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Autore: TheSwordmaster    04/05/2017    3 recensioni
(Kaze x FeCorrin)
Da quando aveva fatto giuramento a Hikari per divenire suo attendente, Kaze aveva lavorato incessantemente per servirla al meglio, sfruttando anche quei pochi momenti liberi che potevano capitargli nella giornata per continuare a vegliare su di lei, sempre tormentato dal timore che potesse succederle qualcosa e di non poter essere al suo fianco in una situazione critica.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Avatar/Kamui (F), Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Nightwatch-

 
Non sembrava la valorosa condottiera che ogni giorno guidava con coraggio l'esercito hoshidese sul campo di battaglia, con la divina Yato salda al fianco e gli occhi scarlatti scintillanti di un furore di cui soltanto un drago poteva essere capace. Non sembrava la sua signora, che aveva giurato di servire e proteggere ad ogni costo, anche della sua stessa vita, con la massima fedeltà.
Sembrava solo... una ragazza, come altre, che dormiva tranquilla nella sua stanza, lontana da tutto e tutti. Ed ella  giaceva supina così, fra le lenzuola in disordine, con una mano appoggiata sul ventre e l’altra abbandonata sul cuscino. Sul viso candido e pulito un'espressione rilassata, le labbra come petali delicati lievemente schiusi, le ciglia che sfioravano leggere le guance rosate e i corti capelli rossi e sparpagliati sulla federa, con un unico ciuffo ribelle che ricadeva sulla fronte.
Non era una notte particolarmente fredda; la principessa dormiva con una coperta non troppo pesante, che tra un movimento e l'altro era scesa a scoprirle il busto. La vestaglia celeste che indossava era leggera e ricadeva sul suo corpo in delicate pieghe; sul petto vi era ricamato un gattino un po' scucito qui e là (probabilmente opera di Felicia) e si alzava ed abbassava silenzioso, senza fretta, in sincronia con il respiro flebile ma stabile di lei. La sagoma era imprecisa, ma adagiata così morbidamente sul suo seno acquistava una bellezza unica ed accattivante...

Kaze si riscosse bruscamente da quella linea di pensieri, rendendosi conto di dove lo stavano portando e distolse lo sguardo: stava di nuovo divagando e su cose... poco consone, sbagliate: non corrette verso la sua signora. 
A dire il vero non avrebbe dovuto nemmeno trovarsi lì, nei suoi alloggi privati, di notte.
La penombra, da sempre inseparabile alleata in cui il ninja anche in quella occasione aveva trovato nascondiglio, avvolgeva come ovatta ogni cosa nella stanza, di tanto in tanto stilettata dai raggi di luna che penetravano fra le foglie del grande albero secolare su cui il tutto era stato costruito ad arte. Il tempo fuori era sereno e senza un filo di vento, come d'altronde era sempre nel Piano Astrale, e tutto sembrava essere al proprio posto.
Il ninja sospirò: be'... almeno per lui qualcosa forse non lo era.

Da quando aveva fatto giuramento a Hikari per divenire suo attendente aveva lavorato incessantemente per servirla al meglio, sfruttando anche quei pochi momenti liberi che potevano capitargli nella giornata per continuare a vegliare su di lei, sempre tormentato dal timore che potesse succederle qualcosa e di non poter essere al suo fianco in una situazione critica. Oltretutto Hikari iniziava ad accorgersi della sua costante presenza sempre più spesso e ogni volta che lo scopriva lo rimproverava bonariamente, cercando di dissuaderlo dal seguire un ritmo di lavoro così stancante per occuparsi più di sé stesso. Alcune volte era dovuta perfino giungere ad ordinargli di andarsi a riposare e Kaze (a malincuore) aveva dovuto eseguire. 
L'uomo sorrise: era sempre così premurosa...
Se fosse venuta a sapere che parte delle ultime notti il suo attendente le aveva spese a sorvegliarla mentre dormiva probabilmente avrebbe ordinato di farlo legare per una settimana.
O peggio, lo avrebbe ritenuto un maniaco e congedato dal suo servizio; quello sarebbe stato decisamente più insopportabile.
Fortunatamente per il ninja, per quanto la sua signora potesse essere diventata abile ad identificarlo alla luce del giorno, non avrebbe mai avuto chances al buio.
In realtà, una parte di Kaze si sentiva tremendamente in colpa per il fatto che stesse violando così i suoi spazi personali e che si stesse opponendo ripetutamente alla sua volontà... ma non poteva farne a meno: era più forte di lui.
Ogni giorno che passava sentiva crescere in lui sempre più prepotente il bisogno di proteggerla, soprattutto nei momenti in cui poteva essere più vulnerabile. Per questa ragione anche in quel momento si trovava lì, in quella stanza buia, così vicino eppure così lontano da lei.
E ogni notte qualcosa in lui lo costringeva sempre a fermarsi ancora un po’, per continuare a vegliare dalle ombre, fino a tardi, sul sonno di quella figura tra l’angelicato e il sensuale, che giaceva di fronte a lui come un miracolo. E più la rimirava, più sentiva quell'istinto protettivo diventare imperante, accompagnato da una calda sensazione nel petto e pensieri dolci che gli annebbiavano la mente, che lo facevano sentire leggero, che andavano ben oltre al puro senso di dovere che avrebbe dovuto legare un attendente al suo signore e che si riaccendevano anche durante il giorno, ogni volta che Hikari gli sorrideva o lo sfiorava in qualche modo.
Kaze sospirò. Cosa gli stava succedendo? Perché non riusciva a scacciare quei sentimenti?

Che davvero si stesse… innamorando? Lui? Della sua signora?

Scosse la testa con sgomento, come se formulare quell’ipotesi lo avesse scottato.
No… sarebbe stato così… egoista, sbagliato. Nella sua posizione, non ne avrebbe avuto il diritto.

Con il cuore dolorante sollevò di nuovo lo sguardo.
In quell’istante vide incresparsi fugace sulle labbra di Hikari un sorriso; Kaze si beò di quella visione e per un momento parve dimenticarsi del suo tormento.  Chissà cosa stava sognando... chissà in quale mondo tutto suo si trovasse, in cui nessuno avrebbe potuto seguirla. Così ignara di quella presenza protettrice, che silenziosa fra le ombre della sua stanza la guardava e soffriva; così ignara della piaga che le aveva aperto in petto. Lei sognava.
Per un attimo la curiosità fu così intensa che l’uomo si ritrovò a desiderare di poter vedere quel mondo… vedere chi altri era lì con lei. Poi si costrinse nuovamente a tornare alla realtà: non era certamente affar suo.
Sospirò ancora, incantato, poi sorrise rassicurato: almeno ora aveva la certezza che la sua signora stava avendo un sonno dolce e tranquillo, il che non capitava spesso.
Diverse volte l’aveva vista agitarsi con espressione angosciata, mormorando o gridando, arrivando perfino a svegliarsi poi di soprassalto, ansimante, pallida e con gli occhi lucidi e spaventati. Davanti a tutti si mostrava sempre con ottimismo e coraggio, ma era ovvio che la scelta che aveva dovuto fare continuava a tormentarla in segreto, così come i continui combattimenti che ogni giorno doveva affrontare e superare contro i suoi fratelli adottivi.
Era stato in situazioni come quelle che Kaze aveva dovuto reprimere con tutto il suo autocontrollo la necessità di emergere dall’ombra e di abbracciarla, accarezzandole i capelli spettinati e stringendola fra le sue braccia finché non si sarebbe tranquillizzata e riaddormentata.
Ovviamente era improponibile anche solo immaginare di intervenire in un modo così avventato e sconsiderato, che avrebbe solo potuto peggiorare la situazione. D'altronde Kaze aveva imparato bene da suo fratello Saizo che per un ninja non c'è nulla di più pericoloso che lasciarsi trasportare dalle emozioni.
Così ogni volta aveva dovuto attenersi al suo codice, rimanendo silenzioso e invisibile nel suo nascondiglio, guardando con dolente impotenza la sua principessa rigirarsi penosamente fra lenzuola e pensieri aggrovigliati finché un sonno incerto non la coglieva nuovamente.
Quella sera, piuttosto, sembrava dormire come una bambina e, tra una cosa e l’altra, era riuscita comunque a sgualcire tutto il giaciglio. Chissà che fatica per Jakob e Felicia ogni mattina dover rimetterlo a posto…

Il flusso di pensieri dell’uomo fu di nuovo interrotto, ma stavolta da Hikari stessa, che aveva iniziato a mormorale qualcosa di incomprensibile, in maniera che lui trovò abbastanza adorabile. La principessa si contorse un po’, poi con un movimento perentorio si voltò rannicchiata su di un fianco, scalciando la coperta ai suoi piedi.
Il cuore di Kaze accelerò e il ninja si sentì il volto in fiamme: la vestaglia invece le si era sollevata fin sopra ai fianchi.
Per una frazione di secondo mantenne lo sguardo fisso su quella figura così scoperta, a metà fra lo stordito e l’ipnotizzato, poi in qualche modo ritrovò l’autocontrollo e distolse lo sguardo, sentendo un misto di imbarazzo, senso di colpa e vergogna pervaderlo dai piedi fino alla punta dei capelli.
Era ovvio che non sarebbe potuto rimanere lì ulteriormente… in quelle circostanze.
E poi si era di nuovo trattenuto oltre il dovuto: aveva bisogno di dormire anche lui, altrimenti non sarebbe stato in grado di svolgere i suoi compiti al meglio… e se si fosse mostrato visibilmente stanco avrebbe fatto preoccupare Hikari,.
Come ebbe finito di riassemblare queste semplici constatazioni con quel poco di lucidità che era riuscito a recuperare, fece per andarsene in tutta fretta, ma un pensiero lo attraversò lampante e lo trattenne.

Così potrebbe avere freddo…

Senza pensarci troppo il ninja si mosse dunque silenzioso e lesto, apparendo affianco al letto della sua signora.
E lei innocentemente continuava sorridere, persa nel suo sogno, senza curarsi minimamente del fatto che non aveva quasi nulla addosso e che Kaze si trovava lì, a un passo da lei. L’uomo deglutì, poi tenendo lo sguardo ben volto altrove prese la coperta e la risollevò, appoggiandola con cura sulle spalle della ragazza. Mirò nuovamente verso di lei e sospirò sollevato, sebbene il cuore non aveva smesso di rimbombargli nelle orecchie, assordandolo.

Da così vicino era ancora più bella…

E sempre il cuore mosse d’improvviso la sua mano guantata verso quel viso delicato, con l’intenzione di lasciarvi una carezza… ma la ragione la fermò subito e bruscamente, facendola tornare distesa lungo il suo fianco.

E’ sufficiente così.

E un attimo dopo il ninja si era dileguato dalla stanza, sparendo nella notte.


 
  
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