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Autore: intery    08/06/2009    4 recensioni
Era andata via, nell’ultima nevicata della sua giovane vita in un modo tanto brutale e disumano da non augurare nemmeno al peggior nemico, ma nel volto la serenità di aver accanto la persona tanto amata, che in quella fredda notte era riuscita ad aprire quel distaccato e gelido cuore. one-shot sulla ia coppia preferita, scritta con una morsa nel cuore nel vedere pian piano l'evolversi di questa loro stria, quando si dice che niente è scontato, la dedico alle mie lettrici e a chi a commentato la mia ultima pubblicazione...un kiss da intery
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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La neve cadeva lenta sulla città, imbiancando qualsiasi cosa le capitasse intorno, tutto sembrava come in una fiaba .incantato.

Ma anche le fiabe più belle, nel loro interno, hanno qualcosa di brutto.

 

Una ragazza di circa vent’anni, passeggiava mano nella mano ad un uomo un po’ più grande di lei.

Si fermava ad osservare ogni cosa, ogni vetrina colorata e adornata dai tanti oggetti, si comportava come una bimba che ancora non aveva scoperto nulla del mondo, dall’altra parte lui, era freddo e distaccato, come se tutte quelle gioie non gli colpissero per nulla il suo cuore. Era quasi infastidito da questa festività, il Natale, non percepiva in esso tutta quest’armonia che le persone avevano in quel periodo dell’anno, che sciocca gente, pensava e non si dava pace di tale comportamento solo in quel periodo dell’anno, quando invece nel mondo c’era guerra e devastazione un po’ ovunque, gente che pativa la fame e non riusciva nemmeno a vivere di stenti e un pianeta che pian piano si stava distruggendo, pensava che in fondo con tutte queste sciagure e dolori, c’era ben poco da festeggiare nel mondo.

La ragazza invece la pensava diversamente.

Lei aveva un animo puro e sensibile, non come quello del suo ragazzo, freddo e insensibile, soffriva per le varie devastazioni del mondo, provava pietà per i bambini che soffrivano ed aveva paura per la sorte del suo pianeta, ma alla fine la gente era brava a sopportare questi dolori ed un buon modo per farlo, era quello di apparire sempre sereno ed allegro, pronto a cogliere qualsiasi occasione buona per sprigionare il proprio umore.

 

Rin: e dai Sesshomaru! Non essere così! Non vedi quanto è bella la neve!! Non ti vien voglia quasi di ballare!

Sesshomaru: non penso proprio, è da stupidi comportarsi così in pubblico.

Rin: ma perché non riesci mai ad essere libero delle tue convenzioni mentali! ? un po’ di sana follia non ti ucciderà!

Sesshomaru : non ti ho chiesto di pormi simili quesiti.

Rin antipatico!!

 

Con una linguaccia la ragazza cercò di risolvere tutto.

I due erano dei perfetti opposti, una solare e l’altro freddo e fermo sulle sue idee e convenzioni sociali, stavano insieme da meno di un anno e quello era il loro primo Natale insieme, Rin voleva che fosse tutto perfetto, per lui era indifferente, anche se nel suo profondo avrebbe accontentato qualsiasi richiesta della ragazza, la considerava come il suo diversivo prediletto o meglio come il suo alter-ego interiore, quella parte di lui che era assopita nel suo spirito e che non sarebbe mai venuta a galla.

 

Lei gli dimostrava il suo affetto in ogni modo, in qualsiasi momento della giornata, gli aveva anche dichiarato il suo amore qualche giorno prima ed era stata sempre lei a dichiararsi a cuore aperto quando si misero insieme, se fosse stato per lui, tutto quello che li riguardava, non sarebbe accaduto, per lui andava bene la loro situazione, per lui potevano anche stare insieme senza che si fossero dichiarati, non facevano per lui certi tipi di convenzioni.

 

Da lui non aveva ricevuto nessun ti amo ancora, questo però non significava che della ragazza si fosse letteralmente dimenticato, a modo suo, egli gli dimostrava tutto il suo affetto, se vogliamo dirlo anche il suo amore, lui gli dava tutto quello che gli poteva dare, a suo modo certo, gli dava protezione, per lei era molto importante questo, era una forma di amore particolare, è per lei era più importante di qualsiasi ti amo o altra forma d’amore piena di fronzoli e frasi sciocche.

 

Lui era così, non si poteva certo pretendere di chiamarlo, era questa la sua natura, un po’ distaccata ma sempre umana, è forse non è questo che è più importa per due persone che condividono le loro giornate, i loro momenti sereni e spensierati, se non il fatto di proteggersi l’un con l’altro, che l’altro sia per noi il nostro complemento che ci permette di essere un insieme di un qualcosa, di un disegno fatto da un destino bizzarro.

 

Rin: guarda che è bella quella tazza!!!

Sesshomaru: non ci vedo nulla di così particolare.

Rin. Ma si!! Guardala meglio, le parole che ci sono stampate sono belle!

 

Si mise a leggere le parole dell’oggetto, era una semplice tazza bianca, con qualche lieve sfumatura d’arancio, non aveva nulla di bello solo quelle parole a detta della ragazza: rispetto, comprensione, protezione, amore.

Erano delle parole, importanti, ma sempre parole erano, eppure lei la guardava con tanta ammirazione, conosceva quello sguardo, era quello che gli indicava che non ne poteva fare a meno. La guardò un istante, in quello sguardo aveva letto di tutto, prese la tazza e glie la comprò, senza un ma senza un perché, glie la comprò e basta facendosi fare una confezione regalo con un bel fiocco rosso, la tenne lui in mano, anche quando uscirono dal negozio.

 

Lo guardava incantata, meravigliata e stupita, sapeva che quello sarebbe stato il suo regalo di Natale, poco gli importava se lei già sapeva il contenuto, l’aveva comunque stupita dopo tutto, si sentiva una principessa in quel momento, viziata e coccolata dal suo principe azzurro, strano, ma pur sempre principe.

 

Continuava a cadere la neve al suolo, incessante ed imperterrita cadeva sopra ogni cosa, pareva volesse coprire il mondo col suo cadere e coprire tutti i mali che esso contiene.

I due innamorati erano arrivati davanti al cancello, dove abitava lei, una casa modesta per una persona semplice come lei, una palazzina un po’ rovinata dalle intemperie del tempo.

 

Non riusciva a trovare le chiavi di casa, la sua povera borsa stava vivendo un vero e proprio cataclisma al suo interni, ma nonostante tutto quel frugare, nulla pareva spuntare dalla borsa. Un’occhiata leggera alla macchina di lui, gli fecero intravedere nel sedile posteriore, un piccolo luccichio, forse era lì che erano finite le chiavi.

 

Con un leggero bacio dato al suo ragazzo, stava per attraversare la strada, all’improvviso qualcosa parve bloccarla, si mise una mano alla tempia e comincio a massaggiarla con forza.

 

Sesshomaru: tutto bene Rin?

Rin. Uhm…si un forte mal di testa, sarà il freddo.

Sesshomaru: fai attenzione ad attraversare, sarebbe necessaria una visita dal medico a un paio di settimane che ti sento lamentare per la testa.

 

Lo tranquillizzò lei allontana dosi sempre più verso la macchina, gli sembro dì intravedere un piccolo sorriso nel suo volto, anche se non ne era cosi convinta.

 

Non ebbe il tempo di accertarsene o di domandarglielo, non ebbe il tempo di arrivare alla macchina, un ultimo tocco alla testa dolorante gli fu fatale, anche lei cadde al suolo come la neve, più pesantemente e dolorante, intorno a lei altra neve intrisa di rosso carminio, quel rosso straziante del suo sangue.

 

Una macchina scivolando nel ghiaccio, non riuscì a frenare in tempo, lei non se ne accorse e l’impatto è stato inevitabile, come inevitabile era stato quell’urlo disumano provenuto da un ragazzo inerme alla scena, inerme al destino che si era compiuto. Inutile la corsa verso quel gracile corpo disteso al suolo, quel suolo gelido ed inespressivo se non fosse stato per quella grossa macchia rossa.

 

Erano soli in strada, il conducente di quella macchina maledetta era scappato via come un codardo, lavandosene le mani di quel che aveva combinato, il ragazzo era lì in mezzo alla strada in ginocchio, teneva fra le mani il corpo della sua compagnia, non aveva più la sua espressione fredda e distaccata, i suoi occhi si erano tinti di rosso, come il sangue, di rabbia, sentendosi per la prima volta impotente.

Per la prima volta si sentiva di non aver tenuto fede ai suoi principi, per lui era importante proteggere le persone che stavano accanto a lui, non era stato il capo branco ideale, quale leone nella savana, avrebbe permesso una cosa simile, non avrebbe fatto mai attaccare una delle sue leonesse, si sentiva un fallito, perché aveva fallito nei suoi principali obiettivi.

 

La stringeva ancora più forte a sé, quasi a spezzarla se fosse stato un ramoscello, ma quel ramoscello pian piano si stava seccando, e nemmeno tutta quella neve che c’era intorno avrebbe potuto fare qualcosa, non l’avrebbero più dissetato, non poteva nemmeno fermare il tempo la neve, congelarlo, o relegarlo in una sfera di vetro, quelle sfere incantate che bloccavano le città in una neve perenne, non poteva fare niente di tutto quello che pensava, debole al fato compiuto.

 

Si sentiva strano, gli bruciavano gli occhi, sentì bagnarsi una guancia da un liquido caldo che scese, lento e sinuoso fin nelle sue labbra, scoprì che era salato, scoprì il sapore delle sue lacrime, per la prima volta, quel sapore salato aveva contaminato il suo palato, in quell’unica goccia che gli scese, comprese molte cose della sua compagna, cose che ora non gli poteva dire, stranamente gli vennero in mente le parole di quella tazza che gli aveva comprato, lei adorava quelle parole e lui solo ora ne poteva comprendere il pieno significato, rendendosi conto che erano tutte parole riferite a lui: Rispetto, lui la rispettava qualsiasi cosa facesse o decidesse, rispettava qualsiasi cosa, anche quella più strana o bislacca a cui lui non era d’accordo, rispettava le sue scelte, quelle più intime mettendola sempre un piano più alto rispetto a quello che lei si potesse aspettare.

Comprensione, lui la comprendeva, non gli diceva mai nulla per dimostrarlo, ma dai gesti che ogni giorno lui faceva per lei, comprendeva che lui non l’avrebbe mai contraddetta, anzi, a suo modo l’avrebbe appoggiata in qualsiasi sua decisione, nei suoi momenti di debolezza, quando era triste, quando vedeva che tutti gli si mettevano contro, lui era pronto per lei, tacito e silenzioso a comprenderla.

Protezione, era questa la forma del suo amore, lui la proteggeva da tutto e da tutti, la proteggeva da quelle persone che più volte avevano cercato di fargli del male, nelle sue braccia lui la proteggeva dal mondo esterno, però ora non aveva potuto fare niente.

Amore, l’unica cosa che esplicitamente non gli aveva mai dato e detto, un sentimento superfluo, a detta sua o almeno quello che diceva sempre a lei, per lui non era necessario dimostrarlo con le parole erano importanti i fatti, ma ora si chiedeva che forse lui aveva sbagliato molte cose con lei, e d ora era troppo tardi per rimediare, doveva dirglielo una volta tanto un ti amo, fargli capire che lei era importante, che era diventata una costante della sua vita, un’abitudine no, non piacevano a nessuno dei due le abitudini, lei era quel pizzico di zucchero nella sua vita amara, lei era lei e basta. La donna con cui avrebbe ben volentieri condiviso una famiglia, una donna che lo seguiva ovunque, sempre con quell’allegria che la distingueva, ogni volta che guardava in volto, lei gli regalava il migliore dei sorrisi.

 

Ora la guardava in viso, non vi era traccia di quel sorriso, soltanto una bocca socchiusa in una smorfia di dolore con un lieve filo di sangue che gli scendeva lungo il collo, dei suoi occhi scuri e vivaci non se ne vedeva nemmeno il colore, la sua pelle già diafana stava diventando sempre più bianca, nel silenzio della notte se ne stava andando.

 

In quella silenziosa solitudine, abbracciando sempre più forte quel corpo, gli parve di sentire un lieve battito, un respiro affannato, si sentì mancare per un istante, allora forse non era tutto perduto, forse c’era qualcosa ancora da fare, la vide boccheggiare per prendere aria, prese la sua testa fra le mani, facendole diventare tutt’uno con qui lunghi capelli corvini, la strattono leggermente cercando di farla rinvenire, infilò la sua mano destra nei pantaloni per prendere il cellulare, chiamò un’ambulanza che di lì a poco sarebbe venuta, una piccola speranza illuminò il suo volto.

 

Era debole ed inerme nelle sue braccia, non sapeva cosa fare, lui che aveva sempre la soluzione a tutto, anche se tacita e meditata, ma ora nemmeno un gesto di straordinaria follia l’avrebbe potuto aiutare, doveva soltanto aspettare…

 

Pian piano vide quella bocca, ancor bianca, schiudersi, voleva parlare, voleva dire qualcosa, anche se le forza non glie lo permettevano, doveva trovare quel briciolo di forza per parlare.

 

Rin: sesssho…sesshomaru…

 

Sussultò nel sentire pronunciare il suo nome.

 

Sesshomaru:sh…non sprecare fiato…

Rin: non po...posso…no..non l’ho ma..mai fa..fatto.

Sesshomaru:provaci!

Rin: no…sì realista, queste saranno cert…certamente le mie ultime pa…parole…

Sesshomaru. Stai zitta!! Non sai quello che dici…cominci a delirare

 Rin: non sto delirando…sento ormai le fo…forze che mi stanno la…lasciando, non sono così forte lo sai….

Sesshomaru:vedrai che si sistemerà tutto.

Rin: guarda la ne..neve, com’è bella! È fresca e delicata , non tro…vi..

Sesshomaru:si è molto Rin, e tu ne vedrai ancora…

Rin.: non penso…mi sento così debole, se que...questa è l’ultima volta che la vedo, è la più bella della mia vita!

Sesshomaru. Si amore mio…

Rin: amore mio…è la pri…prima volta che me lo dici…amore…

 

Chiuse delicatamente gli occhi e le labbra si serrarono nuovamente, stavolta in viso le si leggeva un sorriso lieve e delicato, sereno ed appagato.

 

In lui invece, si era dipinto il segno della disperazione, la vide andare via con un sorriso di compiacimento soltanto perché gli aveva detto amore mio, questa volta era andata via davvero e nulla poteva quell’ambulanza appena arrivata.

 

Era andata via, nell’ultima nevicata della sua giovane vita in un modo tanto brutale e disumano da non augurare nemmeno al peggior nemico, ma nel volto la serenità di aver accanto la persona tanto amata, che in quella fredda notte era riuscita ad aprire quel distaccato e gelido cuore.

  
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