemente di rispondere più di una volta. Quando finalmente riuscì a parlare, ciò che disse fu soltanto l’ennesima sorpresa del giorno, e forse la peggiore.
- Mia madre. In questa strada ci vive mia madre.
Salve a tutti!
Benvenuti nell'allegro delirio che sarà questa storia. Vi direi che non vedo l'ora di conoscervi, ma conosco già la maggior parte di voi in quanto sono già un'autrice in questa sezione (vi sfido a capire chi sono LOL ho creato questo profilo proprio per poter ricominciare quasi da zero senza dover cancellare le storie che avevo già pubblicato). Spero comunque di vedere delle recensioni, voglio sapere se questo primo capitolo vi ha fatto schifo, vi ha incuriosito, oppure non avete capito niente e dovrei darmi all'ippica.
Namastè!
(Alè)
- Suze

P.S. Logan e Nadir, con annessi e connessi, sono miei personaggi. Abbiate un po' di amore per loro, ché non li ho mai usati prima d'ora
   
 
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