Un incanto rubato
La
nottata scorreva serena al palazzo di Izumo e una guardia
se ne stava seduta stancamente sul suo sgabello, stropicciandosi gli
occhi
assonnati. Sicuramente, era un luogo confortevole in
cui…beh, fare la
guardia. Pur nel
bel mezzo di una guerra
sanguinosa, il pacifico regno di Izumo si era nuovamente dichiarato
neutrale,
per cui chiunque fosse di ronda poteva permettersi tranquillamente di
stiracchiarsi o di fermarsi ad ammirare il panorama rigoglioso che si
stagliava
a perdita d’occhio al di fuori del palazzo.
L’ambiente era caldo, confortevole
e sontuoso: perfino nel corridoio secondario in cui si trovava il
guardiano, le
pareti erano adornate da grandi finestre finemente coperte da eleganti
drappi
perlati, i pavimenti marmorei da tappeti morbidi minuziosamente
ricamati e la
tiepida luce delle candele riscaldava l’ambiente, facendo
danzare le flebili
ombre proiettate dal mobilio.
Proprio mentre stavano per chiuderglisi gli occhi, un rumore sinistro
proveniente da dietro una tenda attirò
l’attenzione della guardia,
che subito saltò sull’attenti
stringendosi la
lancia al petto.
Prima che potesse pensare di essersi semplicemente immaginato tutto, un
vento
freddo riempì la stanza spengendo le candele, accompagnato
da stridii,
ticchettii e da un mugugnio acuto. La guardia deglutì a
fatica e con passo
tremante si avvicinò alla tenda, che intanto aveva iniziato
ad agitarsi come
dotata di vita propria, gonfiandosi delle forme più strane
ed emettendo uno stranissimo
bagliore colorato.
Nella sua testa, il nostro eroe stava già dicendo le sue
ultime preghiere.
Quello era sen’altro un demone, un mostro, un senza faccia O
PEGGIO un
fuggitivo Hoshidese o Nohriano!
Raccogliendo ogni ultima goccia di coraggio che gli era rimasta in
corpo la
guardia si tirò su e, pensando ai gloriosi poemi epici che
avrebbero decantato
il suo nobile sacrificio, fece un passo avanti e levò la
lancia, deciso ad
affondarla ben bene in qualsiasi cosa si agitasse tanto dietro a quella
tenda.
Se non che…STRAAAAP! Mentre stava per abbassare il fendente
la tenda si strappò
da un lato rivelando un uomo di mezza statura che, portando in braccio
una
montagna di strane sfere luminescenti, inciampò nel bel
mezzo del corridoio
buio.
- “ TAC! Ecco fatto, senza mani ragazzi. Che eleganza! Che
stile! Si vede
proprio che sono l’arciduca ohoh. E senza che nemmeno una di
quelle guardie se
ne accorgesse, che tonni.”
- “ A-a….Arciduca Izana? S-state bene
signore?” disse la guardia che intanto
aveva sperimentato una serie di colpi al cuore non indifferenti.
L’uomo si voltò in maniera ingessata, con
l’espressione di un bambino che è
stato colto in flagrante con la mano nel vaso dei biscotti. I due si
fissarono
per qualche secondo, finchè il duca non si ricompose con una
fragorosa risata:
- “AHAHAHA! Allora vecchio mio! Come va la serata? La
famiglia? Bene eh, mi fa
piacere.”
La guardia continuò a fissarlo inebettito, non sapendo se
stupirsi di più per
l’entrata rocambolesca dalla finestra, per la montagna di
sfere luminescenti
dall’aspetto pericoloso che l’uomo teneva in
braccio come se nulla fosse o per
la nonchalance con cui lui gli si stava rivolgendo.
-“Ohhh ma insomma mi spieghi cosa hai da guardare? Sono solo
le nuove luci
stroboscopiche per l’apericena di domani, levati
quell’espressione da cernia
dalla faccia, per piacere! Che direbbe il tuo capo se ti trovasse in
questo
stato confusionale? Ah già, il capo sono io.
Vabè, pazienza, poco importa dai,
io vado! Ci vediamo, cia’ cia’ tesoro, tanti
saluti!”
E con questo, il duca corse barcollando fuori dalla stanza, lasciandosi
alle
spalle la guardia sempre più sconvolta che intanto iniziava
a pensare che forse
unirsi alla prima linea in battaglia non sarebbe stata
un’idea così malvagia.
Tempo di un battito di ciglia
ed Izana era già arrivato nella sua stanza.
-“
Ihihih gliel’ho proprio fatta a quel
mammalucco! Non so se sono io ad essere troppo intelligente o se dovrei
davvero
pensare di licenziare la sicurezza” disse, sghignazzando tra
se e se.
Si avvicinò
al letto a balzelloni e, senza nemmeno troppa cura, rovesciò
tutto
il contenuto delle sue braccia sul letto, per osservare attentamente il
suo
bottino: quattro sfere luminescenti perfettamente levigate giacevano
delicatamente sulla coperta, proiettando delle pallide ombre colorate
per la stanza. Il duca si
appoggiò sul morbido copriletto e avvicinò il
viso a uno dei misteriosi
oggetti, fissandone intensamente l’interno. Era facile
perdersi ad ammirarne la
bellezza, pensò. Alla fine, osservare il cuore di quelle
sfere era come immergersi
in un cielo stellato e scintillante, sempre in movimento e sempre
cangiante.
Cercando di
riscuotersi da quel momento di romanticismo non necessario,
staccò
gli occhi dalla sfera tentando di non farsi ipnotizzare da i punti
luminosi
simili a stelle pulsanti al suo interno.
Dopotutto, bisogna
ammettere che non c’era davvero tempo per smancerie
sentimentali, ma cosa più importante,
c’è da dire che non c’era proprio tempo
in generale.
Izana si
tirò un paio di buffetti sulle guance e
tirò fuori un gran sorriso. Per
l’ennesima volta, ci avrebbe pensato lui,
il divino, a risolvere la situazione! Altro che Nohriani e Hoshidesi,
quelli
hanno il ghiaino in testa; sanno solo darsi la colpa a vicenda, urlare
e
darsele di santa ragione. Lui era di una pasta diversa invece, eh si,
lui aveva
un cervello e soprattutto tanta iniziativa. Rincuorato da questi
pensieri saltò
in piedi e, con una posa drammatica, tirò fuori un foglietto
sgualcito dalla
sua manica e lo mise ben in alto per osservarlo in controluce.
-“ahaha,
spero proprio che il vecchio Hubba non mi cancelli dalla sua lista
amici per questo, ma con le buone non voleva proprio
collaborare!” borbottò tra
se e se, iniziando a fare spazio nella stanza. In effetti, rubacchiare
non era
proprio un comportamento cool degno del grande Izana, però
la convinzione di
poter porre fine alla guerra con quel rito aveva avuto la meglio su
qualsiasi
evitabile scrupolo morale.
Solo il vecchio Hubba
infatti aveva gli strumenti e l’incantesimo necessari ad
evocare coloro che avrebbero posto fine alla guerra senza esitare e
senza
mietere ulteriori vittime innocenti: I grandi eroi leggendari.
Quattro tra loro
sarebbero stati evocati grazie al potere delle sfere divine,
quattro campioni che con la loro profonda saggezza e immenso coraggio,
avrebbero ristabilito l’ordine e la pace tra i due regni in
conflitto.
Ephraim,Marth,
Ike,Lyn…il duca non stava davvero più nella pelle
dalla
curiosità di scoprire quale illustre si sarebbe presentato
proprio nel suo
castello! Sicuramente la prima cosa da fare sarebbe stata organizzare
un bel
party di benvenuto, ma viste le tempistiche un po’ strettine
si costrinse
semplicemente a concentrarsi sul rito. Fatto spazio al centro della
stanza
prese le quattro sfere e, inginocchiandosi, le dispose a semicerchio
davanti a
lui seguendo l’ordine segnato sulla pergamena: blu, verde,
bianco e rosso.
Fremendo di emozione,
fece un respiro profondo e chiuse gli occhi. Il rito
poteva avere inizio.
Un ombra
calò sulla stanza, i mobili tremarono, e il vento
iniziò a fischiare
irrequieto quando l’arciduca iniziò a
passare le mani sulle sfere, snocciolando formule magiche sottovoce.
Una tenue ,magica
luce violacea lo avvolse, mentre il bagliore delle sfere si fece sempre
più
forte, così tanto da diventare una vera e propria pulsazione
accecante. Stringendo i denti, Izana srotolò la pergamena
che aveva in mano e, cercando
di contrastare il forte vento che la sbatteva di qua e di la come una
foglia
secca, iniziò la vera evocazione, enunciando con voce ferma
le scritte arcane
riportate sul rotolo antico. Più parlava più la
luce si intensificava, più il
vento soffiava e più il tremore si faceva devastante,
iniziando addirittura a
scuotere le pareti di legno. Il duca lottava contro tutti gli elementi
che gli
erano avversi e parola per parola si avvicinava alla conclusione,
seppur con
gli occhi abbagliati e lacrimanti e la fronte imperlata di sudore.
Dopo i pochi secondi
,che al duca parvero letteralmente anni di fatica, riuscì
ad enunciare l’ultima parola magica. Non ebbe il tempo di
riprendere fiato che
una forte onda d’urto lo fece cadere a gambe in su, mentre
quattro colonne di
luce colorata si proiettarono dalla sua stanza su in alto, per poi
sparire nel
cielo notturno. Ancora accecato e con un fischio assordante
nell’orecchio,
Izana cercò di rotolare in una posizione non disdicevole,
aggiustandosi
freneticamente i capelli, terrorizzato che i grandi eroi lo cogliessero
proprio
in quel momento d’indisposizione. Piano piano la sua vista si
schiarì e….puff.
Niente. Un bel nulla. Nada.
Nella sua stanza non
si trovava alcun guerriero leggendario, ne tantomeno una
leggiadra e saggia maga. Quel che rimaneva del miracoloso rito di Hubba
erano
soltanto quattro sfere di vetro normalissime e ormai spente.
Il duca rimase
interdetto per qualche secondo, fissando con gli occhi sgranati
gli ormai inutili pezzi di vetro che gli si presentavano davanti,
immersi nel
caos che era diventata la sua sontuosa camera da letto.
Preso da
un’attacco di isteria, si tirò i capelli e con un
gridolino acuto tirò
un calcio alla sfera più vicina, facendosi malissimo al
piede. Saltellando su
una gamba sola come una fenicottero sotto eletroshock, lzana si
gettò alla
finestra e urlò senza posa nella notte.
-“QUESTA ME
LA PAGHI VECCHIACCIO CHE NON SEI ALTRO! Mi hai sentito?? ti paiono
scherzi divertenti?? Considerati bandito per sempre dalla mia guest
list,
Hubba!!! E comunque 2 su 10 questo rito FA SCHIFO e soprattutto NON
FUNZIONA!”
Deluso e sconfitto, il
duca si gettò faccia in giù sul letto, incurante
del
disordine circostante, ponderando su quale maledizione fosse
più adatta per
punire il vecchietto di quel rito inconcludente
.