Da adesso in
poi
“È libero, signor Radke.
Non la voglio più vedere da queste parti”. La guardia mi toglie le manette, con
una debole spinta mi avvicina di più alla porta del carcere. Eccolo, finalmente
il momento è giunto. Da cinque, lunghissimi anni tengo il conto di ogni singolo
fottuto giorno che mi separa dalla libertà. Un
periodo interminabile, uno stralcio di vita parallela passato a guardare il
cielo a scacchi. Solitudine. Tristezza. Rimpianti e rimorsi. Questi sono i
segni indelebili che rimarranno impressi a vita nel mio cuore. Un cuore già
spezzato prima di entrare in questo tunnel, un cuore già pallido e cieco, che
ha solo ricevuto il colpo di grazia. Come una pianta senza radici non può
vivere, così io non posso vivere senza di te, che sei la mia linfa vitale. Te
l’avrò cantato, scritto, detto, urlato milioni di volte, ma tu non hai mai
voluto ascoltare il grido del mio animo disperato.
E ora sono qui, come un bambino che non si
ricorda come si nuota, proprio sul bordo della piscina. Prendo respiri
profondi. A cosa serve? A cosa servirà ricominciare a vivere, se non posso condividere
ogni giorno con te? Con ogni occhiata, con ogni parola, con ogni lettera
rispedita indietro, con ogni telefonata rifiutata, mi hai precluso la
possibilità di vivere. Ora posso solo sopravvivere.
Ho paura, Max, lo sai? Ho paura di uscire e di
trovare un mondo cambiato, un mondo cattivo che non ha più spazio per me. Ho
paura di quello che diranno le persone, di quello che mi capiterà adesso. Ho
paura di non riuscire a raccogliere tutti i cocci della mia vita. Ho una fottuta paura, ma a te non importa. Tu hai deciso di andare
avanti. Io farò lo stesso. O almeno ci proverò.
Spingo leggermente la porta. Esco. Una boccata
di aria fresca inebria il mio cervello. La mia bocca e i miei polmoni si
riempiono del gusto della libertà. Anche se ha un retrogusto amaro. Mi guardo
intorno. La luminosità quasi mi acceca. Mi guardo meglio intorno. Un rumore
potente mi invade le orecchie e mi frastorna. Ci sono un sacco di persone. Alcune
sorridono, altre piangono, molte gridano. Altre ancora cantano. Le mie canzoni.
Le nostre canzoni. Sorrido. Un sorriso sincero, dolce, spontaneo, di quelli che
non facevo da tempo. Vedo persone con dei cartelli colorati e le lacrime agli
occhi.
“Bentornato Ronnie”.
“Ci sei
mancato, Rad”.
“Ti
vogliamo bene”.
E allora penso. Penso che forse non è tutto perduto. Che forse uno spazzietto in questo mondo per me c’è ancora. Muovo un
passo, il mio primo passo da persona libera. Il cielo è lì, così vicino che mi
sembra di poterlo toccare, e lo posso ammirare completamente, perdermi nel suo
azzurro, profondo e avvolgente. Posso respirare. Posso cantare. E da adesso in
poi sarà sempre così.
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Hey, eccomi qui con la mia prima ff
sugli Escape The Fate. So che non è sto gran che, e
che non brilla certo per originalità, ma ho deciso di scrivere qualcosa su Ronnie al momento dell’uscita di prigione. E del suo
riavvicinamento con i fan. Perché siamo noi a dovergli stare accanto in questo
momento. Una ficc senza pretese, per Ronnie, perché quando uscirà di prigione possa trovare i
suoi fan lì ad aspettarlo, e non a bisticciare su chi sia meglio tra lui e Craig, o se Max (ç__ç maaaax! xD) abbia agito correttamente o meno.
Naturalmente ogni recensione è
graditissima.
Un baciotto,
Miss Nobody